L’OMT agisce sulla riduzione dei marcatori di stress ossidativo, lo studio pubblicato su Pnei Review
Questo lavoro di ricerca è stato svolto da “Osteopatia per bambini” in collaborazione con il gruppo diretto dalla Professoressa Anna Maria Bassi del DIMES, sezione Patologia Generale, Università degli studi di Genova, e pubblicato su “Pnei Review – rivista della Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia” n°1/2014, diretta da Francesco Bottaccioli.
“Osteopatia per bambini”
Guglielmo Donniaquio D.O., Diego Lanaro D.O., Sara Russino
Nel tentativo di dimostrare la singolarità e la peculiarità della professione dell’osteopata tra le diverse figure sanitarie, è fondamentale riconoscerci e definirci. Tuttavia capire, noi per primi, il reale substrato su cui svolgiamo la nostra attività terapeutica non è scontato, né privo di insidie e ambiguità. Ad esempio, nel momento in cui miriamo a raggiungere, attraverso tecniche funzionali o meccaniche, la riproduzione del fisiologico range di movimento articolare, noi stessi ci releghiamo ad una, sia pur iperspecializzata, figura riabilitativa.
A nostro avviso, l’osteopatia è invece in grado di cambiare e migliorare il funzionamento biologico dei tessuti, andando quindi ben oltre il solo funzionamento fisiologico delle articolazioni. Sfruttando la completezza dell’innervazione del sistema vivente, noi osteopati agiamo sulla biologia della cellula.
L’osteopata sviluppa un cambiamento biochimico sul comportamento dei tessuti e del sistema e, così facendo, di diritto diventa una figura medica, differente dal medico chirurgo in virtù dell’evento terapeutico manipolativo, il cosiddetto OMT – osteopathic manipulative treatment.
L’osteopata analizza il riflesso tra sistema nervoso, sistema viscerale e sistema somatico, nel senso che l’interazione tra i primi due sistemi crea un mutamento nella condizione somatica, valutato su parametri di Posizione, Movimento e Qualità dei tessuti, identificando in tal modo la Disfunzione Osteopatica, o Disfunzione Somatica.
Nel passato recente al termine “disfunzione” si preferiva quello di “lesione”: si definiva quindi una Lesione Osteopatica o Lesione Somatica. Tuttavia, la parola “lesione” ci portava troppo vicino all’ambito medico chirurgico e questa è, nostro avviso, la ragione della sostituzione terminologica. Una scelta, per così dire, politica, che però non rispecchia i limiti di applicazione della nostra professione. Dobbiamo, presto o tardi, appropriarci del nostro ambito di intervento, chiarendo che operiamo e sviluppiamo salute anche sulle lesioni e non solo sulle disfunzioni.
Attraverso il cambiamento della Disfunzione Somatica noi osteopati agiamo nella direzione della salute. Ma cosa si intende per Salute? Nel 1948 l’OMS dà la nota definizione di “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia” , che trae origine dalla giusta esigenza di rimarcare come, a determinare la salute, concorrano numerosi e diversificati fattori. Si tratta, evidentemente, di una definizione impegnativa, che sviluppa un’azione e un indirizzo politico nella direzione del diritto alla salute e obbligo di scelte e strategie volte alla promozione della salute per tutti.
Come medici osteopati ci piacerebbe aggiungere un’ulteriore definizione, più fisiologica e meno politica: la Salute è la capacità propria di un sistema vivente di valutare costantemente l’ambiente esterno ed interno e reagire nella maniera più appropriata.
Ciò è dato dalla corretta condizione delle Vie Afferenti e dalla corretta risposta allo stimolo delle Vie Efferenti, che si sviluppa a partire dal funzionamento di standing del Sistema Nervoso nella sua totalità. In altre parole, libertà di scelta delle risposte sulla via di innervazione efferente in un sistema nervoso non condizionato da traumi, di qualsiasi origine.
Per tutte queste ragioni, come “Osteopatia per bambini”, abbiamo scelto di concentrare la nostra ricerca sui cambiamenti biologici post OMT.
Studio preliminare
In uno degli studi preliminari avviati, sono stati arruolati 8 soggetti, suddivisi in un gruppo sottoposto a seduta OMT (40 minuti) e un gruppo di controllo rimasto a riposo, sul lettino di trattamento, per lo stesso tempo. Prima e dopo 40 minuti dalla seduta OMT, è stato prelevato un campione di sangue capillare (da autopuntura del polpastrello) su cui si sono eseguiti i test d-ROMs (Reactive Oxygen Metabolites, ROMs) e anti-ROMs. Queste due metodiche servono per valutare, rispettivamente, i livelli di stress ossidativo e delle difese anti-ossidanti dell’organismo. Nei soggetti non trattati e in un soggetto sottoposto per la prima volta a OMT non si sono rilevate variazioni significative dei d-ROMs dopo 40 minuti, mentre negli altri soggetti trattati la riduzione è stata intorno al 30%.
Due soggetti sottoposti per la prima volta ad OMT sono stati monitorati anche dopo 24 ore dall’OMT, e dal momento che si è osservata una ulteriore lieve riduzione dei livelli di d-ROMs, rispetto al T0, questi due soggetti sono stati sottoposti, dopo 7 giorni, ad un’altra seduta OMT, per monitorare gli stessi parametri anche a tempi più lunghi. Anche dopo questa seconda seduta, i livelli del d-ROMs, misurati prima e dopo 40 minuti dalla seduta OMT, mostrano una riduzione costante.
Si può allora affermare che, sulla base di questo studio preliminare, l’OMT evidenzia effetti positivi sulla riduzione dei marcatori di stress ossidativo, non solo in tempi brevi, ma anche a distanza di una settimana.
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