Si è sempre detto che le gravidanze durano dalle 37 alle 42 settimane. Quello che ha scoperto una recente ricerca scientifica condotta dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS) e pubblicata lo scorso 7 agosto 2013 sull’Oxford Journal “Human Reproduction” , è invece che la durata della gravidanza varierebbe di ben 5 settimane.

La data presunta del parto calcolata generalmente a partire dall’ultima mestruazione (circa 280 giorni dopo l’inizio dell’ultimo ciclo), è imprecisa perché attribuita a metodi imperfetti di stima delle date di scadenza. In realtà solo il 4% delle future mamme partorirebbe “a termine” (ossia secondo la data prevista del parto), e il 70% nei 10 giorni successivi.

La ricerca dimostra che la lunghezza di una gravidanza può essere influenzata da una serie di fattori, per esempio:
il peso delle donne alla nascita: la possibilità di gravidanze più lunghe sarebbe più alta in relazione al maggiore peso delle donne alla nascita;
l’età delle mamme al momento del parto che, come sappiamo, è in netta crescita, riferendo un dato significativo sulla durata più lunga della gravidanza, che aumenta in relazione all’età.

Su un campione di 125 donne la ricerca del NIEHS ha rilevato che il tempo medio dall’ovulazione alla nascita è di 305 giorni – 43 settimane e 5 giorni, includendo la possibile variazione di 5 settimane della lunghezza della gravidanza. Lo studio dimostrerebbe dunque quanto sia non proprio corretta la pratica adottata in molti ospedali, i cui protocolli prevedono che allo scadere della 41esima settimana + 3 si proceda con l’induzione, con i rischi e le conseguenze che ne derivano.



A seguito dell’importante scoperta, non si è fatta attendere la risposta della Royal College of Midwives (RCM), che da tempo sostiene l’eterogeneità delle donne rispetto al parto, esortando dunque gli operatori a “essere cauti nell’intervenire troppo presto nella gravidanza”.

Come già è successo per tantissime ricerche scientifiche riguardanti il parto che hanno stabilito l’importanza di alcuni fattori quali: inutilità l’episiotomia, importanza delle condizioni ambientali durante il parto per il funzionamento dello stesso ecc… auspichiamo che almeno questa volta – visti i danni provocati in questi anni col sovra utilizzo della stimolazione del parto e del taglio cesareo – questa scoperta sia recepita dagli operatori sanitari, e che si affaccino a queste ricerche scientifiche in autonomia, non attraverso la mediazione dell’industria  medica.:

[Qui è possibile fare una ricerca approfondita su tutti gli studi a sostegno dell’importanza del parto naturale].

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