Osteopatia Ricerca osteopatica
Protocollo osteopatico per malati di Sclerosi Multipla: provato il miglioramento della qualità della vita
Si è concluso con successo ad aprile 2015 lo studio con applicazione di un protocollo osteopatico su una paziente di 28 anni affetta da sclerosi multipla di tipo recidivante remittente, condotto da Emanuel Casimiro all’Università Jean Piaget di Faro, Portogallo, a partire da settembre 2014.
Sottoposta a protocollo osteopatico standard messo a punto sin dal 2012 dagli osteopati Massimo Lombardozzi e Vincenzo Di Martino, insieme al Dott. Sciarretta (co-ideatore del protocollo) e con gli Osteopati belgi Georges Finet e Christian Williame – che stanno conducendo da più di 30 anni uno studio sulla biodinamica viscerale offrendo consulenza per la scelta delle tecniche osteopatiche da applicare – la paziente ha consegnato dei risultati del tutto incoraggianti, con un evidente miglioramento generale ed in particolare per quanto riguarda la forza degli arti inferiori e il controllo degli sfinteri e soprattutto l’interruzione delle crisi, con l’ultimo episodio registrato a gennaio 2014 (vedi tabella).
Basate sul metodo delle colonne di pressione di Finet & Williame, l’insieme di tecniche osteopatiche utilizzate nel trattamento della paziente con SM aveva come obiettivo la normalizzazione della pressione intracavitaria, toracica e addominale, al fine di favorire il drenaggio venoso intra-cranico.
Stando infatti al lungo lavoro di Finet & Williame da cui il protocollo osteopatico prende spunto, una tensione posturale cronica patologica, oltre ad agire negativamente sulla mobilità viscerale può aumentare la pressione addominale e conseguentemente la pressione intra toracica e intra cranica, compromettendo il deflusso del sangue dal cranio attraverso il sistema delle vene cerebro spinali.
Protocollo osteopatico
Sottoposta per i primi tre mesi ad un trattamento a settimana, nei mesi successivi la frequenza di trattamento osteopatico è diminuita ad una ogni due settimane. Ma per comprendere meglio l’esito della ricerca è meglio inquadrare le circostanze in cui è nata e la storia di questa paziente, una fisioterapista che stava partecipando ad un corso tenuto dall’osteopata Lombardozzi, il quale l’ha trattata con l’Osteopatia a febbraio 2014 su richiesta della sua ex professoressa di neurologia, organizzatrice dello stesso corso.
“I risultati furono evidenti e immediati – ci spiega Lombardozzi – e la paziente, che prima del mio trattamento a febbraio del 2014 aveva avuto più di 40 crisi dall’inizio della malattia, non controllava bene il muscolo tibiale anteriore e non riusciva a stare in piedi sul tallone sinistro, ha recuperato la forza già alla fine del trattamento, impressionando anche la dottoressa, che aveva testato a sua volta la paziente prima della seduta osteopatica. Fu così che le proposi di fare la ricerca e presentammo contestualmente a Emanuel, all’epoca ancora studente, la possibilità di applicare il protocollo osteopatico sviluppando la sua tesi di laurea su questo tema”.
La ricerca per la tesi di laurea di Emanuel Casimiro, pur non essendo uno studio con validità statistica non avendo un numero sufficiente di pazienti e mancando il gruppo di controllo, ha di fatto consegnato al mondo dell’Osteopatia un tassello importante, nel caso specifico nell’ambito della sclerosi multipla, una patologia degenerativa ma per cui l’osteopatia può essere d’aiuto nel miglioramento delle condizioni di vita. Questo è accaduto a questa paziente, che sottoposta alla batteria di test di entrata a settembre 2014, a maggio del 2015 ha potuto riferire di un sostanziale miglioramento nella qualità di vita.
“Da quel primo trattamento ad oggi non ha più avuto crisi – conferma l’osteopata Lombardozzi – ha continuato i trattamenti anche dopo la fine della ricerca sino ad agosto scorso, ha ricominciato a correre due volte alla settimana, cosa che non faceva da tempo, e sono quasi due anni che non ha più crisi”.
Tra i buoni propositi per i prossimi mesi del co-ideatore del protocollo osteopatico standard per sclerosi multipla Massimo Lombardozzi, quello di mettere online un filmato che spieghi il protocollo osteopatico in oggetto, in modo che possa essere a disposizione di quanti volessero impararlo e applicarlo nella ricerca.
Studi sulla relazione tra postura e deflusso del sangue intracranico
- di Gisolf J, van Lieshout JJ, van Heusden K, Pott F, Stok WJ, Karemaker JM.
Human cerebral venous outflow pathway depends on posture and central venous pressure
The Journal of Phisiology 2004 Oct 1;560(Pt 1):317-27. Epub 2004 Jul 29 - di Alperin N, Lee SH, Sivaramakrishnan A, Hushek SG
Quantifying the effect of posture on intracranial physiology in humans by MRI flow studies
Journal of Magnetic Resonance Imaging 2005 Nov;22(5):591-6
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molto interessante..certo sarebbe bello avere la possibilità di sapere di cosa si tratti il protocollo per poterlo sperimentare….spero venga divulgato…
molto interessante..certo sarebbe bello avere la possibilità di sapere di cosa si tratti il protocollo per poterlo sperimentare….spero venga divulgato…
Con grande soddisfazione leggo l'articolo sulla sclerosi e prendo atto dell'evoluzione del pensiero osteopatico. Nei miei 40 anni di attività nel campo osteopatico, ho sempre trovato nei pazienti affetti da sindromi degenerative localizzate al sistema nervoso centrale la presenza a livello cranico della c.d. compressione sfeno-basilare, cioè il blocco della circolazione liquorale, sia essa dovuta al blocco della sincondrosi o un eccesso di tensione nel sistema membranoso di rivestimento. Da notare che questo "silenzio funzionale" si manifesta di conseguenza anche a livello delle cavità toracica ed addominale.
Grazie ai ricercatori.
Ottimo articolo! Con soddisfazione e gioia leggo la maturazione della coscenza osteopatica. Mi occupo di medicina funzionale ed osteopatia da 40 anni : in tutte le malattie che hanno alla base una degenerazione del tessuto nervoso centrale, cerebrale o midollare, sia di origine trofica che infettiva, il denominatore comune che ho evidenziato è la presenza della c.d. compressione sfeno-basilare; questa può essere causata da un blocco della sincondrosi sfeno-basilare da compressione esterna o da eccesso di tensione del sistema membranoso intracranico e intravertebrale per cause extracraniche. Si ha una perdita della pompa liquorale e dell'effetto trofico esercitato dalla circolazione del LCR sul tessuto nervoso.
In tutti i casi osservati, il ripristino della funzionalità cranica ha aperto la via al recupero delle funzioni nervose, motorie, sensitive e vegetative.
Bravi gli autori e grazie.
Con grande soddisfazione leggo l’articolo sulla sclerosi e prendo atto dell’evoluzione del pensiero osteopatico. Nei miei 40 anni di attività nel campo osteopatico, ho sempre trovato nei pazienti affetti da sindromi degenerative localizzate al sistema nervoso centrale la presenza a livello cranico della c.d. compressione sfeno-basilare, cioè il blocco della circolazione liquorale, sia essa dovuta al blocco della sincondrosi o un eccesso di tensione nel sistema membranoso di rivestimento. Da notare che questo "silenzio funzionale" si manifesta di conseguenza anche a livello delle cavità toracica ed addominale.
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In tutti i casi osservati, il ripristino della funzionalità cranica ha aperto la via al recupero delle funzioni nervose, motorie, sensitive e vegetative.
Bravi gli autori e grazie.
Bravi ragazzi, finalmente si sta prendendo coscienza che l'osteopatia non è solo tecnica di manipolazioni fatta senza un criterio logico e definito. Io ho fatto un lavoro simile per la mia tesi di osteopatia soffermandomi sul problema dell'Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI). Devo dire che creare un protocollo sulla SM è quasi impossibile per la complessità della patologia e dei sintomi più svariati che manifesta. Comunque anch'io ho preso in considerazione le tecniche di Williame e Finet e di drenaggio vascolare cranico. Sarebbe interessante confrontare i due lavori per avere una visione completa del problema.
Bravi ragazzi, finalmente si sta prendendo coscienza che l’osteopatia non è solo tecnica di manipolazioni fatta senza un criterio logico e definito. Io ho fatto un lavoro simile per la mia tesi di osteopatia soffermandomi sul problema dell’Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI). Devo dire che creare un protocollo sulla SM è quasi impossibile per la complessità della patologia e dei sintomi più svariati che manifesta. Comunque anch’io ho preso in considerazione le tecniche di Williame e Finet e di drenaggio vascolare cranico. Sarebbe interessante confrontare i due lavori per avere una visione completa del problema.
Bravi ragazzi, finalmente si sta prendendo coscienza che l'osteopatia non è solo tecnica di manipolazioni fatta senza un criterio logico e definito. Io ho fatto un lavoro simile per la mia tesi di osteopatia soffermandomi sul problema dell'Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI). Devo dire che creare un protocollo sulla SM è quasi impossibile per la complessità della patologia e dei sintomi più svariati che manifesta. Comunque anch'io ho preso in considerazione le tecniche di Williame e Finet e di drenaggio vascolare cranico. Sarebbe interessante confrontare i due lavori per avere una visione completa del problema.
Con grande soddisfazione leggo l'articolo sulla sclerosi e prendo atto dell'evoluzione del pensiero osteopatico. Nei miei 40 anni di attività nel campo osteopatico, ho sempre trovato nei pazienti affetti da sindromi degenerative localizzate al sistema nervoso centrale la presenza a livello cranico della c.d. compressione sfeno-basilare, cioè il blocco della circolazione liquorale, sia essa dovuta al blocco della sincondrosi o un eccesso di tensione nel sistema membranoso di rivestimento. Da notare che questo "silenzio funzionale" si manifesta di conseguenza anche a livello delle cavità toracica ed addominale.
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Ottimo articolo! Con soddisfazione e gioia leggo la maturazione della coscenza osteopatica. Mi occupo di medicina funzionale ed osteopatia da 40 anni : in tutte le malattie che hanno alla base una degenerazione del tessuto nervoso centrale, cerebrale o midollare, sia di origine trofica che infettiva, il denominatore comune che ho evidenziato è la presenza della c.d. compressione sfeno-basilare; questa può essere causata da un blocco della sincondrosi sfeno-basilare da compressione esterna o da eccesso di tensione del sistema membranoso intracranico e intravertebrale per cause extracraniche. Si ha una perdita della pompa liquorale e dell'effetto trofico esercitato dalla circolazione del LCR sul tessuto nervoso.
In tutti i casi osservati, il ripristino della funzionalità cranica ha aperto la via al recupero delle funzioni nervose, motorie, sensitive e vegetative.
Bravi gli autori e grazie.