Parlare di Fascia non è mai stato così comune e diffuso nel mondo scientifico, e non solo in quello Osteopatico. Il numero di articoli sulla fascia, reperibili su Ovid, Medline o Scopus, sono lievitati da una base di appena 200 negli anni ’70 e ’80, ad una vetta di quasi 1000 nel 2010.

Non è un caso quindi che si senta sempre più spesso parlare di fascia, anche se non sempre in maniera appropriata e purtroppo ancora spesso con estrema approssimazione. Eppure la rilevanza del tessuto connettivo, e della fascia in particolare, nella pratica osteopatica è di indiscussa primarietà. L’approccio fasciale rappresenta senz’altro uno degli strumenti più comuni ed efficaci a disposizione dell’osteopata per il trattamento di numerose condizioni cliniche e diversi quadri disfunzionali.
È anche vero però che l’opinion-based Osteopathy, sulla quale per anni gli osteopati si sono adagiati, auto-referenziandosi, non ha mai avuto e non potrà mai godere di un valore ed una voce di rispetto nel mondo scientifico (nonché di riflesso politico) sia a livello nazionale che internazionale, se non viene supportata da adeguata evidenza, dimostrabile in un contesto controllato e con un linguaggio scientifico condiviso.

Il crescente interesse per il tessuto connettivo, e per la fascia in particolare, dalla sua organizzazione micro-strutturale alla sua rilevanza in ambito clinico, ha visto professionisti, dai background più disparati, riunirsi in eventi congressuali internazionali di impareggiabile valore scientifico, quale l’International Fascia Research Congress (www.fasciacongress.org). E il Dr. Paolo Tozzi, BSc (Hons) Ost, DO, Vicedirettore della Scuola di Osteopatia C.R.O.M.O.N. di Roma e il Dr. Davide Bongiorno, medico, osteopata ed ecografista (referente S.I.U.M.B. per la regione Lombardia) sono da anni attivi nel campo della ricerca sul tema in oggetto.

Nel 2011 pubblicano per la prima volta nella storia della letteratura osteopatica italiana, un articolo scientifico specifico sulla fascia dal titolo: “Effetti di rilascio fasciale su pazienti con dolore cervicale o lombare non specifico”, che compare nella prestigiosa rivista internazionale Journal of Bodywork and Movement Therapies (JBMT), indicizzato e consultabile sull’accreditato motore di ricerca scientifica Pubmed (Leggi l’abstract su PubMed).
L’articolo rappresenta l’incipit di un percorso unico nel suo genere, risultato di due anni e mezzo di ricerca, in cui gli autori hanno dimostrato l’efficacia di alcune tecniche fasciali osteopatiche nel migliorare il range e la qualità di scivolamento tra i piani fasciali in diverse regioni corporee, su pazienti affetti da cervicalgia e lombalgia aspecifiche, tramite valutazione ecografica in real-time – Dynamic Ultrasound Topographic Anatomy Evaluation (D.Us.T.Æ) – codificata dal Dott. Bongiorno. Sono stati dimostrati non soltanto evidenti cambiamenti tissutali fasciali, a seguito delle tecniche osteopatiche applicate in situ, ma anche la significativa riduzione  della sintomatologia nei medesimi pazienti, valutata tramite somministrazione dello Short-Form McGill Pain Assessment Questionnaire.
L’efficacia dell’approccio osteopatico sulla mobilità degli organi connessi, avvolti, sospesi, sostenuti dalle lamine fasciali corrispondenti, nonché la correlazione tra tale miglioramento di mobilità e la risoluzione della sintomatologia nei pazienti osservati, rappresentano risultati fondamentali dalle implicazioni cliniche ed osteopatiche di indiscussa rilevanza.

I risultati di questo studio furono presentati non solo all’International Fascia Research Congress ad Amsterdam nel 2009, ma anche al 7° Interdisciplinary World Congress on Low Back & Pelvic Pain a Los Angeles nel 2010.



Alla luce delle seguenti considerazioni, gli autori hanno poi proseguito la loro ricerca focalizzando l’attenzione sulla mobilità renale e le sue relazioni con la fascia attigua, calcolando un Kidney Mobility Index in soggetti asintomatici, per poi paragonarlo a quello riscontrato in pazienti con lombalgia aspecifica, tramite valutazione ecografica dinamica. Infine, è stato riscontrato che tale indice di mobilità migliora dopo tecnica fasciale specifica, in correlazione ad una riduzione della sintomatologia nei pazienti lombalgici.

Questo secondo studio dal titolo: “Mal di schiena e mobilità dei reni: locale manipolazione osteopatica fasciale diminuisce la percezione del dolore e migliora la mobilità renale”, con tutti i suoi risultati di straordinario interesse osteopatico, è culminato quest’anno, prima nella presentazione al 3° International Fascia Research Congress, tenutosi a Vancouver, e poi nella pubblicazione nel numero di Giugno del JBMT (Leggi l’abstract su PubMed).

Successivamente, mentre il Dr. Tozzi intraprende un percorso personale di revisione della letteratura osteopatica in ambito fasciale, il cui abstract è  consultabile sul JBMT (Leggi l’abstract), il Dott. Bongiorno ottimizza la propria metodica ecografica (F.US.Æ) che applica sia in ambito fasciale e viscerale, presentando i suoi risultati con relative considerazioni osteopatiche nel blog http://davidebongiorno.wordpress.com/ da cui è possibile trarre spunto nell’ambito della fisiopatologia e della clinica re-codificata per gli osteopati.

I due ricercatori saranno di nuovo insieme in una brillante collaborazione, intraprendendo presto una serie di corsi di formazione in tutta Italia per gli Osteopati che siano interessati ad approfondire questi argomenti nei principi, metodi di applicazione e relative implicazioni cliniche.

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