a cura del dott. D. Bongiorno D.O. M.R.O. (I)
davidebongiorno.wordpress.com
e-mail: davidebongiorno.do@libero.it

Premessa: questo post, insieme ad altri che verranno pubblicati in questo blog, fanno parte di un progetto di verifica delle nozioni di anatomia viscerale che verrà, con maggiore compiutezza, esposto nell’ambito del mio Corso Postgraduate “FUSAE – Fascial-motion UltraSonographic Anatomic Evaluation. I movimenti nascosti” (sedi e date da definire).

(Questa è l’ultima, per ora, parte della “saga” sui tags ecografici viscerali…mi riserbo di scriverne prossimamente una 5^, a conclusione di quelli che saranno stati i feedback tra voi colleghi, amici, fedeli lettori e assidui frequentatori, lettori occasionali e pazienti curiosi).

Se il “punto cistico” sec. McBurney si trova a livello dell’arco costale destro sulle linea ortogonale proveniente dall’ombelico o, come ancor meglio si precisa, sull’incrocio tra linea emiclavicolare e arcata costale destra ecco che, secondo la mappatura dell’Osteopatia viscerale classica il coledoco risulterebbe molto più lungo di quanto non sia in realtà, dovendo raggiungere la regione periombelicale al cui quadrante superiore-destro corrisponde lo sfintere di Oddi.

Ovviamente…Qui, come una “C” aperta verso sinistra e centrata all’ombelico, si ritroverebbero la I, II e III porzione duodenale.ù

Questi dati non trovano purtroppo supporto anatomo-topografico vista la presenza della testa pancreatica a livello del corpo di L2.

Dall’esempio di un esame radiografico con contrasto gastro-duodenale (Rx TD qui sopra) si vede come il ginocchio duodenale inferiore (Duo2-Duo3) si trova a destra del disco L3-L4 e l’ombelico (come già visto in New perspectives parte 2) si localizza, sia in clino che in ortostatismo, a livello del disco L4-L5.
Il pancreas, anatomicamente e chirurgicamente, si inscrive nella “C” duodenale e risale con la sua coda in direzione dell’ilo splenico.



Quindi anche qui si vengono a evidenziare alcune differenze con i punti di repere anatomici segnalati dagli osteopati viscerali.

Ecco che sorge un problema di corrispondenza  tra i dati osteoaptici e quelli della anatomia topografica viscerale: questo potrebbe essere non un limite ma sicuramente un elemento di necessaria correzione delle tecniche osteopatiche.

Come posso essere sicuro di correggere il duodeno o il pancreas se tengo conto di una mappatura “periombelicale” che abbiamo precedente indicato come scorretta? Forse che l’errore concettuale non trova una reale correlazione con le tecniche: cioè l’importanza della intenzione è superiore a quella della visualizzazione?Devo essere molto sincero che a queste domande ho difficoltà a rispondere e forse ho anche timore reverenziale nei confronti di professionisti di grandissimo calibro che hanno forse avuto a loro volta paura di affrontare le critiche … ora che ci possono essere e che prima non c’erano.

L’ipotesi che ho in più occasioni formulato agli studenti, chiedendo loro uno sforzo collettivo per poterne verificare la veridicità, era la correlazione tra dermatomero e viscere corrispondente.
L’innervazione del duodeno proviene dal plesso celiaco e attraverso questo dal nervo vago (X), per quanto riguarda l’innervazione parasimpatica, e dalla catena dell’ortosimpatico attraverso i gangli paravertebrali. Il plesso lombare si trova anteriormente al corpo di L1 e L2 così come il pancreas. Se ricerchiamo la posizione del dermatomero duodeno/pancreas [“dolore riferito” (tipico per il dolore viscerale)], nello schema che ho estratto da un testo atlante di anatomia, ecco che forse qualcosa si può comprendere.

Il contatto con la zona periombelicale, per i test e le normalizzazioni del duodeno e del pancreas, avviene proprio a livello della regione corrispondente ai dermatomeri T9-T10 a cui afferiscono fibre provenienti dalle radici T10-L1 (!).
Potrebbe esserci una correlazione neurologica tra la zona contattata e zona di proiezione viscerale profonda e questo giustificherebbe i risultati ottenuti.

Purtroppo rimangono solo ipotesi poichè non risultano pubblicati dati scientifici basati sull’evidenza.
Per rientrare in ambito osteopatico, altrimenti corro il rischio di essere noioso e pedante su questioni che spero sin qui non abbiano introdotto altro che curiosità nel capire e provare, ecco che qui di seguito vi riporto una interessante comunicazione, trovata sul web, dal titolo: “Effect of Visceral Osteopathy on the gastrointestinal abnormalities in children with autistic disorders” presentata al 3rd International Conference on Advances in Osteopathic Research che si tenne il 16th – 17th February 2002 at Victoria University , Melbourne Australia.
Gli autori, Ioná Bramati Castellarin & Margit Janossa, MD del British College of Naturopathy and Osteopathy, London, UK, hanno studiato la risposta all’OMT della funzionalità viscerale in un campione di bambini autistici.

I visceri trattati sono stati il duodeno, la valvola ileo-ciecale, il sigma e la regione pancreatica.
L’analisi statica ha documentato ”significant improvement in the gastrointestinal symptoms of bloating, diarrhea, constipation, abdominal pain, and also in social communication (!)

Questo articolo lo si trova anche in  Journal of Osteopathic Medicine, Volume 5, Number1, April 2002Un grande plauso personale agli autori per l’argomento.

(alla prossima…)

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