Cresce il ricorso alle medicine complementari in gravidanza. A confermarlo, uno studio appena pubblicato dal Journal of Advanced Nursing dal titolo: “Atteggiamenti e pratiche di riferimento dei professionisti della maternità per quanto riguarda la medicina complementare e alternativa: un’esame integrativo” e curato dal Dr. Jon Adams dell’Università del Queensland, Direttore del Network of Researchers in the Public Health of Complementary and Alternative Medicine (NORPHCAM).

La revisione consta di 19 studi condotti tra il 1999 e il 2009 riguardanti i punti di vista sulle medicine alternative da parte di oltre 3mila operatori del settore ostetricia e ginecologia, di cui è stata rilevata anche la limitata preparazione in materia. “Sebbene – si legge nell’introduzione dello studio – la recente discussione ha individuato la necessità di sviluppare un approccio integrato alla maternità (Dooley 2006) e l’efficacia di un certo uso medicina complementare in gravidanza sta gradualmente emergendo, vi è una mancanza di comprensione di atteggiamenti e comportamenti della pratica da parte dei professionisti della maternità verso trattamenti complementari”.
Lo studio ha analizzato i dati relativi all’utilizzo delle medicine complementari da parte delle donne incinte negli Stati Uniti, in Europa, in Australia, Israele e Nuova Zelan

da dove, secondo questa revisione, più diffusa sarebbe la pratica osteopatica in gravidanza.

 



Ciò che emerge con chiarezza dalla revisione è la necessità di incoraggiare un maggiore rispetto e cooperazione tra operatori complementari e convenzionali. L’auspicio – si legge nell’articolo – è quello si superare la “difficoltà dei medici a comunicare con i loro pazienti circa le terapie complementari”.

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