Questo è uno scritto originale del figlio di A.T. Still.
Charles E. Still, Jr. Collection©, Reminiscences of A.T. Still by E.E. Tucker, DO, ca. 1952, Still National Osteopathic Museum, Kirksville, MO [FDR:36].

Un poco più chiaro è l’episodio che mi raccontò, riguardo a un ragazzo che giunse a cavallo, correndo come un pazzo e vedendo Still gridò: “Dottor Still vieni, fai presto, la mamma sta male”; e conficcando i talloni nei fianchi del cavallo si avviò per tornare verso casa. Still salì a cavallo e inseguì il ragazzo. Arrivato alla fattoria, si trovò davanti un caso di polmonite.
Non aveva con sé alcun farmaco; era sopraggiunta una bufera di neve; così, incerto sul da farsi, si sedette al capezzale del letto e cominciò a esaminare il torace della donna. Si accorse che mentre era sovrappensiero le sue dita stavano seguendo la linea di una delle coste. Allora concentrò l’attenzione su di essa. Sembrava diversa dalle altre – storta – poteva essere rotta? No, ma era palesemente dislocata. A quel punto si affidò alle conoscenze di anatomia, adottò quel suo approccio pragmatico da uomo di frontiera e riuscì a sistemare la costa – era la prima volta al mondo per quanto se ne sa. Il risultato fu miracoloso e molto rapido.
Quando si sedette con la famiglia gli comunicarono cosa era successo: il giorno prima avevano dovuto pulire i maiali. Una delle carcasse già pulita era legata da un lato a un albero, mentre un’altra era stata appesa allo stesso ramo ma doveva essere ancora pulita. Com’è come non è, la prima carcassa si liberò, oscillò verso il basso e il muso irrigidito dell’animale colpì la donna proprio nel punto in cui si era dislocata la costa. A testimoniarlo, si poteva osservare un piccolo livido blu. La catena di eventi che aveva portato dalla costa dislocata alla polmonite, naturalmente non è difficile da comprendere.
Fu così che dal muso di un maiale del Missouri scaturì una delle più importanti rivelazioni della nostra storia umana, a parte naturalmente il fatto che fu necessaria la presenza in quel momento della persona giusta, in grado di osservare, registrare e utilizzare i fatti.

Questa è una delle storie che raccontano l’inizio dell’osteopatia e che spiegano meglio di tante altre il significato della foto emblema di questa disciplina: Still guarda l’osso e nell’osso cerca la soluzione ai problemi che affliggono l’uomo.
La costola non era fratturata, c’era un livido in un punto sul costato e il trauma aveva modificato la sua forma e la sua posizione.
La “magia” dell’osso dopo una frattura è quella di potersi ricostruire com’era. Allo stesso modo, quando operiamo delle tecniche intraossee, la corretta stimolazione attiva un processo di riparazione immediato del callo osseo generato dalla lesione intraossea.
Still ha scoperto che stimolandolo correttamente è possibile riattivare quei processi di guarigione che gli sono propri e questo quando un trauma – come il muso del maiale nella storia – determina non una frattura ma una dislocazione o, come in questo racconto, una lesione intraossea.
Solo in una visione limitata si può pensare che un trauma diretto, come quello causato da un incidente automobilistico o altro, interessi solo l’osso fratturato lasciando indenni tutte le altre strutture o, anche sullo specifico osso, che le altre parti non subiscano una conseguenza.
La conoscenza, lo studio e le tecniche sulle lesioni intraossee che Still certamente applicò in questo caso, sono la grande forza dell’osteopatia, la sua peculiarità che la differenzia dalle altre discipline. Gli osteopati sanno bene che l’osso è prioritario e che sia i legamenti, che i tendini, che i muscoli, sono conseguenza di quella elasticità ossea che con un trattamento osteopatico riusciamo a ripristinare in tempo reale, supportata dai consigli che ne stabilizzano i benefici.