Il report del 2006 pubblicato sulla Harvard University Gazette suggerisce già nel 2006 che il latte vaccino prodotto da allevamenti intensivi può essere associato a tumori legati agli ormoni (in particolare agli estrogeni), a causa della pratica agricola industriale intensiva di mungere una mucca per 300 giorni l’anno, per tutta la gravidanza.

Il latte munto da una mucca in gravidanza avanzata contiene fino a 33 volte di più di un estrogeno (estrone solfato) rispetto al latte di una mucca non gravida.

Stando all’analisi eseguita dalla dott.ssa Ganmaa Davaasambuu, il latte di mucca è tra le principali fonti di esposizione umana agli estrogeni, contenendone in una percentuale che va dal 60 all’80 per cento.

“Un altro studio condotto sul latte prodotto in Giappone – spiega la stessa dott.ssa su news.harvard.edu – ha rilevato una quantità dell’ormone progesterone 10 volte superiore rispetto al latte della Mongolia. Questo perché in un contesto di pastorizia tradizionale, le mucche vengono munte 5 mesi l’anno e soltanto nelle fasi iniziali della gravidanza, con conseguente diminuzione della quantità di ormoni nel latte. Negli ultimi 50 anni in Giappone, ha detto, l’aumento dei tassi di consumo di prodotti lattiero-caseari possono essere collegati con l’aumento dei tassi di mortalità per cancro alla prostata – da quasi 0 per cento di cinque decenni fa, al 7 per cento di oggi”.

Naturalmente questo nesso crea un inevitabile focus sull’alimentazione dei bambini che, soprattutto in occidente, è caratterizzata da un forte consumo di latte vaccino già dai primi mesi di vita.

“Circa il 75 per cento dei bambini americani sotto i 12 anni consumano latticini ogni giorno – chiarisce Ganmaa Davaasambuu nel report – ma non sono noti gli effetti sulla salute in età prepuberale e per questo è necessario eseguire ulteriori studi sulle sostanze bioattive in disturbi alimentari e la salute riproduttiva”.

“Il continuo aumento di incidenza di alcuni tumori ormono-correlati a livello mondiale è di grande preoccupazione – si apprende dal sommario di un altro studio dal titolo The possible role of female sex hormones in milk from pregnant cows in the development of breast, ovarian and corpus uteri cancers pubblicato sul Medical Hypotheses, Volume 65, Issue 6, 2005, Pages 1028-1037 – ed è possibile che il ruolo degli estrogeni endogeni dal cibo non sia stato ampiamente discusso. Siamo particolarmente preoccupati per latte vaccino, che contiene una notevole quantità di ormoni estrogeni. Quando indichiamo il latte vaccino tra le cause più significative dell’esposizione umana agli estrogeni, la risposta generale degli occidentali è che ‘l’uomo ha bevuto il latte di vacca per circa 2000 anni senza danno apparente’; Tuttavia, il latte che stiamo consumando è del tutto diverso da quello consumato 100 anni fa”.

La produzione di latte negli allevamenti intensivi

Il punto sembra essere senza dubbio incentrato sulla modalità di produzione del latte oggi negli allevamenti intensivi, dove alcune mucche producono più di 10mila litri di latte all’anno, corrispondente a quasi 33 litri al giorno, mentre per il sostentamento di un vitellino basterebbero anche soli 8 lt.

Negli allevamenti intensivi gli animali hanno pochissime possibilità di movimento e difficilmente possono godere della luce del sole. L’enorme numero di animali costringe l’industria dei mangimi a dover utilizzare soia e mais transgenici. Il mais è diventato nella moderna zootecnia l’alimento principale; ciò significa che gli animali, anche gli erbivori, sono diventati consumatori di cereali e non più di erba.

In sostanza chi mangia carne o beve latte non proveniente da allevamento biologico consuma anche i derivati di cereali modificati i quali, peraltro, necessitano di un elevato aiuto chimico. Queste sostanze vengono in parte assunte dagli animali, in parte rimangono nei terreni e nelle acque dove contribuiscono ad alterare l’ecosistema.

Chissà se un giorno, come personalmente sostengo da 20 anni, qualcuno si deciderà non solo a mettere in relazione la ginecomastia (lo sviluppo delle mammelle nell’uomo) nei bambini o il menarca prematuro nelle bambine con l’intossicazione da latte e derivati.

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