Qualche giorno fa abbiamo accennato all’importanza di rafforzare l’identità osteopatica per affermare questa professione non solo nell’immaginario collettivo ma anche – se non soprattutto – nel professionista che la esercita (leggi l’articolo).

Riportare la voce “osteopata” sulla propria carta d’identità in riferimento alla propria “professione” è senz’altro un segno distintivo importante, sintomo di appartenenza e di riconoscimento della propria attività professionale, dell’esercizio esclusivo dell’Osteopatia.“Altrimenti – chiosa a giusta ragione Luigi Ciullo, direttore dell’istituto IEMO, in un commento postato a margine del precedente articolo – potremmo chiederci provocatoriamente per quale ragione lo Stato dovrebbe riconoscere l’osteopatia, se noi stessi preferiamo operare sotto altre vesti”.

È questo il punto su cui è importante tornare, soprattutto in un momento storico in cui in assenza di un riconoscimento “ufficiale” dell’Osteopatia da parte dello Stato italiano, si rende più che mai necessario una sorta di “autodeterminazione” del professionista osteopata, che in effetti esercita in piena libertà a servizio della salute dei propri pazienti, a seguito di percorsi formativi professionalizzanti ad hoc.



Malgrado ciò non è raro che gli uffici anagrafe di diversi Comuni italiani si mostrino restii a rilasciare documenti di identità che riportino l’attività professionale di osteopata. Una “voce che non esiste” è stata la risposta data da un’operatrice di sportello ad un osteopata intento a rinnovare la propria carta di identità. Quello che per la burocrazia non esiste, è però per migliaia di professionisti italiani fonte primaria ed unica di sostentamento.

Più noi lavoriamo come osteopati più saremo efficaci e più l’Osteopatia troverà la sua affermazione: è questa la verità da cui partire.

Questo uno dei punti chiave del corso di marketing osteopatico etico in programma a Milano il 5 e 6 marzo al Milano Business Center, in via Mauro Macchi 8.
Rivolto ad osteopati e studenti, il corso si propone di offrire strumenti utili a consolidare e fidelizzare i propri pazienti, migliorandone il grado di soddisfazione relativo alla pratica osteopatica ed ai suoi benefici. Sono aperte le iscrizioni, tutte le info su come partecipare a questa pagina.

Partiamo allora dalle nostre carte d’identità, e se ci si trovasse di fronte a casi di diniego da parte degli uffici pubblici preposti ad apporre la voce “osteopata” come professione svolta, non rinunciamoci ma – come suggerisce il dott. Ciullo nel commento al post – “presentiamo il certificato di attribuzione di Partita IVA in qualità di Osteopata “a dimostrazione che se paghi le tasse come tale – annota il direttore IEMO –  si ha pieno diritto di essere definito allo stesso modo nel documento di identità”.

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