Pubblicato il 6 marzo scorso sull’European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology, un lavoro sulle plagiocefalie che ha utilizzato usato la casistica dell’ambulatorio di Osteopatia neonatale e pediatrica dell‘Ospedale San Pietro FBF, uno dei Centri nascita più importanti d’Italia. Titolo della ricerca: “Il ruolo del Ginecologo/Ostetrico nello screening dei neonati a rischio di grave plagiocefalia: prevalenza e fattori di rischio”, uno studio osservazionale prospettico che ha coinvolto 4337 bambini nati all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, molto interessante per medici ginecologi, pediatri, neonatologi, ostetrici, osteopati e tutte le figure professionali che si occupano di plagiocefalie. Una condizione frequentemente rilevata nei bambini (nell’1.89% dei casi) è la plagiocefalia posizionale di grado moderato/severo, tra le più comuni anomalie morfologiche del cranio caratterizzata da una deformazione delle ossa craniche che produce una caratteristica asimmetria della testa derivante da pressioni esterne sul cranio di un neonato a causa del fatto che la testa è rimasta in una data posizione per lunghi periodi.

I bimbi coinvolti nello studio osservazionale prospettico recentemente pubblicato sono stati valutati secondo la Plagiocephaly Severity Scale di Atlanta, uno strumento clinico che si articola in 5 livelli di gravità, suggerendo gestioni differenti a seconda di ognuno di essi: osservazione per il 1° livello, riposizionamento manuale per il 2° e 3° livello, possibilità di utilizzare un’ortesi per il rimodellamento cranico, oltre al riposizionamento nel 4° e 5° livello.

 



“È obbligatorio riconoscere questi fattori al fine di attivare un percorso multidisciplinare (che coinvolga ginecologo, pediatra, osteopata, genitori e altre figure specializzate) con l’obiettivo di prevenire possibili sequele nel neonato” si legge nelle conclusioni dello studio, sottolineando ancora una volta l’importanza del lavorare in sinergia tra diverse figure professionali per il recupero tempestivo di queste tipiche condizioni, molto frequenti tra i neonati. Ed è quello che succede proprio all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma dove da quasi 9 anni  si pratica l’osteopatia pediatrica in un’ottica di multidisciplinarietà, grazie al lavoro dell’osteopata responsabile Marco Petracca, co-autore di questo studio prospettico osservazionale, specialista in Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione, direttore della Clinica Pediatrica Osteobimbo di Roma.

Osteopatia Pediatrica all’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma

Sono oltre 3.500 i trattamenti e le valutazioni osteopatiche effettuate a neonati e bambini in TIN, nei reparti di Ostetricia e Ginecologia e in ambulatorio dal 2013 ad oggi e nel 30% dei casi si tratta di prime visite per plagiocefalia posizionale, una condizione per cui l’osteopatia può essere di grande aiuto, come spiegato in un altro studio italiano, pubblicato a novembre 2021 su “Minerva Pediatrics” dal titolo: “Effetti dell’approccio osteopatico nei bambini con plagiocefalia deformativa: uno studio di ricerca sui risultati”. Condotto sempre da Marco Petracca insieme a Margherita Gasperini e Luca Massimi della Clinica pediatrica Osteobimbo, Nicola Vanacore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute dell’Istituto Superiore di Sanità, Stefano Consolo, Cristina Haass e Maria E Scapillati, lo studio ha indagato gli effetti dell’approccio osteopatico nei neonati con plagiocefalia deformativa con follow-up a a 12 mesi, dimostrando non solo l’efficacia dell’osteopatia, ma anche il grado di soddisfazione dei genitori rispetto all’approccio osteopatico e l’assenza di eventi o reazioni avverse ai trattamenti.

Lo studio è stato condotto su 37 infanti con plagiocefalia che dopo una media di  6.5±2.8 trattamenti manipolativi osteopatici, associati a consigli posturali per i genitori, hanno mostrato una significativa riduzione di tutti gli indici delle valutazioni plagiocefalometriche al follow up a 12 mesi.

Leggi qui lo studio completo pubblicato sull’European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology

leggi qui lo studio pubblicato su Minerva Pediatrics