Lo Studio sperimentale è nato nell’ottobre 2018 dalla volontà di portare avanti una sperimentazione sul tema dello stress psicofisico a cui l’atleta rugbista è continuamente sottoposto. L’obiettivo è quello di valutare l’efficacia di un trattamento osteopatico nel recupero psicofisiologico in seguito ad un evento sportivo, confrontando parametri biologici misurati con un gruppo di controllo (trattamento placebo), tra chi ha giocato e chi non ha giocato.

L’idea, preventivamente studiata e stabilita con il Relatore Dott. Franco Guolo, è stata presentata ai Responsabili delle principali squadre Seniores di Rugby del territorio Parmigiano (Rugby Colorno, Rugby Parma e Amatori Parma Rugby). A nostro grande favore è stata la collaborazione del Dott. Luca Carnevali, ricercatore dell’Università di Parma-Dipartimento di Scienze chimiche, della vita e della sostenibilità ambientale; ma anche la collaborazione della Dott.ssa Sara Pin studentessa laureata in Biologia e Applicazioni Biomediche all’Università degli studi di Parma, la quale ha sviluppato uno studio sperimentale in parallelo sull’effetto della manipolazione osteopatica sulla modulazione autonomica cardiaca durante il recupero sportivo in atleti professionisti”; con la supervisione del Dott. Andrea Sgoifo professore associato di Fisiologia all’Università di Parma e presidente del corso di Laura Magistrale in Biologia e Applicazioni Biomediche dello stesso ateneo.

Lo studio è stato sviluppato dalla sottoscritta Gloria Solarino (Laureata in Scienze motorie, sport e salute e da quasi 1 anno Osteopata diplomata presso il C.I.O. di Parma) insieme al mio collega Giovanni Librici (anche lui Osteopata da circa 1 anno).

Inizialmente si è constatato che in baseline esiste una significativa differenza statistica tra l’atleta che ha giocato e l’atleta che non ha giocato il giorno prima delle misurazioni dei parametri di pressione arteriosa (sistolica e diastolica, nelle tre posizioni), di HR (=frequenza cardiaca), di HF (= indice vagale), e del rapporto LF/HF (= bilancia simpato-vagale).



Colui che ha giocato alla domenica presenta dei valori basali alterati, come conseguenza dell’evento “partita” che porta nelle successive 24h dallo sforzo intenso, ad un sovraccarico allostatico, con una diminuzione del valore di HRV, il quale indica una ridotta flessibilità del sistema, con una soppressione del parasimpatico ed una prevalenza del simpatico.

È stato dimostrato che l’approccio osteopatico può inserirsi in un concetto di prevenzione in un più rapido recupero da uno sforzo intenso dello sportivo professionista, in quanto si è visto avere influenza in ogni singola seduta di manipolazione osteopatica, nella riduzione e normalizzazione della pressione arteriosa (sia sistolica che diastolica), nella riduzione della frequenza cardiaca, nell’aumentare e riequilibrare l’indice vagale, e nel riequilibrare la bilancia simpato-vagale con uno spostamento della bilancia verso un tono maggiormente parasimpatico.

Lo stato inarrestabile di accresciuta eccitazione fisiologica causato dallo stress, induce una sovra-attivazione cronica del sistema nervoso autonomo, che attraverso la tecnica di valutazione dell’HRV, può essere riscontrato nell’aumento del valore della densità spettrale di potenza delle basse frequenze.

Nel protocollo di seduta, ogni giocatore è stato valutato sia in una condizione di post-partita (Match), sia in una condizione di riposo (No Match).

Durante il campionato sportivo si sono accumulate una serie di situazioni di stress, che portano ad una cronicità della risposta allo stress, per cui se non c’è una disattivazione questa diventa un fattore fisiopatologico per l’organismo dello sportivo.

Dallo studio si è evidenziato che gli atleti agonisti presentano un prevalere di tono parasimpatico basale, ma nelle 24 ore successive all’evento partita si riscontra una forte prevalenza simpatica, questo dato è stato il nostro punto di forza nel poter dimostrare, con misurazioni, che il trattamento osteopatico possa ristabilire un equilibrio tra le due branche del sistema nervoso autonomo, infatti in baseline si è riscontrato che una branca predominava sull’altra, e questo è associato ad una mancanza di flessibilità dinamica e di salute.