Effetto del trattamento manipolativo osteopatico sull’insonnia nei lavoratori notturni” è il titolo dello studio pilota condotto da Naomi BozzelliGiusy De Carlo, presentato dalle stesse autrici nel corso della giornata precongressuale del Congresso Roi tenutosi a Napoli lo scorso giugno, guadagnando il secondo posto nella premiazione dei lavori di tesi presentati.

Di seguito un articolo a cura delle autrici per Tuttosteopatia.it.

Effetto del trattamento manipolativo osteopatico sull’insonnia nei lavoratori notturni

Quante volte avete provato a contare le pecore per prendere sonno? Ha mai funzionato? Spesso la risposta è no!
In seguito ad esperienze personali ci siamo chieste se è consigliabile anche avvalersi del trattamento manipolativo osteopatico per combattere l’insonnia.

Ad oggi è una problematica piuttosto sottovalutata e sotto diagnosticata, nonostante secondo l’AIMS (Associazione italiana di medicina del sonno) sembra già colpire un terzo della popolazione mondiale compresa l’Italia. Questo ci ha condotte a fare ulteriori ricerche e in particolare sui lavoratori notturni, in quanto sembrano essere maggiormente soggetti a questo tipo di disturbo del sonno.

Ma come riconoscere l’insonnia? Questa è caratterizzata dalla difficoltà nell’addormentarsi durante la notte e/o nell’incapacità nel mantenere il sonno. Si definisce poi cronica quando si verifica almeno 3 notti a settimana per almeno 3 mesi.

In questa sperimentazione sono stati così reclutati 30 lavoratori che svolgono il turno notturno o con rotazione a turni e suddivisi nelle seguenti categorie: operatori sanitari, operai, operatori ecologici e una singola guardia giurata. Attualmente per fare fronte a questa problematica esiste un intervento farmacologico e non. Il primo consiste nell’utilizzo di benzodiazepine, antistaminici, antidepressivi, ipnotici e melatonina, mentre per quello non farmacologico viene utilizzata maggiormente la terapia cognitivo comportamentale, che pare essere più efficace. Infatti i soggetti del presente studio hanno assunto melatonina, benzodiazepine, tisane e addirittura bevande alcoliche prima del seguente reclutamento.



Tutti i lavoratori hanno ricevuto 5 manipolazioni osteopatiche con approccio Black Box (dove è l’operatore a scegliere quali aree trattare e con quali tecniche) ed è stata effettuata una misurazione in prima e ultima seduta mediante ISI (Insomnia Severity Index) e PPG (fotopletismografo) per poter valutare rispettivamente il grado d’insonnia e registrare i dati sul sistema nervoso autonomo del paziente.

Da qui si è riscontrato che il sesso femminile è più soggetto a soffrire d’insonnia e in particolare gli operatori sanitari, in quanto hanno dovuto far fronte a carichi di lavoro estenuanti durante la pandemia da Covid-19 e per di più si è constatato che il cortisolo risulta avere un picco nelle ore serali piuttosto che al mattino. Gli squilibri di questo ormone sembrano associarsi anche a stanchezza, deficit immunitario, obesità e depressione. In aggiunta le secrezioni del cortisolo sembrano variare dal quinto turno notturno consecutivo. Ma vi sono anche altri ormoni come FSH, LH e progesterone che hanno un ruolo nella costruzione del sonno e dall’adolescenza fino alla menopausa.

Inoltre personalità più inclini all’ansia e alla depressione con tendenza al perfezionismo, introversione e minor capacità di far fronte allo stress hanno maggior rischio di presentare questo disturbo del sonno.

Inizialmente l’insonnia comporta conseguenze a breve termine ma quando questa cronicizza si verificano cefalea muscolo-tensiva ed emicrania, che alla lunga comportano forme lievi e moderate di ipertensione. Ulteriori prove sembrano anche suggerire come questa problematica sia fattore di rischio per infarti del miocardio, malattie coronariche e diabete.
Effettivamente i partecipanti allo studio hanno lamentato emicrania o cefalea muscolo-tensiva associata a stanchezza giornaliera e al turno notturno, oltre a sintomi quali: lombalgia. reflusso gastroesofageo, sinusite, dolore a livello del muscolo trapezio, meteorismo e stipsi.

Con il susseguirsi dei trattamenti manipolativi osteopatici il quadro clinico dei pazienti è migliorato sia per quanto riguarda lo stato d’insonnia che la sintomatologia descritta precedentemente.

Infatti tecniche manuali come l’osteopatia sembrano permettere soprattutto una riduzione dello stato infiammatorio e della dolorabilità grazie alla sollecitazione del sistema fasciale, ovvero quel tessuto che mette in connessione gruppi di muscoli. Per di più ciò può essere spiegato mediante il principio di tensegrità, il quale afferma che i sistemi biologici si autoregolano per via delle cellule strettamente connesse tra di loro e a una matrice.
Inoltre un recente studio sembra suggerire che le fibre C dette tattili sembrerebbero rispondere meglio al trattamento osteopatico e che quindi comporterebbero sia una riduzione delle sostanze pro-infiammatorie che la modulazione del sistema nervoso autonomo; difatti a seconda dell’area trattata e del tipo di sollecitazione si ha un aumento del para/orto simpatico.

In conclusione possiamo affermare che questa sperimentazione ha prodotto risultati molto incoraggianti mostrando un netto miglioramento dello stato d’insonnia sui lavoratori notturni trattati osteopaticamente.

Detto ciò, se contare le pecore non ha funzionato è ora di correre dall’osteopata!

Naomi Bozzelli, Osteopata D.O.
Giusy De Carlo, Osteopata D.O.