“Costituita – si legge nello statuto – a promozione, qualificazione e garanzia dei requisiti professionali e culturali degli osteopati”, nel luglio 2012 nasce l’Associazione professionale degli osteopati, una realtà fondata allo scopo di coordinare gli osteopati e fissare dei requisiti formativi, deontologici e professionali adeguati a garantire un elevato standard nel servizio della professione.
In questa intervista al presidente Carlo Broggini cerchiamo di spiegarvi nel dettaglio la mission di questa nuova associazione ed i princìpi su cui si fonda.

Sig. Broggini, chi sono i promotori dell’iniziativa, ossia da chi e com’è nata l’idea di fondare questa associazione e perché visto che ce ne sono già?
L’Associazione Professionale degli Osteopati nasce dall’idea di un piccolo gruppo di osteopati affermati accomunati dall’amore per la professione, che hanno deciso di dare tempo ed energia per contribuire a dare all’osteopatia in Italia il ruolo e la dignità di riconoscimento che gode nella maggior parte dei paesi europei e non. In altre parole il nostro intento è di impegnarci in tutti i modi per un riconoscimento in ambito sanitario dell’Osteopatia.
Abbiamo deciso di fondare una nuova associazione con due intenti principali: innanzitutto l’intento di unire sotto lo stesso “tetto” professionisti seri, dal chiaro e documentabile percorso formativo che possano attestare di essere adeguati ai più alti standard formativi e professionali richiesti in Europa a prescindere dalla scuola frequentata. Allo stesso modo, per costruire una nuova “casa” in cui gli osteopati possano sentirsi valorizzati e “protetti” senza discriminazioni, con la possibilità di stipulare un’assicurazione e un fondo pensionistico realizzato ad hoc.
In secondo luogo un aiuto agli utenti, ovvero un’associazione che possa diventare punto di riferimento per i pazienti, laddove questi possano avere la certezza di affidarsi a professionisti seri, come per altro previsto dalla legge. Come? Mediante la possibilità di documentare i curricula dei soci ed  esaminarli direttamente dopo aver loro proposto uno dei più completi ed attuali Codici deontologici professionali per l’Osteopatia. Lo “sportello degli utenti” rappresenterà inoltre un ulteriore specchio per  la verifica dell’operato degli associati a tutela di tutti gli utenti.

Quanti sono i soci attivi?
In questo momento i soci attivi sono circa cinquanta. Confidiamo di arrivare ad un centinaio nei prossimi mesi.

Quali i criteri di ammissione per gli osteopati alla vostra Associazione? Quali sono secondo l’Associazione i requisiti formativi, deontologici e professionali adeguati a garantire un elevato standard nei servizi osteopatici?
Innanzitutto, la condizione essenziale per l’Associazione è che il candidato possa attestare di svolgere effettivamente la professione di osteopata, allegando alla domanda la certificazione di iscrizione al registro IVA come Osteopata. In altre parole chiediamo che chi voglia far parte dell’associazione svolga effettivamente la professione. Non necessariamente in esclusiva, ma vogliamo evitare che chi svolge la professione di osteopata si “nasconda” dietro altri titoli. Per il resto, i criteri, visionabili sul sito www.associazioneprofessionaleosteopati.it, prevedono che gli osteopati che fanno richiesta di far parte dell’associazione debbano aver svolto un corso di almeno 3200 ore di formazione teorica e non meno di 1000 ore di tirocinio clinico documentabili. Se in possesso di un’altra laurea in campo sanitario, devono aver svolto un corso di almeno 1200 ore di formazione teorica e di 300 ore di tirocinio clinico. In entrambi i casi, inoltre, è indispensabile l’attestazione di superamento di un esame clinico finale. Verranno accettate richieste anche da parte di coloro che avessero conseguito un diploma avendo frequentato una scuola senza clinica per il tirocinio, ma non dopo l’anno accademico 2008-09. A chiunque non rientrasse nei sopraddetti criteri verrà richiesto un eventuale adeguamento del percorso formativo e, in ogni caso, il superamento di un esame clinico organizzato dall’Associazione.



Le scuole IEMO di Genova, NSO ed AIMO sono le uniche 3 scuole al momento sostenitrici dell’Associazione? In che modo?
Che alcune scuole decidano di sostenere un’associazione significa semplicemente che credono nel progetto. Ci tengo a precisare però che, come ho già spiegato, la nostra è un’associazione di professionisti, non di scuole. Quindi nessun osteopata verrà accettato o meno avendo frequentato una determinata scuola piuttosto che un’altra. Noi crediamo fermamente che una categoria professionale debba fare l’interesse e il bene esclusivamente dei professionisti, non delle scuole. Come accade, del resto, in tutti gli altri Paesi Europei. Quindi, che ci siano in questo momento tre scuole che appoggiano il progetto mi rende contento ed orgoglioso. Altrettanto felici saremo qualora se ne aggiungessero delle altre, ma non è l’affiliazione né tanto meno il riconoscimento delle scuole il nostro obiettivo.
Ci tengo inoltre a precisare che è nostro proposito escludere dal prossimo Comitato esecutivo dell’Associazione i soci in conflitto di interessi a causa di partecipazioni in scuole o altre attività lucrative nel settore formativo osteopatico.

Di queste, l’Istituto genovese IEMO e l’AIMO facevano parte rispettivamente del ROI e della FeSIOS. Cosa ha segnato il passaggio all’Associazione Professionale degli Osteopati?
Che cosa abbia segnato il passaggio non dovrebbe chiederlo a me ma ai Direttori delle rispettive scuole, i quali credo saranno felici di rispondere. Comunque mi sembra di aver già evidenziato le differenze sostanziali tra la nostra e le altre Associazioni.

Cosa pensate della legge n. 4 del 14 gennaio 2013 e della norma UNI che adesso è stata sospesa?
Su questo aspetto credo ci sia stata una certa confusione e spero si possa contribuire a fare chiarezza sull’argomento. Premetto, con estrema sincerità, che tutti quelli che hanno lavorato e stanno lavorando per la crescita dell’osteopatia in Italia e nello specifico per la stesura di una norma UNI hanno tutta la mia stima e gratitudine. Detto ciò, credo che sia doveroso rendere noti alcuni aspetti rilevanti della stessa normativa per evitare pericolose mistificazioni. La legge 4 del 2013 da questo punto di vista è molto chiara. Questa prevede, ma certamente non obbliga, la possibilità di certificarsi mediante un sistema UNI. La certificazione potrebbe essere, se seria, un passo nel tentativo di uniformare la preparazione e migliorare il curriculum dei professionisti, ma certamente non abilita un osteopata a lavorare o  un altro a non farlo e  chiunque, purtroppo, oggi in Italia può dirsi Osteopata esattamente come prima, che sia certificato o meno. Inoltre, non potrà certamente una normativa UNI (al momento sospesa) conferire un riconoscimento alla professione e determinarne la piena regolamentazione.
Il nostro obiettivo è il riconoscimento dell’osteopatia a livello sanitario e siamo seriamente convinti che qualsiasi riconoscimento o pseudo riconoscimento della professione che non sia sanitario sia molto pericoloso, perché, come ben sappiamo, il nostro lavoro ha precisi connotati sanitari.  Mi domando infatti, se per caso dovessimo essere riconosciuti come professione “intellettuale” (come dice la legge) o nell’ambito “socio-sanitario”, quali limitazioni, per non dire mutilazioni, avrebbe la nostra professione?

Aggiungo da ultimo che l’esame previsto in questo momento dalla FAC (io ho sostenuto l’esame e mi sono certificato) per la certificazione degli osteopati mi sembra non aggiunga nulla a quanto di fatto fanno già la maggior parte delle scuole. Se poi, come riporta il sito di riferimento, verranno svolti esami on-line mi domando come si possano credibilmente  “selezionare” i professionisti più seri. In ogni caso come Associazione partecipiamo al tavolo dell’UNI per contribuire e dare il nostro apporto ai lavori.

Avete intenzione di partecipare al Csdo, associazione che racchiude tutte le associazioni di osteopatia?
Chiederemo di entrare a far parte del Csdo. Non vogliamo “fare la guerra” a nessuno, ma contribuire insieme al bene e alla crescita della nostra professione, disponibili ad attenuare le differenze, ad evolvere le vecchie consuetudini e a rapportarci insieme allo sviluppo europeo della nostra professione.