Alla luce della situazione politica che si sta sviluppando in questi giorni, vi proponiamo due interviste rivolte ai rappresentanti del mondo osteopatico che stanno avendo un ruolo determinante sulle scelte del Legislatore. Iniziamo oggi con l’intervista ad Alfonso Mandara a cui seguirà presto quella al presidente del ROI, Paola Sciomachen.

Pensa che ci siano buone possibilità di vedere riconosciuta la nostra Professione?

Sinceramente si, non ho mai visto una così grande apertura e disponibilità da parte del Ministero ad affrontare la questione “Osteopatia” e penso che questo sia dovuto al fatto che il fenomeno sia diventato troppo grande, e quindi il prolungarsi di tale vuoto legislativo potrebbe aggravare maggiormente il problema. Tale urgenza, inoltre, credo sia dovuta anche alla necessità di una riforma del sistema sanitario in generale in un’ottica di tutela del consumatore e di rispetto delle norme europee per la libera circolazione. Per quanto riguarda l’Osteopatia, si deve partire dai documenti già prodotti dalla comunità Osteopatica Europea e Mondiale (come le linee guida OMS) e adattarli al “sistema Italia” così come è stato fatto in altre Nazioni come Francia ed Inghilterra dove, pur se con delle differenze, hanno mantenuto uno standard non solo in linea con i dettami indicati nei documenti Mondiali ma anche non in contrasto  con il proprio sistema Sanitario Nazionale.

Qual è lo stato dei fatti ad oggi?

E’ stata fatta una valutazione, attraverso incontri e colloqui con  gruppi di esperti nel settore nel campo dell’istruzione universitaria, tecnici del Ministero della Salute, stakeholder Osteopatici Nazionali ed Europei ed Associazioni di settore (AIFI e FNOMCEO), per capire quali potessero essere le reali difficoltà e le opposizioni che avremmo potuto incontrare in base alla scelta della nostra collocazione all’interno della riforma sanitaria Italiana.
Le problematiche maggiori che si sono palesate durante questi incontri sono state diverse: quella di non sfociare nel campo della diagnostica medica (esclusività solo per i Laureati in Medicina e Chirurgia e sue specializzazioni); la non sovrapposizione di competenze con altre figure professionali (non prevista tra l’altro dal sistema giuridico italiano) e la sanatoria degli Osteopati non in possesso di una Laurea Sanitaria, per intenderci laureati in Scienze Motorie, Massoterapisti, Osteopati con percorso quinquennale presso Istituti privati.

Quale strada avete deciso di percorrere a seguito delle valutazioni iniziali?



Abbiamo pensato che la soluzione migliore fosse quella di una Laurea Triennale in Osteopatia che permettesse di  mantenere le competenze fondamentali della nostra Professione pur allontanandosi dall’area riabilitativa propria del fisioterapista. Infatti nel nostro disegno il profilo professionale dell’osteopata viene inserito nell’area Tecnico – Sanitaria, che ha tra le sue peculiarità quella di agire in termini di prevenzione, promozione e assistenza al mantenimento della salute; un’area che quindi tutela la natura e le prerogative dell’osteopatia ed il suo profilo professionale.
Alcuni potrebbero obiettare ora sul fatto che siano pochi tre anni per preparare al meglio un osteopata, ed io concordo pienamente con loro, però mi preme specificare un aspetto che forse in molti non hanno colto, ossia che nei tre anni di corso si acquisiscono le conoscenze di base, in particolare del sistema neuro-muscolo-scheletrico, ed i titoli per essere inserito nell’area sanitaria di competenza. A questo si potranno aggiungere – ed io sottolineerei si dovranno aggiungere – ulteriori due anni di completamento della formazione che l’osteopata può fare negli Istituti Privati che possono garantire gli standard qualitativi di formazione e tirocinio clinico supervisionato; questo anche perché non è previsto nell’attuale ordinamento universitario per le triennali sanitarie la creazione di Lauree Magistrali (più due) professionalizzanti.
Tale disegno inoltre è stato condiviso con tecnici ministeriali, partiti politici ed associazioni di settore che lo hanno definito percorribile e soprattutto meritevole per la nostra Professione.

Perché non considerare la laurea quinquennale in Osteopatia?

Una Laurea quinquennale a ciclo unico avrebbe implicato un inserimento dell’Osteopatia all’interno dell’area delle Professioni Sanitarie di secondo Livello, con diritto alla diagnosi peraltro, che capite bene, non sarebbe accettata da Medici, Fisiatri e dagli stessi fisioterapisti, ed inoltre, al momento  non esiste un modello Europeo che possa giustificare questa richiesta.
Lo stesso Ministero della Sanità poi, durante alcuni incontri, ci ha fatto capire che una scelta del genere avrebbe di fatto implicato delle problematiche di estrema complessità e che forzava lo stesso Ministero a presentare contemporaneamente un’altra opzione di riconoscimento, quella di Fisioterapia + 2 anni di Osteopatia, opzione che avrebbe completamente annullato la nostra Professione.
E’ per questo che abbiamo optato per una soluzione che fosse un ottimo compromesso tra le due alternative, ossia la laurea triennale.

Per quanto concerne invece il delicato aspetto della sanatoria dei pregressi?

Questo in effetti è un tema delicato visto che parliamo dell’inserimento nella Professione Sanitaria di osteopati privi di titolo sanitario pregresso, e che forse oggi rappresentano la quasi totalità del panorama Italiano.
Per i Laureati in Scienze Motorie e Massoterapisti, essi potranno sfruttare alcuni crediti acquisiti con il loro precedente percorso di studi che insieme alla loro formazione osteopatica ed un’eventuale aggiunta di ulteriori 60 crediti nelle scienze mediche e cliniche potranno rientrare facilmente nell’area sanitaria come osteopati.
Per i diplomati in Osteopatia Full Time, pur avendo acquisito 300 crediti formativi questi, in alcuni casi, sono stati rilasciati da strutture non universitarie a differenza di altri che invece sono in possesso di titoli universitari stranieri (laddove l’Osteopatia è riconosciuta), che permettono l’iscrizione agli albi professionali delle rispettive Nazioni, vedi Francia ed Inghilterra, e possono così richiedere l’equipollenza del titolo di studio secondo la Direttiva Europea 2005/36/CE.
Per questi ultimi la strada più veloce potrebbe essere quella di convertire il loro Diploma in Laurea (Bsc in Osteopatia che ricordo equivale ad una Laurea Triennale Italiana).

Perché tale proposta è stata elaborata solo dal Suo gruppo di lavoro?

Inizialmente avevamo creato un tavolo di lavoro comune insieme al Direttivo ROI, ma le prime difficoltà sono nate quando il Dr. Leonardi ci ha chiesto più proposte per il riconoscimento della Professione alla luce dei problemi che avremmo potuto incontrare e di cui ho parlato sopra. Il Direttivo ROI si è rifiutato di prendere in considerazione un secondo progetto che non fosse quello della Laurea Quinquennale  a ciclo unico poiché, secondo loro, c’erano buonissime possibilità che questa fosse stata accettata e che quindi non dovevo preoccuparmi e che mi avrebbero tenuto in costante aggiornamento sugli sviluppi.
Visti gli anni d’esperienza e la mia costante presenza nell’ambiente politico ed accademico sia Nazionale che Internazionale, sapevo che forse non c’era da stare cosi tranquilli, perciò ho deciso di intraprendere un percorso diverso e che andasse ad offrire una possibile alternativa al disegno veicolato dal ROI.

Ho avuto incoraggiamento ed aiuto da parte di numerosi osteopati italiani, alcuni appartenenti anche al vecchio direttivo ROI, che costantemente si informavano sugli avanzamenti della situazione spronandomi e confermandomi la bontà della mia scelta.
La speranza ora è quella che il profilo venga approvato e che finalmente la nostra Professione arrivi ad un primo storico traguardo, ma ci tengo a sottolineare questo punto perché alcuni potrebbero aver mal interpretato il mio “essermi svincolato dalla proposta ROI” vedendo ciò come una presa di posizione o chissà cos’altro. Assicuro invece che qualora la scelta del Ministero dovesse ricadere sul profilo quinquennale, vi posso garantire che io sarei il primo a festeggiare e a complimentarmi per quanto ottenuto.
Ho solo un’ultima cosa da dire e che credo sia di fondamentale importanza in questo momento, ossia l’urgenza di organizzare, quanto prima, un’assemblea tra tutti gli osteopati per discutere su tutti questi punti e su tutte le necessità che potrebbero nascere a seguito del riconoscimento; spero che questo mio appello venga colto e si possa organizzare quest’incontro il prima possibile.