Si parla spesso di fascia, almeno quanto della possibilità che questo tessuto possa in qualche modo registrare forme diverse di memoria. Si discute spesso della capacità dell’osteopata di localizzare aree di “memoria disfunzionale” nella fascia, così come di liberarle tramite vari approcci specifici. Eppure sono tuttora scarsi i tentativi di formulare ipotesi scientifiche su come tutto ciò possa accadere, partendo dalle evidenze disponibili, per arrivare all’efficacia clinica.

Il nuovo articolo di Paolo Tozzi, MSc Ost, FT compie un importante passo avanti in questa direzione: il 12 Aprile è stato infatti pubblicato sull’editoriale della rivista indicizzata Journal of Bodywork and Movement Therapy (JBMT) l’articolo “Does Fascia Hold Memories?” disponibile gratuitamente online in formato pdf: clicca qui per scaricarlo.

L’articolo offre una panoramica delle evidenze e delle ipotesi sulla capacità del tessuto fasciale di conservare tracce di memoria di diverso tipo: tensionale, epigenetica, biochimica, biomagnetica, bioelettrica e di altro genere, proponendo allo stesso tempo diversi meccanismi attraverso cui le tecniche fasciali osteopatiche possano interagire su vari livelli di “ricordo tissutale”.



Da Gennaio 2012, Tozzi è revisore e membro della commissione scientifica per la sessione Fascia science and clinical applications del JBMT, offrendo il suo contributo in diversi ambiti della ricerca su un tessuto così affascinante come quello fasciale, di cui abbiamo approfondito alcuni aspetti in un nostro precedente articolo dal titolo: “Osteopatia Fasciale: un’eccellenza tutta italiana“.