È stato disegnato di recente dagli osteopati Christian Lunghi, Francesca Baroni e Mariantonietta Alò con lo statistico Daniele Didero, lo studio qualitativo ENaOm 2016 volto a comprendere – attraverso un questionario – se e come gli osteopati italiani utilizzino tipologie di Esercizi e Consigli nutrizionali per la gestione continuativa della persona in Osteopatia.

In linea con il principio osteopatico, in un’ottica multidisciplinare e integrata in cui il paziente ha la principale responsabilità per la propria salute, lo studio tiene conto della preponderante importanza di alimentazione ed esercizio fisico, oltre che della consulenza di altri professionisti come il nutrizionista o l’educatore motorio in un approccio olistico alla persona ed alla sua salute.

È in questo quadro che si inserisce lo studio ENaOm 2016, che si rivolge agli osteopati che svolgono la loro professione in Italia con l’obiettivo di valutare la loro modalità di gestione continuativa della persona, osservando le modalità in cui vengono considerati ed eventualmente somministrati consigli di supporto nutrizionale ed esercizio all’interno di un piano di trattamento.

Il trattamento manipolativo centrato sulla persona è finalizzato infatti al supporto dei sistemi di autoregolazione (biomeccanico, circolatorio, respiratorio, neurologico), ed alla rimozione della disfunzione somatica clinicamente rilevante. Nei dibattiti degli esperti della comunità di pratica, viene proposto un approccio multimodale di  avvicinamento al processo nel quale è fondamentale l’educazione e la motivazione della persona sulle componenti inerenti lo stile di vita.

“Sappiamo già grazie ai risultati di una fase preliminare – ci spiega l’osteopata Christian Lunghi, co-autore dello studio – che la quasi totalità dei pazienti che si rivolgono agli osteopati richiede consigli generali inerenti esercizi e gestione quotidiana della dieta, ma nonostante ciò, soltanto una piccola percentuale degli osteopati riceve formazione curricolare negli ambiti nutrizionale e di attività motoria. Da questo lavoro emerge che una parte dei consigli, inerenti diete ed esercizi forniti dagli osteopati ai loro pazienti, non fa riferimento alle evidenze disponibili, e non segue un razionale osteopatico”.



In accordo con recenti lavori pubblicati dalla comunità di pratica osteopatica di altri paesi europei, i dati preliminari dello studio confermano chiaramente l’importanza per un osteopata di un “trattamento manuale attivo”, che renda cioè il soggetto quanto più partecipe perché si attivi il processo di guarigione e recupero, come suggerito anche dalla Norma CEN che  definisce le disposizioni Europee per i servizi sanitari osteopatici.

“Il nostro obiettivo – chiarisce Lunghi – è quello di osservare lo stato dell’arte per poi informare professionisti, istituti di formazione, il registro professionale, per favorire una presa di coscienza sul tema, sperando che ne emerga la necessità di creare uno  strumento formativo o di aggiornamento continuo dei professionisti sugli approcci pregressivi individuali, che possa migliorare il rapporto con i pazienti ed evitare sovrapposizioni delle competenze dell’osteopata con altri professionisti”.

Dati preliminari

18,4 formazione curricolare;12 informazione personale; 18,4 informazione personale; 16 studi universitari

“Il contributo di tutti i colleghi – dice Lunghi – sarà prezioso in quanto potrà determinare la buona riuscita di tale studio e far sì che emergano dati che ad oggi, in Italia, non sono evidenziabili. Poter contare su dati consistenti è necessario per poter dare supporto alla nostra professione”.

La buona riuscita dello studio dipenderà soprattutto dal numero di Osteopati che vi parteciperanno.

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