L’osteopatia in ospedale è ormai una realtà in moltissimi nosocomi italiani. Da anni Tuttosteopatia.it si impegna a portare alla luce queste esperienze, a scoprirle e raccontarle per spiegare all’opinione pubblica e non solo, che l’integrazione tra osteopatia e medicina tradizionale non solo esiste, ma è anzi auspicabile, visti gli ottimi risultati ottenuti dalla pratica osteopatica in decine di reparti, soprattutto di Neonatologia e Pediatria, ma non solo.

Tanto più in un momento storico politico come questo, in cui il ddl Lorenzin sul riconoscimento dell’osteopatia – già approvato in senato –  rischia di essere stralciato alla camera, è necessario puntare i riflettori sulle eccellenze osteopatiche e sui benefici per la salute sempre più riconosciuti anche dalle strutture sanitarie.

Questa volta vi raccontiamo l’esperienza dell’osteopata Patrizia Abeni, che dal 2013 svolge l’attività osteopatica nel reparto di Neonatologia dell’ospedale di Pisa, dove ha iniziato il suo lavoro già nel 1982 come fisioterapista inaugurando nel 2014 un ambulatorio osteopatico.

«Nel 2014 è stato aperto uno spazio ambulatoriale neonatologico sia riabilitativo che osteopatico – ci racconta l’osteopata Abeni – dove seguo anche prematuri con consigli di accudimento e abilitativi ai genitori. Oltre al lavoro di fisioterapista per problematiche respiratorie, svezzamenti dai supporti ventilatori, drenaggi secrezioni, supporto per favorire deglutizione e suzione, il mio approccio è anche osteopatico, il tutto in un’ottica di care e di favorire un recupero dei rapporti familiari e di fisiologico sviluppo dei piccoli».



Patrizia Abeni entra dunque all’ospedale di Pisa come fisioterapista ma grazie ad un accordo col primario della Neonatologia ha potuto introdurre il trattamento manipolativo osteopatico per tutti i bambini della TIN (terapia intensiva neonatale) e buona parte di quelli della subintensiva una volta terminati i trattamenti di fkt respiratoria.

È “rilevante” il contributo osteopatico secondo il direttore dell’U.O. di Neonatologia, prof. Antonio Boldrini, secondo il quale: «per quanto attiene alla cura dei prematuri, soprattutto quelli di estremo basso peso (sotto i 1000 gr) e di bassa età gestazionale (meno di 32 settimane di gestazione), l’osteopatia si inserisce in un complesso di trattamenti, tutti importanti e delicati (farmacologici, fisioterapici, neurocomportamentali..) e che tengono conto della presa in carico del neonato nella sua globalità, compresa  anche la famiglia, per cui non è semplice evincere il  suo ruolo specifico. Sicuramente il contributo che l’osteopatia può dare nel favorire una migliore omeostasi ed equilibrio a soggetti così instabili, anche se difficilmente quantizzabile, come qualsiasi altro aspetto della “cura”, è comunque rilevante».

Moltissimi ad oggi i bambini sottoposti a trattamento manipolativo osteopatico all’ospedale di Pisa. «Non ho fatto una stima di quanti bimbi ho trattato finora – specifica Abeni – ma direi circa 7-8 ogni mattina lavorativa dal 2013. La maggioranza pretermine, anche di alto grado, ma anche asfittici, con lesioni cerebrali e sindromici. I risultati riferiscono di miglioramenti nell’equilibrio neurovegetativo, minori complicazioni e mediamente buon decorso, soprattutto nei prematuri. Sono l’unica osteopata in reparto per cui l’efficacia dei trattamenti si tocca con mano durante le mie assenze per periodi più o meno lunghi, per esempio durante le ferie, quando le infermiere mi confermano un andamento più negativo con maggiori complicanze per i piccoli degenti».

Osteopatia e Fisioterapia in pediatria: differenze di approccio

Obiettivo dell’osteopatia quello di “potenziare la salute – chiarisce la responsabile dell’ambulatorio di osteopatia – fornendo ai piccoli le possibilità per la migliore omeostasi possibile ed il migliore equilibrio affinché non entrino nella patologia o, se già si è instaurata, abbiano le potenzialità migliori per tornare alla fisiologia e sviluppare le loro migliori potenzialità”. È questa la principale differenza con l’approccio fisioterapico: laddove la fisioterapia di concentra sulla patologia, l’osteopatia si concentra sulle cause che impediscono il riequilibrio dell’organismo.
“Da fisioterapista cerco di ripristinare una condizione di salute che si è alterata ed è diventata patologia (drenaggio bronchiale, ripresa movimenti in una paralisi di plesso, ecc.) da osteopata potenzio la salute.

Positivo l’approccio medico all’osteopatia

Ottimo il riscontro da parte del personale medico di reparto che, a fronte dei buoni risultati raggiunti, si è posto in atteggiamento di grande apertura all’osteopatia. «Viene compreso più facilmente un approccio ad una plagiocefalia – spiega Abeni – perché la vedono risolversi e nel caso dei prematuri vedono uno sviluppo più armonico e con acquisizione di competenze più rapide, ma diventa più difficile separare la parte di trattamento osteopatico dal resto degli approcci, vengo comunque interpellata continuamente e da tutto il personale, direi in termini positivi».

Patrizia Abeni è attualmente iscritta al 2° anno della SIOP, la scuola triennale di Osteopatia Pediatrica all’Ospedale Meyer, occasione importante per consolidare la formazione in ambito neonatologica e di ampliarla in ambito ospedaliero. “Questa esperienza – chiosa – mi permette inoltre un confronto che non potevo avere dato l’ambito molto di nicchia  ed essere tutti i giorni in un ambito di TIN con pazienti sotto il kg e di alta prematurità è un’esperienza quasi unica. Quello che ho sentito o visto raccontare finora sono interventi su piccini dalla 32 settimana, sopra il 1,5 kg e non con quotidianità o con costanza”.

Osteopatia in ospedale