Si stima che ogni giorno uomini e donne assumano rispettivamente 10,8 g e 8,4 g di sale, ben al di sopra delle raccomandazioni Oms che suggeriscono un consumo pro die inferiore ai 5 g.

Questi sono i dati emersi dal primo progetto Ccm (Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle
malattie) raccolti nella popolazione generale adulta, nell’ambito dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey e presentati il 12 marzo scorso al ministero della Salute durante il convegno “La riduzione del consumo di sale: un obiettivo possibile”.

Troppo alti, dunque nella popolazione adulta, nei bambini e nei soggetti ipertesi, i livelli urinari di sodio.
Dall’esame condotto su un campione di ragazzi di 8-11 anni i risultati hanno mostrato valori medi di consumo molto elevati: 7,4 g nei ragazzi e 6,7g nelle ragazze, decisamente al di sopra delle raccomandazioni Oms.
Non va meglio per gli ipertesi, peraltro maggiormente “a rischio”, per i quali la ricerca ha rilevato che oltre il 90% degli uomini e l’80% delle donne consuma più di 5 g al giorno di sale.



Il trend alimentare negativo è stato poi confermato anche dall’analisi sui livelli di potassio nelle urine, stavolta decisamente inferiori rispetto ai valori raccomandati, cioè superiori a 3,9 g. Nel campione di popolazione generale adulta analizzato, invece, l’apporto alimentare medio è risultato pari a 2,5 g/al giorno negli uomini e a 2,2 g al giorno nelle donne.

Nonostante studi epidemiologici, osservazionali e di trial clinici abbiano ampiamente dimostrato la correlazione tra consumo eccessivo di sale nell’alimentazione e sviluppo di malattie cardio-cerebrovascolari, tumori, osteoporosi, malattie renali, tanto da portare la OMS a raccomandare il consumo giornaliero di sale inferiore ai 5 g al giorno, gli italiani hanno ancora tanta strada da fare per migliorare i propri comportamenti alimentari ed essere veramente in salute.

Uno dei massimi esperti di alimentazione in Italia, il prof. Franco Berrino – direttore del Dipartimento di Medicina Predittiva e per la Prevenzione della Fondazione Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori di Milano – in prima linea nel sostenere la massima importanza di un’alimentazione sana per prevenire le malattie del secolo, fornisce nel suo “Il cibo dell’uomo” alcune essenziali raccomandazioni preventive: “più cereali integrali, legumi, verdura e frutta fresca, meno zuccheri e cereali raffinati, meno carni, latticini e grassi animali, meno sale e meno alimenti conservati sotto sale, associati al cancro dello stomaco”.

Il nostro stile di vita influenza molto la probabilità di ammalarci; alimentazione e stile di vita sono 2 variabili primarie e oggi più che mai, grazie alla maggiore conoscenza dell’argomento e alla sua maggiore diffusione, abbiamo il dovere di fare propri questi principi, adottando ogni giorno degli accorgimenti importanti.

Il suggerimento è di potenziare il consumo di alimenti sani e “anticancerogeni” come li definisce il prof. Berrino, quali frutta e verdura, soprattutto crudi, e cereali integrali che aiutano l’organismo a “disattivare” le sostanze nocive per la salute.

Rientrare nel limite massimo di 5 g al giorno di sale, così come stabilito dall’OMS, è un altro passo importante da compiere, innanzitutto riducendo (se non eliminando) la quantità di sale discrezionale, quello cioè che aggiungiamo agli alimenti, ma soprattutto quello già presente in certi alimenti, come formaggi stagionati, cibi in scatola, carni conservate, salumi e insaccati di ogni sorta. Un valido sostituto al sale nel condimento degli alimenti si può trovare nelle spezie, che hanno il vantaggio di offrire sapore ai piatti, senza interferire sui vasi, sulle arterie e sulla pressione arteriosa.

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