Si è visto che una postura corretta è risultata di aiuto per una funzione corporea ottimale e solitamente è associata a diverse variabili biomeccaniche, di integrazione neuro-motorio e anche di attività giornaliera, sebbene si necessiti di ulteriori studi al riguardo (Bayyattork et al., 2020) (Seidi et al., 2020).

La bibliografia suggerirebbe che invece la presenza di squilibri neuro-muscolari potrebbe essere associata ad alcune problematiche muscolo-scheletriche che l’Osteopata può riscontrare più frequentemente, come ad esempio in caso di cervicalgia, mal di schiena o mal di testa (Bayyattork et al., 2020) (Seidi et al., 2020).

Parliamo nello specifico di sindrome crociata superiore e inferiore

La sindrome crociata superiore e quella inferiore sono caratterizzate da una postura anomala, che si riferisce nello specifico a pattern alterati di attivazione e movimento mio-articolare (Seidi et al., 2020).

In particolar modo per quella superiore si rinvengono pattern alterati a livello del collo, del tronco, del cingolo scapolare – di cui la scapola è l’elemento fondamentale – e dei muscoli scapolari, ma anche della biomeccanica, come per esempio nella discinesia scapolare, nell’anteposizione del capo, nell’intrarotazione delle spalle e nell’aumento della cifosi toracica (Seidi et al., 2020).

Invece, per quanto riguarda la sindrome crociata inferiore, la risultante dei pattern alterati si riscontra soprattutto nello sbilanciamento della forza muscolare di alcuni gruppi muscolari antagonisti a livello del triangolo sacro-lombo-pelvico (Key., 2010).

Queste variazioni possono portare a diversi sintomi a livello delle strutture di tutto il triangolo superiore e di quello inferiore (Seidi et al., 2020) (Arshadi et al., 2019) (Kim and Kim, 2016). Proprio per queste alterazioni neuro-muscolari, va evidenziato il ruolo inefficace della propriocezione in queste due sindromi: infatti la propriocezione serve solitamente per controllare la posizione e i movimenti del corpo nello spazio (Gu et al., 2016).



In particolar modo, il riconoscimento spaziale della capo e del bacino richiede non solo informazioni dagli organi vestibolari e dal sistema visivo, ma anche indicazioni dal rachide stesso e dal sistema mio-articolare in toto, al fine di stimolare riflessi utili alla stabilità e alla protezione corporea stessa (Gu et al., 2016) (ACOFP, AOASM and AAO’s 121st Annual Osteopathic Medical Conference & Exposition).

Qual è la causa a livello muscolo-scheletrico?

Precedenti studi hanno dimostrato che nella sindrome crociata superiore, i muscoli pettorali, il trapezio superiore e i muscoli della scapola con funzione elevatrice, sono contratti e poco elastici, mentre i muscoli flessori cervicali profondi (muscoli lungo del collo e scaleni) risultano inadeguati al controllo posturale, come anche il trapezio inferiore, i romboide e il dentato anteriore (Bae et al., 2016) (Gu et al., 2016) (Kim and Kim, 2016) (ACOFP, AOASM and AAO’s 121st Annual Osteopathic Medical Conference & Exposition).

Per quanto riguarda la sindrome crociata inferiore invece sono presenti i caratteristici e specifici pattern di debolezza e contrattura muscolare, che interessano le porzioni dorsale e ventrale della porzione inferiore del busto, ossia con uno stato di iperattività dei muscoli flessori dell’anca e degli estensori toraco-lombari della colonna (muscoli paravertebrali, quadrato dei lombi, ileo-psoas e tensore della fascia lata) e di debolezza dei muscoli addominali profondi (muscoli obliqui e trasverso dell’addome) e del grande gluteo, insieme al muscolo medio gluteo, aiutata così dall’attivazione dei muscoli superficiali (es. muscoli ischio-crurali), che risultano inefficaci (Key, 2010).

Conseguenze anatomo-funzionali non visibili dall’esterno

Le limitazioni disfunzionali della sindrome crociata superiore portano a una pressione eccessiva sulle faccette articolari posteriori, un’attivazione sbilanciata dei muscoli del collo, di quelli appendicolari e del tronco, un’eccessiva tensione nel legamento capsulare delle articolazioni a livello della colonna, un aumento dei punti trigger mio-fasciali attivi (es. a livello dei muscoli suboccipitali), una correlazione negativa con la qualità del sonno e un abnorme riflesso artrochinetico dell’articolazione della spalla (Bayyattork et al., 2020) (Bae et al., 2016) (Kim and Kim, 2016) (ACOFP, AOASM and AAO’s 121st Annual Osteopathic Medical Conference & Exposition).

In un quadro posturale di questo tipo nello specifico il momento flettente del capo esercita una pressione notevole a livello di tutto il comparto mio-articolare cervicale posteriore, potendo indurre così cefalee di tipo tensivo, cervicalgia e riducendo notevolmente la mobilità del collo (Gu et al., 2016) (Kim and Kim, 2016).

Invece, per quanto riguarda la sindrome crociata inferiore, la risultante degli adattamenti è un’importante antiversione del bacino, un’aumentata flessione delle articolazioni coxo-femorali e una iperlordosi lombare compensatoria (Key, 2013) (Ishida et al., 2012).

Oltre a ciò, questo disequilibrio crea una disfunzione somatica e dolore articolare a livello della lombare bassa, dell’articolazione sacro-iliaca e dell’articolazione coxo-femorale (Key, 2013) (Ishida et al., 2012).

Sindrome crociata superiore e inferiore: cosa può fare l’Osteopatia

Eventuali programmi di esercizi o trattamenti volti a risolvere tali squilibri si dovrebbero basare sulla convinzione che le complesse interazioni sensori-motorie tra le nostre diverse componenti corporee sono responsabili della comunicazione di precise informazioni, al fine di provvedere ad una efficiente performance e funzionalità dell’intero corpo (Seidi et al., 2020) (ACOFP, AOASM and AAO’s 121st Annual Osteopathic Medical Conference & Exposition).

Il focus di trattamento deve essere quindi una armonica attivazione neuro-muscolare, basandosi necessariamente su un approccio globale (Bayyattork et al., 2020) (Seidi et al., 2020) (Bae et al., 2016).

Nel proprio programma di esercizio o trattamento è bene prendere in considerazione esercizi propriocettivi della scapola (da molti considerata come l’osso chiave in questa sindrome) e delle pelvi, sia in statica che in dinamica, il reclutamento efficiente e performante del controllo sensitivo-motorio, attraverso il ripristino di un fisiologico tono e trofismo muscolare, il bilanciamento e la coordinazione dell’attivazione e dell’elasticità dei gruppi muscolari agonisti e antagonisti e una rieducazione posturale, al fine di favorire una maggior stabilità del tronco e della funzione toracica durante le fasi respiratorie; ma non solo, bisogna prendere in considerazione anche esercizi specifici, da quelli isometrici a quelli dinamici, in progressione rispetto al Paziente che si sta aiutando, disfunzioni somatiche specifiche come a livello scapolare, cervico-toracico e nella mobilità della colonna lombare, soprattutto in flessione, la coordinazione tra la scapola (in particolar modo il ritmo scapolo-omerale), la colonna toracica e l’arto superiore, ma soprattutto bisogna favorire la prosecuzione costante dei punti sopraelencati, per almeno 8 settimane (Bayyattork et al., 2020) (Seidi et al., 2020).