Si consolida Ne-o Project (Neonatology and Osteopaty), un progetto osteopatico ambizioso avviato nel 2014 da Francesco Cerritelli e dal gruppo multidisciplinare centrato sul neonato NE-O promosso dalla Fondazione C.O.M.E Collaboration Onlus (Center for Osteopathic Medecine Collaboration) e supportato da Vivere Onlus, un comitato di genitori di prematuri, con lo scopo di studiare il ruolo dell’osteopatia in campo neonatologico, per migliorare la salute e la crescita del bambino, in particolare il pretermine.

Presenti con l’attività clinica in ambito neonatologico direttamente in ospedale, in mutuo consenso, il gruppo NE-O coordinato dall’osteopata Andrea Manzotti (nella foto a destra), si avvale di molti partner e sono 20 i reparti di neonatologia che partecipano alle varie fasi della ricerca: dalla Neonatologia e T.I.N. dell’Ospedale dei Bambini Vittore Buzzi di Milano dove è partito lo studio coordinato dall’osteopata Andrea Manzotti (qui l’esperienza in ospedale della scuola SOMA di Milano), all’Arcispedale S.Maria nuova di Reggio Emilia e, ancora, dall’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, nell’U.O.C. di pediatria e neonatologia al Poliambulanza di Brescia e molti altri (qui l’elenco di tutti i reparti di neonatologia che partecipano alle varie fasi della ricerca).

Scopo del progetto, quello di dare a queste esperienze un riconoscimento scientifico e di produrre robuste evidenze scientifiche in ambito neonatologico che evidenzino gli effetti del trattamento manipolativo osteopatico sul prematuro.

È questo il target di riferimento dello studio, i bimbi nati dopo esiti di parto traumatico o non fisiologico che possono causare problemi di postura, di respirazione o di deglutizione nei bambini, e sui quali l’osteopata può intervenire, per esempio sul diaframma. A questo proposito è stato realizzato un protocollo che serve per trattare bambini affetti da questo tipo di disfunzioni e studiare gli effetti e l’efficacia del Trattamento Manipolativo Osteopatico nella riduzione di problematiche di questo tipo.



“Si è visto da uno studio preliminare che si possono incrementare delle funzioni fisiologiche del bambino –  spiega lo stesso Manzotti intervistato da Luciano Onder per Canale 5 – e in particolare è possibile diminuire i tempi di degenza nella terapia intensiva. Questo – continua – può aiutare la famiglia a restare meno tempo in ospedale e anche un importante risparmio per il SSN”.

Il lavoro osteopatico sui prematuri svolto in questi ospedali italiani vuole essere solo l’inizio di un processo che guardi all’Europa, dove magari un giorno presentare il progetto Ne-o per farlo adottare da tutti gli ospedali sia sui prematuri che sui bambini piccoli con patologie.

“L’obiettivo è arrivare a 3mila prematuri valutati e trattati – ci dice Manzotti – e per questo continueremo con l’attività di formazione in ospedale sino ad aprile 2017, auspicando l’uscita della prima pubblicazione, che sarà anche la prima al mondo di questo genere, entro primavera 2018”.

Centrale infatti nel progetto Ne-o in ospedale è proprio la formazione sulla ricerca e sulle modalità di conduzione della stessa lavorando in un team multidisciplinare formato da neonatologi, pediatri, neuropsichiatri, fisiatri, fisioterapisti, infermieri, psicologi in un modello condiviso in cui tutti cooperano offrendo un alto livello di competenze.

“Ogni ospedale invierà le valutazioni al termine di questa fase – spiega l’osteopata Manzotti – dopo ci auguriamo di poter esportare questo modello a favore della salute dei bambini, senza contare i vantaggi in termini economici che questo comporterebbe vista la ormai dimostrata riduzione dei tempi di degenza che l’Osteopatia comporta”.

A questo proposito sono chiarificatori gli studi coordinati da Francesco Cerritelli in un lavoro randomizzato controllato pubblicato su BMC Pediatrics (http://bmcpediatr.biomedcentral.com/articles/10.1186/1471-2431-13-65) e anche lo studio multicentrico pubblicato su PLoS ONE https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/2597407.

Osteopatia in ospedale