Osteopatia in Dialogo è giunto al 4° episodio dal titolo “In viaggio con l’EBP: convivere con l’incertezza” attraverso il quale Chiara Arienti e la sua ospite Silvia Minozzi, epidemiologa e ricercatrice di fama internazionale nel mondo della ricerca clinica, ci aiuterà a capire come possiamo riconoscere l’evidenza buona da quella meno buona; come possiamo gestire l’incertezza dell’evidenza nel momento in cui la si voglia utilizzare nella pratica clinica osteopatica per aderire pienamente ai principi della pratica clinica basata sull’evidenza.

Più che mai importante in questo momento storico, dopo la firma del decreto sull’ordinamento didattico del corso di laurea in osteopatia, è fondamentale per una professione sanitaria, quale appunto l’osteopatia, investire nello sviluppo della ricerca scientifica con competenza e preparazione.

Esistono una serie di strumenti prodotti dall’EBM, quali checklist o tool – spiega Silvia Minozzi – utili per la valutazione della qualità metodologica degli studi, che ci dicono quanto lo studio sia ben fatto e quanto siano affidabili i risultati. Sono degli strumenti utilizzabili per ogni disegno di studio e che consentono di fare una sorta di lettura guidata dell’articolo“. Spesso la difficoltà dei clinici è nell’utilizzo di questi strumenti esistenti, nella loro conoscenza e fruibilità. “Dagli anni 90 fino al 2010 sono stati molti i corsi di formazione tenuti nelle Università e Aziende Sanitarie Ospedaliere sull’Evidence Base Medicine – spiega Minozzi – volti a spiegare come utilizzare questi strumenti. Nell’ultimo decennio i corsi accademici e universitari di questo tipo sono sempre meno e questo non perché le competenze in questo ambito specifico siano state acquisite da tutti”.



L’auspicio emerso da questa intervista è quello che si introducano presto nelle facoltà di Medicina o di altre professioni sanitarie, dei corsi specifici sulla metodologia della ricerca, sulle basi di statistica così come sui concetti di epidemiologia.

Il podcast affronta temi inerenti l’incertezza dell’evidenza in cui i clinici spesso e volentieri si imbattono, la stessa incertezza che poi  va trasferita ai pazienti nell’ottica di poter instaurare con loro una buona relazione basata sulla chiarezza e sulla trasparenza.

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