Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio. Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “UBUNTU”, come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?”
UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo”.
Sono voluto partire da qui, dalla metafora dell’Ubuntu, che a mio avviso suona così affine al bisogno dell’Osteopatia di oggi di “diventare forte grazie all’unione di tutti”. Sono estremamente convinto che il modo più efficace per avere successo sul piano politico, dunque per giungere al riconoscimento ufficiale di questa disciplina, sia quello di partire dal basso, di creare una base larga della piramide che ci porterà ad avere un vertice che arriverà molto in alto.
Unire tutti gli osteopati che hanno veramente a cuore la nostra disciplina, ma soprattutto i numerosissimi pazienti che in tanti anni ne hanno tratto beneficio, e questo attraverso le testimonianze dei pazienti sull’osteopatia, dal passaparola, dall’esaltazione di quanto di buono questa “arte” può offrire.
Piuttosto che parlar male (per fare un esempio: i corsi triennali via internet ecc), noi vogliamo “bene-dire”, ossia porre in risalto tutto ciò che di positivo c’è nel mondo dell’osteopatia in Italia affinché possa emergere con più forza. Come l’occhio di bue nel teatro, il nostro impegno è quello di illuminare solo quello che funziona bene, ignorando invece quanto non onora la pratica osteopatica odierna.
Un pensiero più che doveroso è rivolto alla recente scomparsa del dott. John E. Upledger il quale, nonostante gli annali e noti diverbi col mondo osteopatico dovuti alla separazione e conseguente sviluppo indipendente del Cranio Sacrale al di fuori dell’Osteopatia, è stato un grandissimo ricercatore del sistema cranio-sacrale che in ogni caso ha contribuito alla diffusione dell’Osteopatia nel mondo.
Anche se in questa vita può non essere accaduto, sono certo che ci ritroveremo anche con lui a mangiare le mele insieme sotto un albero africano.
Mi piacerebbe aprire un confronto sul tema con tutti voi, per cui vi invito a lasciare un vostro commento nello spazio dedicato.
Massimo.
Caro Ubuntu sei una foglia di tiglio che in questi giorni meravigliosi di autunno, tutto d’oro e pieno di oro fuso, mi fa ritrovare fiducia nell’osteopatia. sono tanti anni che seguo Stil e che che continuo sulla linea. mi dispiace che molti giovani si discostino dalle linee…
ciò che fa più male all’osteopatia sono gli stessi osteopati. troppa fame troppo arrivvismo
troppa improvvisazione. bisogna imparare dai chiropratici. loro hanno imparato a condividere e questo a dato loro più riconoscimenti.
Condivisione della conoscenza, Umiltà,
Confronto per crescere e non per primeggiare,
sono i requisiti base e veri che dovrebbe avere ogni singolo osteopata professionista. Upledger ne era un esempio.
Solo quando ci considereremo organi di uno stesso corpo allora l’osteoaptia potrà fare passi da gigante anche in Italia. E ciò non è impossibile.