E’ nato “Mediciomeopatixlemilia”,  un gruppo di volontari autonomamente costituitosi per dare un contributo in termini di terapie non convenzionali, tra cui l’Osteopatia e Omeopatia, alla popolazione terremotata dell’Emilia Romagna. Presenti nel gruppo anche omotossicologi, agopuntori, psicoterapeuti e altri volontari che presteranno gratuitamente il loro servizio fino a quando sarà necessario.

Partita in brevissimo tempo dall’impegno di un sortito gruppo di professionisti, con l’aiuto forum della FIAMO, la federazione dei medici omeopati italiana, l’iniziativa ha luogo in un piccolo ambulatorio allestito a San Felice sul Panaro, nel campo Pascoli: “una casetta in legno, una costruzione antisismica, in bioarchitettura, ecosostenibile – ci ha detto uno dei promotori – che ci è stata donata per l’occasione”.

A servizio della popolazione, anche una farmacia omeopatica, intesa come disponibilità di rimedi unitari che dispensiamo direttamente ai pazienti, senza alcuna spesa a loro carico nemmeno per le terapie.

Sono 6 invece gli osteopati (appartenenti alla scuola C.I.O. di Bologna) ad oggi parte del progetto, per i quali – ci racconta il team Mediciomeopatixlemilia – “un falegname di fiducia ha donato un lettino basso, di quelli con l’apertura per il viso, in modo da permettere ai nostri amici osteopati di lavorare meglio che con i lettini classici da medico”.



“Una volta appreso dell’iniziativa dalla mia scuola, il CIO (collegio Italiano di Osteopatia) ho subito dato la mia disponibilità”, ci ha detto Cesare Spaggiari, uno degli osteopati volontari, vittima in prima persona tra l’altro del disastro sismico, in quanto residente nella bassa modenese, una delle zone più colpite dal terremoto.

I professionisti che vogliano partecipare all’iniziativa “Mediciomeopatixlemilia” possono farlo previo contatto con la segreteria (Tel: 334.7965360).

“L’unica nostra richiesta – ci dicono gli organizzatori del progetto – è una continuità delle prestazioni; accettiamo anche disponibilità bimestrali, ma consideriamo ineludibile il rapporto con il paziente che si prende in carico. Apprezziamo quindi il buon cuore di chi si è proposto per contribuire con un paio di incontri, ma trattandosi di intervento continuativo, prevalentemente indirizzato agli esiti dei diversi e possibili ‘traumi del terremoto’, preferiamo continuare in quello che pensiamo ci accumuni più di ogni altra cosa: la relazione terapeutica”.