Positivo l’incontro milanese sul futuro dell’osteopatia: urge regolamentazione come professione sanitaria
Buoni auspici emergono a seguito dell’incontro tenuto sabato 16 gennaio nell’Auditorium della Casa di Cura Privata del Policlinico di Milano, in via Dezza 48, su “Osteopatia: quale futuro per la regolamentazione? – Confronto tra le normative vigenti nei diversi paesi europei”, organizzato dall’Associazione Professionale degli Osteopati (APO).
Soddisfazione per l’esito della giornata è stata espressa dal presidente di APO, Carlo Broggini, che commenta: “Questa giornata ha permesso di fare chiarezza e di evadere molti dubbi su importanti temi spesso sollevati dagli osteopati; siamo inoltre sicuri di aver fatto un importante passo avanti nella direzione di una maggiore consapevolezza e verso una futura regolamentazione della professione che tutti noi qui auspichiamo”.
Di grande rilevanza gli interventi degli ospiti che hanno fornito validi contributi al tema della giornata e significativi spunti di riflessione.
Il presidente del FORE (Forum for Osteopathic Regulation in Europe) Gert Jan Goede, ha presentato il documento CEN in materia di osteopatia, nato su impulso del Forum e dell’European Federation of Osteopaths (EFO), al fine di definire linee guida coerenti sull’istruzione, sulla formazione e sulla pratica dell’osteopatia in Europa. Un lavoro cominciato nel 2013, giunto ora alla sua fase conclusiva, con la redazione e l’approvazione del documento prossimo alla pubblicazione.
“Il documento normativo CEN resta un modello che raccoglie gli standard minimi con cui confrontarsi; è sicuramente perfettibile, e tra 5 anni andrà rivisto, ma ha avuto il grande pregio di aver sollecitato la discussione in materia di osteopatia”, ha dichiarato Gert Jan Goede, che invitando a non sottovalutarne la portata, ha concluso: “Si tratta di uno strumento potenzialmente molto utile per il vostro paese poiché può essere adottato come riferimento per un documento nazionale e in caso di disaccordi, esso può rappresentare l’ago della bilancia, poiché è stato condiviso da altri paesi europei: è stato approvato con il 71 per cento dei voti dagli enti normativi comunitari membri del Forum”.
Tra i percorsi di regolamentazione europea a cui guardare con interesse c’è quello inglese presentato da Tim Walker, amministratore delegato del GOsC, il General Osteopathic Council che sottolinea l’utilità sociale prima che professionale della regolamentazione della disciplina nel Regno Unito, dove il GOsC svolge ruolo di tutela per il consumatore (paziente): “Prima della regolamentazione, chiunque poteva definirsi osteopata; ciò non è stato più possibile nel momento in cui la norma ha definito quelli che dovevano essere i criteri minimi, sia nella formazione che nella pratica, e le competenze dei professionisti”.
Anche Philippe Sterlingot, Presidente del Syndicat Français des Ostéopathes (SFDO) ha presentato il modello francese. In Francia gli osteopati sono circa 26mila, i cui servizi sono utilizzati da circa il 50 per cento della popolazione: “una realtà sociale di cui le istituzioni non hanno potuto ne possono ignorare – argomenta Sterlingot, spiegando – Nel nostro paese l’osteopatia è regolamentata, e sebbene non sia considerata professione sanitaria, è comunque disciplinata dal Codice della Sanità Pubblica”.
Un modello interessante ma “non replicabile nel nostro paese”, rileva il Professor Fabrizio Consorti, Docente di Medicina e Chirurgia presso l’Università La Sapienza di Roma, che dichiara: “in Italia, un riconoscimento della professione osteopatica potrà avvenire solo come professione sanitaria”. E che l’Osteopatia sia di fatto una professione, lo ha sottolineato lo stesso Consorti, spiegando: “Essa possiede propri modelli concettuali, esistono scuole di formazione, prassi e competenze specifiche”.
Paola Sciomachen, Presidente ROI -Registro degli Osteopati d’Italia, ha infine ricordato il grande percorso compiuto dalla categoria e dal Registro Italiano fino ad ora: l’istituzione di percorsi formativi quinquennali a tempo pieno, volti a garantire una formazione sempre più accurata; lo sviluppo della ricerca scientifica in ambito osteopatico; il dialogo e la progressiva integrazione con le altre professioni sanitarie e non ultima la collaborazione tra le associazioni di categoria, sia Italiane, sia europee.
“Guardiamo fiduciosi ad una prossima regolamentazione dell’osteopatia come professione sanitaria – conclude Paola Sciomachen – in un contesto sociale e culturale dinamico che vede la rigidità del sistema sanitario attuale inadeguato rispetto ai mutati bisogni del cittadino, l’osteopatia si inserisce a pieno titolo in quanto riconosce nei suoi principi e nella sua filosofia, i riferimenti culturali e scientifici compresi nel nuovo concetto di salute, avendo le competenze per gestire responsabilmente i pazienti dal neonato all’anziano”.
A commento dell'interessante convegno, riteniamo che "la collaborazione tra le Associazioni di categoria" possa realizzarsi attraverso la condivisione di modelli pedagogici e, soprattutto, deontologici. L'esperienza europea incentiva il ruolo di garanzia e di controllo delle associazioni, in riferimento ai professionisti esclusivi piuttosto che nei confronti delle scuole di formazione. Apprezziamo pertanto gli orientamenti innovativi dell'A.P.O. al riguardo. Particolare riferimento al ruolo sanitario dell'osteopatia e all'associazione di osteopati tracciabili nei propri requisiti formativi e professionali, ovvero provenienti da tutte le scuole, senza alcun discrimine.
A commento dell’interessante convegno, riteniamo che "la collaborazione tra le Associazioni di categoria" possa realizzarsi attraverso la condivisione di modelli pedagogici e, soprattutto, deontologici. L’esperienza europea incentiva il ruolo di garanzia e di controllo delle associazioni, in riferimento ai professionisti esclusivi piuttosto che nei confronti delle scuole di formazione. Apprezziamo pertanto gli orientamenti innovativi dell’A.P.O. al riguardo. Particolare riferimento al ruolo sanitario dell’osteopatia e all’associazione di osteopati tracciabili nei propri requisiti formativi e professionali, ovvero provenienti da tutte le scuole, senza alcun discrimine.
A commento dell'interessante convegno, riteniamo che "la collaborazione tra le Associazioni di categoria" possa realizzarsi attraverso la condivisione di modelli pedagogici e, soprattutto, deontologici. L'esperienza europea incentiva il ruolo di garanzia e di controllo delle associazioni, in riferimento ai professionisti esclusivi piuttosto che nei confronti delle scuole di formazione. Apprezziamo pertanto gli orientamenti innovativi dell'A.P.O. al riguardo. Particolare riferimento al ruolo sanitario dell'osteopatia e all'associazione di osteopati tracciabili nei propri requisiti formativi e professionali, ovvero provenienti da tutte le scuole, senza alcun discrimine.