“Scrocchiare le dita fa male”. Questo ammonimento così frequente, che tante volte ci siamo sentiti ripetere, sembra però essere infondato. A stabilirlo, una recente ricerca dal titolo Pull My Finger (“tira il mio dito”) pubblicata sulla rivista americana PLOS One.
Gli autori, tra cui Gregory N. Kawchuk del dipartimento di Fisioterapia, Facoltà di Medicina Riabilitativa, dell’Università canadese di Alberta, hanno dimostrato con una risonanza magnetica eseguita sulle mani del chiropratico Jerome Fryer, quello che succede scrocchiandosi le dita.

La risonanza ha mostrato un flash appena percettibile nel momento in cui le dita di Fryer venivano scrocchiate, appena prima del crack.

Stando alle conclusioni di Kawchuk, a causare il “crack” delle dita è l’accumulo di gas che talvolta si forma nel liquido sinoviale che lubrifica le articolazioni. Lo scrocchiare delle articolazioni è quindi dovuto all’esplosione di queste bolle di gas e non avrebbe nulla a che fare con le ossa, come comunemente si pensa.
Più precisamente la ricerca guidata dal dottor Kawchuk chiarisce che quando le articolazioni muscolari si allontanano, non c’è più fluido a disposizione creando così degli spazi vuoti nei punti di giuntura che devono essere colmati, così si forma una piccola bolla di gas nell’intercapedine vuota, che nel momento in cui scoppia, dà origine al crack tipico dello scrocchio.



In conclusione il cracking delle articolazioni non ha mostrato di aumentare la degenerazione articolare.

Del tema si è occupato in passato anche un medico californiano, Donald Unger, che si prestò egli stesso ad una sperimentazione durata ben sessant’anni – che gli è valsa l’Ig Nobel nel 2009 (qui la notizia su livescience.com) – in cui ha scrocchiato le dita di una mano sola. Raffrontando gli effetti sulle mani, Unger ha concluso che scrocchiare le dita non ha nessuna incidenza e non aumenta i rischi di sviluppare artriti.