Nel cuore del nostro lavoro come osteopati c’è un’intuizione profonda: la vita è movimento, e il movimento è relazione. Questa visione, ereditata da A.T. Still, trova oggi nuove risonanze nella ricerca contemporanea — e in particolare nell’approccio di Jaap van der Wal, medico, embriologo e pensatore tra i più originali nel panorama delle scienze del vivente.
Abbiamo chiesto a Jaap di condividere con noi alcune riflessioni sui quattro principi fondamentali dell’Osteopatia, così come si riflettono nel suo lavoro di embriologo fenomenologico. Ne nasce un dialogo che non parla solo agli osteopati, ma a chiunque si interroghi sul mistero dell’essere umano in divenire.
Questa intervista è più di una lettura: è un invito a cambiare sguardo. A riconoscere, nel corpo che trattiamo ogni giorno, la traccia di un gesto originario che ancora vive nei tessuti, nei ritmi, nella forma.
Come professionisti del contatto e del sentire, possiamo riscoprire anche grazie all’embriologia fenomenologica il senso profondo del nostro tocco: non come correzione, ma come invito alla memoria, alla relazione, alla possibilità di essere interi.
Se questo approccio ti ispira, continua a seguirci: nei prossimi mesi ospiteremo nuovi articoli, interviste e momenti di formazione su questi temi. E dal 15 al 18 maggio, in occasione del corso con Jaap van der Wal a Tirrenia (PI), avremo l’opportunità di approfondire tutto questo dal vivo. (qui i dettagli del corso)
Abbiamo chiesto a Jaap van der Wal di commentare il 4 principi dell’osteopatia in relazione all’ embriologia.
- L’unità del corpo, della mente e dello spirito: come si manifesta già nell’embrione?
Jaap L’embrione è un’unità vivente, non una somma di parti. Sin dal primo gesto di crescita, si muove come un tutto. La sua forma nasce da forze opposte, polari – materia e coscienza, corpo e spirito – che si integrano in un’unica danza. In ogni piega, in ogni rotazione, in ogni flusso dello sviluppo della forma, è espressione di questa totalità incarnata. La mente non arriva dopo: è già nel gesto del corpo che si forma. Il corpo è già, da subito, mente in movimento. - L’autoregolazione del corpo: anche l’embrione guarisce da sé?
Jaap L’embrione non è costruito da fuori, ma si autogenera. Le sue forze morfogenetiche guidano lo sviluppo in modo intelligente. Le pieghe, le rotazioni, i movimenti cellulari sono espressioni di un’intelligenza che non ha bisogno di istruzioni esterne. Questa è la stessa capacità che permette al corpo adulto di guarire. L’embrione è un organismo auto-poietico: si forma da sé, secondo leggi interne che non sono solo genetiche. È guidato da forze morfogenetiche e vitali. Le sue trasformazioni — come le pieghe, le migrazioni cellulari, le fusioni — sono espressioni visibili di un’intelligenza intrinseca. Questa stessa intelligenza è la base dell’autoguarigione che l’osteopata cerca di sostenere. - Struttura e funzione: come l’embrione le mette in relazione?
Jaap: La forma nasce dal movimento. La postura eretta, ad esempio, è già annunciata nell’allineamento cranio-sacrale dell’embrione. Organi come il cuore o il fegato non sono “cose”, ma processi in atto: eventi dinamici. Quando guardiamo con attenzione, vediamo che ogni forma è un gesto, ogni struttura è un’espressione di una funzione interiore che vuole manifestarsi. La funzione non segue la forma: la crea. La notocorda, l’asse cranio-sacrale, la formazione degli organi tutto ciò avviene attraverso gesti embriologici che hanno valore funzionale e simbolico. Gli organi non sono oggetti ma eventi dinamici. La forma è una conseguenza del movimento, e ogni struttura è nata per realizzare una funzione che già pre-esiste come intenzione. - Trattamento razionale: cosa può insegnare l’embriologia all’osteopatia pratica?
Jaap Trattare significa ascoltare ciò che il corpo sta cercando di fare per tornare alla sua matrice originaria. Le tecniche osteopatiche che lavorano sulla motilità dei tessuti si basano proprio su quei movimenti primordiali che hanno formato l’essere umano. Quando un osteopata tocca, può “chiamare” quei pattern originari, facilitando un ritorno all’equilibrio. Non si tratta di correggere, ma di cooperare con l’intelligenza formativaQuando tocchiamo un corpo, tocchiamo una storia di movimento. Le tecniche che lavorano con la vitalità tissutale — come l’osteopatia craniosacrale o biodinamica — agiscono su quelle forze formative originarie. L’embrione ci insegna che il trattamento non è una correzione esterna, ma un invito a ricordare e riattivare un movimento originario, intrinseco, ancora presente nei tessuti. - In sintesi: qual è il ponte tra Still e l’embriologia?
Jaap Still parlava dell’uomo come mente in movimento. Io dico: l’uomo è un embrione che continua a vivere in forma adulta. La salute non è solo assenza di sintomi, ma capacità di ricordare il proprio movimento originario, la propria flessibilità ontogenetica. L’osteopatia, come l’embriologia, è un’arte del sentire, non solo una tecnica. È il sostegno consapevole di un processo vitale.