Dopo l’intervista ad Alfonso Mandara, di seguito la posizione espressa dal presidente del ROI, Paola Sciomachen, sulla situazione politica che si sta sviluppando in questi giorni che riguarda il riordino delle professioni sanitarie e che investe anche l’Osteopatia. Le interviste sono rivolte ai rappresentanti del mondo osteopatico che stanno avendo un ruolo determinante sulle scelte del Legislatore.

Pensa che ci siano buone possibilità di vedere riconosciuta la nostra Professione?

Sicuramente l’osteopatia ad oggi ha dimostrato di riscuotere consenso e si è diffusa sul territorio sia come numero di professionisti, sia come numero di pazienti che si avvalgono dei trattamenti osteopatici trovandone beneficio e dimostrando un gradimento sempre maggiore. Questo rende necessaria l’attenzione delle istituzioni che devono garantire il professionista e tutelare l’utente, definendo competenze e ruolo dell’osteopata, trattandosi di figura sanitaria. Perciò credo che ci sia davvero la volontà di affrontare e di risolvere il problema del riconoscimento della nostra professione.

Cosa è stato fatto sin’ora?

Questo consiglio direttivo e’ stato eletto da 2 mesi e da allora si è affidato ad una agenzia qualificata che cura i rapporti istituzionali e, forte di un preciso mandato avuto dall’assemblea dei soci, ha iniziato un dialogo con le istituzioni competenti, sia al ministero della salute, sia a livello parlamentare, per perseguire l’obiettivo del riconoscimento della professione sanitaria primaria con laurea quinquennale a ciclo unico. Ci siamo resi conto che non c’era molta informazione sulla situazione attuale, ne’ su cosa fosse l’osteopatia (per esempio la differenza fra fisioterapia ed osteopatia), ne’ sulle competenze. Si e’ specificato che il campo di intervento non e’ quello riabilitativo, ma tanto meno non potrebbe essere fra le altre tre classi di laurea triennali per le professioni sanitarie ( l/SNT 1, 3, 4) cioè infermieristiche, tecniche sanitarie e della prevenzione (che concerne prevenzione dell’ambiente e igiene dei luoghi di lavoro), che riguardano aree non di nostra competenza.



Quale strada avete deciso di intraprendere riguardo la formazione osteopatica, perché?

La laurea quinquennale rappresenta la fotografia dell’esistente, nel momento in cui stiamo diplomando dei professionisti la cui formazione prevede 5 anni con 300 crediti formativi, oppure 180 crediti ottenuti con laurea di primo livello, più 120 crediti specifici in osteopatia.
Sappiamo bene che una laurea triennale sarebbe riduttiva e non esaustiva per la nostra formazione. Ora gli osteopati sono in grado di lavorare in autonomia sulla salute del paziente, offrendo professionalità, competenza e sicurezza. La formazione attuale e’ stata formulata seguendo le direttive dell’OMS, nonché l’indirizzo e la politica delle altre associazioni a livello europeo. Stiamo lavorando per produrre evidenze scientifiche, per dialogare con le figure sanitarie che si occupano di ricerca e per investire risorse in ambito scientifico, che è quello che ci permetterà di avvallare e supportare le nostre richieste di riconoscimento.
Sia il ministero come i politici che abbiamo consultato a livello ufficiale, non si sono mostrati ostili alla laurea quinquennale, chiedono però unità di intenti e collaborazione, perché se noi pensiamo che questa sia la nostra identità, dobbiamo perseguirla fino in fondo, sensibilizzando l’opinione pubblica, le istituzioni ed il mondo accademico sulla legittimità  della nostra richiesta.

Per quanto concerne il delicato aspetto della sanatoria dei pregressi?

la sanatoria e’ sicuramente un problema da affrontare in modo serio e la cui soluzione non è semplice, dal momento  che molti di noi hanno un titolo pregresso di laurea non sanitaria.
Il ROI intende farsi carico di tutti i suoi associati. Non credo ci siano grandi margini di mediazione a livello del ministero su questo argomento, ma noi ci stiamo provando. Penso anche che al nostro interno ci si debba quindi  già organizzare per prevedere corsi di riconversione per queste figure che dovranno integrare il percorso, per arrivare ad acquisire i crediti richiesti, trovando le soluzioni migliore per agevolare i nostri professionisti.

All’interno del ROI ci sono circa 20 scuole di osteopatia. Sono concordi con la linea di pensiero perseguita dal Registro riguardo la formazione?

Le scuole ROI concordano con l’obiettivo della formazione quinquennale a ciclo unico. Lunedì 28 luglio abbiamo avuto una riunione di aperto e dialettico confronto con le scuole, in cui è stata anche affrontata e chiarita, dopo partecipato e costruttivo dibattito, la posizione del CPO (Comitato promotore della formazione delle competenze dell’osteopata ndr).
L’obiettivo in un prossimo futuro e’ quello di sganciare le scuole dall’associazione e di creare all’interno del ROI una commissione scientifica che si occupi di formazione e ricerca, composta da tecnici e da docenti qualificati, che seguirà, insieme al direttivo, il riconoscimento del percorso formativo anche a livello istituzionale. Nel frattempo le scuole verranno traghettate verso l’istituzione di un consorzio esterno all’associazione, condiviso negli obiettivi e nella organizzazione, che le veda partecipi nell’attività di formazione e nel percorso di accreditamento. Il tutto con i tempi consentiti sia dalla modifica dello statuto e dall’approvazione dell’assemblea, come dall’organizzazione e dallo svolgimento delle attività attualmente in corso.