L’Osteopatia aiuta a guarire dalla plagiocefalia non sinostosica dei neonati grazie ad interventi tempestivi e non invasivi che forniscono una risoluzione significativa già dal secondo trattamento. Questo è quanto stabilito dallo studio di coorte condotto dall’osteopata Teresa Ferola di recente pubblicato su NSC Nursing, rivista scientifica dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli.
La plagiocefalia non sinostosica è una deformità del cranio che può essere causata da mal posizionamento intrauterino (plagiocefalia primaria), da una cattiva posizione ricorrente nei primi mesi di vita o anche secondaria a torcicollo miogeno.
Condotto su 347 neonati affetti da Plagiocefalia non sinostosica selezionati consecutivamente tra Dicembre 2016 e Settembre 2019 con età post natale compresa nel range 10-910 giorni, lo studio ha coinvolto, oltre all’osteopata Ferola, anche Franca Sarracino e Marcello Napolitano del Dipartimento di Pediatria dell’ospedale Evangelico Betania di Napoli, oltre ad Angela Capuano dell’Ospedale partenopeo A.O.R.N. Santobono-Pausilipon e Annalisa Passariello del Dipartimento di Cardiologia Pediatrica dell’ospedale Monaldi.

Sostenuta in primis dalla dott.ssa Amelia Faiella responsabile del follow-up e dal dott. Marcello Napolitano, direttore dell’UOC di terapia intensiva e neonatologia dell’ospedale Betania, l’attività osteopatica di Teresa Ferola è partita in una TIN di 3° livello, con neonati prematuri con peso alla nascita anche di 400-500 gr.
I piccoli “pulcini combattenti” sono seguiti in follow up per 2 anni dalla dott.ssa Amelia Faiella, che ha iniziato 7 anni fa circa ad indirizzare i piccoli affetti da plagiocefalia posizionale all’osteopata Ferola.
«Ho conosciuto Lia sulle piste da sci circa 7-8 anni fa e da lì la preziosa collaborazione con la dott.ssa Faiella è cominciata in extramoenia nel mio ambulatorio a Portici – racconta l’osteopata Ferola – in seguito, quasi 3 anni fa, sono entrata in Terapia Intensiva in accordo col comitato scientifico ed etico per avviare una ricerca che valutasse l’incidenza del trattamento manipolativo osteopatico sui tempi di degenza dei piccoli pazienti. Ancor dopo è nata la collaborazione con l’associazione “Pulcini Combattenti” che sostiene i prematuri nell’ospedale Betania attraverso pratiche di medicina complementare che vanno dal tenere in fascia, al massaggio infantile, all’osteopatia».

Ad oggi la ricerca sull’incidenza dell’osteopatia in TIN è stata avviata e pubblicato questo studio di coorte, con l’obiettivo di arrivare ad un numero di almeno 700 pazienti e poter pubblicare su una rivista scientifica con un maggiore impact factor.



A  seconda dell’indice di asimmetria craniale (IAC) i piccoli sono stati sottoposti ad un minimo di 2 ad un massimo di 10 sedute osteopatiche con una frequenza prima settimanale, dopo una ogni 15 giorni.
«Dalla mia esperienza posso affermare che per raggiungere un eccellente risultato è necessario integrare l’osteopatia con una compliance genitoriale fatta di esercizi a casa e posizionamento, una complementarità imprescindibile. Questa integrazione consente di raggiungere risultati difficilmente perseguibili utilizzando pratiche singole».

I risultati sono molto incoraggianti. Già al quinto trattamento, meno dell’1% dei neonati presentava un deficit funzionale, meno del 2% un deficit osteopatico e il 3.17% un deficit sia funzionale che osteopatico, con una percentuale di neonati senza deficit o guariti del 94.52% dei 347 neonati di partenza

Qui lo studio completo.