Si è appena conclusa nella Sala del Mappamondo a Palazzo Montecitorio l’audizione del presidente del ROI, Paola Sciomachen in Commissione Affari sociali, nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 3868 Governo, approvato dal Senato, recante “Deleghe al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute”.

Particolare attenzione è stata posta sull’importanza, sostenuta dal ROI, della formulazione dell’art. 4 del ddl 1324 – ora in discussione alla Camera dei Deputati – che tutela il cittadino e si muove in linea con paesi comunitari nel riconoscere l’osteopatia come professione autonoma, per l’esercizio della quale sia necessario un percorso di studi che abiliti alla professione come una laurea o titolo equipollente.

“L’osteopatia nasce infatti come professione autonoma sin da 1897 negli Stati Uniti, con un percorso formativo interamente dedicato – spiega Sciomachen –; è un sistema di cura e prevenzione basata su un intervento manuale così come stabilito dai Benchmarks OMS e dalle linee guida del Trattamento Manipolativo Osteopatico sulla Lombalgia del 2010 e successive revisioni del 2016. Compito dell’osteopata è ricercare la salute globale del paziente; cercare la disfunzione somatica (termine tipico di questa professione) e trattarla con tecniche specifiche”.



Paola Sciomachen ha colto l’occasione per sottolineare al Presidente XII commissione della Camera dei Deputati Mario Marazziti ed ai presenti in aula, il grande consenso guadagnato dall’Osteopatia in Europa negli ultimi 50 anni e da trent’anni a questa parte anche in Italia, dove si è fortemente radicata “occupando un suo spazio specifico – spiega il presidente ROI – che non è quello della medicina ma quello delle problematiche disfunzionali: riduzione e perdita di mobilità che talvolta anticipano situazioni di malattia”.

Parallelamente al successo osteopatico sui pazienti è cresciuta anche la ricerca scientifica di cui Sciomachen ha consegnato i numeri: “8500 lavori indicizzati su Pubmed, di cui il 50 per cento negli ultimi 10 anni e il 2 per cento da soci ROI”.

Quella di oggi è stata dunque un’occasione importante per ribadire quanto sia necessario tutelare il paziente a fronte di una professione che di fatto esiste ed è fortemente radicata sul tessuto sociale italiano oltre che europeo, attraverso una normativa uniforme nei paesi europei che stabilisca alta qualità per la pratica clinica, per la sicurezza e per la deontologia.

Ci auguriamo che l’Italia presto si adegui a quanto accade nel mondo e questa legge è l’occasione giusta per il bene della salute dei cittadini.