a cura del dott. D. Bongiorno D.O. M.R.O. (I)
davidebongiorno.wordpress.com
e-mail: davidebongiorno.do@libero.it

Premessa: questo post, insieme ad altri che verranno pubblicati in questo blog, fanno parte di un progetto di verifica delle nozioni di anatomia viscerale che verrà, con maggiore compiutezza, esposto nell’ambito del mio Corso Postgraduate “FUSAE – Fascial-motion UltraSonographic Anatomic Evaluation. I movimenti nascosti” (sedi e date da definire).

Come ho avuto già modo di spiegare nel precedente articolo dal titolo L’evoluzione di un progetto e l’anticipazione de l’ecografia per gli osteopati, sin dalle prime lezioni di Osteopatia Viscerale avute nel mio periodo di formazione alla C.E.R.D.O. e con la lettura di alcuni dei più noti testi di tecniche viscerali ho dovuto, per non entrare in crisi, creare un confine tra quelle che erano le mie esperienze in sala operatoria, nella mia attività ospedaliera, e ciò che mi veniva detto. La multidisciplinarietà, che mi piace immensamente è difficile da coltivare e da fare crescere in modo corretto.

L’uso dell’ecografia, alla quale mi sono avvicinato nel 1995 grazie all’aiuto della Dott.ssa Franca Meloni (a qual tempo stretta collaboratrice del Dott. Tito Livraghi), mi ha permesso, dopo iniziato il mio percorso di formazione in osteopatia, di trovare un meraviglioso metodo che combinasse le conoscenze cliniche e anatomiche con le nozioni osteopatiche e che potesse evidenziare le relazioni topografiche e i piani di scivolamento tra i differenti organi, oggetto dei nostri trattamenti manipolativi.

Grazie al mio insegnante, nonché grande amico, Roberto Pagliaro (DO) e alla lettura di un libro che lui stesso mi prestò (“Ecografia e Osteopatia Viscerale”, scritto da G. Finet DO e C. Williame DO) iniziai a pensare quale sarebbe potuto essere l’obiettivo di una mia personale ricerca.
Da allora, passati quasi 15 anni, ho iniziato a muovermi e a condividere le mie esperienze cliniche e la conoscenza anatomica 4D (tridimensionale e real-time) che, iniziata con i compagni di studio è poi, passando il tempo, approdata agli studenti, ai quali portavo le mie esperienze. Alcune di queste sono già state scritte nel mio blog davidebongiorno.wordpress.com.



Durante le lezioni tenute con l’ausilio della proiezione delle immagini degli organi viscerali, sapevo già quale sarebbe stata la reazione degli studenti: sconcerto. Ciò che era stato anche per me ma da un punto di vista opposto: l’anatomia chirurgica ↔ osteopatia… “Ciò che sino a quel momento sapevano veniva messo in crisi da quello che io gli andavo mostrando” …questo mi colpiva allora come oggi ma anche mi carica di grande responsabilità.

I recenti lavori pubblicati (P. Tozzi – D. Bongiorno – JBMT 2011 e 2012) e i corsi e workshop tenuti in Italia e all’estero (Amsterdam e Ulm – Fascia Congress e Fascia Research Project) hanno ancora più accresciuto in me questa sensazione e quindi questi eventi mi hanno fatto comprendere che avrei dovuto portare un contributo soprattutto alle nozioni di “base” dell’Osteopatia. Così è stato. Dopo le recenti lezioni tenute alla CROMON e al CSOT di Roma, nel febbraio e maggio scorso, ho capito che se avessi potuto portare qualcosa di nuovo quel “qualcosa” avrebbe dovuto creare un punto di partenza e di discussione anch’esso nuovo, forse pericoloso e difficoltoso, ma sicuramente indiscutibile poiché poggiato su dati incontrovertibili, anatomici: i punti di repere. I reperi anatomici sono gli elementi che consentono di “demarcare” gli organi, di “trovarli” nei test, di “ascoltarne” il carattere e di definirne la “disfunzione”.
La mappatura degli organi in Osteopatia Viscerale risulta, per alcuni di essi, imprecisa, sia dal punto di vista anatomico topografico che anatomico chirurgico. Ciò forse per il riferimento ad una anatomia “ex-vivo” e non “in-vivo”.

Personale ipotesi è che alcuni dei test palpatori siano in realtà posteriori ad alcune delle tecniche e ai risultati terapeutici, entrambi risalenti ad un periodo dove l’oggettivazione era ancora lontana. Ancora personalmente inoltre poco corretto l’utilizzo talvolta dei termini “sull’organo…” anziché “nella regione dell’organo…”, così come utilizzato da molti osteopati e anche da quanti sono responsabili della formazione, inducendo pertanto nell’errore.

Quest’ultimo particolare non é cosa da sottovalutare soprattutto quando ci si trovi in ambiti congressuali di discussione, al fianco di altre figure professionali.
Quando si persegue la ricerca di una Medicina Osteopatica basata sull’evidenza a tutti i costi ed uno dei capisaldi delle scienze mediche, come l’anatomia, non è al contempo precisa, mi sembra un elemento del quale necessariamente occuparsi.

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