È da poco stato pubblicato da Piccin il libro di Simone Rigalza e Massimo Garavaglia I primi fondamentali 10 minuti per l’osteopata. L’indagine differenziale per un trattamento più sicuro, un manuale pensato con l’obiettivo di racchiudere tutto ciò che un professionista, osteopata o terapista manuale che sia, ha necessità di sapere e di organizzare nella sua pratica quotidiana ambulatoriale.
Ma sono proprio gli autori a spiegarci nel dettaglio l’intento alla base di questo libro e in che modo può essere utile agli osteopati.

Cosa significa effettuare una indagine differenziale?

L’indagine differenziale è quel processo clinico che porta l’osteopata sulla base delle risposte alle domande anamnestiche a formulare delle ipotesi di disfunzioni a certi tessuti e quindi indagarli tramite l’same obiettivo. Questo processo permette all’osteopata di riscontrare in modo ragionevole eventuali disfunzioni non di nostra competenza definite controindicazioni.

Quali sono le controntroindicazioni in osteopatia?

Le controindicazioni sono un possibile risultato del processo di indagine differenziale. Infatti al termine di questa parte rilevante del nostro operato potremo definire se il paziente sia di nostra competenza, oppure se presenti controindicazioni con possibili disfunzioni a certi tessuti tali da determinare l’assoluta astensione al trattamento (red flags). Nello specifico le controindicazioni assolute ci impediscono, per ragioni di sicurezza, di proseguire con la nostra visita osteopatica e demanderemo il paziente ad un medico specialista. L’osteopata potrebbe rilevare inoltre controindicazioni relative (yallow flags). Queste ci impediscono solo di trattare certi tessuti o aree corporee, oppure di non utilizzare determinate manipolazioni perché potrebbero essere non sicure ma potremo comunque effettuare il nostro trattamento osteopatico.

Questo secondo voi non significa porre dei limiti alla professione osteopatica?



Per noi è esattamente il contrario. Ovvero in questo modo significa operare in maggior sicurezza e quindi, dopo aver accertato l’assenza di controindicazioni, ci si sente più liberi di poter seguire il ragionamento osteopatico senza la paura di incontrare tra le mani la presenza di disfunzioni gravi.

Quanta importanza riveste nel buon esito di un trattamento una corretta indagine differenziale?

Secondo il nostro punto di vista più del 60%. Infatti pensiamo sia meglio effettuare un trattamento poco efficace ma con una corretta indagine differenziale piuttosto ma senza ripercussioni per il paziente, piuttosto che operare manipolazioni in modo molto tecnico ed efficace senza aver effettuato una corretta indagine e quindi rischiare di risultare addirittura nocivi.

Quale percorso vi ha portato a scrivere questo libro?

Più di 10 anni fa abbiamo intrapreso un percorso di formazione che ci ha portato ad effettuare esperienze nel Regno Unito dove l’osteopatia è riconosciuta da molto tempo e ben integrata con il loro sistema. Ci siamo subito accorti che nei percorsi di formazione come tutti gli studenti fossero estremamente attenti al tema della sicurezza.

A chi è rivolto il libro o a chi lo consiglieresti?

Il nostro pensiero è stato anche quello di scrivere un libro che renda possibile un nuovo confronto con l’ambito medico. Probabilmente se si uniformasse l’idea tra gli osteopati dell’importanza dell’indagine differenziale, ci potremmo presentare come professionisti non aggressivi, prudenti e affidabili più di quanto già lo siamo. Dimostrarci capaci di eseguire in 10 minuti un esame obiettivo clinicamente corretto, rende davvero l’osteopatia più sicura ed ora aggiungiamo pronta ad essere anche promossa senza reticenze.

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