“Per quanto concerne l’osteopata – si legge nella risposta ministeriale del 12 marzo all’interrogazione parlamentare in Commissione XII (Affari sociali) dell’On. Binetti – questo Ministero si è più volte espresso, anche verso l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione di Normazione, affermando che le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie”. Osteopatia tra le professioni sanitarie. Così si è espresso il Ministero della Salute, ed è esattamente ciò che gli osteopati chiedono a gran voce da anni.
Leggi qui il testo della risposta del Ministero della Salute, allegato 2.
L’onorevole Binetti, dal canto suo nell’interrogazione parlamentare ha detto anche di più, suggerendo come raggiungere questo scopo, alla luce “dell’elevato numero di persone che ricorrono alle prestazioni dell’osteopata”, e cioè attraverso due percorsi da seguire alternativamente: un master o una laurea specialistica in queste materie (osteopatia e chiropratica NdR) ovvero istituire un’ulteriore professione sanitaria non medica accanto alle ventidue già esistenti”.
Se da un lato il Ministero della Salute si rivolge alla pratica osteopatica definendola “attività riservata alle professioni sanitarie”, al contempo lo stesso Ministero fa riferimento alla legge 14 gennaio 2013, n. 4 «Disposizioni in materia di professioni non organizzate», che di fatto però inserisce l’osteopatia tra quelle professioni che svolgono attività economica, anche organizzata, volta alle prestazioni di servizi o di opere a favore di terzi con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell’articolo 2229 c.c., delle professioni sanitarie”. Professione sanitaria si o no?
Ecco invece un clamoroso esempio di come l’informazione possa essere manipolata e distorta. E’ il caso di quanto riportato sul sito dell’associazione italiana fisioterapisti aifi.net che, prendendo un pezzo della risposta ministeriale e facendo proprie considerazioni, giunge a tutt’altra conclusione, riportando testualmente che: “l’osteopatia è attività sanitaria e come tale può essere esercitata solo da professionisti sanitari regolarmente abilitati tramite il superamento dell’esame di Stato”.
Vogliamo ricordare agli amici fisioterapisti che purtroppo, nostro malgrado, nessuna legge dello Stato italiano ha sin’ora stabilito univocamente la strada per diventare osteopata, pertanto asserire che “chiunque pratichi osteopatia senza essere in possesso di una laurea sanitaria (o di un titolo ad essa equipollente) stia commettendo il reato di esercizio abusivo di professione sanitaria” suona come una libera interpretazione dei fatti.
Il Ministero dice che l’Osteopatia rientra nelle Professioni Sanitarie, ma non dice che la debbano svolgere i SANITARI già esistenti…!
Invitiamo una volta per tutte l’associazione dei fisioterapisti a consultare i tantissimi colleghi osteopati in possesso anche del titolo di fisioterapista, a chiedere loro in cosa consista il percorso di osteopatia, quanto sia specifico e articolato, e come da tanti anni ormai sappiamo possa prescindere dal titolo di studio di partenza.
L’Osteopata è altra cosa rispetto al fisioterapista.
Ci auguriamo che prima o poi il legislatore si esprima in maniera chiara sul riconoscimento di una professione ormai definita inequivocabilmente a livello mondiale, e che in Italia, invece, non riesce a trovare la sua giusta affermazione.
Buongiorno a TUTTI, credo utile in questo momento evitare di parlare di registri e associazioni, ma creare una vera e propria forza, NOI SIAMO OSTEOPATI, tutti noi chi prima, chi dopo e chi in essere sta svolgendo con fatica e sacrifici un percorso che merita il GIUSTO valore e la giusta considerazione. Il miglior modo in questo momento per far comprendere cio che sta accadendo NON E’ interpretare chi un modo e chi in un altro cio che è accaduto in seguito all’interrogazione, ma sarebbe opportuno fare anche noi un’interrogazione prlamentare in modo da far chiarezza e luce sulla vicenda e sul futuro prossimo dello stato dell’arte.
le battaglie fra scuole e fra registri ora NON DEVONO ESSERCI, tutti dobbiamo essere uniti e credere in ciò che siamo. Dobbiamo parlare a nome di tutti quei ragazzi che hanno e stanno investendo tempo e denaro in questa formazione, i quali da diplomati si sono avvicinati anche perchè negli ultimi anni l’OMS a dettato le linee guida della formazione in osteopatia. L’italia deve ascoltare NOI, in modo serio, concreto e costituzionale nel rispetto della persona e della sua identità. Molte volte si è fatta nebbia tra professione e formazione e questo ha portato fuori pista molti.
la formazione che si fa nelle scuole è altamente specialistica perchè in linea con gli standard europeri per la formazione in osteopatia e la mole di studio e tirocinio svolto è assolutamete la carta d’identità per l’OSTEOPATA che vuole affacciarsi al mondo professionale.
Non è una specializzazione di una professione sanitaria e non è un master post professione sanitaria ma è una MATERIA e SCIENZA ben definita con dei parametri ben chiari.
a mio parere e’ comunque ora che certe associazioni vengano ridimensionate.
Cosa ha veramente chiesto la Binetti?
Cosa ha veramente risposto il Ministero?
L’Osteopatia è una Professione che opera sulla Salute delle persone…
Quindi la Binetti auspica un percorso di riconoscimento positivo nell’ambito delle Professioni Sanitarie.
GIUSTO!
Il Ministro dice che l’Osteopatia va esercitata da Professionisti Sanitari.
GIUSTO ANCHE QUESTO!
Ma cosa vuole dire il Ministro (o cosa abbiamo capito noi… travisando esattamente come ha fatto l’aifi – ma aifi chi?):
1) vuole dire per caso che il Fisioterapista può esercitare l’Osteopatia?
2) vuole dire per caso che l’Odontoiatra può esercitare l’Osteopatia?
3) vuole dire per caso che l’Infermiere può esercitare l’Osteopatia?
NON LO HA DETTO ! o almeno non ancora…
Qual è il Professionista Sanitario che può esercitare l’Osteopatia?
L’OSTEOPATA!
A mio parere, questa è l’azione da fare e la notizia che deve passare, dopo l’interrogazione di Binetti e la risposta del Ministero! E sono d’accordo con Giusva (!) che ORA c’è bisogno di UNIRCI e condurre un’interrogazione parlamentare sulla definizione di chi è un osteopata, chi può esercitare come tale e che formazione deve aver seguito….di certo, l’ultima cosa da fare è calarsi le braghe e dichiarare che il dado è tratto per un colpo da ministro….qui c’è da condurre un iter che è caldo ORA e bisogna battere finchè è caldo! Altro che arresa!
L’osteopatia esiste ed è’ una disciplina primaria, autonoma e sanitaria e come tale dobbiamo rivendicare il nostro percorso formativo indipendente dalle altre figure esistenti !
L’UNI è stato un modo di muovere le acque, ma non è il futuro dell’Osteopatia in Italia come non lo è stato per l’Europa.
Si aprono le danze per una nuova fase: Osteopatia Professione Sanitaria autonoma, libera, con formazione specifica mediante Laurea magistrale.
La Disfunzione Somatica esiste nei codici sanitari nazionali ed europei: non è Diagnosi Medica, non è Diagnosi Funzionale Fisioterapica… è oggetto della Diagnosi Osteopatica.
Siamo pronti ad intraprendere una battaglia su questi fronti?
aspettavo una tua chiarificazione. sperando che si risolva tutto presto e subito. grazie massimo…come sempre grazie!
E’ ormai un.abitudine e una paranoia di un continuo brusio neuronale in via di estinzione e’ gente che appartiene alla sienza dell.ignoranza ..e’una continua provocazione di menti con sostanza grigiastra in via di degradazione ….che cosa sia giusto o non giusto nella vita lo sa solo DIO…la coscienza che risiede in una minuscola porzione del rombencefalo ..si e’modificata e soprattutto si e’ fibrotizzara in coloro che assiduamente concepiscono la vita come una estremizzazione concettuale ..non e’.la nostra
professione ad essere attaccata ..ma di chi la possiede …io padre ..padre di tutti togli il senso
dell.accanimento e imbriglia i loro pensieri affinche’ la vita non sia piu’mortificata e
umiliata….io sono libero ..nessun uomo puo’calpestare la mia dignita’sono ..piccolo ..ai margini ..ma saro’in grado di far aprire la pagina del rispetto!
.nuccio onofrio russo
‘
E’ vero, occorre essere uniti nella lotta per il riconoscimento, ma occorre anche ragionare sugli errori gravi che sono stati commessi, senza mettere la testa nella sabbia. Ad esempio, dire che l’Osteopatia non è professione sanitaria, ricorrendo alla legge 4/2013, equivale a negare il significato e il ruolo stesso della disciplina, esponendosi quanto meno all’accusa di ricorrere a improbabili scorciatoie. Inoltre, esercitare l’osteopatia e dichiarare formalmente il trattamento fisioterapico per non pagare l’IVA, non equivale a dichiarare allo Stato che il riconoscimento dell’osteopatia noi stessi non lo vogliamo? Cosa sta più a cuore ad alcuni nostri rappresentanti: il destino dei professionisti o il fatturato delle scuole? La nuova Associazione professionale degli Osteopati ha scelto di associare solo i possessori di partita IVA in qualità di osteopati, non le scuole. Questo è il coraggio necessario che consenta di essere una squadra coesa attorno ad identità di obiettivo. Anche perché, se non sapremo noi orientare il legislatore con merito e competenza, sarà il legislatore che sceglierà per noi. E allora, gli attacchi imprudenti al Ministro e lo sdegno di facciata di chi pensa di saperci rappresentare lo pagheremo a caro prezzo. Questa volta si, tutti uniti!
Ottimo intervento Massimo concordo con lei ma anche con la puntualizzazione di Gianluca Ceino.
Grazie Massimo,adesso ho le idee più chiare perché mi avevano riportato la notizia in modo diverso…
Per chiarire un pò meglio si deve precisare che la posizione del Ministero della salute é chiara: l’osteopatia é una pratica sanitaria anche se poi non chiarisce in maniera esplicita da chi debba essere praticata se non genericamente (in attesa di una legislazione chiara) da professionisti che abbiano un titolo sanitario. Quando il ministero richiama la legge 4/2013 e la norma UNI per l’osteopata lo fa proprio per confermare che l’osteopatia non può essere praticata come una professione del "benessere" così come invece il direttivo del ROI continua a professare (vedi nota del presidente sito ROI).
Per me bisogna invece inserirsi con competenza ed autoritá in questa "porta" aperta dal Ministero dimostrando di essere i veri interlocutori per la creazione di una nuova figura sanitaria e non continuare ad insistere sull’ormai binario morto della legge 4/2013 degli operatori del benessere, che tra l’altro non ci rappresenta.
Noi facciamo del bene
l’osteopatia, come molte altre discipline è sotto la legge 4/2012 le profesioni libere, volte al recupero del benessere psico-fisico della persona: è ora di finirla da parte delle lobbies di fare solo i loro interessi. Abbiamo diritto di scegliere e di farci trattare da chi crediamo sia in grado di farlo. Certamente non solo i medici e tanto meno i sisioterapisti hanno l’esclusiva di tali arti!! BASTA!!!!
Ottimo intervento Massimo concordo con lei ma anche con la puntualizzazione di Gianluca Ceino.
Grazie Giusva ,sei grande!
Vorrei sbagliarmi, ma credo che quella di Massimo sia un’interpretazione ottimistica ….spero di essere smentito quanto prima.
Per chiarire un pò meglio si deve precisare che la posizione del Ministero della salute é chiara: l’osteopatia é una pratica sanitaria anche se poi non chiarisce in maniera esplicita da chi debba essere praticata se non genericamente (in attesa di una legislazione chiara) da professionisti che abbiano un titolo sanitario. Quando il ministero richiama la legge 4/2013 e la norma UNI per l’osteopata lo fa proprio per confermare che l’osteopatia non può essere praticata come una professione del "benessere" così come invece il direttivo del ROI continua a professare (vedi nota del presidente sito ROI).
Per me bisogna invece inserirsi con competenza ed autoritá in questa "porta" aperta dal Ministero dimostrando di essere i veri interlocutori per la creazione di una nuova figura sanitaria e non continuare ad insistere sull’ormai binario morto della legge 4/2013 degli operatori del benessere, che tra l’altro non ci rappresenta.
Grazie la Redazione di tuttosteopatia per questo articolo fondamentale per l’Osteopatia in Italia.
Ringrazio ed apprezzo anche l’intervento di Giusva Gregori DO. Adesso tutti devono, al di la’ dell’associazione o Registro di appartenenza, coalizzarsi per far Riconoscere l’Osteopatia come professione sanitaria. L’Osteopatia non e’ fisioterapia. Sono due professioni ben distinte. Ciascuna fondamentale e di valido aiuto per il benessere della persona.
Le vicende degli ultimi giorni circa l’evoluzione della situazione politica dell’osteopatia in Italia merito una seria e profonda riflessione.
La risposta che il ministero della salute ha dato il 12 marzo all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Bidetti fornisce senza possibilitá di fraintendimento la posizione che questa istituzione ha considerando l’osteopatia una professione sanitaria. E fin qui niente di negativo: anzi direi finalmente il giusto riconoscimento per una professione ad alto livello di responsabilità collocata finalmente nella posizione che le compete.
Quindi mi colpisce la posizione del direttivo del ROI che attacca senza mezzi termini questa posizione difendendo la norna UNI e la legge 4/2013 (quella che ci colloca per intenderci tra gli operatori del benessere); tale posizione é commentata e sostenuta sul sito del ROI da un nota del presidente di CNA professioni che tra l’altro difende la sua tesi affermando tra l’altro che in Europa l’osteopatia non é una professione sanitaria. Non mi risulta.
Il vero problema, vista la recente evoluzione delle cose, é di capire a quali professionisti si ha intensione di affidare il compito di praticare l’osteopatia. Infatti le due possibili strade prospettate sono: l’istituzione di un master post universitario oppure la creazione di una nuova figura professionale da affiancare alle 22 professioni sanitarie già esistenti in Italia. E su questo che il direttivo ROI dovrebbe concentrare le proprie forze imponendosi autoritariamente come vera controparte al tavolo di lavoro che prenderà tale decisione. Mi auguro che le prospettate interrogazioni parlamentari di alcuni esponenti politici sollecitate dal direttivo del registro degli osteopati vada in tal senso e non nel volersi cocciutamente collocare nel binario almeno momentaneamente morto della norma uni/legge 4/2012 delle professioni del benessere. Sarebbe una decisione strategicamente sbagliata nel momento in cui il ministero della salute é deciso a trovare sul campo dei professionisti che possano svolgere osteopatia nell’ambito sanitario. Come dire: il terreno é fertile ed é il momento della semina!
Mauro Longobardi
È "bello" vedere come quante altre figure professionali abbiano così tanto timore di noi Osteopati..consapevoli (senza volerlo assolutamente dichiarare) del nostro lungo, tortuoso ed impegnativo percorso formativo che fa del buon Osteopata, un grande professionista.
A testa bassa continuiamo a camminare e lavorare nella nostra "corsia", senza invadere quelle adiacenti e lasciamo fare a coloro che, senza alcun diritto, continuano a cercare di sbatterci fuori carreggiata, ricordandogli peró che così facendo perderanno i loro personali obbiettivi dimenticandosi di guardare avanti..
Il Ministero della Salute da oltre un hanno ha ribadito formalmente che la legge 4/2013 non è applicabile all’Osteopatia. Malgrado questa consapevolezza documentabile, alcuni rappresentanti degli osteopati hanno perseverato nell’elaborazione di una norma nazionale (UNI) che nega il ruolo sanitario dell’osteopata, riferendosi caparbiamente alla stessa legge 4/2013. Gli stessi signori oggi stigmatizzano e attaccano il Ministro. Vorremmo capire se costoro mirano al suicidio della categoria o ad altro.
Crediamo che il Presidente del ROI, che regge le fila della discutibile cordata, debba qualche spiegazione, specialmente a coloro che sono stati da lui stesso invitati a dichiarare nelle proprie fatture "professione esercitata ai sensi della legge 4/2013", e che avrebbero forse qualche diritto di rivalsa in caso di contestazione.
Di fronte al solo dubbio di un errore di queste proporzioni, chiunque avrebbe, a nostro avviso, il dovere di dimettersi dal proprio ruolo.
Crediamo fortemente nel senso di RESPONSABILITA’dei rappresentanti designati. Per tale ragione abbiamo scelto da tempo di non aderire più al ROI.
Buongiorno a tutti i colleghi e non ,concordo perfettamente con il pensiero profondo di Giusva .In questo momento di alta tensione bisogna unire le forze e creare un movimento unico
Sulla mozione parlamentare ancora secondo me non chiara bisognerà aspettare le prossime dichiarazioni . La mia domanda e’ " ma chi ha fatto questa dichiarazione ha ben presente la differenza tra osteopatia e le altre figure sanitarie??" Differenza tra osteopata e fisioterapista ???
Figure che possono collaborare ma non sono legate … La mia e’ solo un’osservazione che va oltre .. Mi metto nei panni di chi è stato dall’altra parte come studente facendo mille sacrifici per poter studiare e lavorare contemporaneamente e si vede portar via la sua passione. Il suo credo..
Giusto creare una regolamentazione in un panorama dove con la nascita di scuole che con 2 seminari ti fregiano col titolo di DO ,ma sarebbe opportuno dare la possibilità di potersi mettere in regola ..questo e’ il minimo che ci possa essere dato, magari creando una sanatoria per chi ha già il titolo.
Mi chiedo allora e’ una manovra economica?
In fin dei conti l’osteopata fa l’osteopata ,il fisioterapista fa il fisioterapista , il medico fa il medico .. L’Italia non ha ancora capito che il lavoro di squadra e’ l’abbinata vincente … Noi osteopati abbiamo l’obbligo di unirci e creare un movimento ,allineati a tutti quei parametri europei. Siamo in europa ? O siamo fuori dall’Europa ?
Esiste l’osteopatia ..sei un osteopata .. Siamo osteopati …
Credo che alcuni colleghi SBAGLINO sia a sottovalutare sia a dare la "giusta interpretazione" a noi osteopati perchè:
1) il problema non solo come si interpreta ma CHI interpreta e cosa determina (pazienti, libera opinione, media, acc…)
solo un esempio piccolo http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=20415 . Forse qualcuno vuole adare nelle redazioni dei giornali e nelle news degli abbonati per spiegare che hanno capito male?
2) Il ROI ha stabilito una riunione per lunedì, forse per inviare chiarimenti o perchè si è creato un pò si subbuglio?
3) se si è alzato questo polverone è perchè quanto ottenuto fino ad oggi non è sufficiente ma parziale e frutto di mediazioni tra più interessi. Agli osteopatia più di tutti interessa l’osteopatia e poter lavorare con essa. Gli altri interessi non ci riguardano. Si sottoline come spesso colleghi e scuole anche del ROI organizzano corsi aperti ai fisioterapisti dell’AIFI per vendere pezzi di osteopatia (forse leggettimo ?!) ma non il contrario. E’ cosa da discutere se ciò è corretto sul piano sociale, commerciale ed in particolare verso gli osteopati: dare a chi ci vuole eliminare, e contemporaneamente vare bel visso a tutti. Assolutamente si collaboarzioni e studi con gli amici fisioterapisti, ritengo sbagliato NON essere determinati con chi odia gli osteopati italini. Stimolerò forme di boicottaggio verso chiunque non renda chiara la sua posizione in merito. Discuter per trovare soluzioni è importante, il resto è …. mercatismo.
4) Il problema non è solo l’interpretazione ma l’intenzione. Chi è osteopata conosce questo termine. Intenzione di fare del male agli osteopati che hanno pagato con sudore proprio e delle proprie famiglie la propria formazione, che lavorano pagando tasse e contro ogni ostacolo. Qualcuno vuole fare dei danni a NOI altri voglio mediare per motivi vari, io ritengo che si debba agire nei modi opportuno ma risoluti e verso una soluzione definitiva. Le scuole di Osteopatia dovranno mettersi al fianco degli osteopati che vivono l’osteopatia nella quotidianità e di questo vivono.
…..
10) Ancora più semplice se molti colleghi hanno "capito male" pensate chi non segue nei dettagli questi passi e questi linguaggi. é difficile spiegara alla nonna che quanto le ha riferito la nipote che ha letto sul giornale che l’osteopata di fiducia è illeggittimo.
11) Questa invece potrebbe essere una occasione buona. I colleghi finalmente stanno reagendo e sono disponibili ad andare avanti contro tutto e contro tutti coloro che si frappongono fossero anche interni fra l’osteopatia ed il loro lavoro (famiglia) e chi è contro questo.
STOP a mediazioni e STOP a Obiettivi Parziali. L’osteopata deve essere LIBERO di svolgere il proprio lavoro e di POTERLO integrare se lo ritiene, e liberi devono essere i cittadini e quindi i pazienti.
Andimo sui media quindi ma non solo per pubblicizzare le nostre attività ma per difendere l’osteopatia e gli osteopati.
Il Ministero della Salute da oltre un hanno ha ribadito formalmente che la legge 4/2013 non è applicabile all’Osteopatia. Malgrado questa consapevolezza documentabile, alcuni rappresentanti degli osteopati hanno perseverato nell’elaborazione di una norma nazionale (UNI) che nega il ruolo sanitario dell’osteopata, riferendosi caparbiamente alla stessa legge 4/2013. Gli stessi signori oggi stigmatizzano e attaccano il Ministro. Vorremmo capire se costoro mirano al suicidio della categoria o ad altro.
Crediamo che il Presidente del ROI, che regge le fila della discutibile cordata, debba qualche spiegazione, specialmente a coloro che sono stati da lui stesso invitati a dichiarare nelle proprie fatture "professione esercitata ai sensi della legge 4/2013", e che avrebbero forse qualche diritto di rivalsa in caso di contestazione.
Di fronte al solo dubbio di un errore di queste proporzioni, chiunque avrebbe, a nostro avviso, il dovere di dimettersi dal proprio ruolo.
Crediamo fortemente nel senso di RESPONSABILITA’dei rappresentanti designati. Per tale ragione abbiamo scelto da tempo di non aderire più al ROI.
Quanta confusione ha creato questa risposta, e non poteva essere diversamente perche con troppa semplicità e’ stato detto che l’osteopatia e’ una professione sanitaria! Il mio e’ il punto di vista di un avvocato che da molto tempo segue la vostra "vicenda normativa". Per me tutto il male in questo caso non viene per nuocere ma ora chi è’ stato così categorico nel dire che l’osteopatia e’ una professione sanitaria ( e io personalmente penso che la vostra disciplina meriti questa consacrazione) dovrà prendersi la responsabilità di chiarire molte cose che voi dovrete chiedere. Perché la presunzione di questa risposta sembra poter dire che i medici e i laureati in una professione sanitaria per ciò solo possono fare le tecniche osteopatiche. Questa bestialità NON DOVETE farla passare. Ora chi ha speso una riga per rivoluzionare la vita di molti professionisti dovrà prendersi la responsabilità di regolamentare l’osteopatia da ora in poi e stabilire l’equipollenza per chi ha frequentato quelle scuole serie (e ce ne sono) che hanno il corretto percorso previsto a livello europeo per diventare osteopati. Forza ragazzi, ora unitevi e siate determinati e pronti a una battaglia strutturata e non confusa. Sono con voi!
Sono d’accordo con Maria Teresa,ma vorrei risponderle facendo per un attimo "l’avvocato del diavolo": perché il Ministero della Salute dovrebbe accogliere la nostra richiesta di riconoscimento sanitario se proprio chi più di altri ci rappresenta ha scelto una strada opposta?
Ovvero, se siamo proprio noi che vogliamo essere "professionisti del benessere" o, in altri casi, preferiamo nasconderci dietro altre definizioni professionali quando esercitiamo l’osteopatia, perché mai lo Stato dovrebbe affidare a noi un ruolo sanitario autonomo?
E’ assurdo solo pensare che l’osteopatia debba essere "regalata" alle professioni sanitarie esistenti, ma non le pare che i rappresentanti della categoria stiano volenti o nolenti andando in questa direzione?
Un’intera associazione come il ROI ha sposato la legge 4/2013 mentre il Ministero diceva di seguire la strada maestra della salute. Questo vorrà pur dire qualcosa?
Tutti possono sbagliare ma, quando gli errori sono tali, si perde totalmente credibilità. Occorrerebbe, quanto meno, che i responsabili ne traggano le conclusioni più dignitose, come giustamente osservano molti intervenuti in questo animato dibattito.
Affermo questo perché la mia speranza è che non sia l’intera categoria a doverci rimettere la faccia.
Qualcuno disse: chiediti cosa puoi fare tu verso lo Stato, prima di chiederti cosa possa fare lo Stato per te.
In altre parole, gentile avvocato, la risposta del Ministero non ha generato alcuna confusione. Al contrario, ha consentito di mettere in luce le responsabilità e ha indicato un percorso. Ma siamo proprio sicuri che vorremmo seguirlo tutti insieme?
Noi dell’Associazione professionale degli Osteopati lo vogliamo con convinzione!
Ciò che sta succedendo non deve stupire in un Paese come l’Italia. Vorrei chiedere a Maria Teresa, in quanto Avvocato, se questa affermazione del Ministro, non sia in palese contraddizione con la legge 14.01.2013 n° 4 , G.U. 26.01.2013. E concordo con Maria Teresa se provano a farci lo scherzetto, se necessario dobbiamo essere pronti a tutto!! manifestazioni di piazza e blocchi delle autostrade!!!
Riccardo Lunardi DO
Per me ci dovrebbe essere una preparazione medica per svolgere attività di OSTEOPATA.
Stiamo calmi ma col motore acceso fino a Lunedì, dopo la riunione del ROI vedremo il da farsi.
Condivido al 100% Riccardo Lunardi
Gentili Riccardo e Gaspare,
forse non avete ancora capito che il Ministro non ha mai considerato l’osteopatia compatibile con la legge 4/2013.
Perché? Perché il Ministero della Salute, l’O.M.S., le legislazioni dei Paesi europei ed extraeuropei, il FORE, il SOPE ed ogni osteoapata con un minimo di senso etico e professionale, considerano l’Osteopatia una PROFESSIONE SANITARIA.
La legge 4/2013 NO!Chiaro?
Forse, compreso questo semplice concetto, potrete partecipare alla riunione del ROI e chiedere qualche spiegazione e, perché no, un cambio di strategia.
Non dimenticate, però, che le persone che rappresentano le strategie devono essere credibili. E chi ha portato il vostro Registro a questa palese contraddizione, non potrà da un giorno all’altro sostenere l’esatto contrario di quanto ha predicato fino a oggi.
A proposito? Scrivete ancora nelle fatture "professione esercitabile ai sensi della Legge 4/2013"?
Buon lavoro ragazzi!
per sei anni mi han ripetuto di essere sintetico……….: men- muscoril,pi+ osteopatia
Solo una parola: A B U S I V I
Chi fa osteopatia sapendo di non avere alle spalle una laurea in medicina o fisioterapia quindi essendo consapevole che il percorso che andrà a fare non sarà abilitante è un coglione x quello che spende e se esercita va contro le leggi dello stato italiano. Senza se e senza ma!
Poi l’osteopatia non sarai mai una professione sanitaria come non lo è in America dove è nata, è cmq una terapia non convenzionale. In osteopatia la letteratura scientifica è minima e di scarsa qualità, inoltre non avete neanche una lettura critica degli studi scientifici, ma come è possibile una cosa del genere?! Come si fa a capire cosa è meglio per un determinato problema se non si fanno degli studi?! La scienza è vero che non da sempre le risposte, ma la cosa principale x cui si usa il metodo scientifico è creare nuovi quesiti!
Caro Riccardo l’affermazione del ministero e’ in palese contraddizione con la legge 4/2013, ma se devo esprimere un’opinione io non ho visto fin da subito questa legge come una benedizione e non l’avrei sposata come categoria di osteopati.. va bene (con modifiche) per altre categorie, ma non per voi…oltre non vado su un blog. Concordo anche con mariella e mi sentirei di dire che forse e’ stato messo in atto un meccanismo economico dal quale ora chi lo ha innescato faticherà a tornare indietro.. la battaglia degli osteopati dovrebbe avere come priorità la dignità della vostra professione e non altro. Ovviamente tutto parte dalla mia opinione primaria che la vostra professione ha dignità di professione sanitaria e se avessi dovuto fare una battaglia per voi io l’avrei fatta in tal senso..ora è tutto più complicato da ricomporre ma non impossibile..con calma..
Caro triste FISIO,
A parte la tua maleducazione e ignoranza in merito alla questione osteopatia, ti invito a documentarti meglio sulla nostra pratica e forse anche sulla tua. È già la tua: pratica composta di protocolli d’intervento, magnetismi e semplici mobilizzazione articolari. Pensa a fare tecar terapia per una lombalgia e decontrarre il quadrato dei lombi, tanto l’etiologia di tale sintomo è quella…no? Visto che sei così intelligente, ti faccio notare che hai mancato di rispetto a tanti tuoi colleghi che dopo, la scarna formazione in fisioterapia, hanno fatto altri sei anni di Osteopatia.
Per quanto riguarda la letteratura scientifica, ti rammento che per validare il funzionamento della correzione di una disfunzione somatica, la scienza non ha strumenti; visto che è così ,possiamo parlare di casistica. Che ne dici? Quante persone si rivolgono dall’osteopata dopo essere state magnetizzate con le vostre terapie fisiche? Vieni nel mio studio, ti invito a intervistare tutte le persone che sono in sala d’attesa e quelle che escono. Ora, per cortesia, chiedi scusa a tutti noi è ai tuoi colleghi e cerca di informarti prima di scrivere.
Inoltre mi permetto di consigliarti di approcciarti diversamente alla medicina: hai a che fare con sistemi comlessi, come gli esseri umani, i quali richiedono una sinergia di collaborazione tra professionisti e non un assolutismo terapeutico. Non arriverai mai a niente…
Grazie dell’incoraggiamento Maria Teresa. Concordo con quanto affermi, certamente dettato da competenza ed entusiasmo: doti queste che non hanno caratterizzato alcuni rappresentanti della categoria.
Come puoi notare anche in questi interventi, ci sono molti professionisti che non hanno ancora compreso la portata dell’errore commesso dal loro Registro e aspettano ancora come la manna gli esiti di riunioni gestite da Direttivi delegittimati nei fatti e del tutto improponibili all’esterno.
Mi chiedo quanto ancora costoro pensino di resistere nel mondo dei sogni, mentre i nostri detrattori esprimono tutto il loro livore volgare, infondato e farneticante.
Qualcuno comincia a capire, tuttavia: gli interventi di Mauro, Roberta, GLuca, Mariella paiono espliciti in tal senso. La nuova Associazione professionale degli Osteopati, che grazie a questi interventi ho riscontrato al sito http://www.associazioneosteopati.it mi sembra un ottimo salto di qualità a tal riguardo.
La calma è certamente la virtù dei forti. Io ci metterei anche la coerenza e il coraggio.
Invito tutti i colleghi che, come me, hanno dedicato la vita all’Osteopatia a scegliere con coraggio e coerenza un’altra strada.Infatti: "errare è umano, perseverare è diabolico"!
Grazie Massimo x questo scambio prezioso!
Questo é il momento giusto!
Per spiegare (se riuscisse a togliersi le bende davanti agli occhi) a chi non si firma e si nasconde dietro la sua bella categoria FISIO che ABUSIVO é lui quando esercita tecniche osteopatiche (non certo Osteopatia o meglio OMT) rubate o copiate in qualche corso…
Per spiegare, in santa pace, che l’Osteopatia non va inventata x l’Italia… O digerita dentro le 22 professioni già esistenti… Non é possibile! Non perché lo dico io, ma perché già ESISTE come professione sanitaria ovunque nel mondo, codificata dall’OMS, opera sulla "Disfunzione Somatica" (che il Fisioterapista, ma anche il Medico, l’infermiere… non sanno cosa sia), fa migliaia di ore a scuola di una cosa curiosa che é "Palpazione Percettiva"…
Agisce opera pensa studia investe… E collabora pienamente con le altre figure professionali della sanità.
Una parte del parlamento ha capito questo… E come dice Paolo Tozzi (con parole che avrei voluto sentire dal Presidente del ROI…) su questo si deve lavorare!
Gli Osteopati organizzati in Europa sono pronti ad una Class Action x dare forza agli Osteopati italiani, organizzati ma come dicono Giusva, Gaspare e Paolo, uniti senza differenze!
Dal 2008 in Italia ci sono Congressi ogni anno (il prossimo in Roma a settembre) che spiegano l’Osteopatia come arte e scienza sanitaria e portano evidenze.
E forse, oltre alle Scuole che stanno aumentando qualità ed eccellenza dalla base dobbiamo cominciare a partecipare di più ad usare un linguaggio comprensibile anche fuori dai nostri contesti!
E soprattutto (anche se lavorerò xchè qualcosa e molto cambi già prima) facciamoci vedere alle Elezioni del 23 maggio… La riunione del 31 marzo é ben posizionata nel calendario… Il giorno dopo ci sveglieremo con un bel Pesce D’Aprile x chi si ostina a non vedere il futuro che entra nel ROI, in Italia, nel Parlamento… Ed assegna all’Osteopatia ed agli Osteopati il giusto posto che gli spetta: professione sanitaria, libera, autonoma, europea, mediante formazione universitaria a ciclo unico.
E cambiamo le cose! Prima che le cose cambino noi!
Diceva Einstein:
"Non lamentarti che le cose non cambiano, se TU continui sempre a fare le stesse cose…"
Un nuovo futuro x l’Osteopatia con un Registro rinnovato e con noi Osteopati orgogliosi e uniti per la nostra Identità! In grado (per noi si…) di convivere e collaborare con tutti i FISIO, i MED, i CHINESIO… di questo mondo, per il BENE dei pazienti (come dice Daniele).
😉
PZ
Direttore di una Scuola di Osteopatia
A beneficio della categoria, vorremmo elencare alcune risposte che non ci piacerebbe ascoltare dal Presidente del ROI sulle questioni emerse a seguito del suo suo attacco al Ministro della Salute dalle pagine della carta stampata, nel presumibile tentativo di distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità.
Speriamo che egli non ci dica che la legge 4/2013 sia stata da lui considerata una tappa nel percorso per il riconoscimento dell’osteopatia sanitaria: spiegandoci cioè che per ottenere un risultato occorra affermare il suo contrario!
Ci auguriamo che non si ribadirà che la certificazione FAC del professionista come operatore del benessere sia necessaria per ambire al riconoscimento dell’osteopatia.
In effetti, se la norma di riferimento esclude il ruolo sanitario dell’osteopatia, non esponiamo così gli operatori al rischio di una contraddizione di fatto, con conseguenti contestazioni?
Inoltre, non si configurerebbe anche un incoraggiamento surrettizio per quelle scuole di osteopatia che consigliano o organizzano per i propri studenti corsi di massoterapia, operatore termale o simili? E quindi, un invito ad esercitare l’Osteopatia dichiarando altro? Reato anche a norma della legge 4/2013, a quanto pare.
Speriamo che egli, con l’ausilio dei consulenti della sua Associazione, non si limiti a ribadire che la giurisprudenza italiana non considera l’osteopatia come esercizio abusivo(certamente non per merito suo – ndr).
Perché l’intervento del Ministero da un’anno a questa parte e il perseverare del ROI a difesa della non pertinente legge 4/2013, rischia di scatenare un’altra raffica di denunce ai danni degli osteopati italiani.
Non vorrei che, come il suo collega Berloffa, ci dica che in Europa l’Osteopatia non ha un ruolo sanitario. Oltre a non essere vero, tale assurdità contraddice le Strategie OMS sulle Medicine tradizionali: prima fra tutte l’Osteopatia. Lo stesso concetto di "osteopatia-professione della salute" viene chiaramente espresso nella norma europea CEN che contraddice palesamente la norma italiana UNI sostenuta dal ROI e da altre associazioni alleate.
Per inciso, il nostro Istituto ha già formalizzato il suo voto di lunedì, favorevole alla norma CEN e al ruolo sanitario dell’Osteopatia, presso la Commissione nazionale in Milano. E, in tempi non sospetti, ha indicato sul proprio sito web la propria distanza dalla norma UNI per le ragioni qui accennate (cfr:www.iemo.info/professione).
Auspichiamo che non sia l’ingiuria ai danni di chi non la pensa allo stesso modo, una risposta ai problemi qui sollevati con buon senso e pacatezza.
Non ci piacerebbe neppure vedere, come spesso accade quando la barca affonda, che le responsabilità ricadano su una persona sola, capro espiatorio per più disinvolti collaboratori che probabilmente hanno già cominciato a prendere le distanze dal "capo".
La vera dignità della professione osteopatica, ben descritta nel recente libro italiano di Silvia Tuscano, dovrebbe spingerci a recuperare le reali e più alte motivazioni professionali per correggere gli errori fatti e ripartire da capo.
Apprezzabile appare in tal senso il tentativo della nuova Associazione professionale degli Osteopati.
Ripartire però con una nuova squadra per una più adeguata, coesa e competente rappresentanza, come giustamente viene qui indicato da molti colleghi.
Sempre disponibili per i nostri diplomati, per i nostri studenti e per chiunque voglia condividere le nostre iniziative, ringraziamo per l’attenzione.
Concordo pienamente con Roberta Filippazzi, dobbiamo essere uniti.
Uniti come Osteopati, professionisti di una disciplina che ha tutti i diritti per far parte delle professioni Sanitarie, e nulla da spartire con la legge 4/2013.
Nascondersi dietro ad altre professioni per fatturate senza IVA è una truffa nei confronti dello Stato, e visto che lo Stato rappresenta i cittadini, in ultima analisi è una truffa nei confronti dei pazienti. L’erogare prestazioni Osteopatiche sotto mentite spoglie è una truffa nei confronti di tutta la categoria.
Per questi motivi ho scelto l’Associazione Professionale degli Osteopati, in quanto Associazione di Professionisti dell’Osteopatia, tutti con la volontà di svolgere la propria professione autonomamente, nel pieno rispetto delle leggi e nella ferma convinzione di non essere alternativi a nessuno, bensì complementari a tutti.
Grazie Maria Teresa, condivido tutto soprattutto quando tu parli di " meccanismo economico dal quale ora chi lo ha innescato faticherà a tornare indietro". Si perchè forse in questi anni si sono tutelati troppo gli interessi delle scuole ( sempre più iscritti) e non abbastanta la qualità ( vedi corsi partime). Aver aderito alla legge 4/2013, non so se come diretta conseguenza delle considerazioni mie di cui sopra, ha costituito forse l’unico modo per ottenere in tempi brevi un quadro normativo a tutela dell’osteopatia, per continuare poi a perseguire il riconoscimento come figura sanitaria indipendente. A fisio rispondo: quando tu probabilmente ti facevi ancora soffiare il naso dalla tua mamma molti, tra cui il sottoscritto, andavano all’estero a studiare osteopatia in scuole fulltime, tornavano in Italia e insegnavano a gente come te, e forse qui è il problema vero, che neanche hai il coraggio di firmare i tuoi insulti. Prima di essere fisioterapisti o osteopati bisogna essere uomini, e un uomo si firma quando vuole insultare. A Luigi rispondo che sono daccordo con lui, difatti nelle scuole fulltime la formazione medica di base prende un ruolo quasi preponderante. Un pò come l’odontoiatra non necessita di frequentare la facoltà di medicina e chirurgia per svolgere la sua attività di odontoiatra.
Saluti a tutti.
Riccardo Lunardi DO
Concordo pienamente con Roberta Filippazzi, dobbiamo essere uniti.
Uniti come Osteopati, professionisti di una disciplina che ha tutti i diritti per far parte delle professioni Sanitarie, e nulla da spartire con la legge 4/2013.
Nascondersi dietro ad altre professioni per fatturate senza IVA è una truffa nei confronti dello Stato, e visto che lo Stato rappresenta i cittadini, in ultima analisi è una truffa nei confronti dei pazienti. L’erogare prestazioni Osteopatiche sotto mentite spoglie è una truffa nei confronti di tutta la categoria.
Per questi motivi ho scelto l’Associazione Professionale degli Osteopati, in quanto Associazione di Professionisti dell’Osteopatia, tutti con la volontà di svolgere la propria professione autonomamente, nel pieno rispetto delle leggi e nella ferma convinzione di non essere alternativi a nessuno, bensì complementari a tutti.
Federico C. Franscini D.O.
Sono fisioterapista da 33 anni e osteopata da 20, non mi sono mai iscritto all’aifi perchè gestita da fisioterapisti ospedalieri frustrati e con una sudditanza psicologica e patologica nei confronti dei medici. ora con questa minilaurea pensano di essere dei minimedici e come tali venire a sindacare sulla professione dell’osteopata per avere qualcuno sotto. L’osteopatia è un’altra professione senz’altro sanitaria e come tale va regolamentata anche per tutelare tutti quegli studenti che hanno intrapreso con entusiasmo la formazione a tempo pieno
Caro triste FISIO,
A parte la tua maleducazione e ignoranza in merito alla questione osteopatia, ti invito a documentarti meglio sulla nostra pratica e forse anche sulla tua. È già la tua: pratica composta di protocolli d’intervento, magnetismi e semplici mobilizzazione articolari. Pensa a fare tecar terapia per una lombalgia e decontrarre il quadrato dei lombi, tanto l’etiologia di tale sintomo è quella…no? Visto che sei così intelligente, ti faccio notare che hai mancato di rispetto a tanti tuoi colleghi che dopo, la scarna formazione in fisioterapia, hanno fatto altri sei anni di Osteopatia.
Per quanto riguarda la letteratura scientifica, ti rammento che per validare il funzionamento della correzione di una disfunzione somatica, la scienza non ha strumenti; visto che è così possiamo parlare di casistica. Che dici? Quante persone si rivolgono dall’osteopata dopo essere state magnetizzate con le vostre terapie fisiche? Vieni nel mio studio, ti invito a intervistare tutte le persone che sono in sala d’attesa e quelle che escono. Ora, per cortesia, chiedi scusa a tutti noi è ai tuoi colleghi e cerca di informarti prima di scrivere.
Ps. Se hai a che fare con sistemi complessi, come l’uomo, cerca di non essere così arrogante, assolutista e prima donna. La medicina deve essere integrata a 360 gradi con le altre figure professionalii. Quindi non ti credere il PADRE ETERNO può essere pericoloso…per gli altri.
Fisio, innanzitutto identificati. Io ci metto nome e cognome, tu?
Solo un ignorante che non sa e non può sapere la fatica di 6 anni di studio e di sudore, può darci del coglione. Vai a informarti: il gap in termini di letteratura scientifica si sta colmando, se non lo sai. E poi per validare la nostra pratica basta verificare quante persone fanno ricorso all’osteopatia e quanto questo numero cresca di anno in anno. possiamo dare risposte che altre figure non sono in grado di dare, e questo da fastidio, e anche parecchio, soprattutto a gente come te
il Collega Luigi Ciullo così apertamente su fb:
Dovremo forse cominciare a capire che il ROI da solo non rappresenta l’Osteopatia italiana, bensì alcune scuole e molti professionisti dalle più disparate modalità di esercizio. Gli osteopati insieme possono smettere di affidare deleghe in bianco, possono rinnovarsi e uniformare le proprie attività prima di alzare i toni. Guardiamoci attorno e scopriremo modi migliori per valorizzare la nostra professione ed acquisire diritto e credibilità. Soprattutto se non possiamo e non vogliamo essere "operatori del benessere" ma, alla stregua dei nostri colleghi stranieri, operatori sanitari. Solo a partire da una migliore consapevolezza può nascere quello spirito unitario necessario per decidere del nostro futuro, prima che gli altri decidano per noi. Infatti, visti gli eventi recenti, questa prospettiva non può rassicurarci.
1) In data 21.12.2012 il Direttore Generale UNI richiese al Direttore Generale delle Professioni Sanitarie se le figure dei CHINESIOLOGI, dei NATUROPATI e degli OSTEOPATI potessero essere soggette a regolamentazione pubblica in qualità di professioni sanitarie. Egli stesso rendendosi disponibile a tenere nella dovuta considerazione le indicazioni provenienti da Ministero;
2) Le indicazioni del Ministero all’UNI arrivarono il 5 febbraio 2013. In queste sia afferma con chiarezza che le figure dei CHINESIOLOGI, dei NATUROPATI e degli OSTEOPATI rientrano nel campo delle attività riservate alle PROFESSIONI SANITARIE;
3) Come se non bastasse, il Ministro Balduzzi diramò l’11 febbraio 2013 un COMUNICATO STAMPA dal titolo "APPROFONDIRE PER MAGGIOR SICUREZZA A CITTADINI E OPERATORI. Nello stesso si afferma che "dalla legge 4 del 14.01.2013 restano fuori le attività riservate per legge alle professioni sanitarie". Vedi allegato
foto di Iemo Scuola Osteopatia.
4) Con una successiva nota del 7 maggio 2013, il Ministero della Salute dettagliò all’UNI le ragioni per cui le attività peculiari delle medesime figure "rientrano a pieno titolo nell’ambito delle attività sanitarie, in quanto specificamente caratterizzate da finalità e metodologie rivolte al mantenimento dello stato di salute mediante attività di prevenzione, diagnosi, cura di soggetti umani" , riferendosi anche alle definizioni della stessa norma UNI. In tal senso ribadendo ancora una volta la non pertinenza della legge 4/2013 con la regolamentazione delle medesime figure.
Questi documenti sono stati immediatamente consegnati dallUNI ai membri del Gruppo di Lavoro GL 3 in riferimento alla regolamentazione dell’Osteopatia. Tra questi, il sottoscritto e i più autorevoli rappresentanti del Vostro Registro ROI. Credo che questi ultimi non avranno alcuna difficoltà a motivarvi le ragioni per cui, malgrado le citate comunicazioni, hanno perseverato nel progetto "Osteopatia/Legge 4/2013 per le professioni non sanitarie".
Noi tutti del GL 3 UNI saremo chiamati domani ( lunedì 24.03.2014 – ndr) a votare la norma europea CEN, già condivisa da tutti i Paesi europei, a definizione sanitaria dell’Osteopatia. Lo scrivente, Direttore gen. IEMO, ha già comunicato il suo voto a favore e documentato le ragioni dell’incompatibilità tra questa norma e la norma italiana UNI. Non conosciamo le intenzioni di voto dei Vostri rappresentanti nè possiamo prevedere se la stessa rappresentanza italiana andrà ancora contro corrente rispetto al resto d’Europa. Potreste provare a interrogare i Vostri referenti con la stessa determinazione con cui avete domandato a noi i dati qui tempestivamente forniti. Cordiali saluti a tutti e buon lavoro.
A Diego Paltera rispondiamo che la nostra scuola non è affiliata ad alcuna associazione professionale e che i nostri diolomati sono liberi di associarsi ovunque desiderino, compresa l’Associazione professionale degli Osteopati, le cui caratteristiche peculiari sono riscontrbili all’omonimo sito web. Tra queste: Nessuna scuola affiliata; Entra solo chi esercita e dichiara formalmente l’esercizio dell’osteopatia (cfr)."
Il problema ora è che sembra che Il ROI ci possa evere preso in giro sia nella sua strateggia sia nelle reali finalità. Sarebbe gravissimo.
Maria L concordo con te
Io mi domando perché i cari colleghi fisioterapisti iscritti all’aifi o i carissimi colleghi medici durante il mio periodo di formazione non si siano mai ribellati alla situazione! Nella mia scuola vi erano allievi di tutte le estrazioni e tutti seguivamo le lezioni e affrontavamo lo studio la pratica e gli esami con lo stesso spirito e dedizione senza pensare io sono quello tu sei quell’altro!
Mi viene da pensare che l’interesse economico e di esclusività sia legato a queste proteste adesso che l’osteopatia inizia ad entrare nel tessuto sociale grazie agli ottimi risultati che riesce ad ottenere!
Si parla di scorciatoie in molti commenti ma secondo me protestare adesso per l’ennesima volta e cercare di rivendicare solo per se una cosa che fino adesso era una libera scelta con i suoi rischi e le sue incertezze rappresenta il mezzo più infimo e scorretto di arrivare ad un obiettivo!
Ma chi non è fisioterapista,ma solo osteopata deve ancora scrivere nelle fatture "professione esercitabile ai sensi della legge 4/2013?" sono veramente infastidita da tutto ciò è non mi sento rappresentata nè tutelata dal Roi anche se regolarmente iscritta, perché pur di avere un minimo riconoscimento il ROI ha fatto si che l’osteopatia si impantanasse in una posizione che non è consona a professionisti come noi ..poi vorrei dire a quel tipo che si firma con "fisio" di informarsi bene prima di dire certe stupidate e di evitare di offendere una categoria anni luce lontana dai fisioterapisti per il lavoro svolto,ma non per questo lontana da una collaborazione!
Ringrazio Paolo Tozzi, Paolo Zavarella, Giuseppe Totaro e Maria Teresa oltre a tutti Voi che scrivete, anche Fisio (le critiche fanno responsabilizzare).
Non posso attaccare il ROI perché l ho fatto per anni e ora nn è il momento. Una cosa è la lotta interna sul come fare formazione e una cosa e la Professione.
Credo utile organizzare una riunione a breve per procedere in seguito con una giusta e seria richiesta, ovvero un Osteopata che fa un Interrogazione parlamentare fondata sulle richieste scelte da tutti gli osteopati e tutorial da avvocati esemplari. Insomma la voce della nostra professione. Fondamentale è l’alleanza…poi i giochi divertenti di litigi e critiche varie tra scuole, direttori e alunni le riprenderemo in seguito perché creano divertimento, ora tutti insieme.
Tutti coloro che hanno è stanno facendo una formazione che rispetta i canoni indicati dall’OMS e dal FORE, tutti coloro che si stanno sacrificando nello studio sia in termini di tempo e denaro, tutti coloro che credono che l’ Osteopata è un Professionista, tutti coloro che hanno scelto di fare Osteopatia sapendo che sarebbe venuto il momento per essere UNITI sorto la stessa bandiera….tutti Insieme…SIAMO UNA PROFESSIONE e vogliamo la giusta DIGNITA’. Non è questo il momento di andare contro l uno contro l altro e nemmeno dobbiamo dare peso a coloro che ci attaccano, Noi dobbiamo essere Responsabili e quindi rispondere in modo ABILE al MINISTRO , facendo chiarezza sulla formazione, sulla professione e sulla netta differenza tra professione, formazione, altre professioni e specializzazione. Tutti i discenti diplomati di scuola media superiore che si stanno formando e quelli già formati , conducono un percorso di oltre 4 000 ore con oltre 1000 ore di tirocinio dove conoscenze e abilità si incontrano per formare il professionista competente , esattamente come dice la Comunità Europea. Uniti uniti…per lavorare da professionisti quali siamo.
GIUSVA GREGORI
GIUSVA: grande…!!!
MRIA GRAZIA: perchè regali i soldi?
FISIO: te sei malato…!!! hai gravi problemi….se posso consigliarti, un bel trattamento somato-emozionale non ti farebbe poi così male….impara ad essere + umile…prima di giudicare e sparare sentenze a caso, confrontati, prova, avvicinati a ciò che non conosci….a me + che altro sembri spaventato……si disprezza quando si ha paura di ciò che non si conosce…..!!!
buon lavoro comunque…!!!
Gaspare, ho visto che hai citato le informazioni del collega Ciullo. Forse, per correttezza, avresti dovuto anche aggiungere quanto segue, da lui stesso affermato:
"La supposizione riguardante un nostro presunto tentativo di screditare qualcuno, oltre ad essere infondata, risulta tendenziosa. Ciò è dimostrato anche dal nostro invito a rivolgervi ai vostri rappresentanti che hanno il diritto di dare spiegazioni ai soci, non solo il dovere di rendere conto delle proprie azioni". Trovo queste parole molto opportune e sagge non solo per scongiurare il rischio di inutili attacchi personali, ma soprattutto perchè fanno riferimento a un etica matura di chi rispetta i propri interlocutori anche se non la pensano allo stesso modo. Chiedere al Direttivo del ROI le spiegazioni dovute, prima di recuperare queste all’esterno della stessa associazione è doveroso da parte nostra. Non solo per non essere accusati di complotti, ma soprattutto per inchiodare alle proprie responsabilità gli artefici di questo pasticcio senza fornire a loro alcun alibi. Troppo facile sarebbe consentire loro di accusare Ministri e colleghi per non dare giustificazioni. A ognuno le proprie responsabilità, specialmente quando gli errori commessi sono ormai palesi.
Maria L. sono pienamente d’accordo con te e col fairplay della IEMO. Bisogna chiedere al Direttivo ROI perché’ hanno fatto certe scelte che, a mio avviso, come a vedere dai commenti, c’hanno solo allontanato dal nostro obiettivo…ma deve essere un dialogo costruttivo. Soprattutto perché nel momento in cui il ministero ci chiederà delle linee guida sicuramente si seguirà il modello della normativa CEN, ma il ministero dovra’ prendere in considerazione tutte le realtà e voci osteopatiche e, con queste, il ROI, il quale rappresenta ancora una buona fetta dell’osteopatia. E saremo presi in considerazione solo se ci mostreremo uniti (non intendo solo fra registri e associazioni, ma anche e soprattutto fra scuole, cosa che in parte ci manca ancora). Bosognera’ dialogare in modo costruttivo e preventivamente per presentarci come realtà sanitaria forte, competente e coesa.
Cari colleghi, personalmente credo che come già molti hanno ribadito, dobbiamo essere uniti, ma come? A mio avviso occorre fare prima di tutto una considerazione: nei confronti delle istituzioni contano solo i numeri e la compattezza. Solo se una categoria è corposa e compatta ha la "forza" di combattere. Basta guardare quello che è avvenuto per altre categorie in passato. Penso quindi sia utile essere uniti sotto un’unica associazione e non spezzettarci in tante. Come avviene in ogni società democratica di grandi numeri, è ovvio, che non tutte le scelte possono essere condivise da tutti i soci, ma quando tanti soci la pensano diversamente dal direttivo, si può proporre un cambio di rotta interno. Al contrario questo è impensabile. Seppur più semplice, non è utile al bene comune, uscire e crearsi una nuova associazione.
Personalmente sono d’accordo con molte affermazioni fatte dagli amici dell’associazione osteopati, circa l’orientamento verso la professione sanitaria e non verso quella intrapresa dal ROI, anche se ne comprendo le ragioni, ma perché non far valere eventuali dissensi di orientamento dall’INTERNO, attraverso il confronto ed il convincimento del maggior numero di soci possibile su un eventuale cambio di rotta. Credo che il ROI abbia dei grandi meriti, in primis quello di "garantire", concedetemi il termine, che la formazione osteopatica rispetti certi standard qualitativi, aspetto questo fondamentale se vogliamo essere sempre più credibili nei confronti delle istituzioni. Che ne pensate? la considerazione è sbagliata?
Giulio Altadonna D.O. m. ROI
Grazie Francesco della condivisione. Non penso che il Ministero sia tenuto a prendere in considerazione tutte le categoria per quanto più o meno rappresentative. Al contrario, credo che esso intenda elaborare una norma, tenendo conto delle leggi nazionali e internazionali in materia. Dipende da noi la possibilità di interloquire con credibilità istituzionale e requisiti congruenti. Se il ROI, come pare, mantiene posizioni contrapposte al Ministero della Salute, penso proprio che ne consegua la sua rinuncia al dialogo. Ma, per fortuna, non c’è solo il ROI! Al proposito, vorrei richiedere alla scuola IEMO di pubblicare sul suo sito web la Norma euroea CEN sull’Osteopatia alla voce http://www.univerosteo.it/it/contesto-giuridico, dove compaiono altri utili approfondimenti. Avendo IEMO votato a favore della stessa, spero che non avrà alcuna difficoltà a renderla nota a tutti noi. Certo, sarebbe stato doveroso da parte del ROI divulgare lui stesso tali informazioni ai sui soci. Ma, vista la resistenza dimostrata all’ indirizzo sanitario dell’osteopatia, dubito che intenda discutere troppo dell’argomento. Alla faccia della trasparenza e dei doveri verso i soci!
Contiamo quindi su IEMO e sull’Associazione professionale degli Osteopati per avere lumi. Sapremo certamente ricordarcene quando si tratterà di scegliere l’Associazione di nostra rappresentanza o l’eventuale rinnovo delle attuali iscrizioni.
siamo delle studentessa Di un corso full time roi, e questo ci ha spaventato tanto. ma quindi noi non potremmo mai esercitare ? o dovremmo avere una laurea sanitaria? ( in questo vale anche mcb?) vi saremo grati se ci risponderete con chiarezza
Buongiorno a TUTTI.
Finalmente una domanda che fa chiarezza. Ringrazio Miriam Sommese.
Ad oggi la risposta del ministero della salute è stata chiarissima, anche se generica e poco responsabile nei confronti della nostra disciplina e dei professionisti.
Credo che il timore è giustificato, ma potrebbe questo timore diventare la forza di NOI tutti per adempiere finalmente ai nostri doveri di UNIONE PROFESSIONALE per il giusto riconoscimento dell’Osteopatia. l’MCB non è PROFESSIONE SANITARIA, ma arte ausiliaria delle professioni sanitarie, quindi non rientra in quelle definite dal ministero della salute a riguardo della risposta parlamentare, sicuramente l’MCB è un ottimo professionista, però non facendo un ‘iter universitario e non facendo l’esame di stato per l’abilitazione professionale non rientra nelle professioni sanitarie "Primarie" quindi il titolo di MCB in questo caso serve per poter utilizzare la meccanoterapia ovvero tecniche di manipolazione e mobilizzazione, ma se analiziamo la risposta del ministero della salute non attribuisce la qualifica di osteopata , quindi l’MCB non è anche OSTEOPATA, ( sempre secondo la risposta all’interrogazione parlamentare e sempre dico ciò dopo aver interrogato i giusti professionisti in materia). L’MCB è MCB e nn può qualificasi come osteopata. Ad oggi , sempre in risposta alla domanda fatta da Sommese, rispondo dicendo che un’interrogazione parlamentare e la risposta del ministero NON E’ LEGGE, ma certamente è MEZZO con il quale in questo periodo si possono far valere controlli maggiori a tutela dei pazienti esaltando la professione sanitaria come unica professione che può utilizzare la scienza osteopatica, quindi chi non è un prfessionista sanitario non può fregiarsi col titolo di Osteopata ( sempre in relazione alla risposta del ministero della salute). Controlli significa che comunque un NON professionista sanitario può essere soggetto a iter giuridico e situazioni spiacevoli ( cosa che non accade se sei professionista sanitario) – utile l’intervento di un’avvocato per specificare i rschi –
Riporto la risposta messa sull’ANSA:
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2014/03/19/Osteopatia-attivita-sanitaria-abusivo-esercitare-senza-laura_10256786.html
Come continuo a ripetere, va fatta una netta separazione tra formazione e professione.
la formazione in osteopatia, oggi segue i criteri dell’OMS e i consigli europei per la formazione, certamente nelle scuole si fa formazione di qualità e quantità, sicuramente si acquisiscono competenze eccellenti, vedi concetto EQF, molte scuole hanno delle partnership con enti magistrali per dei diplomi che qualificano le competenze e le abilità apprese, però questo certamente da modo di LAVORARE anche in modo eccellente ma non si può dire OGGI che un diplomato di scuola media superiore che ha condotto eccellentemente la formazione in OSTEOPATIA oggi può qualificarsi OSTEOPATA dal punto di visa professionale. Formazione è una cosa, certificazioni per lavorare sono una cosa, qualifica di Osteopata professionista è un altra.
NOI dobbiamo lottare per far si che chi studia osteopatia diplomato o professionista che sia, ha sceto di essere osteopata e deve essere riconosciuto come tale
Pensiamo a porre NOI un’interrogazione parlamentare, provvediamo noi alla lotta contro l’abusivismo in osteopatia ( coloro che nn hanno studiato osteopatia e si fanno chiamare osteopati), proponiamo noi un esame di stato noi, NOI ORAn per tutti dobbiamo creare una forza vera.
sempre per il discorso TIMORI e PAura nell’esercitare, consiglio per ora ai diplomati in osteopatia che NON sono professionisti sanitari di non qualificarsi come osteopati , ma esercitare secondo le competenze acquisite , sentendo comunque un avvocato.
Sono certo che ce la faremo, se tutti INSIEME
Se in passato vi sono state associazioni che hanno perpetrato false battaglie deontologiche sotto la bandiera del riconoscimento sanitario, dovranno prendersi le loro responsabilità di fronte ai propri iscritti e a tutta la categoria. Con la finalità di mantenere il livello della discussione al di sopra di sterili polemiche di appartenenza a registri vari, invito tutti i colleghi che non ne avessero ancora presa visione, a leggere i documenti dell’OMS riguardanti le medicine non convenzionali (WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023): prendere piena coscienza di ciò che sta succedendo a livello internazionale nel settore delle medicine non convenzionali, allarga la visione per il nostro futuro professionali al di là di stagnanti provincialismi
Concordo con il collega Carlo Pedrini circa i provincialismi di un registro rispetto ad un altro. Non si tratta certo di seguire una squadra di calcio. Credo però sia oggettivo pensare che condurre una battaglia uniti sotto in un unico registro sia ben diverso che condurla divisi in più registri/associazioni. Pensate che questo sia impossibile da ottenere?
Il grosso problema del nostro bel paese è che si fa sempre scaricabarile. cosa significa cio che voglio dire?
signiica che è verissimo ciò che dice Carlo Pedrini a riguardo dei nuovi documenti OMS, i quali in sunto si basano su tre fondamentali target , come portare a conoscenza per mezzo di una politicadi naziolare i traguardi delle medicine tradizionali e non convenzionali, come la regolamentazione di queste per rafforzare la sicurezza, la qualità e l’efficacia dlle medicine non convenzionali e come il riconoscimento di queste nel SSN anche come mezzo di auto-cura. Verissimi sono anche i principi dettati dall’OMS per la formazione. Quindi tutto vero, c è solo un piccolo problema ITALIANO, ovvero l’OMS dice tutte queste verità, però poi in Italia diventano relative, come ormai siamo abituati ed è per questo che si creano poi questi PROBLEMI. Per relative intendo ( versione semplicistica) IO OMS cdico a te Italia queste cose, poi IO italia dico per me si può fare oppure non si può fare, o comunque si si può fare ma solo alcuni, e a volte addirittura si arriva al punto che l’italia chiede alle regioni e le regioni dicono IO si , IO no e ci troviamo di fronte a regioni che agiscono, secondo i principi di autonomia sanitaria, l’una in maniera diversa dall’altra e poi per effetto osmotico tutti possono fare tutto e tutti non possono fare nulla.
Detto ciò, il Concetto chiave è sempre che i panni sporchi si lavano in casa propria , quindi UNIAMO le forze e spero presto in una grande riuonione di tutti i direttori insieme a delle persone competenti in materia per ottenere il giusto incontro parlamentare che meritiamo. Sicuramente ciò che dice l’OMS è fondata verità, allora dobbiamo valorizzarla e allo stesso tempo dobbiamo valorizzarci. gli asti e i problemi tra associazioni e registri vari ora sono e devono essere posti in terzo piano, neanche secondo.
Giusva Gregori
Non si tratta di "provincialismi" tipo squadra di calcio, ma di contentuti divergenti tra categorie, cari colleghi!
Fin tanto che un’associazione si batte per l’osteopatia come professione sanitaria e l’altra come "terapia del benessere" (ROI)come prendete che si possa trovare unità e collaborazione?
Fin tanto che una scuola di osteopatia segue modelli di eccellenza internazionali, mentre l’altra insegna l’"mcb", quale credibilità pensate si possa trovare nel proporsi allo Stato?
Perchè un Registro di professionisti deve affiliare anche le scuole, complicando e rendendo meno trasparenti le proprie finalità?
Occorre scegliere nella vita e assumersi le responsabilità delle proprie scelte, a partire dalle risposte a queste domande.
E, anche se non penso proprio che per difinirsi "Osteopati" in Italia occorra "sentire l’avvocato", penso che la lotta per crescere insieme non possa prescindere dalla ricerca dell’ unità degli intenti.Per trovare questa, dovreste essere capaci di cambiare il vostro Registro invece di esprimere facili giudizi.
http://www.registro-osteopati-italia.com/riunione-uni-240314-commento-della-vicepresidente-sciomachen/
Inserto del roi.
http://www.registro-osteopati-italia.com/riunione-uni-240314-commento-della-vicepresidente-sciomachen/
..trovo una paura
ancestrale..in tutti..ma anche un coraggio di riscatto dell’uomo che ha lottato.. di voi tutti .. pieni di sentimenti di amore per svolgere professione ..la più grande malattia di questa gente ..è non poter fare una diagnosi..non so se sono uomini o coglioni.ma so che ci aiutano ad essere più uniti e decisi ..ad essere LIBERI…non sono i titoli importanti ma il percorso che ognuno fà..che rende l’uomo ..capace di comprendere la vita ..!! ma perchè non liberano la coscienza di altruismo di lealtà e di onestà ..in fondo che cosa chiediamo ..di essere unicamente OSTEOPATI…ma questa dimensione artistica è solo nostra appartiene solo a noi..!!! ..forza non abbiate paura dell’uomo AIFI o delle sentenze o delle denunce o delle stupide e ebete affermazioni di gente che ha solo l’interesse di commercializzare ..la nostra unicità…! NON CAPITE CHE SI STA’ GIOCANDO SULLA NOSTRA PELLE …
….VI DICHIARO LIBERI DI ESERCITARE LA VOSTRA PROFESSIONE!
interessante analisi:
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com/2014/03/25/analisi-concreta-della-risposta-del-ministro-e-distorsione-dellinformazione/
dateci un occhio!
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com
Ragazzi, non capisco il commento della vicepresidente. Si evince che si sono riuniti e che l’Aifi non si è presentato. Quindi? Cosa vuol dire che l’UNI SOSPENDE LA NORMA?
Mi domando? Chi avrebbe da perderci se lo stato rende l’osteopatia "professione sanitaria" ?
I fisioterapisti temono la concorrenza ma ormai due su tre sono anche osteopati o hanno fatto corsi di "pezzi d’Osteopatia " o sono studenti di una scuola d’Osteopatia.
Osteopatia professione sanitaria = Laurea Sanitaria = Ministero della salute ed Università
Io credo che alcune scuole abbiano paura che lo stato dica chiaramente chi, dove e come può diventare Ostepata.
Tante scuole rischiano di non avere i requisiti ed il ministero della salute potrebbe introdurre il numero chiuso (come avviene nelle altre professioni sanitarie).
Aifi potrebbe continuare a spingere sul master o specialistica con accesso ai soli fisioterapisti.
Credo che il 60% degli studenti delle scuole d’Osteopatia non sia in possesso di una laurea sanitaria.
In tutto ciò pensate quanti soldi non entrerebbero più nelle casse di tante scuole…è sotto gli occhi di tutti il boom della formazione in osteopatia negli ultimi 10-15 anni..scuole e studenti quintuplicati,decuplicati!
Ho paura che qualche "associazione o registro" preferisca che non sia lo stato a dettare le regole sull’Osteopatia ..
La mia più sincera stima va a tutte le scuole e le associazioni che lotteranno per ottenere la "professione sanitaria"!
Vorrei riportare l’esperienza vissuta da studente di osteopatia in Francia a metà anni 90′. A quell’epoca l’ordine dei medici francese aveva preso di mira gli osteopati che un pò in tutta la Francia venivano a turno denunciati per abuso di professione medica. La solidarietà che questi osteopati ricevevano dai loro colleghi che comparivano in tribunale accompagnati da stuoli di confrères hanno indotto la magistratura francese a considerare il problema come un problema di ordine politico e non di ordine pubblico, limitandosi ad una sanzione simbolica di un franco! Di li a poco la politica ha dovuto mettere fine agli attacchi e a riconoscere l’Osteopatia come professione sanitaria ( in Francia l’osteopata fattura senza IVA ). Questa esperienza deve farci riflettere. Uniti si vince! Sempre!
Riccardo Lunardi, DO
Una riunione con aifi per un confronto??!! Ma de che! qui l’unico confronto è con il ministero, l’osteopatia agli osteopati oppure niente a nessuno.
Vi trasmetto nuovamente il link corretto del blog con analisi interessante che mi ha colpito per imparzialità ed obiettività :
osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com
Grazie
Mario R.
Come dice Riccardo Lunardi l’unione fa la forza (uniti si vince),ma non si può più restare in questa "palute" di incertezze. Purtroppo siamo in Italia e la magistratura o le istituzioni prima o poi ti rifilano quello che non avresti mai immaginato. Condivido quindi pienamente anche Marco Onorio che! qui l’unico confronto è con il ministero, l’osteopatia agli osteopati oppure niente a nessuno. A volte la strada più pericolosa è la migliore.
La risposta del Ministro all’interrogazione dell’On. Binetti è contraddittoria e superficiale in diversi punti e merita un’approfondita analisi, punto per punto:
1º NON È VERO CHE IL MINISTERO SI È PIÙ VOLTE ESPRESSO INDICANDO L’OSTEOPATIA COME PROFESSIONE SANITARIA. Al contrario in una passata circolare il Ministro fa riferimento ad una risoluzione del consiglio superiore di sanità del 1997 e di seguito dice testualmente :" Ciò detto, non si può negare che esiste un problema riguardo alle medicine alternative, dato che, nel campo sanitario operano una serie di soggetti, che utilizzano tecniche non disciplinate dalla normativa vigente. Non sono rari, al riguardo, episodi di intervento della magistratura ordinaria, che si concludono talvolta con sentenze di condanna, per esercizio abusivo di professione, talvolta assoluzione, perché, non essendo quella determinata attività regolamentata, non rientra tra le attività sanitarie. Poiché, comunque, il fenomeno non riguarda soltanto l’osteopatia, questa Direzione intende affrontare l’argomento globalmente, partendo da un approfondimento della validità scientifica delle varie pratiche, per poi individuare, caso per caso, gli strumenti giuridici più idonei ai fini della regolamentazione dell’attività anche alla luce dell’odierno dibattito sulla portata delle modifiche al titolo V della Costituzione". Quindi il Ministero smentisce se stesso nell’affermare che l’osteopatia è una professione sanitaria perché in passato aveva dichiarato che non lo é.
2º Nella risposta all’interrogazione viene detto che l’osteopatia può essere esercitata solo da professionisti sanitari, ma non si specifica quali, esistono attualmente 28 figure professionali in ambiente sanitario (Farmacista, Medico chirurgo, Odontoiatra, Veterinario, Psicologo, Infermiere, Ostetrica /o Infermiere Pediatrico, Podologo, Fisioterapista, Logopedista, Ortottista – Assistente di Oftalmologia, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Tecnico Riabilitazione Psichiatrica, , Terapista Occupazionale, Educatore Professionale, Tecnico Audiometrista, Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico, Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, Tecnico di Neurofisiopatologia, Tecnico Ortopedico,Tecnico Audioprotesista, Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare, Igienista Dentale, Dietista, Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro, Assistente Sanitario) il Ministro della salute potrebbe essere così gentile da specificare quali tra queste possono praticare l’osteopatia? Perché altrimenti rischiamo di trovarci con veterinari, audiometristi, psicologi, terapisti occupazioneli, dietisti, abilitati all’esercizio dell’osteopatia solo per il fatto di essere in possesso di un’abilitazione sanitaria.
3º L’ elenco delle professioni sanitarie è stato pubblicato il 28 dicembre 2007 e aggiornato il 26 febbraio 2013, in questo elenco non si fa riferimento all’osteopatia ne’ all’osteopata.
4º se l’osteopatia è un’attività sanitaria perché non risulta tra le attività professionali deducibili riconosciute dal relatico decreto Ministeriale del 29 Marzo 2001?
4º l’elenco delle professioni sanitarie e i titoli abilitanti vengono aggiornati con Decreti Ministeriali o Leggi ordinarie, in ogni caso con provvedimenti aventi valore di legge, l’attuale Ministro della salute inserisce di prepotenza l’osteopatia tra le professioni sanitarie senza ricorrere a nessuno dei suddetto strumenti legislativi, evidentemente l’attuale Ministro ignora le fonti del diritto e non conosce la differenza tra una risposta ad un’interrogazione, un parere, una circolare, un decreto Ministeriale, un D.P.R e una legge ordinaria dello Stato.
È evidente che il Ministro per dare soddisfazione ad una categoria, adducendo il pretesto della tutela della salute del cittadino, si dimentica che ci sono 10.000 professionisti che già operano nel settore con enorme soddisfazione da parte del pubblico e che senza una legge specifica in materia, rischia di creare un caos in un settore attualmente autoregolamentato, con criteri rigorosi, lasciando liberi di entrare soggetti assolutamente estranei a questa pratica, ma che essendo in possesso di un’abilitazione sanitaria si possono sentire autorizzati a praticare l’osteopatia.
Gino… incredibile, indicibile e mostruosa verità…
Le Scuole che continuano a dire e fare le stesse cose di prima… si tradiscono oggi!
Spero che arrivi a tutti il mnessaggio che comunque vada è l’Osteopatia ed il Futuro che conta salvaguardare e non il Budget, finchè dura…
Paolo Zavarella
Direttore di una Scuola di Osteopatia
Ciao a tutti, ho sempre letto e riletto senza mai commentare i vari forum osteo. Oggi stanco di queste diatribe tra osteopati e fisio, tra leggi e leggine ad personam dico come Voi colleghi: basta!
L’osteopata deve fare l’osteopata, il fisio deve fare il fisio.
L’osteopata deve emettere fatture con iva e la dicitura "trattamento osteopatico".
Rivolto al ROI: sarebbe saggio che i candidati alle prossime elezioni nel curriculum fossero inserite le fatture delle loro prestazioni con iva e la dicitura "trattamento osteopatico" . Tutto ciò , per evitare a noi elettori di votare un Osteopata per la candidatura ma di fatto fisioterapista di professione.
Nel Direttivo ROI ci devono essere solo "Osteopati" oppure fisioterapisti o altre professioni diventati Osteopati che fanno "solo" gli Osteopati come attività a tempo pieno.
Per ottenere un riconoscimento della nostra professione dobbiamo si essere coesi e incisivi ma di fronte ai nostri pazienti è obbligo presentarci e agire come Osteopati e punto.
Sulle targhette degli studi vi dovrebbe essere solo la scritta Osteopata così come sulle fatture.
Solo così possiamo essere credibili verso lo Stato, verso i pazienti che a noi si rivolgono e sopratutto verso la nostra professione di Osteopati e basta!
Dario Roasio
Sinceramente non riesco a capire come fate ad essere così convinti di riuscire a fare tutto da soli. Checché se ne dica operate in un contesto che è quello della salute e cioè in un contesto che è posto sotto il dominio del sistema sanitario nazionale. Parliamo di un contesto in cui tutte le figure professionali non mediche sono costrette a scontrarsi quotidianamente contro leggi e direttive che ne limitano la libertà e ne sviliscono la dignità. Ora in una situazione che per voi oggi come oggi si fa ancora più complicata ( e non voglio discutere sul fatto che questo sia giusto o meno ), siete ancora tutti convinto che non bisogna trovare un punto d’incontro con il mondo della fisioterapia? Quando affermo questo non intendo solo un accordo associazionistico, ma un accordo tra due mondi che altro non sono che due faccie della stessa medaglia e che se viaggiassero di concerto potrebbero raggiungere traguardi rivoluzionari
Gentile sig Villani, evidentemente, si evince da ciò che scrive che Lei non è un osteopata, e se è un fisioterapista deve convincersi dell’idea che i due mondi, Osteopatia e fisioterapia sono mondi molto distanti tra loro. Sono più i punti che li dividono da quelli che li accomunano. Primo su tutti la filosofia e gli obiettivi che non sono comuni. L’osteopatia è medicina osteopatia, e questo la dice lunga sulle sue radici e sugli obiettivi: l’osteopatia non riabilita alcunché ma corregge quella che noi chiamiamo lesione osteopatica o somatica. Il fisioterapista è in vero terapista delle riabilitazione.
Ganno in comune di farsi carico di persone che soffrono e che per fare ciò usano come strumento principale le loro mani. Ricordo che anche il chirurgo ha le stesse prerogative senza che la sua opera venga accomunata in alcun modo ai fisioterapista. Questa sua considerazione nasce da una evidenza. Oggi le istituzioni che presiedono alla TUTELA E DIFFUSIONE DELL’OSTEOPATIA HANNO IN MODO INCOMPRENSIBILE ASSECONDATO QUESTA CONFUSIONE, E CIÒ CHE VEDIAMO E LEGGIAMO QUI OGGI EÈ IL FRUTTO DI QUESTE SCELTE.
Cordiali saluti
Riccardo Lunardi, DO
Caro Giovanni,
grazie per il tuo commento.
Per rispondere alle tue argomentazioni bisogna prendere in considerazione la storia dell’osteopatia in Italia.
Nessuno ha mai pensato di fare a meno del confronto o di volersi autoregolamentare per sfuggire alle leggi, il fatto è che il legislatore non si è mai voluto (per varie ragioni) occupare di osteopatia o di altre medicine non convenzionali, quindi l’autoregolamentazione è stata la conseguenza di questa "assenza" dello Stato.
E’ chiaro che la soluzione deve passare attraverso una legge dello Stato, ma che sia ben formulata e veramente nell’interesse del cittadino.
Il Ministro della salute non si rende conto della confusione che ha sollevato con questa risposta: dichiarando in modo generico che l’osteopatia è appannaggio delle professioni sanitarie ha aperto il campo a tutta una serie di figure (farmacisti,veterinari, terapisti occupazionali, psicologi, igienisti dentali, educatori professionali) che in virtù di questa posizione del Ministero possono sentirsi autorizzati a praticare l’osteopatia senza averne alcuna abilità.
Il ministero deve definire quali sono le figure professionali autorizzate e stabilire anche i curricula formativi per accedere alla professione (laurea o specializzazione che sia) perché non è pensabile che il Ministro possa riconoscere "tout court" il diritto all’esercizio dell’osteopatia a medici e fisioterapisti che siano in possesso soltanto dell’abilitazione di categoria, perché con tutto il rispetto, questo significherebbe mandare i pazienti al macello.
In realtà il Ministro ha avviato una reazione a catena di cui neanche lui comprende realmente la portata, perché è ovvio che a questo punto serve una regolamentazione, ma di che tipo?
lasciare l’osteopatia a soli medici e fisioterapisti stabilendo un percorso formativo post laurea? Cioè uno dovrebbe studiare sei anni e poi altri cinque (perlomeno) per abilitarsi all’esercizio dell’osteopatia?
Avrebbe più senso in questo caso creare un corso di Laurea , ma il legislatore in questo momento non ne ha alcuna intenzione, un nuovo corso di laurea comporterebbe dei costi per il Ministero dell’università e come lo stesso ministro ha ricordato nella sua risposta anche il corso di chiropratica è stato sospeso per i dubbi sull’onerosità dell’iniziativa.
Un’altra questione che il Parlamento non ha alcuna voglia di affrontare in questo momento è quella dell’offerta sanitaria.
Se l’osteopatia diventa attività sanitaria deve essere inclusa tra i servizi offerti dal SSN (come prevede la costituzione)e in questo momento non ci sarebbero i soldi (nonostante ciò comporterebbe un risparmio sulla spesa medica nel medio lungo termine).
Insomma il ministro ha ascoltato il furor di popolo e per accontentare una categoria ha fatto una sparata, ma adesso iniziano i problemi.
Inoltre l’AIFI non si è presentata al tavolo di discussione organizzato sul tema, e rivendica per se’ il diritto esclusivo a praticare l’osteopatia senza eccezioni, allora chi è veramente che non vuole il confronto?
Giovanni, sono anni che lavoriamo soli, osteggiati dalla vostra categoria, da una parte di medici, dalla burocrazia e dallo Stato.
Il dominio del sistema sanitario nazionale suona come dici tu suona di dittatura e questo non è il mondo dell’osteopatia.
Sono i pazienti a scegliere a chi rivolgersi per i loro disturbi essendo gli stessi ormai consapevoli che vi è un’alternativa all’oligarchia del sistema sanitario nazionale, sono preparati ed eruditi .
In tempi di crisi se i pazienti si rivolgono ad un osteopata ( con partita iva) e spendono per un trattamento osteopatico 3 volte quanto spenderebbero per una seduta di fisioterapia, sicuramente un motivo ci sarà , basta riflettere le persone nel 2014 non sono più inconsapevoli e ignoranti anzi sono estremamente
erudite sulla loro patologia (complici internet e media).
È per questo che forse non siamo noi ad essere presuntuosi ma qualche altra figura sanitaria a dare il tutto per scontato ed a nascondersi dietro ad un titolo sanitario ed a uno stipendio statale sicuro.
Non vedo personalmente la possibilità per l’ osteopatia di associarsi ad altre figure sanitarie, per quanto mi riguarda il trattamento osteopatico prevede diagnosi osteopatica e relativo percorso terapeutico che non preclude l’intervento di altre figure sanitarie e non, per il conseguimento di un’unico obbiettivo: il miglioramento dei sintomi o la completa regressione della patologia del paziente che con fiducia si è rivolto a noi.
Oggi sulla croce ci siamo noi osteopati ma con diniego e lavorando sodo riusciremo in un tempo non lontano ad ottenere quanto ci spetta di diritto a scapito di alcune lobby che vedono franare il terreno sotto i piedi; e invece di cercare rinnovamento osteggiano il percorso di chi il rinnovamento lo sta già facendo e con ottimi risultati.
Ciao Massimo, condivido quanto tu dici, la realtà però è che, nonostante tutte le cose vere che tu affermi, non c’è la volontà politica tout court. La politica italiana fa le cose non perché è giusto, è utile, è bene ecc, ma solo quando non se ne può fare a meno. Questo dovremmo tenerlo a mente sul cammino del nostro riconoscimento. La Francia pur avendo problemi simili hanno trovato il modo di normare e riconoscere l’ osteopatia, perché lì si cerca di fare le cose giuste, per il bene dei Francesi.
Ciao Riccardo Lunardi DO
Cari colleghi,
in questi commenti e nell’articolo (poco chiaro) di questo blog non viene sottolineato il dato più importante dal punto di vista giuridico (esplicitamente sottolineato anche dall’avvocato da me interpellato) che è riassunto in questa citazione:
"Per quanto concerne l’osteopata, questo
Ministero si è più volte espresso, anche
verso l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione
di Normazione, affermando che le
attività svolte dall’osteopata rientrano nel
campo delle attività riservate alle professioni
sanitarie"
Quindi il Ministero dà per assunto ("si è più volte espresso") che la sua posizione sia ben chiara in materia lasciando ahimè nessun margine di libertà nei nostri confronti.
Detto ciò purtroppo fatico anche a condividere la posizione di alcuni colleghi o di molti ragazzi che si stanno formando nelle nostre scuole e con una formazione consistente di:
-diploma isef/Scienze Motorie
-diploma di MCB (consigliato e "inserito" nei programmi formativi di numerose scuole)
-D.O.
e una volta in privato praticano professioni ben lontane dall’osteopatia utilizzando e acquistando elettromedicali per arrotondare e riempirsi il planning tra un trattamento osteopatico e l’altro per mandare avanti la baracca (tra l’altro quando mai è consentito ad un MCB usare elettromedicali ?!?).
Anche parlandone tra colleghi fatichiamo sempre di più a ritrovarci in mezzo a tanti di questi nuovi diplomati e non ci stupiamo di come si stia faticando a muoversi in maniera unita vista l’enorme diversità di intenti da parte delle associazioni che dovrebbero unirci in una grande "famiglia".
Saluti
Vi segnalo l’aggiornamento del blog, è presente anche un video commento alla questione.
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com/
Ciao Riccardo,
ti ringrazio per la replica e colgo l’occasione per rispondere anche a Marco.
E’ vero che l’osteopatia in Francia è stata normata, ma con molte restrizioni, gli osteopati vengono divisi in medici e non medici, questi ultimi non possono praticare la manipolazione cervicale e in generale è vietato praticare il trattamento viscerale.
Quindi più che un riconoscimento si tratta di una limitazione.
La realtà è che l’osteopatia ha molti avversari per varie ragioni, in primo luogo perché è efficace e svuota le sale d’attesa di molti altri professionisti e non poche sale chirurgiche (soprattutto per problemi di colonna vertebrale) inoltre perché propone un approccio non convenzionale al trattamento delle patologie, basato sull’individualità della persona e l’uso esclusivo delle mani ("no remedies from the outside" diceva il Dott. Still) e questo è inviso a diverse lobby prime fra tutte le industrie farmaceutiche.
Per quanto riguarda il fatto che alcuni laureati in scienze motorie si diplomano in Osteopatia per poi fare applicazioni di macchinari o altre terapie, questa è una scelta personale di alcuni che io non condivido, personalmente ritengo che quando si diventa osteopati si debba praticare soltanto l’osteopatia.
Questo è un problema tipicamente italiano legato alla bulimia professionale di molte categorie e al vizio della "tuttologia".
In Italia abbiamo il medico che vuole fare anche l’osteopata, il fisioterapista che vuole fare l’osteopata ecc. ecc.
In Portogallo ad esempio l’osteopatia è stata recentemente riconosciuta per legge, ma chi decide di praticarla è obbligato ad abbandonare qualunque altro ordine professionale, non può svolgere due professioni contemporaneamente.
Ciò nasce dal fatto che molti fisioterapisti hanno l’abitudine di fare trattamenti osteopatici fatturandoli come prestazioni fisioterapiche, in quanto queste ultime sono deducibili e esenti dall’IVA mentre l’osteopatia non lo è, neanche in Portogallo.
Molti fisioterapisti che da anni praticano l’ostepatia e tutti coloro che si sono diplomati nelle scuole a tempo pieno fatturano con IVA e le loro prestazioni non sono deducibili. Per ovviare a questa situazione di concorrenza sleale la legge portoghese obbliga il professionista a scegliere una sola professione.
Se una legge del genere esistesse in Italia non ci sarebbero medici o fisioterapisti a rivendicare l’osteopatia.
Fare l’osteopata è faticoso, è una professione gratificante ma al tempo stesso massacrante, le lamentele dei medici e dei fisioterapisti contro di noi mirano soltanto ad eliminare la concorrenza, quelli tra loro che hanno già deciso di fare gli osteopati fanno soltanto quello e non si preoccupano della concorrenza di altri osteopati.
Per finire, esistono numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’osteopatia in diverse patologie, in alcuni casi con risultati superiori alle terapie convenzionali, invito tutti a leggere l’American Journal of Osteopathy (accreditato sul motore di ricerca pubmed).
Ritengo comunque che questa sia comunque un’occasione di confronto che porterà ad uno sviluppo positivo se sapremo rimanere uniti.
Fin dall’inizio ho nutrito diversi dubbi riguardo al fatto che legge N.4 del 14/01/20013 fosse una buona strada per il riconoscimento dell’osteopatia e non condividevo l’esultanza di molti. Il vero riconoscimento ci sarà quando verrà istituita un’abilitazione alla pratica dell’osteopatia, definendo per legge quale debba essere il percorso formativo per l’acquisizione della stessa e le eventuali deroghe o integrazioni per coloro che possono dimostrare di praticarla già da un determinato tempo.
Si sono create le facoltà universitarie e quelli che già praticavano sono stati sottoposti a valutazione dei crediti formativi e abilitati automaticamente o alternativamente obbligati a completare il percorso formativo se non erano in possesso di tutti i crediti necessari.E’ stato fatto così in tutti i Paesi Europei che hanno deciso di riconoscerla, non vedo perché da noi dovrebbe essere diverso.
Mi chiamo Stefano Palasciano, sono di Siracusa e sono docente universittario di discipline piscologiche, con speciale riguardo alla psicologia sperimentale. Ma, accanto all’insegnamento universitario, svolgo pure attività di consulenza osteopatica, essenso in possesso di una University Teaching Degree (docenza universitaria) conseguita ormai tanti anni fa nella Repbblica di Panama.
Che dire a proposito dellì’assurda tesi sostenuta di rcente dal Ministero italiano della Salute, secondo il quale l’osteopatia sarebbe una disciplina sanitaria esercitabile solo da personale sanitario Appare fin troppo evidente che tale nefandezza logico-burocratica è fondata su rilevanti interessi della classe medica e, soprattutto, delle industrie farmaceutiche italiane, così avide di denaro da incolpare Gesu’, se tornasse sulla terra, di esercizio abusivo di professione medica per il solo fatto di aver operato guarigioni miracolose……senza il possesso del pezzo di carta attestante l’appartenenza al potentissimo Ordine dei medici.
Invito quanti hanno intrapreso il difficile lavoro di osteopata, senza il possesso di titoli accademici che in Italia ancora di fatto non esistono, a continuare l’opera intrapresa con coraggio, determinazione ed onestà, per il semplice fatto che il lavoro non è affatto un reato penale, ma una attività libera, come tante altre, tutelata soltanto come lavoro dal codice civile.E che non si lascino intimidire da chi per interesse personale o di terzi "compari" fa terrorismo psicologico della peggior risma.
A qiuanti volessero saperne di più sull’osteopatia consiglio di consultare del tutto gratuitamente il mio sito internet http://www.osteopatiapertutti.it
BASTA ACCETTAZIONE DI ELEMOSINE, BASTA COMPROMESSI, ABBIAMO DIRITTO E BISOGNO DEL RICONOSCIMENTO COME PROFESSIONE SANITARIA PRIMARIA.
Il motto che ha fatto durare l’impero romano migliaia di anni " Dividi e Impera" sta funzionando ancora una volta,in questo momento al di lá della triste speculazione dell’aifi(credo che perderanno iscritti ) é il momento intanto di essere uniti nel ROI (1200 tesserati a fronte di più di 10.000 operatori) e poi di alzare la voce su proposte di legge già calendarizzate che attendono una sana discussione.Se una critica va mossa é sicuramente la poca incisività avuta fino ad ora , molto si é seminato da trent’anni a questa parte, ora bisogna concretizzare con chiarezza il ns ruolo e dove voler essere collocati.Ritengo che la collocazione naturale ns é sanitaria ma va chiarito il ns ruolo al ministero che non sa Nulla ,e per questo una commissione di esperti nominata dovrà far sentire la ns voce, ma solo uniti saremo presi in considerazione.
La mia formazione é prettamente statunitense ,alla SCTF e dentro i college non si é mai parlato di tecniche ma di principi e di filosofia dell’Osteopatia
Il futuro osteopata io lo vedo solo nella scuola full- time ,il ns percorso é di "ascolto"innanzitutto e questo é la ns forza. Rolling E. Becker diceva:"accetta il meccanismo vivente in te e nel paziente,La vita cerca sempre di manifestare la Salute,Sviluppa le abilità palpatorie ."Il corpo é più intelligente di te, dunque impara ad imparare da esso".
Questi sono i principi che mi sono stati insegnati da Viola Frymann,Robert Fulford e da Edna Lay, e non mi risulta che esista in medicina ed in fisioterapia il rispetto di questi principi …semmai il contrario
Perfettamente d’accordo con Ugo di Cocco!!!basta,basta,basta!!!Ci meritiamo il massimo rispetto!!!!
Perfettamente d ‘ accordo con Massimo Lombarduzzi.
Buongiorno.
Ritengo che l’unica strada da percorrere da parte di chi vuole sul serio l’Osteopatia riconosciuta come professione sanitaria sia il varo di un PROVVEDIMENTO LEGISLATIVO ad hoc, finalizzato anche all’istituzione di un ORDINE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI.
Per conseguire questo risultato, occorre garantire CREDIBILITA’ E LEGALITA’. Come? Esercitando l’Osteopatia con P.IVA adeguata, cioè pagando le tasse come Osteopati D.O..
Solo i rappresentanti di costoro potranno essere interlocutori istituzionali.
In Italia, l’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI è l’unica corporazione che garantisce l’esclusiva rappresentanza degli Osteopati D.O. possessori di P.IVA e, come tali, contribuenti riconoscibili.
Invece, per iscriversi alle altre associazioni basta aver seguito un corso in questa o quella scuola non autorizzata e disporre di un attestato di fine studi senza valore legale, per poi esercitare come MCB, fisioterapisti, infermieri o altro.
Quale CREDIBILITA’ istituzionale hanno costoro per pretendere il riconoscimento legale dell’Osteopatia?
Forse è per questo che essi ci vorrebbero "operatori del benessere", ex lege 4/2013?
Non sarebbe un caso che L’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI sia stata la sola a prendere apertamente le distanze dalla legge 4/2013 delle professioni non sanitarie, considerando in termini inequivocabili l’Osteopatia come disciplina sanitaria.
COME MAI L’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI NON FIGURA NELL’ELENCO DEI REGISTRI E DELLE ASSOCIAZIONI DI QUESTO SITO WEB "TUTTOSTEOPATIA"?
Dobbiamo pensare che chi predica LEGALITA’ e CREDIBILITA’ della CATEGORIA, non sia gradito, a differenza di altri registri dalle non chiare finalità e dalle discutibili scelte operative?
Spero che i responsabili di questo sito, certamente in buona fede, possano provvedere alla lacuna e garantire, se non condivisione, almeno RISPETTO per tutte le sensibilità dei lettori e PLURALISMO DEMOCRATICO di informazione!
Grazie in anticipo per la completezza di notifica che vorrete ancora garantire.
Cara Laffranchi, io da Infermiere e successivamente diplomato in Osteopata ho scelto per ora di continuare a fare esclusivamente l’infermiere, proprio perchè non ritengo giusto mascherare il lavoro da Osteopata sotto altra professione; non lo ritengo gisto! ne per l’Osteopatia! ne per le scienze Infermieristiche.
Amo l’Osteopatia e desidererei applicare quotidianamente questa branca in maniera esclusiva,non lo farei mai in uno studio Infermieristico che maschera un attività Osteopatica. Lo stallo e la legge 4/2013 non mi hanno mai convito pertanto ho continuato a percorrere la strada della mia vecchia professione.
Quello che comunque voglio evidenziare è che il mio Albo Inferieristico non mi avrebbe mai permesso (giustamente) di fare altra professione mascherandola da attività inferieristica.
Questo senso di identità non c’e in altre associazioni professionali che vogliono accaparrarsi l’Osteopatia.
LA SOLUZIONE non è nemmeno in una Associazione in più nel panorama Osteopatico che viene evidenziata in un sito.
Parlate tra associazioni osteopatiche,litigate tra di voi,ma trovate una linea più o meno condivisa da portare avanti al ministero, ai politici, al Governo, ne va il bene dell’Osteopatia, altrimenti verrà snaturata in altro.
Grazie per il tempestivo inserimento dell’Associazione professionale salla voce "Registri" del Vostro sito web.
Dario, come tu dimostri la vita è fatta di scelte. Penso che la scelta di fare l’Osteopata comporti delle responsabilità. La scelta di un’associazione altrettanto, così come l’esercizio di una professione nel rispetto delle regole.
Ogni scelta responsabile comporta delle rinunce e non ci sono scorciatoie per arrivare al riconoscimento dell’Osteopatia: nè per noi, né per i nostri rappresentanti. Mi pare che i fatti attuali lo dimostrino ampiamente. A noi decidere se mettere la testa sotto la sabbia, aggredire Ministri e altre categorie professionali, oppure adeguarci al contesto civile ed agire i conseguenza.
L’Associazione professionale degli Osteopati è nata con queste premesse. Come te, auspico ampia condivisione da parte delle altre rappresentanze. Temo che non vi siano diverse soluzioni.
Quanta gente pensa di sfruttare la situazione ….. per esaltare la propria purezza …. gente che quasi non risponde al telefono …. che non si è mai o quasi mai vista in un forum o a confrotarsi ….
Chissà magari anche questo è un passo avanti …. Più Osteopatia e meno arrivismo. Gli osteopati ne usciranno più forti da tutto questo fragore e molti dovranno ridimensionarsi nella loro opulenza. Questo non è il tempo di Dividersi, o di avere direttori di scuola che si fanno paladini (Fino ad ora dove sono stati?), l’Osteopatia è degli osteopati e della società. Ognuno faccia la sua parte e il suo RUOLO per unire, chiarire e ottenenere risultati: osteopatia agli osteopati, nessun collega deve essere licenziato
E quale sarebbe la tua parte, Gaspare? Quella del censore? O quella del predicatore?
Se l’espressione del proprio punto di vista viene sommariamente giudicata come tentativo di "sfruttare la situazione", quale confronto positivo potrà mai realizzarsi?
Troppo comodo è rivendicare il diritto della pratica osteopatica, senza porsi il problema dei doveri e della responsabilità. Nessuna censura o esclusione potrà negare tale evidenza.
E’ ora che l’Osteopatia esca dalla sua precaria torre d’avorio per confrontarsi col mondo reale e agire di conseguenza. Qualcuno ha già cominciato a farlo; altri sono ancora nella fase delle della paura e delle recriminazioni.
Gentile Dott.ssa Lanfranchi,
Non mi sembra che sventolare la bandiera della "propria" associazione sia l’attitudine più utile in questo momento, anche perché il primato che Lei rivendica per la sua associazione è tutt’altro che tale, altri registri professionali infatti, obbligano i propri iscritti a fatturare con I.V.A. inserendo la dicitura "Osteopata Professionale".
Quindi sollevare una "questione morale" inesistente, solo per esaltare la bontà della propria associaziene e guadagnare qualche nuovo iscritto, in questo momento mi sembra un atteggiamento alquanto inutile.
In Svizzera l’Osteopatia è stata riconosciuta a condizione che le diverse sigle professionali trovassero un accordo si riunissero in una sola.
Credo che sia il momento di mettersi tutti allo stesso livello, riunirsi e decidere un azione comune, piuttosto che starsene ciascuno nel proprio canto a muovere invettive inutili contro questa o quell’altra decisione prese in passato da altre associazioni.
Di errori ne sono stati fatti abbastanza, in questo momento l’errore peggiore è quello di rimanere divisi, non mi sembra il caso dunque di perseverare.
In passato ciascuna sigla professionale ha cercato di far prevalere la propria linea, ognuna rivolgendosi a interlocutori politici che promettevano di approvare questo o quel disegno di legge.
Se vogliamo chen l’osteopatia venga riconosciuta dobbiamo metterci in testa una cosa, le singole associazioni professionali devono tutte sparire e si deve creare una nuova sigla che le riunisca tutte, gli iscritti alle varie associazioni e registri devono essere riuniti in un’unica votazione per eleggere il direttivo di questo nuovo registro, chi vince vince chi perde perde.
Il problema è che nessuno è disposto a rischiare di perdere lo scettro e a volte si preferisce essere responsabili di un’associazione con qualche centinaio di iscritti (non alluno a nessuna in particolare ma a tutte in generale) piuttosto che rimanere anonimi e senza potere all’interno di una grande unica associazione.
È ora di fare delle scelte e decidere cosa viene prima: l’affermazione dell’osteopatia come professione autonoma e riconosciuta e indipendente, esercitabile da coloro che hanno seguito un determinato iter formativo SPECIFICO, oppure ilproprio interesse personale?
Se nessuno di noi è personalmente in grado di fare questa scelta nel modo giusto, figuriamoci se saranno i politici a farlo per noi!
Gent.mo dott. Luciano (scusi se la chiamo per nome ma Lei non ha inserito il suo congnome)
Le ricordo che non è stato il Dott. Gaspare (anche lui senza cognome) a postare un commento in cui rivendicava la superiorità nell’operato della propria associazione professionale.
Commento peraltro fuori luogo poiché in esso si rivendicano primati inesistenti in quanto l’associazione sopra citata non è l’unica a pretendere dai propri iscritti la fatturazione con partita I.V.A. inserendo la dicitura "prestazione osteopatica professionale" così come non è l’unica ad aver preso le distanze o perlomeno ad aver messo in dubbio la strada della legge N.4 del 2013.
Altre associazioni lo hanno fatto (e non starò qui a dirle quali perché non voglio servirmi del forum per fare pubblicità, ma lascio a Lei e alla Dott.ssa Laffranchi il piacere di documentarVi) già da tempo.
Lei sa come nasce un’associazione professionale osteopatica?
È molto semplice: normalmente il direttore di una scuola iscritta ad una certa associazione in un dato momento entra in disaccordo con le scelte della stessa, per ragioni didattiche, politiche o per entrambe le suddette, quindi decide di creare una propria associazione o registro osteopatico cui si iscrivono normalmente tutti gli studenti della suddetta scuola, oppure per non esporsi in prima persona trova qualcun’altro che lo fa per lui, fine della storia.
Non voglio entrare nel merito se questa sia una pratica giusta o meno, trovo corretto difendere le proprie idee, al punto di separarsi dagli altri se non si riesce a trovare un accordo, solo che questo non è più il momento per questo tipo di scelte.
Il direttore di una scuola, che conosco una volta mi ha detto: "sai perché l’osteopatia in Italia è di buon livello? Perché ancora non è diventata corso di laurea e ad insegnare nelle scuole ci stanno i professionisti che fanno studio tutta la settimana. Se mai dovesse cadere nelle mani del mondo accademico, le cattedre verrebbero assegnate secondo i criteeri nepotistici e clientelari gestiti dalle baronie universitarie, quindi la cosa migliore che ci possiamo auspicare è che la situazione non cambi e l’osteopatia non diventi mai corso di Laurea".
In parte condivido la sua posizione anche se nella storia italiana esistono esempi in cui le cose non sono andate così e in questo momento, in cui lo Stato non ha soldi per aprire facoltà pubbliche di osteopatia, il riconoscimento della Laurea porterebbe all’affermazione delle Università private, che conserverebbero uno spazio di manovra nella scelta dei docenti non rischiando di cadere in mano ai Baroni.
Insisto nel dire che in questo momento occorre sedersi tutti intorno ad un tavolo e scegliere una linea comune, tenbtando ognuno, nei limiti del possibile, di lasciare da parte le poprie posizioni e trovare un punto d’accordo, in modo da presentarci al mondo politico come unico interlocutore, il momento è propizio, e la situazione creata dall’interrogazione dell’On. Binetti è tutt’altro che sfavorevole, cerchiamo di non perdere questa occasione.
Scrivo per chiarire la mia posizione, perché forse non mi sono spiegato bene. Nel mio messaggio non c’era un’invocazione ad un accordo tra aifi e altre associazioni, ma ad un cambio di mentalità poiché, come si evince da questo forum, molti professionisti restano arroccati sulle loro posizioni, in maniera disfunzionale per sé stessi e per la loro categoria di appartenenza, e questo vale sia per i fisioterapisti che per gli osteopati.
Per quanto riguardo gli “allegri” postulati sul mondo della fisioterapia, sono emerse delle assurde scorrettezze, che gradirei chiarire: lo stipendio statale sicuro è qualcosa che risiede al di fuori di questa realtà. Ci tengo infatti a sottolineare, che ormai, chi più e chi meno, in una maniera o nell’altra, siamo tutti liberi professionisti, e come tali, siamo costantemente portati a specializzarci, formarci e investire su noi stessi, per offrire il massimo. Il posto fisso statale riguarda circa un fisioterapista su 5000/6000, cioè parliamo di fantascienza. Io personalmente ho conseguito la laurea triennale, la laurea magistrale e due master, cioè sette anni di università e sono naturalmente indotto a continuare a studiare per offrire sempre di più (d’altro canto sono molto affascinato dall’osteopatia, a cui ho avuto modo di avvicinarmi).
Ricordo a Riccardo Lunardi e a molte persone che si sono espresse nel forum che fisioterapia sta per terapia naturale ( fisio ), cioè non basata sulla farmacoterapia, e che il fisioterapista non esegue solo riabilitazione, ma anche cura e prevenzione. Tra le varie cose che egli può porre in essere, c’è anche la terapia manuale, quindi è normale, è ovvio, è scontato che un fisioterapista possa specializzarsi in osteopatia e praticarla, nulla glie lo vieta, è nelle sue competenze, non riesco a capire come vogliano fare tanti osteopati a dividere in maniera netta questi due mondi. Davvero infelice il paragone con il chirurgo ( la chirurgia utilizza tecniche invasive, ma che significa “anche il chirurgo usa le mani”???). Il punto è che oggi non si sta mettendo in discussione il fatto che il fisioterapista possa praticare l’osteopatia ( è chiaro, è evidente che può farlo, nel momento in cui si è formato ), ma il problema (VOSTRO), è che si sta dicendo che non può farlo l’osteopata senza una laurea sanitaria.
In tutto questo ancora molti osteopati preferiscono complicarsi la vita prendendo le distanze dal mondo della fisioterapia ( e non parlo di associazioni ). Io personalmente non stravedo per l’aifi, anzi… si sa benissimo che molto spesso i rappresentanti delle varie categorie, prima di fare l’interesse comune pensano al proprio, e credo che questo valga anche per i vostri rappresentanti, quindi non riesco a comprendere le posizioni assolutistiche prese dai singoli professionisti. Credo che in un periodo del genere le due categorie ( in particolare i professionisti più che i rappresentanti delle associazioni ) debbano essere più unite per individuare e raggiungere obbiettivi comuni, e non continuare ad innescare inutili lotte di classe.
Dott. Giovanni Villani
Dottore Magistrale in Scienze Riabilitative
Gent.mo dott. Lombardozzi,
condivido gran parte della sua nota che ha avuto la cortesia di indirizzare pubblicamente anche alla mia persona.In particolare, apprezzo il suo richiamo all’unità di intenti per il futuro e l’esigenza di coesione da lei richiamata.
Sono entusiasta che l’Associazione professionale degli osteopati (che io nomino perchè sono a favore della trasparenza) non sia stata la sola a ritenere inadeguato il riferimento alla L.4/2013. La ringrazio per l’informazione e mi scuso per non essermi accorta, come molti altri, dei dissensi formulati di fronte alla rinuncia al ruolo sanitario dell’Osteopatia.
Mi permetto di dissentire in tema alle modalità illustrate circa la costituzione di un’Associazione, da ella ricondotte al mero dissenso di qualche presunto direttore. In tal senso, ricambiando la sua informativa, la invito a documentarsi leggendo Statuto e Codice deontologico delle varie categorie. Verificherà, in tal modo, che le associazioni non sono tutte uguali e che l’eccesso di semplificazione in questo caso può indurre a pericolosi fraintendimenti, oltre che a superficialità o di valutazione.
Scoprirà anche che vi è molta differenza tra un associazione che subordina l’accesso degli iscritti al possesso di un Codice specifico di P.IVA in qualità di osteopati, rispetto a un’altra che richiede solo la copia di un diploma senza valore legale.
Controllerà pure che alcune associazioni organizzano gli esami per l’accesso alle stesse in termini indipendenti, cioè senza alcune delega alle scuole in cui i candidati alle stesse associazioni hanno studiato.
Potrà anche prendere atto che alcune associazioni si sono già dotate dello "Sportello per gli utenti" a garanzia e salvaguardia dei pazienti.
Alcune associazioni "riconoscono" (!)e affiliano le scuole. Altre no.
Potrei procedere ulteriormente, ma ritengo che quanto detto basti a dimostrare che a volte i distinguo orientino verso la qualità e il progresso. Se così non fosse avremmo una sola scuola, un solo registro e forse l’osteopatia sarebbe ancora quella del tempo degli indiani d’america.
Pertanto, anziché criticare astrattamente le divisioni, perché non si unisce a noi nel sostenere la ricomposizione della categoria a partire da un confronto sereno e disinteressato tra associazioni?
Il sito "tuttosteopatia" ha sempre dimostrato di voler dare visibilità a tutte le opinioni. Il dibattito in corso è a mio avviso fondamentale per consentire ai colleghi di scegliere consapevolmente il proprio destino, ovvero l’associazione più vicina alle proprie idee, qualora per ragioni varie non si attui quella ricomposizione da noi sinceramente invocata.
Dopo tutto, non succede così in democrazia?
Ha ragione anche su questo: cerchiamo di non perdere l’occasione.
Gent.ma Dott.ssa Laffranchi
La ringrazio per la risposta.
Nel mio commento ho dato per scontato (forse avrei dovuto specificarlo) che le associazioni cui faccio riferimento sono quelle che stabiliscono dei criteri d’accesso sia per gli iscritti che per le scuole di riferimento, ovvero un curriculum formativo con un numero di ore minimo (non inferiore alle 1.500 per le scuole a tempo parziale e 4.500 per le scuole a tempo pieno) e un codice deontologico per gli iscritti.
Le altre associazioni, quelle cioè che permettono l’iscrizione a chiunque sia in possesso di un banale pezzo di carta rilasciato da chissà quale corso, non le prendo nemmeno in considerazione.
Per quanto riguarda la nascita di nuove associazioni, esse partono sempre da un dissenso rispetto ai registri già esistenti, altrimenti ci si iscriverebbe ad una delle medesime. Che poi il dissenso non parta sempre da un Direttore di Scuola di Osteopatia, sono d’accordo con Lei, ma in generale è così e il mio commento non faceva riferimento a nessuna scuola in particolare, ma sto nell’ambiente da un certo tempo ed ho visto nascere diverse sigle di associazioni osteopatiche, più o meno sempre per gli stessi motivi.
Riguardo al fatto di scegliere l’associazione più vicina alle proprie idee è ovvio che ciascuno ne ha il diritto e ci mancherebbe altro che non fosse così.
Tuttavia insisto nel dire che questo non è il momento di dividersi, ma di sedersi intorno ad un tavolo, cercare di creare una sigla unica e presentarsi al mondo politico come un unico interlocutore, altrimenti non otterremo nulla perché i politici sono sensibili soltanto ai numeri e nient’altro.
Personalmente ritengo che l’attuale Ministro appena incaricata, sollecitata da un’interrogazione parlamentare si sia preoccupata di fare bene i compiti cercando di dare ujna risposta il più possibile dentro i termini di legge. Senza però fare uno studio approfondito della situazione. COsÌ facendo ha sollevato un vespaio e creato la necessità per il legislatore, di mettere mano in un settore in cui il parlamento, per varie ragioni, non aveva nessuna intenzione di legiferare.
Dico così perché nella sua risposta il Ministro ha detto tutto e niente. Innanzitutto ha fatto riferimento all’ultima risposta del maggio scorso ma ha completamente ignorato quelle precedenti, in cui il Ministero si era espresso con parere totalmente opposto, inoltre non ha tenuto affatto in considerazione la giurisprudenza che in questo momento, in assenza di una legge specifica resta l’unico punto di riferimento.
Inoltre dichiarare che l’osteopatia è professione sanitaria senza specificare quali sono i profili professionali che possono attuarla di fatto non vuol dire nulla, senza contare che la nascita di una nuova professione sanitaria deve essere sancita da un decreto ministeriale o da una legge ordinaria e non può essere demandata ad una semplice risposta ad un’interrogazione.
La mia analisi dunque è che il Ministro abbia tentato semplicemente di essere diplomatico senza considerare che con la sua superficialitÀ ha creato la necessità di passi successivi che, vista la situazione, si sono resi inevitabili.
Quali saranno questi passi dipende anche da noi e dalla nostra capacità di presentarci al mondo politico nella forma di un unico interlocutore. Se ci presenteremo come abbiamo fatto finora con sigle separate che cercano ognuna di fare a gara a chi è più bravo, non otterremo nulla e avremo perso un’ottima occasione.
Bhè allora non è chiaro.
Questo momento è molto importante stare uniti, non ci interessa la storia delle associazioni o le pubblicità commerciali, e non ci interessa se qualcuno ha avuto benefici o ha interessi particolari. Oggi la prima cosa è che l’osteopatia deve essere normata in pieno e senza perdere per questo l’anima, che un osteopata deve essere libero di fare il proprio lavoro e pensare alla propria vita, alla propria crescita. Un osteopata deve sentirsi tutelato non solo dalla associazione di cui fa parte ma in particolare da tutta la categoria. Oggi la chiarezza serve, ma in particolare serve ad andare avanti verso gli obiettivi propri dell’osteopatia italiana. Quanto è successo è grave e lo abbiamo ribadito subito, ma se veramente ci teniamo può ribaltarsi a favore dell’osteopatia, degli osteopati e dell’intera società. Mi spiace se qualcuno qui mi abbia definito un censore, ma si controbilancia dell’altra definizione e con significato opposto che mi è stata assegnata su un altro spazio. Ma la tensione di tutti noi non può in questo momento essere distratta. Ringrazio Massimo Lombardozzi , e considero che tutti noi possiamo avere un bel pezzo di verità ma se non mettiamo insieme questi pezzi, se non focaliziamo l’obiettivo, se non siamo tuti pronti a difendere ogni singolo collega se fosse necessario e con ogni mezzo adeguato, bhè allora è davvero tutto una perdita di tempo, chi non ha una laurea sanitaria si mettano insieme se facciano un accordo con qualche scuola e se ne comprano una così tutti saranno contenti.
Uniti e compatti si può fare tutto, il resto è ciccia.
Gaspare Sanfilippo (osteopata)
IN SINTESI:
Lo scorso 19 Marzo 2014 c’è stata la risposta ad un’interrogazione parlamentare che riguarda la chiropratica e l’osteopatia
l’interrogazione è servita a sollevare una questione importante e delicata come quella della collocazione dell’Osteopatia e della Chiropratica, ma in presenza di un momento di grande confusione, dove alcune menti strumentalizzano e “sintetizzano” l’informazione a proprio piacimento e per i propri interessi, questa INTERROGAZIONE E LA MEDESIMA RISPOSTA è stata avvertita da molti come PAURA, STORDIMENTO, DISOCCUPAZIONE, CONTROLLI e TERRORE, creando quindi un NON giustificato ALLARMISMO.
Possiamo, invece di creare allarmismo, pensare che quest’evento sarà determinante per lo sviluppo decoroso della nostra identità professionale?
Possiamo vedere la questione come segno positivo?
Dalle riunioni condotte nei giorni successivi al 19 marzo possiamo pensare di non allarmarci , cominciare un periodo nuovo e dare valore a ciò che siamo, questo perché accanto abbiamo i tecnici ed esperti in materia che possono aiutarci nel percorso;
La risposta, che se ne dica, è chiarissima, e da parte del Ministero è molto precisa.
Loro dicono (il ministero), il legislatore ci ha detto che la chiropratica è un’attività di ordine delle professioni sanitarie e che demanda ad un regolamento del ministero la sua istituzionalizzazione.
Secondo voi riguarda direttamente l’osteopatia?
Nella risposta si fa quasi fatica a trovare il termine osteopatia , tant’è che viene scritto “per quanto concerne" l’osteopatia questo ministero si è più volte espresso anche verso l’ente nazionale italiano” affermando che le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie.
Secondo Voi, cosa poteva dire il ministero di diverso visto che c’e’ la legge finanziaria, che ti dice che il ministero ha il compito di emanare un regolamento di attuazione.
Per il ministero il chiropratico e l’osteopata, sono due attivita’ limitrofe, cosa poteva rispondere!
come si doveva regolare!
Paradossalmente si trova anche in difficolta’ ad affermare qualche cosa di contrario perché’ il legislatore gli ha parlato, quasi esclusivamente, di chiropratica.
Va tenuto conto che nell’interrogazione e nella risposta si parla delle attività dell’osteopataa svolte e riservate alle professioni sanitarie, facendo riferimento anche alla legge 4 del 2013, la quale ci fa capire che quello che non è da una parte organizzato, deve essere organizzato dall’altra;
Chiaramente di fronte a questa realtà confusa, cosa doveva rispondere il Ministero?
Giustamente quest’identità vanno regolamentate ed organizzate, gli Osteopati non sono organizzati nella legge 4;
a questo punto il Ministero , basandosi anche sulla finanziaria del 2007, dice sono professioni sanitarie!
Ad oggi un ufficiale di polizia giudiziaria come fa a fare una denuncia di abuso di professione medica?
Non facciamo dell’INUTILE ALLARMISMO
E’ l’opportunità per RINNOVARCI ED UNIRCI
GIUSVA GREGORI
Hai ragione Giusva , trova modo di unirci .
Ieri il Senato ha approvato il testo di legge per l’inasprimento delle sanzioni per coloro che esercitano illegittimamente le professionisanitarie.
Non si fa riferimento diretto all’osteopatia ma è chiara la volontà del legislatore di dare un giro di vite, tracciando una linea di demarcazione ben definita nell’ambito dell’esercizio di attività che hanno a che vedere con la salute.
Il testo non è ancora passato alla Camera, ma se dovesse accadere sarà inevitabile un passo successivo nel senso della regolamentazione definitiva dell’Osteopatia.
Siamo dunque ad una fase delicata in cui è importante rimaere uniti e presentarci al mondo politico con le idee chiare e in modo compatto.
La cosa più auspicabile è che l’osteopatia venga dichiarata come professione sanitaria autonoma e venga definito il percorso formativo per onttenerne l’abilitazione all’esercizio.
La tentazione del legislatore, al fine di ridurre al minimo gli oneri per lo Stato, potrebbe essere quella di dichiarare l’osteopatia come una specialità della Medicina e della Fisioterapia, come avviene per esempio in Brasile, dove qualunque medico o fisioterapista può appendere davanti alla porta dello studio una targa da osteopata, senza aver seguito alcun percorso formativo specifico esenza averne la minima competenza.
Questa sarebbe una soluzione a buon mercato che non costerebbe allo Stato nemmeno un centesimo, non dovendosi assumere l’onore di creare dei corsi di laurea e nascerebbero corsini e corsetti di Osteopatia di durata variabile come sta accadendo appunto in Brasile, dove esistono corsi di Osteopatia anche di un solo anno e vi sono soltanto tre scuole in tutto il Paese che prevedono una formazione sul modello europeo con un minimo di 1.500 ore (per laureati).
Per assurdo in Brasile, in questo momento, sta avvenendo una battaglia alla rovescia, e cioè i fisioterapisti che si sono formati in Osteopatia seguendo un corso sul modello europeo, si stanno battendo per il riconoscimento di un corso di laurea indipendente, al fine di combattere "labusivismo dei fisioterapisti non osteopati" che si vendono sul mercato come tali senza averne la specifica competenza.
Pe inciso il livello dell’osteopatia brasiliana, in questo momento, non si può certo dire eccellente, basta saper fare qualche manipolazione per dirsi osteopati e nessuno può farci niente, perché il CREFITO, il consiglio federale dei fisioterapisti Brasiliani, ha già assunto l’osteopatia come specialità e secondo la Costituzione nessuno gliela può togliere, e considerando che all’interno delle facoltà di Fisioterapia la formazione in terapia manuale prevede soltanto poche ore, possiamo tutti immaginare cosa significhi mettersi nelle mani di uno di questi "professionisti".
Se ciò accadesse anche da noi (il che è possibile) sarebbe la fine dell’osteopatia in Italia.
Più che mai dunque è importante in questo momento che i responsabili delle diverse sigle osteopatiche si riuniscano e trovino una linea comune da presentare al mondo politico, al fine di ottenere una legge che attribuisca defenitivamente all’osteopatia la dignità di una professione indipendente, con un suo percorso formativo ed un suo ordine professionale autonomo.
Caro Giovanni Villani, il punto che io volevo sottolineare è la specificità dell’Osteopatia. In fisioterapia si parla di terapia manuale per l’osteopatia si parla di medicina manuale, questa è una differenza fondamentale. Massimo rispetto per la fisioterapia però bisogna capire e soprattutto creare un percorso formativo unico ed indipendente ( vedi formazione full time) a cui si accede tutti allo stesso modo. Poi si possono eventualmente riconoscere dei crediti formativi in funzione dei titoli pregressi. Al momento di praticare ci dev’essere l’obbligo di scegliere per chiunque se essere osteopata piuttosto che altro.
Ti dico questo perché arrivano in studio da me molte persone che sono state da osteopati/fisioterapisti e notano una differenza fondamentale. E questo perché mi è stata insegnata l’osteopatia che è cosa diversa dalla fisioterapia. Ciao e buon lavoro
Riccardo
Quoto quanto scritto da Riccardo Lunardi, parole sacrosante.
Per rispondere a giovanni Villani, la questione che gli osteopati pongono in essere rispetto ai fisioterapisti, non riguarda il fatto che questi non possano praticare l’osteopatia, ci mancherebbe altro, la maggior parte degli osteopati che si formano nelle scuole italiane viene da un percorso di Laurea in fisioterapia.
La questione è un’altra e riguarda la scelta dell’osteopatia come unica professione e cioè il fatto che se si decide di fare gli osteopati si debba praticare "soltanto" l’osteopatia.
Come già ho avuto modo di commentare in questo forum, altri Paesi regolamentano le professioni imponendo l’obbligo della scelta, giustamente al fine di evitare la concorrenza sleale di chi, approfittando del fatto di essere iscritto a più registri (medico e osteopata per esempio) possa erogare una prestazione di un tipo e poi fatturarla sotto un altro profilo. Nel caso dell’osteopatia, non essendo esente da IVA e non essendo deducibile (e al momento sarebbe difficile modificarne il regime fiscale perché ciò aumenterebbe la spesa sanitaria) si creerebbe una condizione di concorrenza sleale da parte dei fisioterapisti che potrebbero essere tentati di erogare una prestazione osteopatica e fatturarla come trattamento fisioterapico esente da IVA e fiscalmente deducibile.
Questa sarebbe una pratica scorretta perché tra l’altro configurerebbe una falsa dichiarazione ai fini fiscali (faccio una cosa ma ne dichiaro un altra) al fine di ottenerne un vantaggio economico.
Sappiamo benissimo che i fisioterapisti "sono tutti onesti e non fanno questo tipo di cose", ma come si dice: la tentazione……
Il fatto che il fisioterapista debba per forza scegliere se esercitare tale professione o quella di osteopata mi sembra una soluzione negativa, non solo per i fisioterapisti ma anche per gli osteopati. I medici possono avere tranquillamente più specializzazioni, non vedo perché le nostre categorie debbano lottare per indebolirsi a vicenda. Sinceramente io vedo di buon occhio un iter universitario unico che preveda una parte comune per entrambe le discipline e poi la possibilità di definire il curriculum in una maniera o nell’altra. Ovviamente si dovrebbe poi ricorrere ai riconoscimenti creditizi per chi ha già concluso il corso di studi ed anche in questo caso ci sarebbe un’occasione di arricchimento per entrambe le categorie, sia per i fisioterapisti che potrebbero avvicinarsi all’osteopatia in ambito accademico, sia per gli osteopati, che potrebbero completare il loro percorso di studi, con materie come statistica, diritto sanitario organizzazione dei servizi sanitari, ecc. ( ricordo che chi ambisce a divenire una professione sanitaria purtroppo deve conoscere i modelli concettuali e le dinamiche del sistema in cui dovrà agire ).
Caro Giovanni Villani, il fatto è che l’osteopatia non è una specializzazione di qualche altro percorso pregresso proprio perchè richiede una manualità specifica ben diversa da quella utilizzata nella fisioterapia e nella palpazione medica. Inoltre l’approccio al sintomo è completamente diverso. Un percorso pregresso può essere un’arricchimento personale e professionale nel senso che si può indirizzare ad altri percorsi qualora si renda utile l’integrazione con altri approcci. Ad ognuno le proprie competenze
Scusami se ripeto. Pensavo ad avere gia scritto sul questo forum, per la prima volta, ma si vede che ho scritto da qualche altra parte. Sono un osteopata da 20 anni in Italia, diplomata in Inghilterra, iscritto al GOsC, ROI e CA. Mi trovo d’avanti ad una situazione spiacevole in quanto 2 studi che sono convenzionati, non possono più permettermi di lavorare li. Ho 51 anni, devo rinunciare la partita IVA e fare la vita tranquilla o continuare di lottare con grande fatica ?
Qualcuno ha un po’ di confusione! Per favore… invito tutti i colleghi Osteopati a condividere un livello cognitivo comune ed anche a dare le giuste definizioni! Hanno le idee più chiare sull’Osteopatia al Ministero della Salute… Ma le nostre Scuole cosa hanno insegnato fino ad oggi? (sembro il solito "saccente" ma in realtà sto facendo autocritica)
La Fisioterapia è una Professione Sanitaria che si occupa di Riabilitazione e a questa professione sono collegate altre come: Podologo, Logopedista, Ortottista – assistente di oftalmologia, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnico della riabilitazione psichiatrica,Terapista occupazionale, Educatore professionale
… Qualifica più alta che raggiungono queste Professioni Sanitarie già normate è EQF6
L’Osteopatia non è nata, non è evoluta ed attualmente non centra assolutamente nulla con la Riabilitazione… bensì è una Professione Sanitaria che si approccia mediante palpazione percettiva manuale (EQF7 e succesivi) ai meccanismi fondamentali di mantenimento della salute tessutale locale segmentaria e globale, in riferimento ad alcuni Modelli di relazione Struttura-Funzione codificati dall’OMS (Biomeccanico-Posturale, Neurologico, Energetico-Metaboico, Circolatorio-Respiratorio, Biopsicosociale-Comportamentale) ed in riferimento all’omeostasi preservata dai ritmi biologici involontari.
Solo la parola "biomeccanico" ed anche la parola "manuale" ricorda un po’ la Fisioterapia. Ma tutto il resto cosa c’entra?
Eppure è chiaro ed evidente in letteratura che l’Osteopatia è un altra cosa, non va inventata, esiste, vive di vita propria, si inserisce nel tessuto sociale (prima) e poi sanitario (poi) di ogni nazione che può dirsi avanzata.
Certo che un Fisioterapista può essere anche un Osteopata, come anche un Impiegato può pubblicare su Riviste di Matematica Avanzata (un tale Albert Einstein…), ma non per questo tutti gli Impiegati diventano dei Matematici!
Siamo ormai dentro un PROGETTO (più grande di noi) in cui l’Osteopatia è pronta a divenire Professione Sanitaria Autonoma e per queto progetto dobbiamo lavorare tutti insieme (Direttivi, Presidenti, Direttori, singoli Professionsiti volenti o nolenti) e tutti gli Osteopati (ISEF, Fisio, Medici, Scuola Media Superiore…) che già lavorano e che NOI abbiamo formato e stiamo formando con orgoglio e qualità, dovranno essere tutelati e portati ad un riconoscimento!
Grazie ai Forum ed ai Social che aiutano a condividere e diffondere le idee! Ci aspetta un trimestre di grande impegno (e poi forse un quinquennio per l’attuazione) ma soprattutto dobbiamo orientarci ad essere UNITI. Ed anche ad isolare chi ci vuole dividere.
Rispondo a Peta
Credo sia il caso di differenziare tra la situazione attuale e quella prevista a medio lungo termine.
É indubbio che nell’ultimo periodo vi é una maggiore attenzione verso quei professionisti che esercitano l’osteoptia senza un titolo sanitario e piú in generale un inasprimento dei controlli e pene per l’esercizio abusivo delle professioni medica e sanitarie; ma é anche vero che la posizione del ministero della salute esprime solo un parere, seppur autorevole, su chi debba esercitare l’osteopatia. Quindi se é vero che professionisti che come Peta (e attualmente in Italia ce ne sono tante) praticano l’osteopatia senza titolo sanitario sono a rischio, é anche vero che possono in qualche modo difendersi in controversie legali dimostrando di possedere una "specifica formazione" in osteopatia (professione non ancora normata come professione sanitaria – vedi precedenti sentenze favorevoli).
Nei prossimi mesi o anni l’osteopatia sarà regolamentata come professione sanitaria e sarebbe meglio che ROI altre associazioni di categoria e Direttori delle scuole se ne rendano conto intervenendo ai tavoli di trattativa prima che qualcun altro facciamprevalere altri iter parlamentari, che indipendentemente da posizioni corporative, snaturerebbero l’essenza stessa dell’osteopatia (e so quello che dico). Bisogna infatti puntare sul riconoscimento dell’osteopatia cone professione sanitaria indipendente (Laurea Magistrale a ciclo unico di 5 anni) senza sconti per nessuno e mettendo in conto le fisiologiche conseguenze.
Una volta riconosciuta ci saranno delle norme transitorie che permetteranno ai professionisti possessori di titoli di osteopatia pregressi, anche esteri, di poterli "sfruttare" facendoli valutare alle apposite commissioni che normalmente vengono attivate quando si regolarizzano nuove professioni (le cosiddette sanatorie dei periodi di transizione). Dipenderá quindi da come sará stata strutturata la figura dell’osteopata se il titolo pregresso (sommato ad eventuali altri titoli) andrá giá bene o lo si dovrá integrare con corsi che saranno istituiti ad hoc.
Quindi mi sentirei di tranquillizzare Peta e invitarla a seguire le vicende che sicuramente evolveranno nei prossimi mesi… sperando che ROI e direttori delle scuole si SVEGLINO!!!
Mauro
giusto Paolo, mi sembra che sia veramente giunto il tempo di tirare fuori la testa dal carapace!
ugo
Concordo pienamente con Paolo Zavarella che è riuscito a spiegare meglio di chiunque altro la situazione.
Il problema è che il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma comporterebbe per lo Stato una serie di costi che in questo momento sarebbe difficile sostenere, tra cui la spesa per l’apertura di nuove facoltà universitarie e l’inserimento delle prestazioni osteopatiche tra quelle offerte dal SSN con relativo aumento della spesa sanitaria.
Il rischio è che il Ministero possa dichiarare l’osteopatia come specialità della fisioterapia e della medicina, come già avvenuto in alcuni Paesi, dove ad esempio è ammessa la figura del fisioterapista specializzato in osteopatia (questa specializzazione in tali Paesi può essere acquisita con un corso post graduate di un solo anno)indipendentemente da quanto dichiarato dall’OMS, perché alla fine ciascun Governo in casa propria fa ciò che vuole.
Di fatto molti fisioterapisti già effettuano prestazioni osteopatiche fatturandole come trattamenti fisioterapici, quindi in questo caso, da un punto di vista della spesa sanitaria, i costi per lo Stato non aumenterebbero molto.
Questa soluzione a buon mercato è il rischio maggiore sia per i professionisti che non hanno conseguito una laurea di tipo sanitario, quanto per l’osteopatia in generale che scenderebbe drasticamente di qualità.
Inutile dire che una strada del genere farebbe comodo all’associazione dei fisioterapisti che si vedrebbero riconosciuto il diritto di esercizio dell’osteopatia in condizioni di quasi monopolio e per di più con l’abbassamento del percorso formativo da cinque anni (come previsto attualmente dai principali registri osteopatici esistenti in Italia) ad un solo anno o due al massimo.
Questa ovviamente è soltanto un’ ipotesi, non è detto che il Ministero voglia seguire questa linea, tuttavia è la peggiore che possa verificarsi e al tempo stesso la meno costosa per lo Stato, pertanto non si può escludere che alla fine sia quella prescelta. Come ho precedentemente ricordato esistono già esempi in altri Paesi.
E’ necessario dunque che i diversi registri osteopatici esistenti in Italia si incontrino e riuscendo a superare le divergenze e trovando trovino una linea comune da presentare al Ministero della Salute affinché l’steopatia venga riconosciuta come disciplina autonoma.
Condivido e sottoscrivo Paolo, aggiungo che questa situazione è causata da scuole che hanno voluto far numeri e riempirsi le tasche a scapito della formazione. Altrimenti perchè saremmo in questa situazione. Guardate che un osteopata in Francia non fatturerebbe mai come fisioterapista. Un osteopata in Francia è orgoglioso di esserlo e sa bene qual’è la differenza con un Fisio. Bisogna pensare a corsi di filosofia e medicina Osteopatica tenuti da insegnanti del ROI o del CSdO in modo che si crei un’uniformità nella formazione in quelle materie relative in cui si insegna che cos’è e come funzione l’osteopatia, per dirla in modo spiccio!!!
Caro signor Paolo Zavarella,
le faccio presente che avevo utilizzato dei toni molto cordiali nel momento in cui ho cominciato a scrivere in questo forum, mostrando sempre rispetto per la sua professione, di solito le buone maniere impongono di mantenere lo stesso livello di conversazione, ma forse questa cosa non le interessa.
In ogni caso visto che lei parla in maniera così fantasiosa di livelli di qualifica, le ricordo che un fisioterapista con laurea magistrale può diventare dirigente di struttura, di dipartimento, ecc. un osteopata senza una laurea sanitaria potrebbe rischiare di essere denunciato. Il fisioterapista ( ripeto ancora) non fa solo riabilitazione ma anche cura e prevenzione, può fare attività di studio ( queste cose le dice il ministero della salute ma credo che le sapete tutti ) trattando le disfunzioni e le patologie presenti nelle aeree della motricità, delle funzioni corticali e viscerali, quindi ha le competenza per praticare l’osteopatia. Il paragone di Einstein quindi è completamente fuori luogo.
Vi faccio un grosso in bocca al lupo a tutti il futuro
Quella di Paolo Z. È la migliore esposizione del concetto Osteopatico e del percorso che noi tutti dobbiamo perseguire. Quindi insieme per ottenere un’osteopatia come professione sanitaria primaria ed Autonoma.
Secondo me il mondo della fisioterapia e dell’osteopatia sono più fusi di quanto gli osteopati "puristi" vogliano far credere. Quando vi riferite ai fisioterapisti o ai medici ve li immaginate e ne parlate come gli stereotipi di queste figure 20 anni fa. Da parte mia che ho frequentato fino all’anno scorso la facoltà, posso dire che ormai il concetto olistico del corpo umano, un corpo dove tutti i sistemi sono integrati fra loro, dove ogni danno o disfunzione locale ha effetti su tutto il corpo, dove le stesse emozioni e la psiche influenzano pesantemente.. sono concetti ormai assodati anche in medicina "moderna". I professori che ho avuto (2 dei quali osteopati ROI oltre che fisio) non facevano altro che formarci attraverso questi concetti. Ci hanno fatto fare biomeccanica globale del corpo umano o materie come psicologia, neuropsichiatria,endocrinologia apposta per darci un percorso che ci permettesse di vedere la persona come summa di un corpo mente spirito. Altrimenti tanto valeva farci fare tutta anatomia muscoloscheletrica e non so, qualche concetto sul processo infiammatorio e su come funzionano le terapie fisiche! Da come parlate sembra che il fisio faccia solo questo, e scusatemi ma offendete me e tanti colleghi che si sono laureati questi anni (di cui la maggior parte sta attualmente proseguendo il percorso di studi). Per me bisogna avvicinare le 2 figure, più vi autoescludete e vi sentite parte di una elite in cui solo voi potete vedere la persona nel suo intero e meno avrete forza per vincere la vostra battaglia.
Concordo con Paolo Zavarella e Massimo Lombardozzi. Dobbiamo avere la stessa direzione rimanendo uniti. Osteopati, Scuole e Associazioni sono l’osteopatia italiana.
Rispondo a Giovanni Villani
Mi sono reso conto dopo aver letto tre volte la Sua risposta che il paragone con Einstein da me fatto poteva essere interpretato in modo dietrologico… Non intendevo assolutamente dire che l’Osteopata è Einstein ed il Fisioterapista un semplice impiegato! La Riabiitazione, la Cura e la Prevenzione proprie della professione del Fisioterapista sono una cosa meravigliosa! Utile, preziosa e necessaria in una miriade di casi e di bisogni della popolazione.
L’Osteopatia però ha altre metodologie, altri obiettivi, altri metodi palpatori, altri test, altri modelli… ed è difficile trovare una uguaglianza o similitudine tra i due approcci e le due Professioni! Insistere su questo vuol dire non conoscere appieno i due Profili Professionali.
Certamente se l’obiettivo rimane il benessere e la salute della popolazione, un Fisioterapista ed un Ostepata che si rispettano reciprocamente e che lavorano insieme od in collaborazione sullo stesso paziente/persona, non può che portare a risultati straordinari!
Mentre va perseguito un Osteopata che fa Fisioterapia e, facendo chiarezza, porre le basi perchè sia vero anche il contrario.
Contribuiamo, rendendo conosciuto il Profilo Professionale dell’Osteopata (che esiste, è reso esplicito a livello mondiale a cura dell’OMS, del OIA, del CEN, del FORE…) a fare chiarezza!
Non c’è niente di più forte… della chiarezza e della verità!
L’assurdo è che mai nessuno ha definito la fisioterapia in modo da svalutarla nella sua funzione e professionalità senza rischiare di essere ricoverato alla neuro, e tutti noi collaboriamo con i fisioterapisti tutti i giorni. Ma Questa guerra santa deve finire una volta per tutti: una guerra che va in tutte le direzioni possibili con supponenza e fagocitando tutto e tutti. I fisioterapisti hanno vinto tante battaglie su cui non torniamo, sono professionisti fondamentali e con cui si collabora ripeto tutti i giorni, con cui si scambia e si cresce nelle pur notevoli diferenze …. ma ora di questi gruppi organizzati siamo stufi. Si ai fisioterapisti e alla fisioterapia senza se e senza ma. Ma Basta gruppi organizzati di attacco e corrosione. La fisioterapia non può trasformarsi in osteopatia con un corsettino di 2 o 3 anni, questa è illusione o volontà a uccindere una scienza e un professione che appartiene alla società.
GIUSTO PAOLO E GASPARE
Buona sera a tutti e buona pasqua!
avrei piacere di sapere cosa ne pensate della riunione che si è tenuta oggi 17 aprile a Roma presso il CNA.
La linea da seguire per coalizzarci, le direttive ROI, i vari personaggi che promettono di darci una mano ( siamo sotto le elezioni e non credo a nessuno, figurarsi dell’ordine dei farmacisti, che noi col nostro lavoro, in farmacia i pazienti non ci vanno proprio!) Abbiamo bisogno di un altro portale? il the journal of Italian Osteopathic Research ? Non lo so ditemelo voi!!
IO personalmente sono molto arrabbiata, per tanti motivi…
Buongiorno
personalmente credo utile in questo momento, REALMENTE POSITIVO E DI SLANCIO per l’Osteopatia, comprendere quanto è stato fatto e soprattutto in che modo è stato fatto, valutare seriamente il concetto Aggregazione ( concetto poco chiaro ancora per molti) Procedere con l’aggregazione è il passaggio obbligato difficile, ma non impossibile.
Lo spirito di promozione e l’ atteggiamento mentale nel promuovere aggregazione non andrà a creare contrasti tra NOI, perché non ci saranno poltrone traballanti , ma collaborazione e progettualità degli intenti.
L’invito è alla calma, allo studio, all’analisi, all’aggregazione fra scuole, studenti, associazioni e alla progettazione tecnica fatta da esperti in materia giuridica, formativa e professionale per un futuro prossimo di un’ Osteopatia riconosciuta dallo Stato e dal Popolo come scienza, arte e filosofia che lavora per la promozione di Salute nell’individuo e quindi come PROFESSIONE SANITARIA.
Giusva Gregori
Si siamo tutti d’accordo con il discorso dell’osteopatia come professione sanitaria, ma siamo sicuri sia una strada praticabile? Non so se avete sentito i tagli che stanno facendo in ambito sanitario, secondo voi si riuscirà ad inserire l’osteopatia in ambito sanitario? L’ipotesi che questa strada possa ritorcersi contro in questo momento è molto più che un’ipotesi purtroppo e questa cosa va valutata seriamente. Cosa ne pensate?
Salve, io come studente del V a. , proveniente da studi ISEF , sono molto scoraggiato. Come è noto siamo e sono stati in molti ad aver scelto di specializzarsi in Osteopatia dopo gli studi in scienze motorie. Chi pensa che lo abbiamo fatto per esercitare la fisioterapia non tiene conto che l’investimento medio per un fuori sede è di circa € 40000 per completare i sei anni di Osteopatia e sarebbe quanto meno sciocco considerare questa una scorciatoia!
Mi si obbietta che sapevamo (da contratto della scuola) che questo percorso non dava garanzie di "ufficialità" ma non avrei mai pensato di arrivare al punto che possa essere vanificato tutto il lavoro fatto. Nella mia testa e nelle mie mani ciò che ho imparato non può essere cassato da una interrogazione parlamentare ma si può fattivamente , de jure, impedire a quelli come me di esercitare in futuro chiamandosi Osteopati. Già adesso chi è da anni D.O. deve chiudere lo studio o "darsi alla carboneria".
Stanti così le cose penso anch’io che questa arte debbe essere sanitaria non fosse altro perchè noi , tramite un intervento manuale di varia natura, agiamo sui sistemi autoregolativi dell’organismo altrui. Se è vero che funziona si presuppone che si debba sapere bene su cosa si agisce e perchè e se non viene fatto con "scienza e coscienza" può anche nuocere, come tutte le cose.
Detto questo è chiaro che lo stato Italiano non avvierà troppo presto dei corsi di laurea statali o esami di stato né per noi né per i chiropratici in quanto le risorse sono sempre di meno. Basterebbe che fossero stabiliti i campi di intervento (in realtà infiniti) dell’Osteopatia e la possibilità di agire sulla persona da parte dell’Osteopata con le regole deontologiche che già ci sono da tempo. L’ingresso nel pubblico potrebbe essere fatto con progetti tipo quello avviato dall’ospedale Mejer di Firenze non necessariamente reso obbligatorio come presenza nelle Asl .
Ancora buona sera a tutti, e ancora, scusate, non mi è chiara la strada da percorrere insieme, tutti i D.O. e i D.O.M. R.O.I.
1) capire bene la strategia politica del direttivo ROI
2) in seguito informare tutti dico tutti gli osteopati d’italia e sapere se sono d’accordo o meno sulla strategia da intraprendere per essere riconosciuti, e se ci sono suggerimenti in proposito.
3) interpellare varie forze politiche, possibilmente che contano e portare il progetto di legge, cercando di persuaderli il più possibile visto che potrebbero contare su un certo numero di voti politici, cioè di tutti gli osteopati certificati-diplomati-riconosciuti o che dir si voglia, e credo che dovremmo essere circa un milione , credo. Magari se non altro noi faremmo gola a qualcuno, in vista di una votazione politica….in cambio di qualcosa…purtroppo!!
Secondo me è cosi che possiamo nuotare tutti dall’altra parte della rete per romperla e non farsi pescare. ( pesciolino Nemo)
Colleghi al momento questo spazio offertoci da tuttosteopatia in forma riservata e il Gruppo "la voce degli Osteopati e dell’Osteopatia" di fb sono i due unici punti di incontro. Per il resto ci stiamo attrezzando. Non scoraggiatevi, tutto andrà bene se saremo uniti e determinati.
la speranza è l’ultima a morire si dice! …. speriamo sia così…
la speranza è l’ultima a morire si dice! …. speriamo sia così…
Un collega su " La Voce dell’Osteopata e dell’Osteopatia" di fb : "(così nessuno andrà più in giro a raccontare favole, un esempio? la più grossa bufala…..che il ministero ci ha offerto la professione sanitaria) ".
Qualcuno vuole commentare e chiarire?
Scusate… Ma qualcuno mi sa dire se nelle ricevute nel frattempo bisogna ancora inserire gli estremi della legge 4/2013?
Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’osteopatia debba essere una professione sanitaria, ma dobbiamo essere uniti nel pretendere che venga organizzata come professione indipendente. Mi permetto di dissentire dal commento postato da Francesco Fisio, il fatto che in molte (non tutte) le facoltà di Fisioterapia venga seguito un approccio olistico al corpo umano non fa di un fisioterapista un osteopata. L’osteopatia non è l’unica disciplina a seguire questo approccio e nessuno ha mai affermato ciò, l’omeopatia e l’agopuntura ad esempio, si basano entrambe su una visione olistica ma questo non fa di un omeopata un agopuntore o viceversa, ne’ un omeopata può pretendere sconti sul programma di studi se intende specializzarsi in agopuntura o viceversa, perché ciascun approccio è originale e ha delle basi completamente differenti, lo stesso vale per l’osteopatia. Per quanto riguarda il commento di Giovanni Villani, da come scrive si deduce che abbia conseguito la sua Laurea Magistrale da poco tempo e sembra esserne particolarmente orgoglioso, grazie ad essa potrà anche fare il dirigente di struttura, tuttavia tra i super poteri che tale titolo di studio gli conferisce, non c’è purtroppo quello di fare l’osteopata. L’osteopatia prevede un percorso di studi specifico che non può essere colmato con qualche esame integrativo. Provate a chiedere ad un fisioterapista che dopo la laurea si è fatto sei anni di osteopatia e ha speso circa 30.000 Euro tra corso e libri, se ritiene giusto che un fisioterapista con laurea triennale possa essere abilitato a praticare l’osteopatia facendo un corsetto specializzazione di due anni di . Il rischio che corriamo infatti è questo, è già successo in altri Paesi ed è chiaro che l’A.I.F.I. prema in tale direzione, anche perché se l’osteopatia fosse riconosciuta come specializzazione della fisioterapia, le facoltà di fisioterapia assumerebbero le competenze sull’organizzazioned ei corsi, e questo significherebbe più cattedre per i fisioterapisti. Affinché ciò non avvenga dobbiamo essere uniti e presentare una linea comune ai soggetti politici che si sono interessati (per ovvi motivi elettorali) al nostro problema. Il disegno di legge dell’allora On. Scillipoti, presentato nel 2011 mi sembra quello che meglio di ogni altra proposta sia stato in grado di riunire le istanze di tutti gli osteopati, prevedendo un percorso di studi indipendente e stabilendol delle norme transitorie per il conseguimento dell’abilitazione da parte di colori che già esercitano la professione da tempo. Se tutti siamo d’accordo su questa proposta potremmo chiedere al direttivo del ROI e degli altri registri che venga presentata questa proposta.
Da tempo, perlomeno da quando è scoppiato il panico per le dichiarazioni della Binetti, stiamo scrivendo sul medesimo blog di unirci e farci sentire. Ma allora cosa aspettiamo? Il Roi? I politici? I politicanti?
A tal proposito: ma dalla riunione del Roi del 17/4 a cosa è servita? Sul sito non c’è nulla e trovo deprimente che neanche nell’area riservata ci sia traccia di tale giornata. Boh.
È giunta l’ora di darci appuntamento, senza che qualcuno lo faccia per noi, e buttare giù un qualcosa di sensato che scateni la sensibilità dei media e del governo. Rivendichiamo i diritti della nostra professione e tuteliamo i nostri pazienti, senza che questi vengano abbindolati da finti osteopati con master post laurea di due anni.
La risposta a Leonardo è si.
Daniele e Massimo siamo in linea ma ora dobbiamo concretizzare e subito.
Grazie mille Gaspare…!!
Gaspare,
Io portroppo non ero presente alla riunione del17/4 perché mi trovo all’estero, si è giunti a qualche conclusione? Cosa pensi di fare? Potremmo approfittare del blog per promuovere una sottoscrizione online: chi è d’accordo nel presentare ai politici un disegno di legge che contenga il testo della prpoposta presentata dall’On. Scillipoti il 30/03/2011 ?
Ci stiamo tutti confrontando prevalentemente in due spazi:
1. Gruppo fb La Voce dell’Osteopata e dell’Osteopatia (aperto dal Gianluca Ceino)
2. Sito e forum di tuttosteopatia.it (diretto dal collega Massimo Valenti)
Tutti e due i colleghi sono stati deferiti ai probiviri del Registro degli Osteopati d’Italia. Qualcosa non va o è da spiegare meglio ?
Chiederemo anche questi chiarimenti il 23 maggio. In questo momento così particolare e delicato per l’osteopatia e per gli osteopati, chi ha voluto questi atti deve essere accaduto qualcosa di veramente grave …. Da quello che ho letto non ho visto alcun motivo valido e opportuno, anzi forse degli elogi da fare: sicuramente ci saranno chiarimenti.
Uno storico candidato del registro sulla Voce: "IO posso solo dirti che ci sono oggi e ci sarò anche dopo il 23 di maggio….ho capito il messaggio che portate e mi farò garante nei confronti nel prossimo consiglio direttivo se ne farò parte, comunque sarà composto…."
Bene era ora. Allora andiamo avanti e vediamo che succede
Due cose Due…!
1) Ceino e Valente (per quanto si possano di certo criticare i modi burberi dell’uno o dissacranti dell’altro) sono certamente colleghi che hanno reso possibile una distribuzione di conoscenza e di informazione necessaria e senza filtri, proprio quando da anni il ROI ha SOPPRESSO il Forum nel sito ufficiale e le informative sono state NULLE o CONFUSE. Credo davvero che in Assemblea (SOVRANA) del 23 debba essere presentata una mozione per ritirare o rivedere la presa di posizione dei Probiviri. Si possono raccogliere le firme su questo progetto
2) Alcuni del vecchio Direttivo (escludendo Paola Sciomachen e Davide Granchelli) con le mani continuano a fare danno all’Osteopatia remando contro la presa di posizione del Ministero e consegnando il ROI di fatto alle idee di Furlan e Berloffa (lo si è visto il 17 aprile), o peggio all’AIFI, mentre con la faccia sorridono ed ammiccano al "nuovo che avanza"…
Solo Paola Sciomachen ha compiuto azioni importanti per sostenere gli sforzi di un cambiamento di rotta del ROI, che io approvo senza dubbi.
1) Comunicazioni libere, aperte ed accessibili,
2) Professione Sanitaria,
3) Sanatoria del pregresso per TUTTI i Diplomati D.O.,
4) conservazione della qualità nell’insegnamento e pratica dell’Osteopatia attraverso una federazione delle Scuole
E mentre il Direttivo faceva chiudere le Candidature 6 mesi prima delle elezioni, Paola ha intrapreso un’azione legale per farle riaprire, fino al 8 maggio. Ed i Probiviri le hanno dato ragione.
E mentre il Direttivo ha inviato Berloffa (incredibile) a parlare con il Ministero ed il SSN e minacciare di sospendere il lavoro sul Profilo Sanitario e lasciare in piedi il business CNA-FAC-UNI, Paola (con l’aiuto di Chiara e di altri) ha coinvolto i vertici del SSN ed ha favorito i colloqui informali per presentare una NOSTRA proposta di Profilo Sanitario e conseguente classe di Laurea… di cui speriamo di avere notizie il 9 a Milano e di vedere presto risultati.
Attenti tutti coloro che voteranno il 23 Maggio a non farvi imbambolare da promesse ed ammiccamenti.
La realtà è che porsi contro il Profilo Sanitario OGGI (vero obiettivo di chi mette anora al primo posto CNA-FAC-UNI) vuol dire lasciare all’AIFI il potere di pressione sul Ministero… e agli Osteopati l’impossibiità di sanarsi (senza una Laurea in Fisioterapia).
Spero davvero che saremo in grado di riflettere bene e ESSERCI in MOLTI il 23 Maggio!!
Buon 1° Maggio a tutti noi!
PZ
credo che sia importante davvero essere numerosi all’assemblea del 23 maggio. condivido la posizione di Paola Sciomachen. il riconoscimento come professione sanitaria è l’unica strada chiara e giusta.
Ciao Paolo ero anch’io presente a Roma il 17, quando dici" il 9 a Milano" a cosa ti riferisci?
Ciao Riccardo
Il 9 Maggio a Milano c’è un incontro importante organizzato da Chiara Arienti e Paola Sciomachen (https://www.facebook.com/chiara.arienti.79?fref=ts) con la presenza di Giovanni Leonardi, Direttore del Dipartimento delle Professioni Sanitarie (che sta elaborando per il Ministro il Profilo dell’Osteopata…). Un incontro importante, da non perdere!
Chiara scrive:
"Se volete chiarezza venite il 9 maggio 2014 presso la Villa San Carlo Borromeo a Senago dalle 19 in poi…lì faremo chiarezza dal vivo…!"
La posizione di riconoscimento della professione come figura sanitaria è da tutti condivisa da sempre. Ora bisogna "solo" fare in modo che le cose si facciano senza deviazioni eccentriche. Questo sarà unico compito che ci siamo posti.
Concordo con Paolo Zavarella. Il cambiamento dipende da noi…..adesso bisogna prendere l’onda ed è quella giusta. Partiamo da un rinnovamento ROI.
RINNOVAMENTO VERO. NON I SOLITI NOTI O SOLO REFERENTI DELLE SCUOLE COME SEMPRE.
Il nuovo Roi deve portare la somma dell’esperienza e della novità, della storia e del rinnovamento, altrimenti cambiano FORSE le facce ma non i meccanismi.
Ora tutti deveno metterci la faccia, tutti possiamo avere qualcosa da perdere: gli osteopatia possono perdere il loro lavoro. Non accadrà e non dovrà accadere. Basta con i nascondigli di comodo, la trasparenza oggi merita rispetto. Tutti GLI AMMINISTRATORI DI SCUOLE E LORO REFERENTI e docenti devono portarsi avanti ed esporre apertamente la loro posizione condivisibile o meno che sia. Dovete uscire fuori anche Voi per dare chiarezza, trasparenza e remare insieme.
Noi lo abbiamo fatto, altri, pochi, lo stanno facendo. In modo diverso ma stiamo spingendo il Roi a fare un passo avanti, per costruire sul passato un nuovo VERO futuro. Non più solo Noi poveri ingenui ad esporsi ma TUTTI dobbiamo fare il nostro e farlo con chiarezza e trasparenza. Una diversa forma è comprensibile, ma stare dietro le quinte perchè? Per saltare sul carro del vincitore? Vincitore di cosa? Per tutelare i propri interessi? Ma quale Interessi, i tempi sono cambiati: vincitore sarà chi si espone e da il suo contributo, tutelare i propri interessi ora è aprirsi e mostrare cosa si vuole veramente. Il Vento è cambiato, dobbiamo evitare di essere spazzati via.
Precisiamo, sottolineamolo.
RINNOVAMENTO VERO. NON I SOLITI NOTI O SOLO REFERENTI DELLE SCUOLE COME SEMPRE.
Il nuovo Roi deve portare la somma dell’Esperienza e della Novità, della Storia e del Rinnovamento, delle Scuole certo, perchè no, ma senza escludere i PROFESSIONISTI, altrimenti cambiano FORSE le facce ma non i meccanismi.
Ora tutti deveno metterci la faccia, tutti possiamo avere qualcosa da perdere: gli Osteopati possono perdere il loro lavoro e il loro sacrifici. Non accadrà e non dovrà accadere. Basta con i nascondigli di comodo, la trasparenza oggi merita rispetto. Tutti GLI AMMINISTRATORI DI SCUOLE E LORO REFERENTI e Docenti devono portarsi avanti ed esporre apertamente la loro posizione condivisibile o meno che sia. Dovete uscire fuori anche Voi per dare chiarezza, trasparenza e remare insieme.
Noi lo abbiamo fatto, altri, pochi, lo stanno facendo. In modo diverso ma stiamo spingendo il Roi a fare un passo avanti, per costruire sul passato un nuovo VERO futuro e verso una direzione condivisa e di tutela di tutti. Non più solo Noi poveri ingenui ad esporci ma TUTTI dobbiamo fare il nostro e farlo con chiarezza e trasparenza. Pochissimi i dirigenti di scuole di Osteopatia a farlo, condivisi o no, di sicuro il rispetto per il coraggio. Una diversa forma è comprensibile, ma stare dietro le quinte perchè? Per saltare sul carro del vincitore? Vincitore di cosa? Per tutelare i propri interessi? Ma quale Interessi, i tempi sono cambiati: vincitore sarà chi si espone e da il suo contributo. Tutelare i propri interessi ora è aprirsi e mostrare cosa si vuole veramente. Tutelare i propri interessi deve coincidere nella tutela di tutta la categoria.
Il Vento è cambiato, dobbiamo evitare di essere spazzati via.
Credo che abbiamo davanti una grande opportunità. La risposta del Ministro all’interrogazione dell’On. Binetti prelude ad um passo in avanti, noi dobbiamo contribuire a definirne la direzione. Non credo che il legislatore abbia alcun interesse a cancellare dal mercato 10.000 professionisti che, com sucesso, esercitano la loro attività da anni, per ovvi motivi, sia elettorali che fiscal; è ragionevole pensare che abbiano voglia di confrontarsi ed ascoltare le istanze di tutti. Come ho già detto il pericolo maggiore da scongiurare è l’osteopatia come specializzazione della fisioterapia, sarebbe la fine dell’osteopatia e degli osteopati, conosco bene la realtà di Paesi che hanno adottato questa soluzione, è un continuo proliferare di corsi di specializzazione in terapia manuale e osteopatia di uno o due anni, organizzati senza molti scrupoli, da istituzioni universitarie a caccia di matricole, nulla che possa paragonarsi ad un corso su modello europeo e posso affermare che, a parte qualche eccezione, sarebbe meglio andare da un macellaio che mettersi in mano ad uno di quei profesionisti.
Credo che i 4 punti avanzati da Paola Sciomachen siano realmente condivisi da tutti. Mi auguro che, a parte il ROI anche gli altri registri si facciano portatori di queste istanze che sono davvero nell’interesse di tutti noi. Non so a chi si riferisca Paolo quando parla di coloro che stanno dietro le quinte a tutelare interessi particolari, per dirlo evidentemente há le sue buone ragioni. Spero che com la forza dei numeri sapremo isolare questi individui. In molti hanno scritto su questo blog, sarebbe utile se coloro che sono d’accordo con i 4 punti citati da Paolo Zavarella si facessero vivi per manifestare il loro appoggio.
Ricordo:
Comunicazione libera ed aperta
Osteopatia professione sanitária
Sanatoria dei pregressi per tutti i D.O.
Federazione dele scuole per garantire la qualità dell’insegnamento e della pratica osteopatica.
Chi ci sta si faccia avanti.
Presente.
d’accordo completamente con i 4 punti.
E da tempo che continuo a dire di aggregarsi e spingere questi punti chiave.
Giusva Gregori
Si, io condivido appieno i 4 punti. Il mio è il parere di uno studente del 5 anno ( ma ne ho 48 quindi credo di essere in grado di intendere e volere).
Quella illustrata è semplicemente la cosa più logica e coerente da chiedere e lottare per avere, le altre sono bizantinismi, italianate per cercare di surfare l’onda senza dare troppo nell’occhio. Al contrario abbiamo dignità e deontologia da vendere per essere ben visibili, orgoglio e sapienza per esigerlo. Avanti ragazzi, ditemi cosa possono fare gli studenti.
HO APPENA SCRITTO SUL SITO ROI QUANTO SEGUE. ESORTO A FARLO TUTTI IN MODO DA FARE ALMENO PRESSIONE E FAR CAPIRE CHE NON SIAMO AMORFI.
Sul sito avete scritto che sarà vostra premura informare sugli sviluppi della famosa interrogazione parlamentare.
Vi rendete o no conto che questo silenzio alimenta le più disparate opinioni. Non credo che sia più il tempo degli arrocchi politici e delle convenienze. Ora o si dialoga con la base gabbata(gli osteopati D.O. e gli studenti) o casca il Roi assieme ai sui forzati accoliti.
Studente del 5° anno molto arrabbiato , deluso e disorientato.
Salve a tutti! Vi espongo un mio pensiero semplice semplice… si leggono nei social delle cose incredibili e si lanciano delle accuse reciproche da far paura… secondo me è giunta l’ora di farla finita con la contrapposizione tra "Direttivo delle Scuole", "Direttivo della Base", Direttivo di su e di giù!!! Non esistono distinzioni tra Scuole, Professionisti e ROI! Chi insiste su questo finisce per dividere e non per unirci! TUTTI stiamo reimparando (dopo anni di distanza e lasciar correre…) che solo insieme si può raggiungere qualche risultato! Allora, concentriamoci sul PROGRAMMA da svolgere e sugli OBIETTIVI da raggiungere! Io scelgo il Programma di PAOLA, a cui do tanta fiducia e che riassume le 4-5 cose che DOBBIAMO FARE INSIEME! Le novità che provengono dalla Base, dalla Voce, da Tuttosteopatia DEVONO essere prese in carico: Democrazia, Comunicazione, Partecipazione, Mandato Rinnovato, mediante "consenso informato" dopo OGNI RIUNIONE decisionale (del Direttivo, della Commissione Didattica…)…! Secondo me, in questo senso la "BASE" HA GIA’ VINTO! Se si vuole davvero coinvolgere le Scuole… si faccia una mozione (un consiglio per il Programma di Gaspare! Credo che Paola ha già pensato di introdurre qualcosa del genere nel suo) per ottenere che nel momento in cui il Ministero indicherà le procedure di SANATORIA per raggiungere i Crediti mancanti alla RIconversione del Titolo, se le Scuole saranno abilitate a questo, NON SIA FATTO LUCRO sulla Sanatoria! Siamo tutti figli dello stesso padre… e responsabili gli uni degli altri! Facciamo vedere cosa ci ha insegnato di etico la pratica dell’Osteopatia! Tutti i MIEI Diplomati che forse si dovranno sanare (cominciando da me) mediante un Corso di Riconversione, lo dovranno poter fare con un solo contributo alle spese, senza margine di guadagno per le SCUOLE… QUESTA è una battaglia GIUSTA che la BASE (e non un bastardo Direttore di Scuola come me…) può e deve fare! Io sottoscrivo anche questa mozione (se qualcuno la presenterà)! E sottoscrivo il programma di Paola Sciomachen: UNITI per il CAMBIAMENTO!
Gentile Lombardozzi,
non mi ritrovo quasi affatto nelle sue parole,nelle sue conclusioni e a dire il vero giudico alcune di esse molto utopiche.
Lei parla di riconoscimento di 10.000 professionisti dimenticando che alcuni di questi hanno ricevuto sicuramente una formazione valida e certificata ma con criteri diversi da scuola a scuola e con il passare degli anni in base ai vari adeguamenti formativi, ma altrettanti provengono da realtà ben diverse (seminari da 2 giorni, per 6 volte all’anno)…una disparità di formazione immensa tra scuola e scuola.
Lei pensa veramente che lo Stato italiano in un momento di ristrettezza economica e continui tagli in ambito sanitario getti un colpo di spugna verso la nostra categoria dove non esistono standard indiscutibili e inoppugnabili di formazione e dove molte scuole pensano alla commercializzazione dei corsi, dove attirittura l’università si sta inserendo sempre di più con master per attirare tutti quegli studenti già laureati spaventati dal vuoto normativo in cui viviamo attirandoli con un pezzo di carta non abilitante quanto quello di qualsiasi scuola ma almeno proveniente da un ateneo universitario e non da un S.R.L., per non parlare poi del disgusto che provo ogni volta che leggo su un bigliettino da visita o sui vari siti di quelle persone che hanno frequentato i sempre più famigerati e presenti corsi di tecniche manuali ostoepatiche e che si spacciano, giocando e storpiando le parole, come Tecnico Osteopata – Osteopata (t.co Osteopata) gettando fumo negli occhi ai pazienti e prendendosi gioco di tutti i 10.000 che aspettando il "condono" ministeriale.
Perchè in tutta la propaganda che si legge nelle ultime settimane su queste pagine non si parla dei veri problemi della nostra categoria e non si cerca di definire qualcosa che possa essere veramente messo su un tavolo di discussione ministeriale?
Finchè ci sarà disinformazione, confusione sulle qualifiche, eterogeneità di formazione e di rappresentanza di categoria, non si avrà mai del vero peso professionale e politico: questo i soliti noti lo sanno e lo sfruttano per prendere il sopravvento sulla nostra categoria.
Un’altra cosa che traspare velatamente in queste centinaia di messaggi è il timore che hanno moltissime scuole che l’osteopatia finisca in mano alle università, qualcuno si chiede se ci sia realmente dietro il bene dell’osteopatia o il business creatosi attorno ?
E non celiamoci dietro al solito luogo comune che un ipotetico futuro master o una specialistica universitaria con esame ABILITANTE DI STATO, magari veramente ben strutturato/a di due anni e 1500-2000 ore di lezione con tirocinio pratico obbligatorio e certificato non possa sostituire un corso di 6 anni di 7-8 seminari all’anno di 3 giorni l’uno….
Un’ultima considerazione ironica per richiamare un’altra cosa che ritengo personalmente bizzarra e di cui non si legge nemmeno una critica: io da ostepata italiano mi vergognerei a essere rappresentato e a nominare ancora la proposta di legge scaturita da un individuo facente parte di una tristissima pagina della politica italiana da cui non mi sento e non mi sono mai sentito minimamente rappresentato.
Un saluto a tutti i colleghi e un ringraziamento a tutti coloro che stanno intervenendo in questa pagina.
Condivido appieno il "programma di Paola" !!!
Per quanto riguarda il commento del collega Marco chi? Chi interviene nel forum ed espone i suoi pensieri dovrebbe avere in coraggio di firmarsi con nome e cognome …..
Tranquillo a giudicare un vero Osteopata ci pensano i Pazienti ormai preparatissimi, i ciarlatani hanno vita breve come Osteopati è solo questione di tempo e …
Caro Marco,
sono perfettamente d’accordo con Lei sul fatto che non siamo d’accordo su niente.
In primo luogo io non ho paura che l’osteopatia finisca in mano alle Università, anzi auspico che il corso di osteopatia diventi un corso di Laurea Universitario, e su questo punto mi pare di essere stato ben chiaro fin dall’inizio. Ciò che temo è che un corso che dovrebbe essere basato su una formazione di almeno cinque anni con una carca oraria di almeno 4500 ore (così funziona nelle cuole a tempo pieno all’estero) diventi un post graduate o peggio, come è successo in altri Paesi, in cui basta fare un corso di un anno per chiamarsi osteopati ed essere abilitati per legge all’esercizio di questa disciplina.
Secondo punto, no! Un corso di 2.000 ore fatto in due anni non può sostituire un corso in cinque o sei (anche se con un a carica oraria simile), perché manca il tempo per affinare al sensibilità della mano e sviluppare capacità e principi di ragionamento che richiedono anni di pratica.
Di fatto poi con l’istituzione del corso di Laurea, le scuole a tempo parziale sparirebbero e si andrebbe verso una formazione a tempo pieno.
Non sono d’accordo neanche sul terzo punto, il fatto che la formazione in Italia sia relativamente eterogenea non significa che non si possano riconoscere i titoli pregressi e se necessario colmare i crediti mancanti, le norme transitorie servono proprio a questo come ha ben chiarito Paolo Zavarella e le commissioni sapranno ben giudicare chi ha titoli sufficienti e chi no; d’altronde se Lei da piena fiducia ad un esame di STATO che abiliti alla pratica della disciplina perché dovrebbe dubitare di una commissione di valutazione dei crediti pregressi, sempre istituita a livello nazionale? Non capisco perché sulla questione della fiducia usa due pesi e due misure.
Infine non sono d’accordo neanche sul quarto punto, il disegno di legge presentato da Scillipoti rispecchia in pieno i principi di autonomia della professione osteopatica e ne sancisce le modalità di formazione in un corso di laurea specifico, permettendo tra l’atro una sanatoria a coloro che possono dipostrare di possedere un certo curriculum. Io non so quanti osteopati di cartapesta ci siano in giro in Italia, so che il 95% delle persone che si rivolgono ad un’osteopata nel nostro paese sono soddisfatte del servizio che ricevono e mi creda, conosco abbastanza bene la realtà di altri Paesi per poter dire che l’osteopatia Italiana sta qualche gradino avanti rispetto a molte altre realtà. Detto questo, io sono pragmatico e non mi metto a fare questioni ideoologiche, il disegno di legge Scillipoti rispecchia quasi al 100% le nostre esigenze, per me se anche l’avesse scritto Jack lo squartatore andrebbe bene comunque, non guardo la persona ma il contenuto.
Inoltre se Lei è contro l’eterogeneità di formazione e la confusione di qualifiche perché è contro una federazione delle scuole che garantisca la qualità della formazione? Questo secondo me è molto più contraddittorio e bizzarro che presentare il testo di legge Scillipoti.
Cordiali saluti
Massimo Lombardozzi
Salve, mi rivolgo al grande Valente.
Sarebbe possibile unificare gli interventi dei vari forum-blog che parlano dello stesso argomento? avremmo una panoramica migliore di tutte le idee.
Grazie.
Paolo Zavarella, penso che per "Base" ti riferisce in particolare (ma non solo, direi)alla Voce. Noi che rappresentiamo una vera moltitudine di voci, e quindi in fondo una formazione molto liquida abbiamo le idee chiare. Sul piano teorico il programma della Sciomachen è sottoscrivibile in pieno, anzi non dovrebbe nemmeno esistere visto chè quello che tutti gli osteopatia vogliono; da sempre le parole d’ordine sono state: riconoscimento, tutele, professionalità, servizi ai soci e agli osteopati. Concordo ancora con Te con la ricerca di unità, dove se non è possibile averla di tutti almeno di coloro che dicono di voler remare nella stessa direzione. Una bella tirata amichevole e affettuosa ad alcuni candidati che forse hanno confuso le elezione politiche Europee con quelle del Roi, e qualche moderazione da tutte le parti potrebbe essere opportuna? Quando? Qualcuno/a è Troppo ambizioso/a? Ma di che cosa? Ancora apprezzo che dopo Gianluca Ceino, io stesso, Massimo e pochi altri tutti coloro che ci hanno messo la faccia e non solo quella. Tu Paolo, condiviso o meno sei stato in questo spazio almeno uno di questi. Dove sono gli altri Direttori? E i docenti? Sappiamo che i candidati più favoriti (quasi unici)che influenzeranno sul destino del Roi stesso e quindi di tutti noi godono del sostegno delle scuole. Ma questo può continuare in questa direzione in una struttura definita democratica? Non è opportuno iniziare a inserire facce non logorate da incarichi e reincarichi, da persone che vengono dalla professione e non solo dalle scuole? Io sogno un Roi che ha nella sua forza gente con esperienza affiancata da altre che hanno entusiasmo, da gente che rappresenti le scuole affiancate da altri che vivono l’osteopatia tutti i giorni perchè è di questo che vivono, di osteopatia. Si facciano avanti tutti, in trasparenza. Occorre un rinnovamento VERO, e non solo di facciata. I toni che noi della "Base" usiamo avvolte sono aspri ma nulla è paragonabili di certi toni usati al telefono verso alcuni di noi. I Nostri toni sono AVVOLTE e da alcuni duri, e allora? Si vuole togliere anche la rabbia di quanto è successo, e la paura di vedere infranti sacrifici, sogni e lavoro con cui manteniamo le nostre famiglie? Siamo a questo punto! Occorre fare chiarezza e far conoscere i diversi aspetti a tutti coloro che li vogliono conoscere e ne hanno il diritto. Occorre far capire che gli Osteopati siamo Noi. Occorre far capire che Osteopati e Scuole possono e dovrebbero essere alleati a difesa e tutela dell’osteopatia. Questo scontro di "falso" potere ora deve finire per dare spazio a trasparenza, comunicazione, ETICA, determinazione verso obiettivi che sono ovvi e non sono ne miei ne di Schomachen ne di altri ma degli OSTEOPATI e della società stessa. Il Roi deve rinnovarsi vestendosi di rispetto verso gli associati oggi più di qualunque altro momento. Rinnovarsi rappresentato tutti i soggetti dell’Osteopatia italiana e prima e più di tutti dei professionisti. Vedere in questi giorni le composizioni delle trame di possesso del Roi sdegna sempre più. Il Roi non può non avere un contatto con i suoi iscritti e con quella che tu giustamente chiami "BASE". Già la Base, ma che possibilità ha la Base di essere rappresentata? Che possibilità ha di sentirsi tutelata e di essere presente la dove si decide il suo destino ? COSA è il Roi senza la BASE ? La Base è il Fondamento dell’itera impalcatura, oggi sembra essersi svegliata come mai, se le fondamenta si disperdono cade l’intero castello. Bastano le deleghe in mano a pochi per definire il nostro destino, e per un direttore di scuola è facile averle, oggi. Lo Statuto vuole che un direttore non può essere candidato per evitare conflitti. Ma se i candidati sono in alcuni casi dei delegati delle scuole? Il Roi a quel punto rappresenta gli Osteopati d’Italia o le scuole? Vedete questo è solo uno dei tanti nei che alberga nel cuore di tanti della Base. Deve essere chiarito. Hai avuto coraggio rispetto a tanti e questo merita rispetto. Noi faremo il nostro, senza politichese, rimettendoci del nostro come abbiamo sempre fatto. Noi vogliamo la fine delle mezze misure e delle ipocrisi sul nostro lavoro, vogliamo che l’osteopatia sia rispettata e non violentata in un corsetto per fisioterapisti, noi vogliamo conoscere ciò che avviene nella NOSTRA associazione, e dopo e solo dopo i servizi che qualunque associato di una qualunque associazione spetta. Il ROI deve essere rinnovato e DEVE rappresentare gli OSTEOPATI d’ITALIA. Noi ci saremo, rispettosi ma determinatissimi a tutelare gli osteopati e a tenerli informati, Voi volete essere con NOI ?
Approvo e sostengo il programma di Paola. Se siamo uniti tutto sarà molto semplice. Basta non essere impreparati ed avere dei rappresentanti degni di tale nome.
Forza colleghi!!!
ANCH’IO APPROVO IL PROGRAMMA E LA CANDIDATURA DI PAOLA. ORA TUTTI GLI ISCRITTI AL ROI SI IMPEGNINO. E DOPO SPERIAMO CHE ALTRI SI ISCRIVINO AL ROI O ALTRE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL CSDO
Ok eviterò di fare post e commenti dal BlackBerry.
Pubblicato in zona Cesarini il programma di Rossi. Alcuni commenti:
Strappalacrime: solo 20 anni a capo del ROI per produrre 2 paginette di storia e di battaglie… Ci aspettavamo di più! Magari qualche risultato politico vero, o un riconoscimento in europa. Le vere battaglie le hanno fatte sul campo i Professionisti facendosi strada da soli con i loro lettini e le loro mani, spesso lasciati soli, dal ROI (360€ e poi?) ed in alcuni casi anche dalle Scuole… Oppure le hanno fatte e le stanno vincendo quelli che fanno ricerca e fanno Congressi ed attirano interesse di Istituzioni e Scienziati del mondo intero sull’Osteopatia. In 20 anni ha fatto più cultura e condivisione Tuttosteopatia ed ora gli altri forum…
Vittimista: "chi si presenta come alternativa mi tradisce"…? Un po’ di sana alternanza no? Altri 15 anni con lo stesso cappello dobbiamo stare? Incredibile che si viva il ROI come proprietà personale da non pensare nemmeno di poter essere attaccato e di poter perdere o ritirarsi… Il ROI NON É IL DIRETTIVO!! É la casa di tutti noi: chi viene eletto, ogni 15-20 anni almeno… si serve, si aiuta e ci si fa aiutate e poi si va a casa… Funziona così!
Illegale: lo statuto recita solennemente "non più di due mandati" ma questo non vale x tutti… Perché c’è sempre qualcuno più uguale degli altri…
Populista: da ragione un po’ qua è un po’ la… A tutto ed al suo contrario… Con la UNI si va a parlare con il Ministro… Come portare al diavolo l’acqua santa (o viceversa). Speriamo che l’intelligenza di chi gestisce i social non si faccia comprare per un (presunto) posto al sole… Visto che chi prima di una certa telefonata inveiva contro il Regime ed ora scrive della "grande esperienza del nostro Presidente Rossi"
Irreale: aumentiamo i Consiglieri… Aumentiamo i delegati regionali… Ma senza dire che questo aumenta i costi e quindi la quota di iscrizione a che cifra arriverà? L’iscrizione all’Ordine dei Medici costa 150€… E non ROI ci dico i servizi… Ci sono Consiglieri ROI (3 o 4) che in questa legislatura venivano in Consiglio solo al bisogno di voto. Facciamo invece un Consiglio RIDOTTO di gente che lavora davvero e creiamo dei Dipartimenti Tecnici ed Esperti esterni che funzionano davvero a progetto.
COPIATO: gli appunti presi da QUALCUNO in Commissione Didattica (il 5 maggio), frutto delle critiche, dei problemi sollevati e delle risposte di PAOLA SCIOMACHEN sono diventati il programma di Rossi… Fantastico!!! Con un po’ di idee copiate dalle sollecitazioni di alcuni direttori (FAD, corsi di aggiornamento gratuiti, forum e condivisione di informazioni) ed altre dalla base (democrazia, delegati regionali…).
Lontano: questo Direttivo (viene da dire ROI, MA NO! É solo il Direttivo…) ha diviso più di quanto avrebbe dovuto unire. Mi é stato detto: "con le tue parole vuoi dividere il ROI!". É il Direttivo e le sue scelte che hanno diviso il ROI! UNI CONTRO MINISTERO… BERLOFFA CONTRO IL SENTIRE DI MOLTI DI NOI (se non tutti). Mettendo un pifferaio magico del CNA-UNI-FAC a capofila dei nostri interessi… Si é diffusa l’idea che ci siano Scuole contro Osteopati, la lobby dei ricconi e quella dei plebei. E da questa divisione (creata ad arte) ne giova solo lo status quo.
Le Scuole sono state (per lo più) il baluardo della qualità osteopatica in Italia (ed in europa o in USA ce le invidiano). Le Scuole i soldi li hanno TIRATI FUORI ed investiti, come gli Osteopati hanno investito del loro… Il Direttivo non lo so… se li é trovati a centinaia di migliaia di euro che una vera lobby x smuovere le cose metà basta (invece i soldi finiscono miracolosamente ogni anno, a botte di 300€ al giorno di diaria x stare così oggi, tutti divisi, incazzati, dubbiosi…?)
CHE SI CAMBI PAGINA X FAVORE!
SI RITORNI o si cominci A LAVORARE INSIEME, in un Direttivo TOTALMENTE RINNOVATO e un Progetto semplice e ambizioso: IDENTITÀ’ e RIUNIONE e poi Profilo, Riconoscimento, Sanatoria senza lucro, Cultura Sociale dell’Osteopatia!
Io mi fido di Paola (che non tradisce nessuno e non butta via niente di quanto é stato fatto… solo vede un po’ più lontano della cricca) e del gruppo che si sta creando attorno a Lei.
Mi fido anche delle Voci che si alzano e prendono coscienza, e spero si possa lavorare insieme.
TUTTI A VOTARE IL 23 MAGGIO!!! E che il GRANDE D.O. CI METTA LA MANO SULLA TESTA!
Buongiorno
Sono ben felice che dopo tutti questi anni, finalmente vi siete accorti che ciò che HO SEMPRE DETTO E RIBADITO è LA VERITA’ CHE AVETE SCOPERTO OGGI.
FINALMENTE.
( potete cercare sui formum di non solo fitness, su tuttosteopatia e potete chiedere, per chi non mi conosce, quante volte ho contrastato quest’agire del ROI che non riconosco come rappresentante dell’osteopatia ITALIANA), quando dico ROI intendo ciò che afferma Paolo Zavarella e tutti voi che state scrivendo e soprattutto tutti coloro che non scrivono ma parlano. L’Associazione di categoria è cosa SANA e GIUSTA, il nome ROI potrebbe anche essere OK, ma va rifatto e vestito a nuovo, se si vuole ottenere qualcosa. Le associazioni professionali devono rappresentare i professionisti e NON LE SCUOLE, devono tutelare proteggere e qualificare, cosa che in questi anni non è mai stato fatto. L’autoreferenzialismo ed il delirio di onnipotenza da parte del DIRETTIVO deve essere cancellato. Personalmente non sono iscritto al ROI, ma se lo fossi voterei per il rinnovo totale, annullando ogni forma di nepotismo o preferenzialismo, deve essere tutto nuovo, anzi deve essere una vera associazione, utile e proiettata ad un obiettvo comune di tutti i suoi iscritti.
Inizialmente la mia scuola era nel ROI, ma poi ho spinto per uscire appena mi sono accorto circa da 10 anni a questa parte delle cose che state dicendo tutti oggi, non è una critica ma anzi è la voglia di fare che mi spinge ad essere con tutti voi, ORA E’ IL mOMENTO DI CAMBIARE IDENTITA’, ripulirla e renderla UNA VERA IDENTITA’ ASSOCIATIVA TECNICA E DI RAPPRESENTANZA.
NON posso votare, ma confido in tutti voi, a nome di tutti coloro che non sono iscritti al ROI per i motivi soprariportati da tutti, e sono certo che se le cose CAMBIANO il nuovo ROI diventerà più forte e numeroso e quindi potrà veramente fare il gruppo di pressioe utile all’ottenimento del riconiscimento.
GIUSVA GREGORI
Devo chiamare questo post:
Quando l’opportunismo diventa arte!
Rossi consegna il documento della Commissione Strategica a Ceino… Facciamo un po’ di storia… La Commissione Strategica é stata nominata a seguito di una accesa discussione in Commissione Didattica del 31 marzo, presente Rossi. La motivazione era elaborare una risposta DIVERSA dopo l’assurdo comunicato del Presidente ROI sul sito a seguito della storia Binetti/Ministero.
In maniera del tutto OPPOSTA alla linea del Presidente che insisteva sulla UNI-FAC-CNA, la CD ha nominato Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi, Furlan e Di Sarsina x elaborare un documento sulle priorità dell"Osteopatia Italiana.
Alle Riunioni gli unici presenti ed operativi Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi, consultandoci con Paola Sciomachen (che aveva già dichiarato la sua grave opposizione alla linea del Presidente) abbiamo elaborato questo documento, rimarcando la necessità di riattivare un contatto positivo con il Ministero ed accettando il cambio di prospettiva.
Il cambio di visione degli scriventi (Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi… tutti dichiaratamente pro Paola Sciomachen x le elezioni del 23) é sostanziale rispetto alle idee del Presidente espresse in tutte le sedi (Commissione del 31 marzo, Riunione con Berloffa del 17 aprile, incontri vari…) fino al 5 maggio…
Il 5 maggio in Commissione Didattica di emergenza, viene letto il documento (già approvato a maggioranza) e votato quasi all’unanimità dalla Commissione Didattica.
Il 5 maggio avviene il miracolo: Rossi si converte! Gli appunti presi dagli interventi di Paola, dalle critiche rivolte da molti Direttori, dai dubbi espressi, dai temi sollevati CONTRO tutta la gestione precedente unipersonale (o meglio buona parte degli ultimi 2 o 3 anni, la questione Berloffa UNI-FAC-CNA e Presidente ombra del ROI…) … Tutto questo diventa miracolosamente IL PROGRAMMA DI ROSSI!!!
E il documento (che era "segretato" fino alla agognata pubblicazione nel sito del ROI) ora viene brandito come un successo del Presidente… è consegnato a Ceino x la pubblicazione (con autorizzazione espressa di Rossi).
Io non ho parole… Ma solo complimenti per il miracolo a cui ho assistito e x la capacità di blandire anche se stesso del nostro Presidente uscente (spero… anche x lui: dopo 20 anni avrà cose più belle da fare!!!)
Quando l’opportunismo diventa ARTE!!!
TUTTI UNITI X IL CAMBIAMENTO.
Paolo Zavarella, assumendomi la responsabilità di quanto detto e sperando in un futuro diverso, sincero, riuniti… ma battaglieri e con la nostra identità rafforzata.
VENITE A VOTARE IL 23 MAGGIO!!! BASTA DELEGHE!!!
I Gattopardi sono tanti anche nel ROI, caro Paolo Zavarella. Te ne accorgi solo adesso? Ripensa al passato e forse troverai qualche chiaro segno pregresso della patologia che vi affligge, ahimé dai più ignorato o male interpretato.
Chiunque, di fronte al madornale errore commesso, avrebbe rassegnato immediate dimissioni. Il direttivo del ROI, invece, resta e vuole restare in sella pur essendo stato smentito dalle autorità dello Stato e avendo oggettivamente gettato pregiudizio sul futuro dell’osteopatia italiana. E se i soci non sapranno chiedere a voce alta e ottenere dimissioni oggi, vorrà dire che essi sono degni dei loro rappresentanti. Con buona pace dei blog, delle "voci dell’osteopatia", etc. etc.
Non mi stupirei, infatti, che con l’alibi dell’unità degli osteopati, ora si cerchi di cambiare la forma del ROI senza cambiarne la sostanza. E parlo di alibi scientenemente perchè, malgrado le dichiarazioni di facciata, ritengo che ai referenti del ROI dell’unità degli osteopati non gli sia mai interessato nulla, come confermano i privilegi di alcuni direttori di scuola e di vari soci e l’espulsione di altri con processi sommari, spesso in violazione dello Statuto.
All’esterno del ROI, però, non sono tutti ciechi e una riconferma di Rossi, e della "longa manus" di chi lo manovra alla guida del Registro, non potrebbe che essere interpretata come la definitiva inconsistenza e perdita di credibilità della stessa associazione. Saremmo cioè tutti definitivamente convinti che l’intero Registro voglia consegnare l’Osteopatia ai fisioterapisti, con buona pace delle diverse dichiarazioni di facciata.
In tale sventurata ipotesi, non resterà che lavorare a prospettive più autentiche e sincere, nella speranza di recuperare con tutte le persone di buona volontà la credibilità della nostra professione.
In bocca al lupo a tutti costoro! Magari scopriremo che siamo di più di quanti immaginiamo.
Paolo se è come dici, penso che sia una dimostrazione di intelligenza e non di opportunismo per presidente Rossi. Saper cogliere motivazioni e sollecitazioni provenienti dai soci stessi e comprenderne il valore e soprattutto essere in grado di modificare le proprie idee è segno di intelligenza. Sarebbe preoccupante il contrario. Ad ogni modo, essendo nuovo del roi e non conoscendo personalmente le dinamiche interne, il 23 saró presente ed ascolteró le varie posizioni e voteró in coscienza la linea che più mi sembrerà logica seguire per il bene della nostra professione (non necessariamente quella corrispondente ai miei "sogni"). Aggiungo un mio parere sulla sanatoria di tutti gli osteopati. Personalmente non sono affatto d’accordo. È vero che la differenza la si fa sul campo, ma è anche vero che se io, nuovo osteopata quale solo riesco a lavorare è proprio grazie a chi mi ha preceduto che, con la propria professionalità, ha fatto si che ora l’osteopatia sia piuttosto ben vista. Un caro saluto a tutti
IN BOCCA AL LUPO A PAOLA E CHIARA per stasera!
I Gattopardi sono tanti anche nel ROI, caro Paolo Zavarella. Te ne accorgi solo adesso? Ripensa al passato e forse troverai qualche chiaro segno pregresso della patologia che vi affligge, ahimé dai più ignorato o male interpretato.
Chiunque, di fronte al madornale errore commesso, avrebbe rassegnato immediate dimissioni. Il direttivo del ROI, invece, resta e vuole restare in sella pur essendo stato smentito dalle autorità dello Stato e avendo oggettivamente gettato pregiudizio sul futuro dell’osteopatia italiana. E se i soci non sapranno chiedere a voce alta e ottenere dimissioni oggi, vorrà dire che essi sono degni dei loro rappresentanti. Con buona pace dei blog, delle "voci dell’osteopatia", etc. etc.
Non mi stupirei, infatti, che con l’alibi dell’unità degli osteopati, ora si cerchi di cambiare la forma del ROI senza cambiarne la sostanza. E parlo di alibi scientenemente perchè, malgrado le dichiarazioni di facciata, ritengo che ai referenti del ROI dell’unità degli osteopati non gli sia mai interessato nulla, come confermano i privilegi di alcuni direttori di scuola e di vari soci e l’espulsione di altri con processi sommari, spesso in violazione dello Statuto.
All’esterno del ROI, però, non sono tutti ciechi e una riconferma di Rossi, e della "longa manus" di chi lo manovra alla guida del Registro, non potrebbe che essere interpretata come la definitiva inconsistenza e perdita di credibilità della stessa associazione. Saremmo cioè tutti definitivamente convinti che l’intero Registro voglia consegnare l’Osteopatia ai fisioterapisti, con buona pace delle diverse dichiarazioni di facciata.
In tale sventurata ipotesi, non resterà che lavorare a prospettive più autentiche e sincere, nella speranza di recuperare con tutte le persone di buona volontà la credibilità della nostra professione.
In bocca al lupo a tutti costoro! Magari scopriremo che siamo di più di quanti immaginiamo.
Ho appena letto velocemente il documento, nell’indicazione 3 dei punti Chiave Strategici da condividere con ogni aggregazione di Osteopati interna ed esterna al ROI emerge un punto non chiaro queCategoria C) Riconversione e Riconoscimento per Osteopati DO non sanitari (i.e. Scienze Motorie o
Lauree Sanitarie non Riabilitazione), con titolo di studio ottenuto presso le Scuole di Osteopatia “a
Tempo Parziale” qualificate (120 Crediti equivalenti)llo c)"
Come DO non sanitari?!
I laureati in profrssioni sanitarie non riabilitazione?!!..non riabilitative! e comunque sono sanitarie!
Idee ancora confuse!?
se qualcuno di chi scrive su questo blog fosse stato presente ieri sera all’incontro con Paola Sciomachen e il direttore Leonardi, vorrei chiedergli se potesse dirci, a noi che non siamo riusciti ad essere presenti, quali sono le novità, orientamenti e soprattutto posizione del ministero. In attesa vi ringrazio
Riccardo
caro Paolo, credo che più che opportunismo, l’atteggiamento del presidente Rossi denoti intelligenza.
Un leader che sia in grado di modificare in parte la propria visione personale in base alle sollecitazione provenienti da altri collaboratori, è un buon leader e ciò denota appunto grande intelligenza. Ridurre tutto a feudalismo mi pare poco costruttivo.
Sono piuttosto nuovo del ROI quindi non conosco sicuramente tante cose, ma il 23 sarò presente ed il mio atteggiamento sarà quello di ascoltare e votare in coscienza quello che riterrò essere il percorso più logico e più utile al bene dell’osteopatia (non necessariamente quello corrispondente ai miei sogni). Cordialmente
com’è andato l’incontro di Milano? ci sono delle novità soprattutto dal versante del ministero (Leonardi)?
Grazie Ciao Riccardo
Francesco Palomba ha caricato un file.
1 h
URGENTE!!! Pongo alla vostra attenzione la risposta del ministero che mi è stata recapitata oggi (tempo fa quando ancora non ero iscritto a questo gruppo, mandai una mail in riferimento alla famosa interrogazione parlamentare che ha scatenato tutto il putiferio, per richiede informazioni in qualità di studente di osteopatia laureato in scienze motorie). Commentate voi
Non riesco a caricare il file . Se Massimo ci riesce sarebbe bello. (per il momento potete vederlo sulla Voce : https://www.facebook.com/groups/1466200680263261/1481132542103408/?comment_id=1481146572102005¬if_t=group_comment_reply
(La risposta conferma che a praticare l’osteopatia possono essere solo ed unicamente sanitari abilitati.)
Entro oggi CHIARA Arienti ha promesso che posterà il VIDEO dell’incontro del 9 (quello con Paola, Minelli e Leonardi) e così potremo vedere ed ascoltare cosa si è detto! Speriamo che arrivi presto il VIDEO…
Buon giorno Gaspare, ho letto la risposta postata da Francesco Palomba, penso che il Ministero in questo momento stia forzando la mano, e credo che la sua attuale posizione, in assenza di una legge o un decreto in materia, possa essere impugnata con un ricorso. Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’osteopatia debba diventare una professione sanitaria, ma di fatto ancora non lo è.
Non è inserita nell’elenco delle professioni sanitarie, non viene definito il profilo professionale di chi è autorizzato ad esercitarla. Esistono 28 figure di professionisti sanitari in Italia, tra cui gli educatori professionali, gli igienisti dentali, i podologi e via dicendo, in assenza di una legge o di un decreto, la risposta del Ministero è da interpretare come se una qualunque di queste figure professionali fosse autorizzata all’esercizio dell’osteopatia. Ancora una volta, stiamo calmi! Il Ministero mette il carro davanti ai buoi, forse perché in tempi elettorali vede l’associazione dei Fisioterapisti come un buon interlocutore per ottenere voti o forse perché non ha ben chiaro l’iter legislativo, (solo perché si tratta del Ministero non significa che non possa sbagliare), è chiara l’intenzione di dare un giro di vite alla situazione e la direzione intrapresa ormai è evidente, l’osteopatia sarà una professione sanitaria, ma i giochi ancora non sono definiti, c’è un spazio aperto ed è in questo spazio che dobbiamo inserirci, con la forza dei numeri, per pretendere che venga dichiarata professione indipendente e venga creato un percorso di Laurea specifico. Anche perché se si va a vedere l’aspetto puramente giuridico, la consuetudine fa legge, ci sono persone che da più di trenta anni esercitano l’osteopatia senza essere in possesso di un’abilitazione sanitaria, ed esistono sentenze della magistratura a favore di colleghi denunciati per esercizio abusivo della professione medica, in una situazione così ingarbugliata un braccio di ferro non conviene neanche al Ministero. L’importante è presentarci uniti e con le idee chiare.
Massimo rivolgo a te la domanda che ho fatto sopra anche per ricollegarmi a quanto dice Gaspare: che cosa ha detto Leonardi venerdì sera? Una volta che qualcuno mi risponde continuo con il mio ragionamento… Ciao. Grazie
Ciao Riccardo,
non so cosa sia stato detto alla riunione di venerdì, io mi trovo all’estero da diverso tempo e sarò in Itália solo a fine maggio, quindi dovrò dare la mia delega a qualcuno per le elezioni del ROI. Chiedo gentilmente a chi era presente, se è possibile fare uma sintesi di cosa è stato detto.
Entro oggi CHIARA Arienti ha promesso che posterà il VIDEO dell’incontro del 9 (quello con Paola, Minelli e Leonardi) e così potremo vedere ed ascoltare cosa si è detto! Speriamo che arrivi presto il VIDEO…
Ecco l’interrogazione di OGGI a cui ha fatto seguito l’impegno del MINISTRO a regolamentare a nostro favore l’Osteopatia… (ma andiamo cauti… non facciamo casino… il progetto è partito!) tra poco il PROFILO PROFESSIONALE dell’OSTEOPATA!
Iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati – 3-00824
ABRIGNANI, PALESE e BALDELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
è notevole il numero degli italiani che si rivolgono agli osteopati e ai chiropratici per varie sindromi dolorose del sistema osteo-muscolare, richiedendo, a fronte di manipolazioni vertebrali complesse, competenze specifiche, che non è possibile accertare in queste figure che, pur muovendosi nell’area sanitaria, sono prive di una professionalità riconosciuta;
si deve tener conto dell’assoluta diversità dei percorsi formativi seguiti dai chiropratici e dagli osteopati che frequentano corsi brevi (al massimo due anni) e non formalizzati nel sistema professionale poiché manca una normativa di settore; i corsi, oltretutto, possono essere rivolti a personale privo di diplomi che garantiscano conoscenze di natura sanitaria;
la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), al comma 355 dell’articolo 2 ha istituito la professione sanitaria di chiropratico, affidando al Ministero della salute il compito di emanare un regolamento di attuazione. La citata norma non è stata, tuttavia, di facile attuazione poiché presentava alcune criticità, anche in relazione alla sua compatibilità con il sistema generale delle professioni sanitarie, dal momento che non ha delineato il profilo professionale del chiropratico e non ha indicato quali attività egli può porre in essere, domandando la questione ad un regolamento di attuazione da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge suddetta;
la stessa normativa ha previsto l’istituzione presso il Ministero della salute di un registro dei chiropratici, la cui iscrizione è riservata ai possessori del diploma di laurea magistrale in chiropratica o titolo equivalente, previsione che attualmente risulta inapplicabile, in quanto allo stato attuale detto corso di laurea non risulta attivo presso nessuna università, né è stato elaborato il relativo ordinamento didattico in cui stabilire quale laurea straniera sia da considerarsi equipollente, perché non si dispone del parametro di riferimento nazionale, costituito appunto dall’ordinamento didattico;
la legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante «Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi», dava, invece, l’opportunità all’osteopatia di entrare a pieno titolo nelle professioni riconosciute secondo un modello di autoregolamentazione basata sul rispetto della norma UNI, assicurando, di fatto, una forma di garanzia per gli utenti per la scelta di operatori «accreditati» del settore;
la suddetta legge prevedeva la possibilità di costituire delle associazioni a carattere professionale su base volontaria, volte, da un lato, a valorizzare le competenze degli associati, dall’altro a garantire il rispetto delle regole deontologiche e, dunque, la tutela degli utenti;
recentemente, invece, il Sottosegretario di Stato per la salute Vito De Filippo ha risposto ad un’interrogazione proposta dall’onorevole Binetti in merito al profilo professionale degli osteopati che «le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie»;
tale interpretazione avrebbe l’effetto di portare ad un arretramento rispetto alla legge in materia di professioni non organizzate del 2013 e comporterebbe due gravi conseguenze: da un punto di vista più strettamente giuridico tutti gli osteopati operanti sul territorio italiano si renderebbero responsabili del delitto di cui all’articolo 348 del codice penale (esercizio abusivo della professione medica), mentre da un punto di vista economico-sociale si determinerebbe l’espulsione di circa 10 mila professionisti dal mercato, con conseguente perdita di lavoro di un indotto di circa 45.000 lavoratori –:
se il Governo intenda attivarsi per un pieno riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, anche alla luce del fatto che, oltre ad essere già stata approvata una legge che comprendeva gli osteopati nella categoria delle professioni riconosciute, sia la Commissione europea che il Parlamento europeo stanno chiedendo a gran voce la limitazione delle attività riservate secondo il principio della libera circolazione. (3-00824)
e questo è il seguito
BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute . Risponde all’interrogazione.
IGNAZIO ABRIGNANI (FI-PdL) . Si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, dalla quale si evince che è stato intrapreso l’iter per addivenire al riconoscimento della categoria degli osteopati.
Ora si lavora sul serio… NON è la fine ma solo l’inizio di un Progetto. Scuole, Osteopati, Ricercatori e Politici insieme per cambiare!
TUTTI UNITI PER IL CAMBIAMENTO
GRAZIE VALEMTINA!!!
Ecco la botta e risposta di Lorenzin sull’OSTEOPATIA
Postata da Danilo Bonometti
sulla Voce
(Iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati – n. 3-00824)
PRESIDENTE. L’onorevole Abrignani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00824, concernente iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione riguarda vicende relative agli osteopati e ai chiropratici, in particolare a una recente risposta del Ministero della salute che, rispondendo all’interrogazione proposta in merito al profilo professionale degli osteopati, ha precisato che le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie.
Tale orientamento da parte del Ministero comporta una duplice e illogica conseguenza per gli osteopati, di fatto impossibilitati a qualificarsi a causa della mancanza sia di percorsi riconosciuti dallo stesso Ministero che del modello della autoregolamentazione previsto dalla legge n. 4 del 2013.
A questo punto le chiedo se il Governo intende attivarsi per un riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, anche alla luce del fatto che, oltre ad essere già stata approvata una legge che comprendeva gli osteopati nella categoria delle professioni riconosciute, sia la Commissione che il Parlamento europeo stanno chiedendo a gran voce la limitazione delle attività riservate secondo il principio della libera circolazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto all’attenzione di questa Assemblea tematiche riferite al riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, in ordine alla quale ritengo necessario ed urgente assumere specifiche iniziative legislative.
Come è noto, l’osteopatia è una pratica sanitaria manuale nata come medicina indipendente negli Stati Uniti, dove è attualmente riconosciuta. Si è diffusa successivamente in Europa, inizialmente in Inghilterra e in Francia, Stati che per primi hanno approvato leggi per la regolamentazione di tale professione. In Italia tale professione è iniziata negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ed è proseguita come pratica svolta da professionisti formatisi all’estero. Sono poi nate delle scuole che hanno, nel corso degli anni, potenziato ed equiparato il livello didattico a standard di livello europeo.
L’osteopatia si rivolge in particolare a tutti i disturbi di origine funzionale per ripristinare in tutti i distretti del corpo la corretta mobilità, con lo scopo di migliorare la fisiologia dei sistemi nervoso, linfatico ed endocrino e degli apparati dirigente, respiratorio, cardiocircolatorio, urogenitale, visivo, uditivo, vestibolare. Nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2010 l’osteopatia viene definita professione sanitaria di contatto primario, con competenze di diagnosi gestionale e trattamento dei pazienti.
Ciò premesso e consapevole della rilevanza della questione in esame, colgo l’occasione per anticipare che ho dato mandato ai miei uffici di avviare un lavoro istruttorio e di confronto con le principali rappresentanze della professione di osteopata al fine di elaborare una proposta normativa volta ad istituire anche in Italia la professione di osteopata. Per tale strada garantiremo la dovuta dignità professionale ai numerosi operatori del settore, che ad oggi sono ancora costretti ad operare confrontandosi con un assetto normativo alquanto incerto. Ritengo che tale soluzione normativa sia l’unica in grado di disciplinare in modo compiuto la predetta professione.
Inoltre, l’attenzione che anche il Parlamento sta rivolgendo all’argomento mi induce a ritenere che i tempi siano ormai maturi per intervenire in tal senso. Già nelle prossime settimane nell’ambito del disegno di legge di mia iniziativa, recante disposizioni in materia sanitaria, il cui iter, come è noto, è già stato avviato al Senato, tale obiettivo potrà essere colto in tempi brevi, contando soprattutto sul proficuo e necessario supporto del Parlamento.
PRESIDENTE. L’onorevole Abrignani ha facoltà di replicare per due minuti.
IGNAZIO ABRIGNANI. È indubbio, signor Ministro, che mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, proprio perché lei risponde al problema. Sono oltre 2 milioni gli italiani che si rivolgono agli osteopati per varie sindromi dolorose del sistema osteomuscolare, richiedendo, a fronte di manipolazioni vertebrali complesse, competenze specifiche.
Tuttavia, come diceva lei, nel nostro ordinamento, a differenza di altri Paesi, quali per esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, in assenza di una disciplina della professione di osteopata, non esistono percorsi di qualificazione riconosciuti dai Ministeri della sanità e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, tali da ricomprendere l’osteopatia tra le professioni sanitarie.
Come dicevo nella mia interrogazione, una tutela giuridica per la professione di osteopata era stata fornita e potrebbe essere fornita dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, che prevede proprio un modello di autoregolamentazione basato sul rispetto delle norme UNI, assicurando di fatto una forma di garanzia per gli utenti per la scelta degli operatori accreditati nel settore. Nella suddetta legge si prevedeva, peraltro, anche la possibilità di costituire delle associazioni a carattere professionale su base volontaria, volte, da un lato, a valorizzare le competenze degli associati e, dall’altro, a garantire il rispetto delle regole deontologiche e, dunque, la tutela degli utenti.
Il percorso che lei oggi indica per andare verso un riconoscimento della professione di osteopata, che preveda, da una parte, garanzia per chi opera e, dall’altra parte, tutela per chi subisce queste manipolazioni mi sembra la strada sicuramente da percorrere. Noi seguiremo questo iter, che mi sembra inizia al Senato, magari intervenendo in questa normativa che lei ha iniziato. Per cui ci riteniamo soddisfatti.
alleluia!!!! tutti uniti per il bene dell’osteopatia!
Sembra un sogno, vedere finalmente la fine di questo tortuoso sentiero che da anni percorriamo tutti insieme. In questo momento, nel mio studio, brilla luce diversa e anche i miei pz avvertono la positività che si è scatenata in me dopo la splendida notizia letta su Tuttosteopatia. Questa mio stato d’animo è dato da una sicurezza in più, di tutela e di libera voce che da speranza di fronte alla classe medica che giudica senza aver nessuna nozione di osteopatia e alcuna visione olistica. Ora basta, il cambiamento è vicino e noi uniti festeggeremo la nostra meritata LIBERTÀ.
Non é ancora finita!!!
Tutti a votare il 23 a Bologna… X evitare che vecchie idee e vecchi ma potenti pifferai magici (come li chiama artisticamente Massimo) possano rigurgitare il passato sul futuro relegandoci di nuovo a Massaggiatori…!
Mai come ora é urgente una Mozione in Assemblea per dichiarare la volontà di tutti gli iscritti: scegliamo di seguire il percorso sanitario… o non sanitario? Cosa desidera la "base" degli Osteopati Italiani?
Attenti alle facciate di chi dice "sanitario ok" e poi va a dire agli amici parlamentari "ma che scherziamo?"!!! E disperatamente ( e commercialmente) vorrebbero ricicciare la TRIADE (UNI FAC CNA)
TUTTI UNITI X IL CAMBIAMENTO!!!!
QUELLO VERO!!!!
Diamo forza a Paola, Chiara, Valentina e poi a Longobardi, Petracca, Davide, Polverini e Modestini! Il Gruppo Giovanile Osteopatico merita fiducia! E poi allarghiamo le competenze del Direttivo con il sostegno alle idee della base con Massimo, Gaspare Sanfilippo, Gianluca, Alessio Iacopini… e 100 altri candidati o no, ma COMPETENTI E LREZIODI… e le competenze di Direttori e Ricercatori delle Scuole (che non sono sempre "oscuri centri di potere", ma contesti che lavorano x la qualità e l’eccellenza dell’Osteopatia italiana!)
TUTTI AL VOTO!!! BASTA DELEGHE!!!
Buongiorno a Tutti
Riflettiamo insieme perfavore sulla risposta data dall’On. Abrignano in seguito alla risposta che precedentemente ha dato il Ministro.
Vi riporto la zona calda dove dobbiamo riflettere insieme:
L’On. Abrignano Risponde:
"Tuttavia, come diceva lei, nel nostro ordinamento, a differenza di altri Paesi, quali per esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, in assenza di una disciplina della professione di osteopata, non esistono percorsi di qualificazione riconosciuti dai Ministeri della sanità e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, tali da ricomprendere l’osteopatia tra le professioni sanitarie.
Come dicevo nella mia interrogazione, una tutela giuridica per la professione di osteopata era stata fornita e potrebbe essere fornita dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, che prevede proprio un modello di autoregolamentazione basato sul rispetto delle norme UNI, assicurando di fatto una forma di garanzia per gli utenti per la scelta degli operatori accreditati nel settore."
ragioniamo tutti insieme
Di fatto non possiamo negare che in un prossimo futuro ci sarà il riconoscimento della figura professionale dell’Osteopata, però da ciò che ho evidenziato sopra, non vi sembra che l’On Abrignano sti promuovendo il NON SANITARIO rispetto alla legge 4 del 2013, qualificando a dover di politico la norma UNI?
Il ministro Lorenzin oltre ad evidenziare cio che tutti noi da anni sappiamo su cos’e nel mondo l’osteopatia, e che è giustissimo provvedere al riconoscimento di questa professione, si è chiaramente espressa che sarà un figra professionale sanitaria o ha semplicemente detto che deve essere normata come figura professionale e che lei s’impegnerà nel provvedere ?
Voglio riconoscere L’osteopatia come Professione Sanitaria o come professione riconosciuta e normata nella legge 4???
Spero in un LIETO FINE, e credo che per avere un lieto fine è doveroso avere dei protagonisti SERI, CONCRETI, UNITI e AGGREGATI e quei protagonisti dobbiamo essere NOI TUTTI nel far valere la nostra VOLONTA’ di come RICONOSCERE L’OSTEOPATIA IN ITALIA, grazie ai nostri rappresentanti che dovranno essere in lineea con i NOSTRI IDEALI DI RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE.
Riflettiamo insieme.
CERTO IL PERCORSO E’ ANCORA DA SEGNARE, MA E’ INDUBBIO CHE LA RISPOSTA DEL MINISTRO E’ POSITIVA E INDICA UN LAVORO CON LE REALTA’ CHE RAPPRESENTANO L’OSTEOPATIA IN ITALIA, QUINDI IL ROI IN PRIMA FILA. QUINDI UNITI, TANTI, CONVINTI, ATTENTI, MA POSTIVI!!!!
Giusva anch’io ho notato i troppi riferimenti alla norma 4/2013 ………… ma tutti hanno esultato non per la domanda ma per la risposta.
Gaspare , perdonami, forse sono stato poco chiaro, io mi sto riferendo esattamente alla risposta sia del Ministro e alla risposta di Abrignani che segue quella data dal ministro.
il ministro cosa ha detto….solo che si impegna al riconoscimentonon ha detto espressamente SANITARIO.
Tant’è che ABRIGNANI ha omaggiato la risposta data alla sua domanda , con un’ulteriore risposta esaltando la non possibilità del sanitario favorendo UNI e legge 4….. comunque queste sono riflessioni, non voglio essessere negativo, ma solo costruttivo e unito a tutti per il lieto fine ….li si che esulteremo tutti insieme.
però in questo momento delicato è doveroso agire con responsabilità, ovvero analizzare e rispondere in modo abile rispetto a ciò che stanno facendo , analisi e riflessione ci danno il vantaggio per arrivare all’obiettivo comune.
andiamo avanti…..
Vorrei aggiungere anch’io che non è ancora stato fatto nulla. Per cui non abbassiamo la guardia e a tutti appuntamento a Bologna per mettere un sigillo sul cambiamento di ROTTA PER UN’OSTEOPATIA PROFESSIONE SANITARIA PRIMARIA!!
Per rispondere ai dubbi di Sanfilippo e Gregori.
A me invece la situazione sembra chiarissima:
da una parte c’è l’attuale direttivo del ROI che ancora insiste sulla direttiva 4/2013 (professione benessere) invitando l’On Abrignani, uno dei parlamentari che già il ROI aveva annunciato tra quelli mobilitati, a presentare una interrogazione in tal senso;
dall’altra c’è il Ministro della Salute che, come già come detto più volte da alti funzionari del ministero, chiarisce che il suo ufficio si sta muovendo perché l’osteopatia venga regolamentata come una professione sanitaria.
Più chiari di così non si può essere.
Con questo direttivo del ROI non c’è speranza… anche se probabilmente nell’assemblea del 23 Maggio cambieranno improvvisamente opinione!
Paolo ma di che cambiamento stiamo parlando?? Paola è sempre stata viceprensidente. Mi sembra piuttosto che si stia spostando l’attenzione da altre cose che mi sfuggono. Personalmente, seguendo un po’ le candidature mi pare che questo "martellamento" pro Paola sia a mio avviso sospetto. Mia personale opinione.
CERTO IL PERCORSO E’ ANCORA DA SEGNARE, MA E’ INDUBBIO CHE LA RISPOSTA DEL MINISTRO E’ POSITIVA E INDICA UN LAVORO CON LE REALTA’ CHE RAPPRESENTANO L’OSTEOPATIA IN ITALIA, QUINDI IL ROI IN PRIMA FILA. QUINDI UNITI, TANTI, CONVINTI, ATTENTI, MA POSTIVI!!!!
Non sembra un caso che l’ultima risposta del Ministro della Sanità sia stata successiva alla recente deliberazione del Gruppo di Lavoro UNI in tema di regolamentazione europea dell’Osteopatia (norma CEN). Così come non sembrò un caso che la prima risposta all’interrogazione dell’On. Binetti fosse stata espressa a seguito del tentativo di far passare l’Osteopatia tra le professioni non sanitarie, nonostante i pareri contrari del Ministero.
Due risposte di segno opposto nei toni e nei contenuti (cfr.), conseguenti a due opposte dichiarazioni di intenti dei rappresentanti italiani degli osteopati.
Per la prima volta il Gruppo nazionale di osteopati riunito al tavolo dell’ENTE NAZIONALE di UNIFICAZIONE, si è espresso in termini favorevoli all’integrazione sanitaria dell’Osteopatia, contribuendo attivamente alla stesura della norma europea, palesemente a favore del ruolo sanitario della medesima professione.
L’Istituto IEMO ha scritto e presentato tutti i contributi italiani alla norma, riscontrando approvazione dal Gruppo UNI allo scopo di rendere la stessa norma compatibile, in prospettiva, con la legislazione nazionale: un chiaro segnale di inversione di tendenza che non può essere sfuggito agli osservatori attenti del Ministero.
Per il conseguimento del risultato è stata determinante la cooperazione dei sigg. BROGGINI, CIULLO e GIARDINO dell’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE degli OSTEOPATI con i sigg. CASTAGNA e SCIOMACHEN del ROI (v. verbale). Insieme, essi hanno smentito e superato gli orientamenti sostenuti dai sigg. Rossi (ROI), Mandara e Berloffa in favore della legge 4/2013 per la riduttiva "Osteopatia del benessere".
Non vi sono quindi dubbi sul percorso tracciato e sui referenti nazionali dello stesso percorso, malgrado diversi e legittimi punti di vista come quelli dell’On. Abrignano. Pertanto, salvo colpi di coda dei contrari alla figura sanitaria e autonoma dell’osteopata (fisioterapisti, Direttivo ROI, consulenti del ROI e altri), può definirsi varata una nuova fase di collaborazione con le Istituzioni a sostegno dell’Osteopatia tra le prfessioni della Salute.
I soci delle associazioni di osteopati potranno quindi scegliere da che parte stare, identificando i rappresentanti che hanno sostenuto, sostengono e si fanno sostenere a favore dell’osteopatia del benessere ex lege 4/2013, oppure scegliendo di dare forza al nuovo corso dell’Osteopatia della salute, in Italia come nel resto d’Europa.
Consideriamo i dati qui riferiti utili a comprendere gli eventi recenti e a interpretare gli scenari futuri, a beneficio dell’ampia e storica partecipazione a questo dibattito interno alla categoria e trasversale alle varie rappresentanze.
R. Filipazzi, p. Direzione IEMO – Genova/Cagliari/Como.
Davvero si tratta di un ottimo articolo. Grazie per averlo condiviso 🙂
Ottimo materiale, seguo il blog
Siete tutti degli abusivi!!! Volete essere considerati professioni sanitarie? Allora passate un test d ingresso con selezione di uno su venti dimostrate di non essere solo dei ricchi tira ossa che pagano 6000 euro all’anno per l’incapacità di superare la selezione dell’istruzione pubblica
Probabilmente l’aggressività irrazionale o tendenziosa rende precarie alcune capacità di verifica o volutamente ignote alcune prassi consolidate. Se così non fosse, ci si sarebbe accorgerebbe senza difficoltà che anche diverse scuole di osteopatia praticano il numero chiuso, benchè non vi sia ancora in Italia alcuna normativa a renderlo obbligatorio. Si tratta di selezioni in chiave europea, realizzate spontaneamente sulla falsariga delle medesime prove attuate il Francia per l’accesso alla formazione riconosciuta.
Quanto alla presunta incapacità degli studenti osteopati, riferiamo che in numerose scuole di osteopatia italiane vi sono vari studenti che, pur avendo superato un test di ammissione dell’università, hanno considerato più attuale la formazione in osteopatia e quindi scelto di conseguenza.
Alcune provocazioni non meritano certo di essere raccolte, se non fosse per doverosa e pubblica rettifica.
Cordialmente,
Roberta Filipazzi
Il Sig. MArcinnò ignora che tra gli osteopati ce ne sono molti che dopo essersi laureati in Fisioterapia ed aver passato la "famigerata" selezione cui lui fa riferimento, hanno comunque scelto di studiare osteopatia in una delle scuole italiane dove non ti viene regalato nulla. Sarei curioso di vedere queso signore alle prese con una delle prove di valutazione in anatomia o biomeccanica o embriologia.
Vorrei invitarlo a partecipare ad una delle giornate aperte ai fisioterapisti, che si tengono in alcune scuole di osteopatia, si tratta di lezioni aperte in cui i fisioterapisti possono frequentare alcuni corsi e approfondire alcuni aspetti della loro professione, senza impegno e a costo zero.
Un modo per abbandonare la diffidenza e creare un clima di maggior conoscenza reciproca e collaborazione.
Che fa accetta l’invito?
l’osteopatia è una metodica che messa in mano ad un operatore sanitario qual è il fisioterapista assume una certa validità quindi tutto il rispetto per i fisioterapisti osteopati. Ma la conoscenza di una tecnica non fa il professionista: semplicemente l osteopata è limitato nel suo approccio al paziente perchè può e sa intervenire solo con l osteopatia.
Poi la faccenda è semplice per intervenire sulla patologia devi essere un operatore della Sanità quindi il semplice osteopata si appropria di una professione non sua. L’osteopatia può essere utile se in buone mani se volete dimostrare di essere Voi quelle buone mani LAUREATEVI!.. Accetta l’invito signor Lombardozzi?
Roberta Filipazzi Lei è sicura di poter ritenere di uguale caratura la "prova motivazionale" a cui vengono sottoposti gli aspiranti osteopati al test d ingresso di fisioterapia? Per risponderle non sono a conoscenza di ragazzi che ad un percorso universitario preferiscono un corso che abilita ad una professione che in Italia di per se non esiste pagando 7800 per frequentarlo… Però se lo dice Lei mi fido. In compenso conosco svariati ragazzi che dopo il diploma e dopo il fallimento al test d’ingresso si sono rifugiati all’interno di un’ onerosa scuola di osteopatia.
Saluti
Gent.mo Sig. Marcinnò
Io non soltanto sono laureato, ma impartisco formazione in quattro Paesi diversi (Italia, Spagna, Brasile e Portogallo) nell’ambito dell’osteopatia e le assicuro che il fatto di essere un laureato in fisioterapia non aggiunge alcun valore alla formazione. Ne ho visti passare a decine, di fisioterapisti che mon avevano alcuna qualità per essere osteopati.
….l’osteopata non è una specialità della fisioterapia, ma una disciplina a se’ stante.
Concordo con lei, sul fatto che chi la pratica debba essere un operatore sanitario, ma che provenga da un percorso di formazione in osteopatia, come avviene nella maggior parte dei Paesi dove essa è regolamentata….
….riguardo al fatto poi che l’approccio sia "limitato" all’uso delle sole mani, è una questione di scelte, se una persona decide di voler fare l’osteopata e di voler approcciare la cura della persona in questa maniera è libero di farlo, l’importante è che non invada il terreno altrui mettendosi ad applicare macchinari o usare pratiche che niente hanno a che vedere con l’osteopatia….
…..allo stesso modo i fisioterapisti, se vogliono praticare l’osteopatia DEVONO prima ricevere una formazione completa, perché, e non mi stancherò mai di ripeterlo, si tratta DI UNA DISCIPLINA DIVERSA benché complementare. Altrimenti continuino a fare i fisioterapisti.
Che poi la scelta di fare osteopatia sia un ripiego per quelli che non hanno passato il test all’università, me lo conceda, lei sembra che non abbia le idee ben chiare su cosa sia l’osteopatia
Sig. Lombardozzi
Mi baso su quello che vedo abito a Torino e qui chi non riesce ad entrare a fisioterapia o si dirige verso scienze motorie per poi fare osteopatia dopo o si iscrive direttamente ad una delle 10 scuole di osteropatia (ognuna auto-accreditata in maniera diversa!!).
La pensiamo diversamente per me non ha senso creare mille professionalità che finiscono per pestarsi i piedi da soli. Il Ft ha tra le sue competenze la terapia manuale, l osteopatia è una terapia manuale. Creare una nuova figura sanitaria come sostengono i suoi colleghi a mio avviso porterà solo a maggiori problemi e più disoccupazionne per tutti non che il vostro sistema formativo parauniversitario non ne stia già creando molta.
Cordialmente la saluto e le auguro di formare professionisti diversi da quelli incontrati da me fino ad ora.
G.M.
Gentile Sig. Marcinnò
La ringrazio per la risposta.
Capisco perfettamente le sue ragioni ed il timore che una nuova figura professionale possa creare disoccupazione e disagi.
Mi permetta soltanto di fare un chiarimento, non per Lei, ma per tutti coloro che guardano all’osteopatia con curiosità o anche soltanto con diffidenza.
In realtà l’osteopatia nasce come medicina manuale, finalizzata a curare l’individuo a partire dal principio (detto in modo molto riduttivo) che la restituzione della mobilità a delle strutture possa favorirne la funzione e viceversa, stimolando il potenziale di autoguarigione dell’individuo. Il suo creatore A.T.Still, medico del 19° secolo,raccomandava l’uso delle sole mani per guarire l’individuo, "nothing from the outside" niente dall’esterno, cioè nessun farmaco o altri interventi se non quello manuale, era il suo motto.
L’osteopatia dunque, si è sviluppata come disciplina indipendente, che poco ha a che vedere con la fisioterapia, se non per il fatto che entrambi i professionisti usano le mani, ma con finalità diverse.
L’osteopatia dunque sta alla terapia manuale come un Boeing 747 sta ad una bicicletta.
Paragonare la terapia manuale all’osteopatia è come dire che per essere un buon giocatore di scacchi sia sufficiente conoscere tutti i pezzi della scacchiera. A poco serve se non sai le regole del gioco e le strategie.
Esistono molte metodiche di terapia manuale come, solo per citarne alcune, Maitland, Mulligan e molte altre, si tratta di ottime tecniche che i fisioterapisti applicano normalmente per liberare e normalizzare delle strutture alleviando i sintomi dei loro pazienti.
L’osteopatia è una cosa diversa, si liberano delle strutture per ottenere una modificazione a livello meccanico, neurologico e fluidico non soltanto locale, ma anche e sopratutto a distanza, ad esempio, normalizzando un’articolazione a livello del piede, posso ottenere un effetto sulla mobilità del peritoneo e facilitare il transito a livello duodenale, migliorando i sintomi di una gastralgia. Questa è osteopatia.
Spesso la confusione nasce dal fatto che l’osteopatia, non è ancora una disciplina profondamente conosciuta nelle sue modalità e nelle sue reali applicazioni.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che la formazione parauniversitaria debba terminare per lasciare spazio ad un corso di Laurea in osteopatia, e ritengo che in questo percorso, i fisioterapisti debbano vedersi riconosciuti i loro crediti formativi nelle materie che già hanno frequentato, qualora desiderino prendere una seconda laurea.
Non concordo con l’opinione di molti, sul fatto che l’osteopatia debba essere una specializzazione della fisioterapia, ne ho esperienza diretta in Brasile dove le cose funzionano in questo modo, la formazione non è completa, due anni di specializzazione o master sono troppo pochi per assorbire tanti concetti e soprattutto per sviluppare una sensibilità manuale che richiede anni e anni di affinamento.
Alla fine della formazione ne viene fuori un minestrone con pochi ingredienti e mal cucinato. Posso dire senza timore di essere smentito che i fisioterapisti specialisti in osteopatia che ho conosciuto in Brasile, a parte quelli che si formano nelle poche scuole con programma europeo (cinque anni dopo la laurea), sono i meno preparati che abbia mai visto all’opera.
Mi auguro di aver suscitato la sua curiosità e percependo la sua energia (positiva) le suggerisco "sinceramente" e in buona fede, di avvicinarsi ad una scuola di osteopatia (una buona, è chiaro, in Italia ce ne sono diverse) e iniziare una formazione completa, si ritroverà insieme a molti colleghi fisioterapisti che dopo la laurea hanno deciso di intraprendere un cammino di conoscenza unico ed affascinante che cambierà la sua vita professionale e personale. In ogni caso Le auguro un ottimo successo professionale, sperando di poter tornare ad avere in futuro altri scambi di opinioni interessanti come questo.
Cordialmente
La prova di ammissione propria alcune scuole di osteopatia italiane a tempo pieno, tra cui la nostra in Genova, si svolge con modalità internazionali autorizzate. Qui viene valutata l’attitudine e la motivazione verso l’Osteopatia, intesa non solo come "terapia manuale" tout court, ma come arte e tecnica della cura riferita all’individuo nella sua globalità psico-fisica. Per tale ragione, si ritiene questo tipo d’esame migliore rispetto alle altre prove di ammissione, improntate al nozionismo più che alla verifica di potenziale talento. Infatti, chi può afferrmare con certezza che i tradizionali esami a numero chiuso consentano la selezione dei migliori, futuri professionisti? In molti ne dibattono e noi abbiamo dato una risposta guardando ai migliori esempi esteri. Il costo della retta delle scuole di osteopatia è alto per molte ragioni: non solo l’assenza di finanziamenti dello Stato, ma soprattutto l’esigenza di una formazione accurata, dove la pratica quotidiana, il tirocinio e la didattica tutoriale in gruppi di massimo 30 studenti, 4800 ore di lezioni frontali in aula, etc.,rappresentano caratteristiche di qualità ed eccellenza unanimemente condivise. Forse anche per questa ragione gli studenti scelgono i nostri corsi, anzichè considerare gli stessi come una fuga dall’insuccesso, come ingenerosamente riferito.
Le migliori scuole di Osteopatia europee non sono un rifugio perchè tutti sanno che il percorso pedagogico di 5 anni è complesso, non consente il "fuori corso" e comporta esami rigorosi con alto livello di approfondimento. Non conosciamo altre raltà, ma non accettiamo critiche pregiudiziali tendenti a fare di tutta l’erba un fascio!
E chiediamoci anche se la disoccupazione non dipenda dall’inconsistenza di alcune formazioni e dalle promozioni facili, piuttosto che dalla concorrenza degli Istituti più seri di formazione in Osteopatia.
Quanto al ruolo sanitario dell’Osteopatia questo viene definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come le modalità formative più idonee.
Pare abbastanza per fugare ogni contestazione di parte, motivata da paura e da considerazioni autoreferenziali.
La formazione in osteopatia e’ altamente specialistica perche’ e’ in linea con gli standard europei….ma la formazione in fisioterapia e’ in linea con gli standard europei????? NO.
Grazie la Redazione di tuttosteopatia per questo articolo fondamentale per l’Osteopatia in Italia.
Ringrazio ed apprezzo anche l’intervento di Giusva Gregori DO. Adesso tutti devono, al di la’ dell’associazione o Registro di appartenenza, coalizzarsi per far Riconoscere l’Osteopatia come professione sanitaria. L’Osteopatia non e’ fisioterapia. Sono due professioni ben distinte. Ciascuna fondamentale e di valido aiuto per il benessere della persona.
l’osteopatia, come molte altre discipline è sotto la legge 4/2012 le profesioni libere, volte al recupero del benessere psico-fisico della persona: è ora di finirla da parte delle lobbies di fare solo i loro interessi. Abbiamo diritto di scegliere e di farci trattare da chi crediamo sia in grado di farlo. Certamente non solo i medici e tanto meno i sisioterapisti hanno l’esclusiva di tali arti!! BASTA!!!!
Grazie Giusva ,sei grande!
Vorrei sbagliarmi, ma credo che quella di Massimo sia un’interpretazione ottimistica ….spero di essere smentito quanto prima.
Le vicende degli ultimi giorni circa l’evoluzione della situazione politica dell’osteopatia in Italia merito una seria e profonda riflessione.
La risposta che il ministero della salute ha dato il 12 marzo all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Bidetti fornisce senza possibilitá di fraintendimento la posizione che questa istituzione ha considerando l’osteopatia una professione sanitaria. E fin qui niente di negativo: anzi direi finalmente il giusto riconoscimento per una professione ad alto livello di responsabilità collocata finalmente nella posizione che le compete.
Quindi mi colpisce la posizione del direttivo del ROI che attacca senza mezzi termini questa posizione difendendo la norna UNI e la legge 4/2013 (quella che ci colloca per intenderci tra gli operatori del benessere); tale posizione é commentata e sostenuta sul sito del ROI da un nota del presidente di CNA professioni che tra l’altro difende la sua tesi affermando tra l’altro che in Europa l’osteopatia non é una professione sanitaria. Non mi risulta.
Il vero problema, vista la recente evoluzione delle cose, é di capire a quali professionisti si ha intensione di affidare il compito di praticare l’osteopatia. Infatti le due possibili strade prospettate sono: l’istituzione di un master post universitario oppure la creazione di una nuova figura professionale da affiancare alle 22 professioni sanitarie già esistenti in Italia. E su questo che il direttivo ROI dovrebbe concentrare le proprie forze imponendosi autoritariamente come vera controparte al tavolo di lavoro che prenderà tale decisione. Mi auguro che le prospettate interrogazioni parlamentari di alcuni esponenti politici sollecitate dal direttivo del registro degli osteopati vada in tal senso e non nel volersi cocciutamente collocare nel binario almeno momentaneamente morto della norma uni/legge 4/2012 delle professioni del benessere. Sarebbe una decisione strategicamente sbagliata nel momento in cui il ministero della salute é deciso a trovare sul campo dei professionisti che possano svolgere osteopatia nell’ambito sanitario. Come dire: il terreno é fertile ed é il momento della semina!
Mauro Longobardi
Solo una parola: A B U S I V I
Chi fa osteopatia sapendo di non avere alle spalle una laurea in medicina o fisioterapia quindi essendo consapevole che il percorso che andrà a fare non sarà abilitante è un coglione x quello che spende e se esercita va contro le leggi dello stato italiano. Senza se e senza ma!
Poi l’osteopatia non sarai mai una professione sanitaria come non lo è in America dove è nata, è cmq una terapia non convenzionale. In osteopatia la letteratura scientifica è minima e di scarsa qualità, inoltre non avete neanche una lettura critica degli studi scientifici, ma come è possibile una cosa del genere?! Come si fa a capire cosa è meglio per un determinato problema se non si fanno degli studi?! La scienza è vero che non da sempre le risposte, ma la cosa principale x cui si usa il metodo scientifico è creare nuovi quesiti!
Grazie dell’incoraggiamento Maria Teresa. Concordo con quanto affermi, certamente dettato da competenza ed entusiasmo: doti queste che non hanno caratterizzato alcuni rappresentanti della categoria.
Come puoi notare anche in questi interventi, ci sono molti professionisti che non hanno ancora compreso la portata dell’errore commesso dal loro Registro e aspettano ancora come la manna gli esiti di riunioni gestite da Direttivi delegittimati nei fatti e del tutto improponibili all’esterno.
Mi chiedo quanto ancora costoro pensino di resistere nel mondo dei sogni, mentre i nostri detrattori esprimono tutto il loro livore volgare, infondato e farneticante.
Qualcuno comincia a capire, tuttavia: gli interventi di Mauro, Roberta, GLuca, Mariella paiono espliciti in tal senso. La nuova Associazione professionale degli Osteopati, che grazie a questi interventi ho riscontrato al sito http://www.associazioneosteopati.it mi sembra un ottimo salto di qualità a tal riguardo.
La calma è certamente la virtù dei forti. Io ci metterei anche la coerenza e il coraggio.
Invito tutti i colleghi che, come me, hanno dedicato la vita all’Osteopatia a scegliere con coraggio e coerenza un’altra strada.Infatti: "errare è umano, perseverare è diabolico"!
È "bello" vedere come quante altre figure professionali abbiano così tanto timore di noi Osteopati..consapevoli (senza volerlo assolutamente dichiarare) del nostro lungo, tortuoso ed impegnativo percorso formativo che fa del buon Osteopata, un grande professionista.
A testa bassa continuiamo a camminare e lavorare nella nostra "corsia", senza invadere quelle adiacenti e lasciamo fare a coloro che, senza alcun diritto, continuano a cercare di sbatterci fuori carreggiata, ricordandogli peró che così facendo perderanno i loro personali obbiettivi dimenticandosi di guardare avanti..
Credo che alcuni colleghi SBAGLINO sia a sottovalutare sia a dare la "giusta interpretazione" a noi osteopati perchè:
1) il problema non solo come si interpreta ma CHI interpreta e cosa determina (pazienti, libera opinione, media, acc…)
solo un esempio piccolo http://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=20415 . Forse qualcuno vuole adare nelle redazioni dei giornali e nelle news degli abbonati per spiegare che hanno capito male?
2) Il ROI ha stabilito una riunione per lunedì, forse per inviare chiarimenti o perchè si è creato un pò si subbuglio?
3) se si è alzato questo polverone è perchè quanto ottenuto fino ad oggi non è sufficiente ma parziale e frutto di mediazioni tra più interessi. Agli osteopatia più di tutti interessa l’osteopatia e poter lavorare con essa. Gli altri interessi non ci riguardano. Si sottoline come spesso colleghi e scuole anche del ROI organizzano corsi aperti ai fisioterapisti dell’AIFI per vendere pezzi di osteopatia (forse leggettimo ?!) ma non il contrario. E’ cosa da discutere se ciò è corretto sul piano sociale, commerciale ed in particolare verso gli osteopati: dare a chi ci vuole eliminare, e contemporaneamente vare bel visso a tutti. Assolutamente si collaboarzioni e studi con gli amici fisioterapisti, ritengo sbagliato NON essere determinati con chi odia gli osteopati italini. Stimolerò forme di boicottaggio verso chiunque non renda chiara la sua posizione in merito. Discuter per trovare soluzioni è importante, il resto è …. mercatismo.
4) Il problema non è solo l’interpretazione ma l’intenzione. Chi è osteopata conosce questo termine. Intenzione di fare del male agli osteopati che hanno pagato con sudore proprio e delle proprie famiglie la propria formazione, che lavorano pagando tasse e contro ogni ostacolo. Qualcuno vuole fare dei danni a NOI altri voglio mediare per motivi vari, io ritengo che si debba agire nei modi opportuno ma risoluti e verso una soluzione definitiva. Le scuole di Osteopatia dovranno mettersi al fianco degli osteopati che vivono l’osteopatia nella quotidianità e di questo vivono.
…..
10) Ancora più semplice se molti colleghi hanno "capito male" pensate chi non segue nei dettagli questi passi e questi linguaggi. é difficile spiegara alla nonna che quanto le ha riferito la nipote che ha letto sul giornale che l’osteopata di fiducia è illeggittimo.
11) Questa invece potrebbe essere una occasione buona. I colleghi finalmente stanno reagendo e sono disponibili ad andare avanti contro tutto e contro tutti coloro che si frappongono fossero anche interni fra l’osteopatia ed il loro lavoro (famiglia) e chi è contro questo.
STOP a mediazioni e STOP a Obiettivi Parziali. L’osteopata deve essere LIBERO di svolgere il proprio lavoro e di POTERLO integrare se lo ritiene, e liberi devono essere i cittadini e quindi i pazienti.
Andimo sui media quindi ma non solo per pubblicizzare le nostre attività ma per difendere l’osteopatia e gli osteopati.
Buongiorno a tutti i colleghi e non ,concordo perfettamente con il pensiero profondo di Giusva .In questo momento di alta tensione bisogna unire le forze e creare un movimento unico
Sulla mozione parlamentare ancora secondo me non chiara bisognerà aspettare le prossime dichiarazioni . La mia domanda e’ " ma chi ha fatto questa dichiarazione ha ben presente la differenza tra osteopatia e le altre figure sanitarie??" Differenza tra osteopata e fisioterapista ???
Figure che possono collaborare ma non sono legate … La mia e’ solo un’osservazione che va oltre .. Mi metto nei panni di chi è stato dall’altra parte come studente facendo mille sacrifici per poter studiare e lavorare contemporaneamente e si vede portar via la sua passione. Il suo credo..
Giusto creare una regolamentazione in un panorama dove con la nascita di scuole che con 2 seminari ti fregiano col titolo di DO ,ma sarebbe opportuno dare la possibilità di potersi mettere in regola ..questo e’ il minimo che ci possa essere dato, magari creando una sanatoria per chi ha già il titolo.
Mi chiedo allora e’ una manovra economica?
In fin dei conti l’osteopata fa l’osteopata ,il fisioterapista fa il fisioterapista , il medico fa il medico .. L’Italia non ha ancora capito che il lavoro di squadra e’ l’abbinata vincente … Noi osteopati abbiamo l’obbligo di unirci e creare un movimento ,allineati a tutti quei parametri europei. Siamo in europa ? O siamo fuori dall’Europa ?
Esiste l’osteopatia ..sei un osteopata .. Siamo osteopati …
Stiamo calmi ma col motore acceso fino a Lunedì, dopo la riunione del ROI vedremo il da farsi.
Condivido al 100% Riccardo Lunardi
Per me ci dovrebbe essere una preparazione medica per svolgere attività di OSTEOPATA.
Ciò che sta succedendo non deve stupire in un Paese come l’Italia. Vorrei chiedere a Maria Teresa, in quanto Avvocato, se questa affermazione del Ministro, non sia in palese contraddizione con la legge 14.01.2013 n° 4 , G.U. 26.01.2013. E concordo con Maria Teresa se provano a farci lo scherzetto, se necessario dobbiamo essere pronti a tutto!! manifestazioni di piazza e blocchi delle autostrade!!!
Riccardo Lunardi DO
Sono d’accordo con Maria Teresa,ma vorrei risponderle facendo per un attimo "l’avvocato del diavolo": perché il Ministero della Salute dovrebbe accogliere la nostra richiesta di riconoscimento sanitario se proprio chi più di altri ci rappresenta ha scelto una strada opposta?
Ovvero, se siamo proprio noi che vogliamo essere "professionisti del benessere" o, in altri casi, preferiamo nasconderci dietro altre definizioni professionali quando esercitiamo l’osteopatia, perché mai lo Stato dovrebbe affidare a noi un ruolo sanitario autonomo?
E’ assurdo solo pensare che l’osteopatia debba essere "regalata" alle professioni sanitarie esistenti, ma non le pare che i rappresentanti della categoria stiano volenti o nolenti andando in questa direzione?
Un’intera associazione come il ROI ha sposato la legge 4/2013 mentre il Ministero diceva di seguire la strada maestra della salute. Questo vorrà pur dire qualcosa?
Tutti possono sbagliare ma, quando gli errori sono tali, si perde totalmente credibilità. Occorrerebbe, quanto meno, che i responsabili ne traggano le conclusioni più dignitose, come giustamente osservano molti intervenuti in questo animato dibattito.
Affermo questo perché la mia speranza è che non sia l’intera categoria a doverci rimettere la faccia.
Qualcuno disse: chiediti cosa puoi fare tu verso lo Stato, prima di chiederti cosa possa fare lo Stato per te.
In altre parole, gentile avvocato, la risposta del Ministero non ha generato alcuna confusione. Al contrario, ha consentito di mettere in luce le responsabilità e ha indicato un percorso. Ma siamo proprio sicuri che vorremmo seguirlo tutti insieme?
Noi dell’Associazione professionale degli Osteopati lo vogliamo con convinzione!
per sei anni mi han ripetuto di essere sintetico……….: men- muscoril,pi+ osteopatia
Grazie Massimo x questo scambio prezioso!
Questo é il momento giusto!
Per spiegare (se riuscisse a togliersi le bende davanti agli occhi) a chi non si firma e si nasconde dietro la sua bella categoria FISIO che ABUSIVO é lui quando esercita tecniche osteopatiche (non certo Osteopatia o meglio OMT) rubate o copiate in qualche corso…
Per spiegare, in santa pace, che l’Osteopatia non va inventata x l’Italia… O digerita dentro le 22 professioni già esistenti… Non é possibile! Non perché lo dico io, ma perché già ESISTE come professione sanitaria ovunque nel mondo, codificata dall’OMS, opera sulla "Disfunzione Somatica" (che il Fisioterapista, ma anche il Medico, l’infermiere… non sanno cosa sia), fa migliaia di ore a scuola di una cosa curiosa che é "Palpazione Percettiva"…
Agisce opera pensa studia investe… E collabora pienamente con le altre figure professionali della sanità.
Una parte del parlamento ha capito questo… E come dice Paolo Tozzi (con parole che avrei voluto sentire dal Presidente del ROI…) su questo si deve lavorare!
Gli Osteopati organizzati in Europa sono pronti ad una Class Action x dare forza agli Osteopati italiani, organizzati ma come dicono Giusva, Gaspare e Paolo, uniti senza differenze!
Dal 2008 in Italia ci sono Congressi ogni anno (il prossimo in Roma a settembre) che spiegano l’Osteopatia come arte e scienza sanitaria e portano evidenze.
E forse, oltre alle Scuole che stanno aumentando qualità ed eccellenza dalla base dobbiamo cominciare a partecipare di più ad usare un linguaggio comprensibile anche fuori dai nostri contesti!
E soprattutto (anche se lavorerò xchè qualcosa e molto cambi già prima) facciamoci vedere alle Elezioni del 23 maggio… La riunione del 31 marzo é ben posizionata nel calendario… Il giorno dopo ci sveglieremo con un bel Pesce D’Aprile x chi si ostina a non vedere il futuro che entra nel ROI, in Italia, nel Parlamento… Ed assegna all’Osteopatia ed agli Osteopati il giusto posto che gli spetta: professione sanitaria, libera, autonoma, europea, mediante formazione universitaria a ciclo unico.
E cambiamo le cose! Prima che le cose cambino noi!
Diceva Einstein:
"Non lamentarti che le cose non cambiano, se TU continui sempre a fare le stesse cose…"
Un nuovo futuro x l’Osteopatia con un Registro rinnovato e con noi Osteopati orgogliosi e uniti per la nostra Identità! In grado (per noi si…) di convivere e collaborare con tutti i FISIO, i MED, i CHINESIO… di questo mondo, per il BENE dei pazienti (come dice Daniele).
😉
PZ
Direttore di una Scuola di Osteopatia
Caro triste FISIO,
A parte la tua maleducazione e ignoranza in merito alla questione osteopatia, ti invito a documentarti meglio sulla nostra pratica e forse anche sulla tua. È già la tua: pratica composta di protocolli d’intervento, magnetismi e semplici mobilizzazione articolari. Pensa a fare tecar terapia per una lombalgia e decontrarre il quadrato dei lombi, tanto l’etiologia di tale sintomo è quella…no? Visto che sei così intelligente, ti faccio notare che hai mancato di rispetto a tanti tuoi colleghi che dopo, la scarna formazione in fisioterapia, hanno fatto altri sei anni di Osteopatia.
Per quanto riguarda la letteratura scientifica, ti rammento che per validare il funzionamento della correzione di una disfunzione somatica, la scienza non ha strumenti; visto che è così ,possiamo parlare di casistica. Che ne dici? Quante persone si rivolgono dall’osteopata dopo essere state magnetizzate con le vostre terapie fisiche? Vieni nel mio studio, ti invito a intervistare tutte le persone che sono in sala d’attesa e quelle che escono. Ora, per cortesia, chiedi scusa a tutti noi è ai tuoi colleghi e cerca di informarti prima di scrivere.
Inoltre mi permetto di consigliarti di approcciarti diversamente alla medicina: hai a che fare con sistemi comlessi, come gli esseri umani, i quali richiedono una sinergia di collaborazione tra professionisti e non un assolutismo terapeutico. Non arriverai mai a niente…
Buon giorno Gaspare, ho letto la risposta postata da Francesco Palomba, penso che il Ministero in questo momento stia forzando la mano, e credo che la sua attuale posizione, in assenza di una legge o un decreto in materia, possa essere impugnata con un ricorso. Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’osteopatia debba diventare una professione sanitaria, ma di fatto ancora non lo è.
Non è inserita nell’elenco delle professioni sanitarie, non viene definito il profilo professionale di chi è autorizzato ad esercitarla. Esistono 28 figure di professionisti sanitari in Italia, tra cui gli educatori professionali, gli igienisti dentali, i podologi e via dicendo, in assenza di una legge o di un decreto, la risposta del Ministero è da interpretare come se una qualunque di queste figure professionali fosse autorizzata all’esercizio dell’osteopatia. Ancora una volta, stiamo calmi! Il Ministero mette il carro davanti ai buoi, forse perché in tempi elettorali vede l’associazione dei Fisioterapisti come un buon interlocutore per ottenere voti o forse perché non ha ben chiaro l’iter legislativo, (solo perché si tratta del Ministero non significa che non possa sbagliare), è chiara l’intenzione di dare un giro di vite alla situazione e la direzione intrapresa ormai è evidente, l’osteopatia sarà una professione sanitaria, ma i giochi ancora non sono definiti, c’è un spazio aperto ed è in questo spazio che dobbiamo inserirci, con la forza dei numeri, per pretendere che venga dichiarata professione indipendente e venga creato un percorso di Laurea specifico. Anche perché se si va a vedere l’aspetto puramente giuridico, la consuetudine fa legge, ci sono persone che da più di trenta anni esercitano l’osteopatia senza essere in possesso di un’abilitazione sanitaria, ed esistono sentenze della magistratura a favore di colleghi denunciati per esercizio abusivo della professione medica, in una situazione così ingarbugliata un braccio di ferro non conviene neanche al Ministero. L’importante è presentarci uniti e con le idee chiare.
e questo è il seguito
BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute . Risponde all’interrogazione.
IGNAZIO ABRIGNANI (FI-PdL) . Si dichiara soddisfatto della risposta del Governo, dalla quale si evince che è stato intrapreso l’iter per addivenire al riconoscimento della categoria degli osteopati.
Massimo rivolgo a te la domanda che ho fatto sopra anche per ricollegarmi a quanto dice Gaspare: che cosa ha detto Leonardi venerdì sera? Una volta che qualcuno mi risponde continuo con il mio ragionamento… Ciao. Grazie
Per rispondere ai dubbi di Sanfilippo e Gregori.
A me invece la situazione sembra chiarissima:
da una parte c’è l’attuale direttivo del ROI che ancora insiste sulla direttiva 4/2013 (professione benessere) invitando l’On Abrignani, uno dei parlamentari che già il ROI aveva annunciato tra quelli mobilitati, a presentare una interrogazione in tal senso;
dall’altra c’è il Ministro della Salute che, come già come detto più volte da alti funzionari del ministero, chiarisce che il suo ufficio si sta muovendo perché l’osteopatia venga regolamentata come una professione sanitaria.
Più chiari di così non si può essere.
Con questo direttivo del ROI non c’è speranza… anche se probabilmente nell’assemblea del 23 Maggio cambieranno improvvisamente opinione!
Gaspare , perdonami, forse sono stato poco chiaro, io mi sto riferendo esattamente alla risposta sia del Ministro e alla risposta di Abrignani che segue quella data dal ministro.
il ministro cosa ha detto….solo che si impegna al riconoscimentonon ha detto espressamente SANITARIO.
Tant’è che ABRIGNANI ha omaggiato la risposta data alla sua domanda , con un’ulteriore risposta esaltando la non possibilità del sanitario favorendo UNI e legge 4….. comunque queste sono riflessioni, non voglio essessere negativo, ma solo costruttivo e unito a tutti per il lieto fine ….li si che esulteremo tutti insieme.
però in questo momento delicato è doveroso agire con responsabilità, ovvero analizzare e rispondere in modo abile rispetto a ciò che stanno facendo , analisi e riflessione ci danno il vantaggio per arrivare all’obiettivo comune.
andiamo avanti…..
Ecco l’interrogazione di OGGI a cui ha fatto seguito l’impegno del MINISTRO a regolamentare a nostro favore l’Osteopatia… (ma andiamo cauti… non facciamo casino… il progetto è partito!) tra poco il PROFILO PROFESSIONALE dell’OSTEOPATA!
Iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati – 3-00824
ABRIGNANI, PALESE e BALDELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
è notevole il numero degli italiani che si rivolgono agli osteopati e ai chiropratici per varie sindromi dolorose del sistema osteo-muscolare, richiedendo, a fronte di manipolazioni vertebrali complesse, competenze specifiche, che non è possibile accertare in queste figure che, pur muovendosi nell’area sanitaria, sono prive di una professionalità riconosciuta;
si deve tener conto dell’assoluta diversità dei percorsi formativi seguiti dai chiropratici e dagli osteopati che frequentano corsi brevi (al massimo due anni) e non formalizzati nel sistema professionale poiché manca una normativa di settore; i corsi, oltretutto, possono essere rivolti a personale privo di diplomi che garantiscano conoscenze di natura sanitaria;
la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), al comma 355 dell’articolo 2 ha istituito la professione sanitaria di chiropratico, affidando al Ministero della salute il compito di emanare un regolamento di attuazione. La citata norma non è stata, tuttavia, di facile attuazione poiché presentava alcune criticità, anche in relazione alla sua compatibilità con il sistema generale delle professioni sanitarie, dal momento che non ha delineato il profilo professionale del chiropratico e non ha indicato quali attività egli può porre in essere, domandando la questione ad un regolamento di attuazione da emanarsi entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge suddetta;
la stessa normativa ha previsto l’istituzione presso il Ministero della salute di un registro dei chiropratici, la cui iscrizione è riservata ai possessori del diploma di laurea magistrale in chiropratica o titolo equivalente, previsione che attualmente risulta inapplicabile, in quanto allo stato attuale detto corso di laurea non risulta attivo presso nessuna università, né è stato elaborato il relativo ordinamento didattico in cui stabilire quale laurea straniera sia da considerarsi equipollente, perché non si dispone del parametro di riferimento nazionale, costituito appunto dall’ordinamento didattico;
la legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante «Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi», dava, invece, l’opportunità all’osteopatia di entrare a pieno titolo nelle professioni riconosciute secondo un modello di autoregolamentazione basata sul rispetto della norma UNI, assicurando, di fatto, una forma di garanzia per gli utenti per la scelta di operatori «accreditati» del settore;
la suddetta legge prevedeva la possibilità di costituire delle associazioni a carattere professionale su base volontaria, volte, da un lato, a valorizzare le competenze degli associati, dall’altro a garantire il rispetto delle regole deontologiche e, dunque, la tutela degli utenti;
recentemente, invece, il Sottosegretario di Stato per la salute Vito De Filippo ha risposto ad un’interrogazione proposta dall’onorevole Binetti in merito al profilo professionale degli osteopati che «le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie»;
tale interpretazione avrebbe l’effetto di portare ad un arretramento rispetto alla legge in materia di professioni non organizzate del 2013 e comporterebbe due gravi conseguenze: da un punto di vista più strettamente giuridico tutti gli osteopati operanti sul territorio italiano si renderebbero responsabili del delitto di cui all’articolo 348 del codice penale (esercizio abusivo della professione medica), mentre da un punto di vista economico-sociale si determinerebbe l’espulsione di circa 10 mila professionisti dal mercato, con conseguente perdita di lavoro di un indotto di circa 45.000 lavoratori –:
se il Governo intenda attivarsi per un pieno riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, anche alla luce del fatto che, oltre ad essere già stata approvata una legge che comprendeva gli osteopati nella categoria delle professioni riconosciute, sia la Commissione europea che il Parlamento europeo stanno chiedendo a gran voce la limitazione delle attività riservate secondo il principio della libera circolazione. (3-00824)
Paolo ma di che cambiamento stiamo parlando?? Paola è sempre stata viceprensidente. Mi sembra piuttosto che si stia spostando l’attenzione da altre cose che mi sfuggono. Personalmente, seguendo un po’ le candidature mi pare che questo "martellamento" pro Paola sia a mio avviso sospetto. Mia personale opinione.
alleluia!!!! tutti uniti per il bene dell’osteopatia!
Non sembra un caso che l’ultima risposta del Ministro della Sanità sia stata successiva alla recente deliberazione del Gruppo di Lavoro UNI in tema di regolamentazione europea dell’Osteopatia (norma CEN). Così come non sembrò un caso che la prima risposta all’interrogazione dell’On. Binetti fosse stata espressa a seguito del tentativo di far passare l’Osteopatia tra le professioni non sanitarie, nonostante i pareri contrari del Ministero.
Due risposte di segno opposto nei toni e nei contenuti (cfr.), conseguenti a due opposte dichiarazioni di intenti dei rappresentanti italiani degli osteopati.
Per la prima volta il Gruppo nazionale di osteopati riunito al tavolo dell’ENTE NAZIONALE di UNIFICAZIONE, si è espresso in termini favorevoli all’integrazione sanitaria dell’Osteopatia, contribuendo attivamente alla stesura della norma europea, palesemente a favore del ruolo sanitario della medesima professione.
L’Istituto IEMO ha scritto e presentato tutti i contributi italiani alla norma, riscontrando approvazione dal Gruppo UNI allo scopo di rendere la stessa norma compatibile, in prospettiva, con la legislazione nazionale: un chiaro segnale di inversione di tendenza che non può essere sfuggito agli osservatori attenti del Ministero.
Per il conseguimento del risultato è stata determinante la cooperazione dei sigg. BROGGINI, CIULLO e GIARDINO dell’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE degli OSTEOPATI con i sigg. CASTAGNA e SCIOMACHEN del ROI (v. verbale). Insieme, essi hanno smentito e superato gli orientamenti sostenuti dai sigg. Rossi (ROI), Mandara e Berloffa in favore della legge 4/2013 per la riduttiva "Osteopatia del benessere".
Non vi sono quindi dubbi sul percorso tracciato e sui referenti nazionali dello stesso percorso, malgrado diversi e legittimi punti di vista come quelli dell’On. Abrignano. Pertanto, salvo colpi di coda dei contrari alla figura sanitaria e autonoma dell’osteopata (fisioterapisti, Direttivo ROI, consulenti del ROI e altri), può definirsi varata una nuova fase di collaborazione con le Istituzioni a sostegno dell’Osteopatia tra le prfessioni della Salute.
I soci delle associazioni di osteopati potranno quindi scegliere da che parte stare, identificando i rappresentanti che hanno sostenuto, sostengono e si fanno sostenere a favore dell’osteopatia del benessere ex lege 4/2013, oppure scegliendo di dare forza al nuovo corso dell’Osteopatia della salute, in Italia come nel resto d’Europa.
Consideriamo i dati qui riferiti utili a comprendere gli eventi recenti e a interpretare gli scenari futuri, a beneficio dell’ampia e storica partecipazione a questo dibattito interno alla categoria e trasversale alle varie rappresentanze.
R. Filipazzi, p. Direzione IEMO – Genova/Cagliari/Como.
GRAZIE VALEMTINA!!!
Ecco la botta e risposta di Lorenzin sull’OSTEOPATIA
Postata da Danilo Bonometti
sulla Voce
(Iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati – n. 3-00824)
PRESIDENTE. L’onorevole Abrignani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00824, concernente iniziative per il pieno riconoscimento professionale della categoria degli osteopati (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).
IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, signor Ministro, la mia interrogazione riguarda vicende relative agli osteopati e ai chiropratici, in particolare a una recente risposta del Ministero della salute che, rispondendo all’interrogazione proposta in merito al profilo professionale degli osteopati, ha precisato che le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie.
Tale orientamento da parte del Ministero comporta una duplice e illogica conseguenza per gli osteopati, di fatto impossibilitati a qualificarsi a causa della mancanza sia di percorsi riconosciuti dallo stesso Ministero che del modello della autoregolamentazione previsto dalla legge n. 4 del 2013.
A questo punto le chiedo se il Governo intende attivarsi per un riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, anche alla luce del fatto che, oltre ad essere già stata approvata una legge che comprendeva gli osteopati nella categoria delle professioni riconosciute, sia la Commissione che il Parlamento europeo stanno chiedendo a gran voce la limitazione delle attività riservate secondo il principio della libera circolazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
BEATRICE LORENZIN, Ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto all’attenzione di questa Assemblea tematiche riferite al riconoscimento della professionalità della categoria degli osteopati, in ordine alla quale ritengo necessario ed urgente assumere specifiche iniziative legislative.
Come è noto, l’osteopatia è una pratica sanitaria manuale nata come medicina indipendente negli Stati Uniti, dove è attualmente riconosciuta. Si è diffusa successivamente in Europa, inizialmente in Inghilterra e in Francia, Stati che per primi hanno approvato leggi per la regolamentazione di tale professione. In Italia tale professione è iniziata negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso ed è proseguita come pratica svolta da professionisti formatisi all’estero. Sono poi nate delle scuole che hanno, nel corso degli anni, potenziato ed equiparato il livello didattico a standard di livello europeo.
L’osteopatia si rivolge in particolare a tutti i disturbi di origine funzionale per ripristinare in tutti i distretti del corpo la corretta mobilità, con lo scopo di migliorare la fisiologia dei sistemi nervoso, linfatico ed endocrino e degli apparati dirigente, respiratorio, cardiocircolatorio, urogenitale, visivo, uditivo, vestibolare. Nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2010 l’osteopatia viene definita professione sanitaria di contatto primario, con competenze di diagnosi gestionale e trattamento dei pazienti.
Ciò premesso e consapevole della rilevanza della questione in esame, colgo l’occasione per anticipare che ho dato mandato ai miei uffici di avviare un lavoro istruttorio e di confronto con le principali rappresentanze della professione di osteopata al fine di elaborare una proposta normativa volta ad istituire anche in Italia la professione di osteopata. Per tale strada garantiremo la dovuta dignità professionale ai numerosi operatori del settore, che ad oggi sono ancora costretti ad operare confrontandosi con un assetto normativo alquanto incerto. Ritengo che tale soluzione normativa sia l’unica in grado di disciplinare in modo compiuto la predetta professione.
Inoltre, l’attenzione che anche il Parlamento sta rivolgendo all’argomento mi induce a ritenere che i tempi siano ormai maturi per intervenire in tal senso. Già nelle prossime settimane nell’ambito del disegno di legge di mia iniziativa, recante disposizioni in materia sanitaria, il cui iter, come è noto, è già stato avviato al Senato, tale obiettivo potrà essere colto in tempi brevi, contando soprattutto sul proficuo e necessario supporto del Parlamento.
PRESIDENTE. L’onorevole Abrignani ha facoltà di replicare per due minuti.
IGNAZIO ABRIGNANI. È indubbio, signor Ministro, che mi dichiaro soddisfatto della sua risposta, proprio perché lei risponde al problema. Sono oltre 2 milioni gli italiani che si rivolgono agli osteopati per varie sindromi dolorose del sistema osteomuscolare, richiedendo, a fronte di manipolazioni vertebrali complesse, competenze specifiche.
Tuttavia, come diceva lei, nel nostro ordinamento, a differenza di altri Paesi, quali per esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, in assenza di una disciplina della professione di osteopata, non esistono percorsi di qualificazione riconosciuti dai Ministeri della sanità e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, tali da ricomprendere l’osteopatia tra le professioni sanitarie.
Come dicevo nella mia interrogazione, una tutela giuridica per la professione di osteopata era stata fornita e potrebbe essere fornita dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, che prevede proprio un modello di autoregolamentazione basato sul rispetto delle norme UNI, assicurando di fatto una forma di garanzia per gli utenti per la scelta degli operatori accreditati nel settore. Nella suddetta legge si prevedeva, peraltro, anche la possibilità di costituire delle associazioni a carattere professionale su base volontaria, volte, da un lato, a valorizzare le competenze degli associati e, dall’altro, a garantire il rispetto delle regole deontologiche e, dunque, la tutela degli utenti.
Il percorso che lei oggi indica per andare verso un riconoscimento della professione di osteopata, che preveda, da una parte, garanzia per chi opera e, dall’altra parte, tutela per chi subisce queste manipolazioni mi sembra la strada sicuramente da percorrere. Noi seguiremo questo iter, che mi sembra inizia al Senato, magari intervenendo in questa normativa che lei ha iniziato. Per cui ci riteniamo soddisfatti.
Vorrei aggiungere anch’io che non è ancora stato fatto nulla. Per cui non abbassiamo la guardia e a tutti appuntamento a Bologna per mettere un sigillo sul cambiamento di ROTTA PER UN’OSTEOPATIA PROFESSIONE SANITARIA PRIMARIA!!
Ora si lavora sul serio… NON è la fine ma solo l’inizio di un Progetto. Scuole, Osteopati, Ricercatori e Politici insieme per cambiare!
TUTTI UNITI PER IL CAMBIAMENTO
Giusva anch’io ho notato i troppi riferimenti alla norma 4/2013 ………… ma tutti hanno esultato non per la domanda ma per la risposta.
Non é ancora finita!!!
Tutti a votare il 23 a Bologna… X evitare che vecchie idee e vecchi ma potenti pifferai magici (come li chiama artisticamente Massimo) possano rigurgitare il passato sul futuro relegandoci di nuovo a Massaggiatori…!
Mai come ora é urgente una Mozione in Assemblea per dichiarare la volontà di tutti gli iscritti: scegliamo di seguire il percorso sanitario… o non sanitario? Cosa desidera la "base" degli Osteopati Italiani?
Attenti alle facciate di chi dice "sanitario ok" e poi va a dire agli amici parlamentari "ma che scherziamo?"!!! E disperatamente ( e commercialmente) vorrebbero ricicciare la TRIADE (UNI FAC CNA)
TUTTI UNITI X IL CAMBIAMENTO!!!!
QUELLO VERO!!!!
Diamo forza a Paola, Chiara, Valentina e poi a Longobardi, Petracca, Davide, Polverini e Modestini! Il Gruppo Giovanile Osteopatico merita fiducia! E poi allarghiamo le competenze del Direttivo con il sostegno alle idee della base con Massimo, Gaspare Sanfilippo, Gianluca, Alessio Iacopini… e 100 altri candidati o no, ma COMPETENTI E LREZIODI… e le competenze di Direttori e Ricercatori delle Scuole (che non sono sempre "oscuri centri di potere", ma contesti che lavorano x la qualità e l’eccellenza dell’Osteopatia italiana!)
TUTTI AL VOTO!!! BASTA DELEGHE!!!
Francesco Palomba ha caricato un file.
1 h
URGENTE!!! Pongo alla vostra attenzione la risposta del ministero che mi è stata recapitata oggi (tempo fa quando ancora non ero iscritto a questo gruppo, mandai una mail in riferimento alla famosa interrogazione parlamentare che ha scatenato tutto il putiferio, per richiede informazioni in qualità di studente di osteopatia laureato in scienze motorie). Commentate voi
Non riesco a caricare il file . Se Massimo ci riesce sarebbe bello. (per il momento potete vederlo sulla Voce : https://www.facebook.com/groups/1466200680263261/1481132542103408/?comment_id=1481146572102005&notif_t=group_comment_reply
(La risposta conferma che a praticare l’osteopatia possono essere solo ed unicamente sanitari abilitati.)
Buongiorno a Tutti
Riflettiamo insieme perfavore sulla risposta data dall’On. Abrignano in seguito alla risposta che precedentemente ha dato il Ministro.
Vi riporto la zona calda dove dobbiamo riflettere insieme:
L’On. Abrignano Risponde:
"Tuttavia, come diceva lei, nel nostro ordinamento, a differenza di altri Paesi, quali per esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, in assenza di una disciplina della professione di osteopata, non esistono percorsi di qualificazione riconosciuti dai Ministeri della sanità e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, tali da ricomprendere l’osteopatia tra le professioni sanitarie.
Come dicevo nella mia interrogazione, una tutela giuridica per la professione di osteopata era stata fornita e potrebbe essere fornita dalla legge 14 gennaio 2013, n. 4, recante disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, che prevede proprio un modello di autoregolamentazione basato sul rispetto delle norme UNI, assicurando di fatto una forma di garanzia per gli utenti per la scelta degli operatori accreditati nel settore."
ragioniamo tutti insieme
Di fatto non possiamo negare che in un prossimo futuro ci sarà il riconoscimento della figura professionale dell’Osteopata, però da ciò che ho evidenziato sopra, non vi sembra che l’On Abrignano sti promuovendo il NON SANITARIO rispetto alla legge 4 del 2013, qualificando a dover di politico la norma UNI?
Il ministro Lorenzin oltre ad evidenziare cio che tutti noi da anni sappiamo su cos’e nel mondo l’osteopatia, e che è giustissimo provvedere al riconoscimento di questa professione, si è chiaramente espressa che sarà un figra professionale sanitaria o ha semplicemente detto che deve essere normata come figura professionale e che lei s’impegnerà nel provvedere ?
Voglio riconoscere L’osteopatia come Professione Sanitaria o come professione riconosciuta e normata nella legge 4???
Spero in un LIETO FINE, e credo che per avere un lieto fine è doveroso avere dei protagonisti SERI, CONCRETI, UNITI e AGGREGATI e quei protagonisti dobbiamo essere NOI TUTTI nel far valere la nostra VOLONTA’ di come RICONOSCERE L’OSTEOPATIA IN ITALIA, grazie ai nostri rappresentanti che dovranno essere in lineea con i NOSTRI IDEALI DI RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE.
Riflettiamo insieme.
Sembra un sogno, vedere finalmente la fine di questo tortuoso sentiero che da anni percorriamo tutti insieme. In questo momento, nel mio studio, brilla luce diversa e anche i miei pz avvertono la positività che si è scatenata in me dopo la splendida notizia letta su Tuttosteopatia. Questa mio stato d’animo è dato da una sicurezza in più, di tutela e di libera voce che da speranza di fronte alla classe medica che giudica senza aver nessuna nozione di osteopatia e alcuna visione olistica. Ora basta, il cambiamento è vicino e noi uniti festeggeremo la nostra meritata LIBERTÀ.
E’ ormai un.abitudine e una paranoia di un continuo brusio neuronale in via di estinzione e’ gente che appartiene alla sienza dell.ignoranza ..e’una continua provocazione di menti con sostanza grigiastra in via di degradazione ….che cosa sia giusto o non giusto nella vita lo sa solo DIO…la coscienza che risiede in una minuscola porzione del rombencefalo ..si e’modificata e soprattutto si e’ fibrotizzara in coloro che assiduamente concepiscono la vita come una estremizzazione concettuale ..non e’.la nostra
professione ad essere attaccata ..ma di chi la possiede …io padre ..padre di tutti togli il senso
dell.accanimento e imbriglia i loro pensieri affinche’ la vita non sia piu’mortificata e
umiliata….io sono libero ..nessun uomo puo’calpestare la mia dignita’sono ..piccolo ..ai margini ..ma saro’in grado di far aprire la pagina del rispetto!
.nuccio onofrio russo
‘
aspettavo una tua chiarificazione. sperando che si risolva tutto presto e subito. grazie massimo…come sempre grazie!
E’ vero, occorre essere uniti nella lotta per il riconoscimento, ma occorre anche ragionare sugli errori gravi che sono stati commessi, senza mettere la testa nella sabbia. Ad esempio, dire che l’Osteopatia non è professione sanitaria, ricorrendo alla legge 4/2013, equivale a negare il significato e il ruolo stesso della disciplina, esponendosi quanto meno all’accusa di ricorrere a improbabili scorciatoie. Inoltre, esercitare l’osteopatia e dichiarare formalmente il trattamento fisioterapico per non pagare l’IVA, non equivale a dichiarare allo Stato che il riconoscimento dell’osteopatia noi stessi non lo vogliamo? Cosa sta più a cuore ad alcuni nostri rappresentanti: il destino dei professionisti o il fatturato delle scuole? La nuova Associazione professionale degli Osteopati ha scelto di associare solo i possessori di partita IVA in qualità di osteopati, non le scuole. Questo è il coraggio necessario che consenta di essere una squadra coesa attorno ad identità di obiettivo. Anche perché, se non sapremo noi orientare il legislatore con merito e competenza, sarà il legislatore che sceglierà per noi. E allora, gli attacchi imprudenti al Ministro e lo sdegno di facciata di chi pensa di saperci rappresentare lo pagheremo a caro prezzo. Questa volta si, tutti uniti!
Grazie Massimo,adesso ho le idee più chiare perché mi avevano riportato la notizia in modo diverso…
Buongiorno a TUTTI, credo utile in questo momento evitare di parlare di registri e associazioni, ma creare una vera e propria forza, NOI SIAMO OSTEOPATI, tutti noi chi prima, chi dopo e chi in essere sta svolgendo con fatica e sacrifici un percorso che merita il GIUSTO valore e la giusta considerazione. Il miglior modo in questo momento per far comprendere cio che sta accadendo NON E’ interpretare chi un modo e chi in un altro cio che è accaduto in seguito all’interrogazione, ma sarebbe opportuno fare anche noi un’interrogazione prlamentare in modo da far chiarezza e luce sulla vicenda e sul futuro prossimo dello stato dell’arte.
le battaglie fra scuole e fra registri ora NON DEVONO ESSERCI, tutti dobbiamo essere uniti e credere in ciò che siamo. Dobbiamo parlare a nome di tutti quei ragazzi che hanno e stanno investendo tempo e denaro in questa formazione, i quali da diplomati si sono avvicinati anche perchè negli ultimi anni l’OMS a dettato le linee guida della formazione in osteopatia. L’italia deve ascoltare NOI, in modo serio, concreto e costituzionale nel rispetto della persona e della sua identità. Molte volte si è fatta nebbia tra professione e formazione e questo ha portato fuori pista molti.
la formazione che si fa nelle scuole è altamente specialistica perchè in linea con gli standard europeri per la formazione in osteopatia e la mole di studio e tirocinio svolto è assolutamete la carta d’identità per l’OSTEOPATA che vuole affacciarsi al mondo professionale.
Non è una specializzazione di una professione sanitaria e non è un master post professione sanitaria ma è una MATERIA e SCIENZA ben definita con dei parametri ben chiari.
a mio parere e’ comunque ora che certe associazioni vengano ridimensionate.
Noi facciamo del bene
Vorrei riportare l’esperienza vissuta da studente di osteopatia in Francia a metà anni 90′. A quell’epoca l’ordine dei medici francese aveva preso di mira gli osteopati che un pò in tutta la Francia venivano a turno denunciati per abuso di professione medica. La solidarietà che questi osteopati ricevevano dai loro colleghi che comparivano in tribunale accompagnati da stuoli di confrères hanno indotto la magistratura francese a considerare il problema come un problema di ordine politico e non di ordine pubblico, limitandosi ad una sanzione simbolica di un franco! Di li a poco la politica ha dovuto mettere fine agli attacchi e a riconoscere l’Osteopatia come professione sanitaria ( in Francia l’osteopata fattura senza IVA ). Questa esperienza deve farci riflettere. Uniti si vince! Sempre!
Riccardo Lunardi, DO
Una riunione con aifi per un confronto??!! Ma de che! qui l’unico confronto è con il ministero, l’osteopatia agli osteopati oppure niente a nessuno.
Vi trasmetto nuovamente il link corretto del blog con analisi interessante che mi ha colpito per imparzialità ed obiettività :
osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com
Grazie
Mario R.
Buongiorno.
Ritengo che l’unica strada da percorrere da parte di chi vuole sul serio l’Osteopatia riconosciuta come professione sanitaria sia il varo di un PROVVEDIMENTO LEGISLATIVO ad hoc, finalizzato anche all’istituzione di un ORDINE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI.
Per conseguire questo risultato, occorre garantire CREDIBILITA’ E LEGALITA’. Come? Esercitando l’Osteopatia con P.IVA adeguata, cioè pagando le tasse come Osteopati D.O..
Solo i rappresentanti di costoro potranno essere interlocutori istituzionali.
In Italia, l’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI è l’unica corporazione che garantisce l’esclusiva rappresentanza degli Osteopati D.O. possessori di P.IVA e, come tali, contribuenti riconoscibili.
Invece, per iscriversi alle altre associazioni basta aver seguito un corso in questa o quella scuola non autorizzata e disporre di un attestato di fine studi senza valore legale, per poi esercitare come MCB, fisioterapisti, infermieri o altro.
Quale CREDIBILITA’ istituzionale hanno costoro per pretendere il riconoscimento legale dell’Osteopatia?
Forse è per questo che essi ci vorrebbero "operatori del benessere", ex lege 4/2013?
Non sarebbe un caso che L’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI sia stata la sola a prendere apertamente le distanze dalla legge 4/2013 delle professioni non sanitarie, considerando in termini inequivocabili l’Osteopatia come disciplina sanitaria.
COME MAI L’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE DEGLI OSTEOPATI NON FIGURA NELL’ELENCO DEI REGISTRI E DELLE ASSOCIAZIONI DI QUESTO SITO WEB "TUTTOSTEOPATIA"?
Dobbiamo pensare che chi predica LEGALITA’ e CREDIBILITA’ della CATEGORIA, non sia gradito, a differenza di altri registri dalle non chiare finalità e dalle discutibili scelte operative?
Spero che i responsabili di questo sito, certamente in buona fede, possano provvedere alla lacuna e garantire, se non condivisione, almeno RISPETTO per tutte le sensibilità dei lettori e PLURALISMO DEMOCRATICO di informazione!
Grazie in anticipo per la completezza di notifica che vorrete ancora garantire.
Giovanni, sono anni che lavoriamo soli, osteggiati dalla vostra categoria, da una parte di medici, dalla burocrazia e dallo Stato.
Il dominio del sistema sanitario nazionale suona come dici tu suona di dittatura e questo non è il mondo dell’osteopatia.
Sono i pazienti a scegliere a chi rivolgersi per i loro disturbi essendo gli stessi ormai consapevoli che vi è un’alternativa all’oligarchia del sistema sanitario nazionale, sono preparati ed eruditi .
In tempi di crisi se i pazienti si rivolgono ad un osteopata ( con partita iva) e spendono per un trattamento osteopatico 3 volte quanto spenderebbero per una seduta di fisioterapia, sicuramente un motivo ci sarà , basta riflettere le persone nel 2014 non sono più inconsapevoli e ignoranti anzi sono estremamente
erudite sulla loro patologia (complici internet e media).
È per questo che forse non siamo noi ad essere presuntuosi ma qualche altra figura sanitaria a dare il tutto per scontato ed a nascondersi dietro ad un titolo sanitario ed a uno stipendio statale sicuro.
Non vedo personalmente la possibilità per l’ osteopatia di associarsi ad altre figure sanitarie, per quanto mi riguarda il trattamento osteopatico prevede diagnosi osteopatica e relativo percorso terapeutico che non preclude l’intervento di altre figure sanitarie e non, per il conseguimento di un’unico obbiettivo: il miglioramento dei sintomi o la completa regressione della patologia del paziente che con fiducia si è rivolto a noi.
Oggi sulla croce ci siamo noi osteopati ma con diniego e lavorando sodo riusciremo in un tempo non lontano ad ottenere quanto ci spetta di diritto a scapito di alcune lobby che vedono franare il terreno sotto i piedi; e invece di cercare rinnovamento osteggiano il percorso di chi il rinnovamento lo sta già facendo e con ottimi risultati.
Vi segnalo l’aggiornamento del blog, è presente anche un video commento alla questione.
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com/
Gentile sig Villani, evidentemente, si evince da ciò che scrive che Lei non è un osteopata, e se è un fisioterapista deve convincersi dell’idea che i due mondi, Osteopatia e fisioterapia sono mondi molto distanti tra loro. Sono più i punti che li dividono da quelli che li accomunano. Primo su tutti la filosofia e gli obiettivi che non sono comuni. L’osteopatia è medicina osteopatia, e questo la dice lunga sulle sue radici e sugli obiettivi: l’osteopatia non riabilita alcunché ma corregge quella che noi chiamiamo lesione osteopatica o somatica. Il fisioterapista è in vero terapista delle riabilitazione.
Ganno in comune di farsi carico di persone che soffrono e che per fare ciò usano come strumento principale le loro mani. Ricordo che anche il chirurgo ha le stesse prerogative senza che la sua opera venga accomunata in alcun modo ai fisioterapista. Questa sua considerazione nasce da una evidenza. Oggi le istituzioni che presiedono alla TUTELA E DIFFUSIONE DELL’OSTEOPATIA HANNO IN MODO INCOMPRENSIBILE ASSECONDATO QUESTA CONFUSIONE, E CIÒ CHE VEDIAMO E LEGGIAMO QUI OGGI EÈ IL FRUTTO DI QUESTE SCELTE.
Cordiali saluti
Riccardo Lunardi, DO
Come dice Riccardo Lunardi l’unione fa la forza (uniti si vince),ma non si può più restare in questa "palute" di incertezze. Purtroppo siamo in Italia e la magistratura o le istituzioni prima o poi ti rifilano quello che non avresti mai immaginato. Condivido quindi pienamente anche Marco Onorio che! qui l’unico confronto è con il ministero, l’osteopatia agli osteopati oppure niente a nessuno. A volte la strada più pericolosa è la migliore.
Sinceramente non riesco a capire come fate ad essere così convinti di riuscire a fare tutto da soli. Checché se ne dica operate in un contesto che è quello della salute e cioè in un contesto che è posto sotto il dominio del sistema sanitario nazionale. Parliamo di un contesto in cui tutte le figure professionali non mediche sono costrette a scontrarsi quotidianamente contro leggi e direttive che ne limitano la libertà e ne sviliscono la dignità. Ora in una situazione che per voi oggi come oggi si fa ancora più complicata ( e non voglio discutere sul fatto che questo sia giusto o meno ), siete ancora tutti convinto che non bisogna trovare un punto d’incontro con il mondo della fisioterapia? Quando affermo questo non intendo solo un accordo associazionistico, ma un accordo tra due mondi che altro non sono che due faccie della stessa medaglia e che se viaggiassero di concerto potrebbero raggiungere traguardi rivoluzionari
Cari colleghi,
in questi commenti e nell’articolo (poco chiaro) di questo blog non viene sottolineato il dato più importante dal punto di vista giuridico (esplicitamente sottolineato anche dall’avvocato da me interpellato) che è riassunto in questa citazione:
"Per quanto concerne l’osteopata, questo
Ministero si è più volte espresso, anche
verso l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione
di Normazione, affermando che le
attività svolte dall’osteopata rientrano nel
campo delle attività riservate alle professioni
sanitarie"
Quindi il Ministero dà per assunto ("si è più volte espresso") che la sua posizione sia ben chiara in materia lasciando ahimè nessun margine di libertà nei nostri confronti.
Detto ciò purtroppo fatico anche a condividere la posizione di alcuni colleghi o di molti ragazzi che si stanno formando nelle nostre scuole e con una formazione consistente di:
-diploma isef/Scienze Motorie
-diploma di MCB (consigliato e "inserito" nei programmi formativi di numerose scuole)
-D.O.
e una volta in privato praticano professioni ben lontane dall’osteopatia utilizzando e acquistando elettromedicali per arrotondare e riempirsi il planning tra un trattamento osteopatico e l’altro per mandare avanti la baracca (tra l’altro quando mai è consentito ad un MCB usare elettromedicali ?!?).
Anche parlandone tra colleghi fatichiamo sempre di più a ritrovarci in mezzo a tanti di questi nuovi diplomati e non ci stupiamo di come si stia faticando a muoversi in maniera unita vista l’enorme diversità di intenti da parte delle associazioni che dovrebbero unirci in una grande "famiglia".
Saluti
Ciao Massimo, condivido quanto tu dici, la realtà però è che, nonostante tutte le cose vere che tu affermi, non c’è la volontà politica tout court. La politica italiana fa le cose non perché è giusto, è utile, è bene ecc, ma solo quando non se ne può fare a meno. Questo dovremmo tenerlo a mente sul cammino del nostro riconoscimento. La Francia pur avendo problemi simili hanno trovato il modo di normare e riconoscere l’ osteopatia, perché lì si cerca di fare le cose giuste, per il bene dei Francesi.
Ciao Riccardo Lunardi DO
Perfettamente d’accordo con Ugo di Cocco!!!basta,basta,basta!!!Ci meritiamo il massimo rispetto!!!!
Ciao Riccardo,
ti ringrazio per la replica e colgo l’occasione per rispondere anche a Marco.
E’ vero che l’osteopatia in Francia è stata normata, ma con molte restrizioni, gli osteopati vengono divisi in medici e non medici, questi ultimi non possono praticare la manipolazione cervicale e in generale è vietato praticare il trattamento viscerale.
Quindi più che un riconoscimento si tratta di una limitazione.
La realtà è che l’osteopatia ha molti avversari per varie ragioni, in primo luogo perché è efficace e svuota le sale d’attesa di molti altri professionisti e non poche sale chirurgiche (soprattutto per problemi di colonna vertebrale) inoltre perché propone un approccio non convenzionale al trattamento delle patologie, basato sull’individualità della persona e l’uso esclusivo delle mani ("no remedies from the outside" diceva il Dott. Still) e questo è inviso a diverse lobby prime fra tutte le industrie farmaceutiche.
Per quanto riguarda il fatto che alcuni laureati in scienze motorie si diplomano in Osteopatia per poi fare applicazioni di macchinari o altre terapie, questa è una scelta personale di alcuni che io non condivido, personalmente ritengo che quando si diventa osteopati si debba praticare soltanto l’osteopatia.
Questo è un problema tipicamente italiano legato alla bulimia professionale di molte categorie e al vizio della "tuttologia".
In Italia abbiamo il medico che vuole fare anche l’osteopata, il fisioterapista che vuole fare l’osteopata ecc. ecc.
In Portogallo ad esempio l’osteopatia è stata recentemente riconosciuta per legge, ma chi decide di praticarla è obbligato ad abbandonare qualunque altro ordine professionale, non può svolgere due professioni contemporaneamente.
Ciò nasce dal fatto che molti fisioterapisti hanno l’abitudine di fare trattamenti osteopatici fatturandoli come prestazioni fisioterapiche, in quanto queste ultime sono deducibili e esenti dall’IVA mentre l’osteopatia non lo è, neanche in Portogallo.
Molti fisioterapisti che da anni praticano l’ostepatia e tutti coloro che si sono diplomati nelle scuole a tempo pieno fatturano con IVA e le loro prestazioni non sono deducibili. Per ovviare a questa situazione di concorrenza sleale la legge portoghese obbliga il professionista a scegliere una sola professione.
Se una legge del genere esistesse in Italia non ci sarebbero medici o fisioterapisti a rivendicare l’osteopatia.
Fare l’osteopata è faticoso, è una professione gratificante ma al tempo stesso massacrante, le lamentele dei medici e dei fisioterapisti contro di noi mirano soltanto ad eliminare la concorrenza, quelli tra loro che hanno già deciso di fare gli osteopati fanno soltanto quello e non si preoccupano della concorrenza di altri osteopati.
Per finire, esistono numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano l’efficacia dell’osteopatia in diverse patologie, in alcuni casi con risultati superiori alle terapie convenzionali, invito tutti a leggere l’American Journal of Osteopathy (accreditato sul motore di ricerca pubmed).
Ritengo comunque che questa sia comunque un’occasione di confronto che porterà ad uno sviluppo positivo se sapremo rimanere uniti.
Fin dall’inizio ho nutrito diversi dubbi riguardo al fatto che legge N.4 del 14/01/20013 fosse una buona strada per il riconoscimento dell’osteopatia e non condividevo l’esultanza di molti. Il vero riconoscimento ci sarà quando verrà istituita un’abilitazione alla pratica dell’osteopatia, definendo per legge quale debba essere il percorso formativo per l’acquisizione della stessa e le eventuali deroghe o integrazioni per coloro che possono dimostrare di praticarla già da un determinato tempo.
Si sono create le facoltà universitarie e quelli che già praticavano sono stati sottoposti a valutazione dei crediti formativi e abilitati automaticamente o alternativamente obbligati a completare il percorso formativo se non erano in possesso di tutti i crediti necessari.E’ stato fatto così in tutti i Paesi Europei che hanno deciso di riconoscerla, non vedo perché da noi dovrebbe essere diverso.
Mi chiamo Stefano Palasciano, sono di Siracusa e sono docente universittario di discipline piscologiche, con speciale riguardo alla psicologia sperimentale. Ma, accanto all’insegnamento universitario, svolgo pure attività di consulenza osteopatica, essenso in possesso di una University Teaching Degree (docenza universitaria) conseguita ormai tanti anni fa nella Repbblica di Panama.
Che dire a proposito dellì’assurda tesi sostenuta di rcente dal Ministero italiano della Salute, secondo il quale l’osteopatia sarebbe una disciplina sanitaria esercitabile solo da personale sanitario Appare fin troppo evidente che tale nefandezza logico-burocratica è fondata su rilevanti interessi della classe medica e, soprattutto, delle industrie farmaceutiche italiane, così avide di denaro da incolpare Gesu’, se tornasse sulla terra, di esercizio abusivo di professione medica per il solo fatto di aver operato guarigioni miracolose……senza il possesso del pezzo di carta attestante l’appartenenza al potentissimo Ordine dei medici.
Invito quanti hanno intrapreso il difficile lavoro di osteopata, senza il possesso di titoli accademici che in Italia ancora di fatto non esistono, a continuare l’opera intrapresa con coraggio, determinazione ed onestà, per il semplice fatto che il lavoro non è affatto un reato penale, ma una attività libera, come tante altre, tutelata soltanto come lavoro dal codice civile.E che non si lascino intimidire da chi per interesse personale o di terzi "compari" fa terrorismo psicologico della peggior risma.
A qiuanti volessero saperne di più sull’osteopatia consiglio di consultare del tutto gratuitamente il mio sito internet http://www.osteopatiapertutti.it
Gino… incredibile, indicibile e mostruosa verità…
Le Scuole che continuano a dire e fare le stesse cose di prima… si tradiscono oggi!
Spero che arrivi a tutti il mnessaggio che comunque vada è l’Osteopatia ed il Futuro che conta salvaguardare e non il Budget, finchè dura…
Paolo Zavarella
Direttore di una Scuola di Osteopatia
Il motto che ha fatto durare l’impero romano migliaia di anni " Dividi e Impera" sta funzionando ancora una volta,in questo momento al di lá della triste speculazione dell’aifi(credo che perderanno iscritti ) é il momento intanto di essere uniti nel ROI (1200 tesserati a fronte di più di 10.000 operatori) e poi di alzare la voce su proposte di legge già calendarizzate che attendono una sana discussione.Se una critica va mossa é sicuramente la poca incisività avuta fino ad ora , molto si é seminato da trent’anni a questa parte, ora bisogna concretizzare con chiarezza il ns ruolo e dove voler essere collocati.Ritengo che la collocazione naturale ns é sanitaria ma va chiarito il ns ruolo al ministero che non sa Nulla ,e per questo una commissione di esperti nominata dovrà far sentire la ns voce, ma solo uniti saremo presi in considerazione.
La mia formazione é prettamente statunitense ,alla SCTF e dentro i college non si é mai parlato di tecniche ma di principi e di filosofia dell’Osteopatia
Il futuro osteopata io lo vedo solo nella scuola full- time ,il ns percorso é di "ascolto"innanzitutto e questo é la ns forza. Rolling E. Becker diceva:"accetta il meccanismo vivente in te e nel paziente,La vita cerca sempre di manifestare la Salute,Sviluppa le abilità palpatorie ."Il corpo é più intelligente di te, dunque impara ad imparare da esso".
Questi sono i principi che mi sono stati insegnati da Viola Frymann,Robert Fulford e da Edna Lay, e non mi risulta che esista in medicina ed in fisioterapia il rispetto di questi principi …semmai il contrario
BASTA ACCETTAZIONE DI ELEMOSINE, BASTA COMPROMESSI, ABBIAMO DIRITTO E BISOGNO DEL RICONOSCIMENTO COME PROFESSIONE SANITARIA PRIMARIA.
Perfettamente d ‘ accordo con Massimo Lombarduzzi.
La risposta del Ministro all’interrogazione dell’On. Binetti è contraddittoria e superficiale in diversi punti e merita un’approfondita analisi, punto per punto:
1º NON È VERO CHE IL MINISTERO SI È PIÙ VOLTE ESPRESSO INDICANDO L’OSTEOPATIA COME PROFESSIONE SANITARIA. Al contrario in una passata circolare il Ministro fa riferimento ad una risoluzione del consiglio superiore di sanità del 1997 e di seguito dice testualmente :" Ciò detto, non si può negare che esiste un problema riguardo alle medicine alternative, dato che, nel campo sanitario operano una serie di soggetti, che utilizzano tecniche non disciplinate dalla normativa vigente. Non sono rari, al riguardo, episodi di intervento della magistratura ordinaria, che si concludono talvolta con sentenze di condanna, per esercizio abusivo di professione, talvolta assoluzione, perché, non essendo quella determinata attività regolamentata, non rientra tra le attività sanitarie. Poiché, comunque, il fenomeno non riguarda soltanto l’osteopatia, questa Direzione intende affrontare l’argomento globalmente, partendo da un approfondimento della validità scientifica delle varie pratiche, per poi individuare, caso per caso, gli strumenti giuridici più idonei ai fini della regolamentazione dell’attività anche alla luce dell’odierno dibattito sulla portata delle modifiche al titolo V della Costituzione". Quindi il Ministero smentisce se stesso nell’affermare che l’osteopatia è una professione sanitaria perché in passato aveva dichiarato che non lo é.
2º Nella risposta all’interrogazione viene detto che l’osteopatia può essere esercitata solo da professionisti sanitari, ma non si specifica quali, esistono attualmente 28 figure professionali in ambiente sanitario (Farmacista, Medico chirurgo, Odontoiatra, Veterinario, Psicologo, Infermiere, Ostetrica /o Infermiere Pediatrico, Podologo, Fisioterapista, Logopedista, Ortottista – Assistente di Oftalmologia, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Tecnico Riabilitazione Psichiatrica, , Terapista Occupazionale, Educatore Professionale, Tecnico Audiometrista, Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico, Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, Tecnico di Neurofisiopatologia, Tecnico Ortopedico,Tecnico Audioprotesista, Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare, Igienista Dentale, Dietista, Tecnico della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro, Assistente Sanitario) il Ministro della salute potrebbe essere così gentile da specificare quali tra queste possono praticare l’osteopatia? Perché altrimenti rischiamo di trovarci con veterinari, audiometristi, psicologi, terapisti occupazioneli, dietisti, abilitati all’esercizio dell’osteopatia solo per il fatto di essere in possesso di un’abilitazione sanitaria.
3º L’ elenco delle professioni sanitarie è stato pubblicato il 28 dicembre 2007 e aggiornato il 26 febbraio 2013, in questo elenco non si fa riferimento all’osteopatia ne’ all’osteopata.
4º se l’osteopatia è un’attività sanitaria perché non risulta tra le attività professionali deducibili riconosciute dal relatico decreto Ministeriale del 29 Marzo 2001?
4º l’elenco delle professioni sanitarie e i titoli abilitanti vengono aggiornati con Decreti Ministeriali o Leggi ordinarie, in ogni caso con provvedimenti aventi valore di legge, l’attuale Ministro della salute inserisce di prepotenza l’osteopatia tra le professioni sanitarie senza ricorrere a nessuno dei suddetto strumenti legislativi, evidentemente l’attuale Ministro ignora le fonti del diritto e non conosce la differenza tra una risposta ad un’interrogazione, un parere, una circolare, un decreto Ministeriale, un D.P.R e una legge ordinaria dello Stato.
È evidente che il Ministro per dare soddisfazione ad una categoria, adducendo il pretesto della tutela della salute del cittadino, si dimentica che ci sono 10.000 professionisti che già operano nel settore con enorme soddisfazione da parte del pubblico e che senza una legge specifica in materia, rischia di creare un caos in un settore attualmente autoregolamentato, con criteri rigorosi, lasciando liberi di entrare soggetti assolutamente estranei a questa pratica, ma che essendo in possesso di un’abilitazione sanitaria si possono sentire autorizzati a praticare l’osteopatia.
Ciao a tutti, ho sempre letto e riletto senza mai commentare i vari forum osteo. Oggi stanco di queste diatribe tra osteopati e fisio, tra leggi e leggine ad personam dico come Voi colleghi: basta!
L’osteopata deve fare l’osteopata, il fisio deve fare il fisio.
L’osteopata deve emettere fatture con iva e la dicitura "trattamento osteopatico".
Rivolto al ROI: sarebbe saggio che i candidati alle prossime elezioni nel curriculum fossero inserite le fatture delle loro prestazioni con iva e la dicitura "trattamento osteopatico" . Tutto ciò , per evitare a noi elettori di votare un Osteopata per la candidatura ma di fatto fisioterapista di professione.
Nel Direttivo ROI ci devono essere solo "Osteopati" oppure fisioterapisti o altre professioni diventati Osteopati che fanno "solo" gli Osteopati come attività a tempo pieno.
Per ottenere un riconoscimento della nostra professione dobbiamo si essere coesi e incisivi ma di fronte ai nostri pazienti è obbligo presentarci e agire come Osteopati e punto.
Sulle targhette degli studi vi dovrebbe essere solo la scritta Osteopata così come sulle fatture.
Solo così possiamo essere credibili verso lo Stato, verso i pazienti che a noi si rivolgono e sopratutto verso la nostra professione di Osteopati e basta!
Dario Roasio
Caro Giovanni,
grazie per il tuo commento.
Per rispondere alle tue argomentazioni bisogna prendere in considerazione la storia dell’osteopatia in Italia.
Nessuno ha mai pensato di fare a meno del confronto o di volersi autoregolamentare per sfuggire alle leggi, il fatto è che il legislatore non si è mai voluto (per varie ragioni) occupare di osteopatia o di altre medicine non convenzionali, quindi l’autoregolamentazione è stata la conseguenza di questa "assenza" dello Stato.
E’ chiaro che la soluzione deve passare attraverso una legge dello Stato, ma che sia ben formulata e veramente nell’interesse del cittadino.
Il Ministro della salute non si rende conto della confusione che ha sollevato con questa risposta: dichiarando in modo generico che l’osteopatia è appannaggio delle professioni sanitarie ha aperto il campo a tutta una serie di figure (farmacisti,veterinari, terapisti occupazionali, psicologi, igienisti dentali, educatori professionali) che in virtù di questa posizione del Ministero possono sentirsi autorizzati a praticare l’osteopatia senza averne alcuna abilità.
Il ministero deve definire quali sono le figure professionali autorizzate e stabilire anche i curricula formativi per accedere alla professione (laurea o specializzazione che sia) perché non è pensabile che il Ministro possa riconoscere "tout court" il diritto all’esercizio dell’osteopatia a medici e fisioterapisti che siano in possesso soltanto dell’abilitazione di categoria, perché con tutto il rispetto, questo significherebbe mandare i pazienti al macello.
In realtà il Ministro ha avviato una reazione a catena di cui neanche lui comprende realmente la portata, perché è ovvio che a questo punto serve una regolamentazione, ma di che tipo?
lasciare l’osteopatia a soli medici e fisioterapisti stabilendo un percorso formativo post laurea? Cioè uno dovrebbe studiare sei anni e poi altri cinque (perlomeno) per abilitarsi all’esercizio dell’osteopatia?
Avrebbe più senso in questo caso creare un corso di Laurea , ma il legislatore in questo momento non ne ha alcuna intenzione, un nuovo corso di laurea comporterebbe dei costi per il Ministero dell’università e come lo stesso ministro ha ricordato nella sua risposta anche il corso di chiropratica è stato sospeso per i dubbi sull’onerosità dell’iniziativa.
Un’altra questione che il Parlamento non ha alcuna voglia di affrontare in questo momento è quella dell’offerta sanitaria.
Se l’osteopatia diventa attività sanitaria deve essere inclusa tra i servizi offerti dal SSN (come prevede la costituzione)e in questo momento non ci sarebbero i soldi (nonostante ciò comporterebbe un risparmio sulla spesa medica nel medio lungo termine).
Insomma il ministro ha ascoltato il furor di popolo e per accontentare una categoria ha fatto una sparata, ma adesso iniziano i problemi.
Inoltre l’AIFI non si è presentata al tavolo di discussione organizzato sul tema, e rivendica per se’ il diritto esclusivo a praticare l’osteopatia senza eccezioni, allora chi è veramente che non vuole il confronto?
Gentile Dott.ssa Lanfranchi,
Non mi sembra che sventolare la bandiera della "propria" associazione sia l’attitudine più utile in questo momento, anche perché il primato che Lei rivendica per la sua associazione è tutt’altro che tale, altri registri professionali infatti, obbligano i propri iscritti a fatturare con I.V.A. inserendo la dicitura "Osteopata Professionale".
Quindi sollevare una "questione morale" inesistente, solo per esaltare la bontà della propria associaziene e guadagnare qualche nuovo iscritto, in questo momento mi sembra un atteggiamento alquanto inutile.
In Svizzera l’Osteopatia è stata riconosciuta a condizione che le diverse sigle professionali trovassero un accordo si riunissero in una sola.
Credo che sia il momento di mettersi tutti allo stesso livello, riunirsi e decidere un azione comune, piuttosto che starsene ciascuno nel proprio canto a muovere invettive inutili contro questa o quell’altra decisione prese in passato da altre associazioni.
Di errori ne sono stati fatti abbastanza, in questo momento l’errore peggiore è quello di rimanere divisi, non mi sembra il caso dunque di perseverare.
In passato ciascuna sigla professionale ha cercato di far prevalere la propria linea, ognuna rivolgendosi a interlocutori politici che promettevano di approvare questo o quel disegno di legge.
Se vogliamo chen l’osteopatia venga riconosciuta dobbiamo metterci in testa una cosa, le singole associazioni professionali devono tutte sparire e si deve creare una nuova sigla che le riunisca tutte, gli iscritti alle varie associazioni e registri devono essere riuniti in un’unica votazione per eleggere il direttivo di questo nuovo registro, chi vince vince chi perde perde.
Il problema è che nessuno è disposto a rischiare di perdere lo scettro e a volte si preferisce essere responsabili di un’associazione con qualche centinaio di iscritti (non alluno a nessuna in particolare ma a tutte in generale) piuttosto che rimanere anonimi e senza potere all’interno di una grande unica associazione.
È ora di fare delle scelte e decidere cosa viene prima: l’affermazione dell’osteopatia come professione autonoma e riconosciuta e indipendente, esercitabile da coloro che hanno seguito un determinato iter formativo SPECIFICO, oppure ilproprio interesse personale?
Se nessuno di noi è personalmente in grado di fare questa scelta nel modo giusto, figuriamoci se saranno i politici a farlo per noi!
Dario, come tu dimostri la vita è fatta di scelte. Penso che la scelta di fare l’Osteopata comporti delle responsabilità. La scelta di un’associazione altrettanto, così come l’esercizio di una professione nel rispetto delle regole.
Ogni scelta responsabile comporta delle rinunce e non ci sono scorciatoie per arrivare al riconoscimento dell’Osteopatia: nè per noi, né per i nostri rappresentanti. Mi pare che i fatti attuali lo dimostrino ampiamente. A noi decidere se mettere la testa sotto la sabbia, aggredire Ministri e altre categorie professionali, oppure adeguarci al contesto civile ed agire i conseguenza.
L’Associazione professionale degli Osteopati è nata con queste premesse. Come te, auspico ampia condivisione da parte delle altre rappresentanze. Temo che non vi siano diverse soluzioni.
E quale sarebbe la tua parte, Gaspare? Quella del censore? O quella del predicatore?
Se l’espressione del proprio punto di vista viene sommariamente giudicata come tentativo di "sfruttare la situazione", quale confronto positivo potrà mai realizzarsi?
Troppo comodo è rivendicare il diritto della pratica osteopatica, senza porsi il problema dei doveri e della responsabilità. Nessuna censura o esclusione potrà negare tale evidenza.
E’ ora che l’Osteopatia esca dalla sua precaria torre d’avorio per confrontarsi col mondo reale e agire di conseguenza. Qualcuno ha già cominciato a farlo; altri sono ancora nella fase delle della paura e delle recriminazioni.
Gent.mo dott. Lombardozzi,
condivido gran parte della sua nota che ha avuto la cortesia di indirizzare pubblicamente anche alla mia persona.In particolare, apprezzo il suo richiamo all’unità di intenti per il futuro e l’esigenza di coesione da lei richiamata.
Sono entusiasta che l’Associazione professionale degli osteopati (che io nomino perchè sono a favore della trasparenza) non sia stata la sola a ritenere inadeguato il riferimento alla L.4/2013. La ringrazio per l’informazione e mi scuso per non essermi accorta, come molti altri, dei dissensi formulati di fronte alla rinuncia al ruolo sanitario dell’Osteopatia.
Mi permetto di dissentire in tema alle modalità illustrate circa la costituzione di un’Associazione, da ella ricondotte al mero dissenso di qualche presunto direttore. In tal senso, ricambiando la sua informativa, la invito a documentarsi leggendo Statuto e Codice deontologico delle varie categorie. Verificherà, in tal modo, che le associazioni non sono tutte uguali e che l’eccesso di semplificazione in questo caso può indurre a pericolosi fraintendimenti, oltre che a superficialità o di valutazione.
Scoprirà anche che vi è molta differenza tra un associazione che subordina l’accesso degli iscritti al possesso di un Codice specifico di P.IVA in qualità di osteopati, rispetto a un’altra che richiede solo la copia di un diploma senza valore legale.
Controllerà pure che alcune associazioni organizzano gli esami per l’accesso alle stesse in termini indipendenti, cioè senza alcune delega alle scuole in cui i candidati alle stesse associazioni hanno studiato.
Potrà anche prendere atto che alcune associazioni si sono già dotate dello "Sportello per gli utenti" a garanzia e salvaguardia dei pazienti.
Alcune associazioni "riconoscono" (!)e affiliano le scuole. Altre no.
Potrei procedere ulteriormente, ma ritengo che quanto detto basti a dimostrare che a volte i distinguo orientino verso la qualità e il progresso. Se così non fosse avremmo una sola scuola, un solo registro e forse l’osteopatia sarebbe ancora quella del tempo degli indiani d’america.
Pertanto, anziché criticare astrattamente le divisioni, perché non si unisce a noi nel sostenere la ricomposizione della categoria a partire da un confronto sereno e disinteressato tra associazioni?
Il sito "tuttosteopatia" ha sempre dimostrato di voler dare visibilità a tutte le opinioni. Il dibattito in corso è a mio avviso fondamentale per consentire ai colleghi di scegliere consapevolmente il proprio destino, ovvero l’associazione più vicina alle proprie idee, qualora per ragioni varie non si attui quella ricomposizione da noi sinceramente invocata.
Dopo tutto, non succede così in democrazia?
Ha ragione anche su questo: cerchiamo di non perdere l’occasione.
Hai ragione Giusva , trova modo di unirci .
Gent.mo dott. Luciano (scusi se la chiamo per nome ma Lei non ha inserito il suo congnome)
Le ricordo che non è stato il Dott. Gaspare (anche lui senza cognome) a postare un commento in cui rivendicava la superiorità nell’operato della propria associazione professionale.
Commento peraltro fuori luogo poiché in esso si rivendicano primati inesistenti in quanto l’associazione sopra citata non è l’unica a pretendere dai propri iscritti la fatturazione con partita I.V.A. inserendo la dicitura "prestazione osteopatica professionale" così come non è l’unica ad aver preso le distanze o perlomeno ad aver messo in dubbio la strada della legge N.4 del 2013.
Altre associazioni lo hanno fatto (e non starò qui a dirle quali perché non voglio servirmi del forum per fare pubblicità, ma lascio a Lei e alla Dott.ssa Laffranchi il piacere di documentarVi) già da tempo.
Lei sa come nasce un’associazione professionale osteopatica?
È molto semplice: normalmente il direttore di una scuola iscritta ad una certa associazione in un dato momento entra in disaccordo con le scelte della stessa, per ragioni didattiche, politiche o per entrambe le suddette, quindi decide di creare una propria associazione o registro osteopatico cui si iscrivono normalmente tutti gli studenti della suddetta scuola, oppure per non esporsi in prima persona trova qualcun’altro che lo fa per lui, fine della storia.
Non voglio entrare nel merito se questa sia una pratica giusta o meno, trovo corretto difendere le proprie idee, al punto di separarsi dagli altri se non si riesce a trovare un accordo, solo che questo non è più il momento per questo tipo di scelte.
Il direttore di una scuola, che conosco una volta mi ha detto: "sai perché l’osteopatia in Italia è di buon livello? Perché ancora non è diventata corso di laurea e ad insegnare nelle scuole ci stanno i professionisti che fanno studio tutta la settimana. Se mai dovesse cadere nelle mani del mondo accademico, le cattedre verrebbero assegnate secondo i criteeri nepotistici e clientelari gestiti dalle baronie universitarie, quindi la cosa migliore che ci possiamo auspicare è che la situazione non cambi e l’osteopatia non diventi mai corso di Laurea".
In parte condivido la sua posizione anche se nella storia italiana esistono esempi in cui le cose non sono andate così e in questo momento, in cui lo Stato non ha soldi per aprire facoltà pubbliche di osteopatia, il riconoscimento della Laurea porterebbe all’affermazione delle Università private, che conserverebbero uno spazio di manovra nella scelta dei docenti non rischiando di cadere in mano ai Baroni.
Insisto nel dire che in questo momento occorre sedersi tutti intorno ad un tavolo e scegliere una linea comune, tenbtando ognuno, nei limiti del possibile, di lasciare da parte le poprie posizioni e trovare un punto d’accordo, in modo da presentarci al mondo politico come unico interlocutore, il momento è propizio, e la situazione creata dall’interrogazione dell’On. Binetti è tutt’altro che sfavorevole, cerchiamo di non perdere questa occasione.
IN SINTESI:
Lo scorso 19 Marzo 2014 c’è stata la risposta ad un’interrogazione parlamentare che riguarda la chiropratica e l’osteopatia
l’interrogazione è servita a sollevare una questione importante e delicata come quella della collocazione dell’Osteopatia e della Chiropratica, ma in presenza di un momento di grande confusione, dove alcune menti strumentalizzano e “sintetizzano” l’informazione a proprio piacimento e per i propri interessi, questa INTERROGAZIONE E LA MEDESIMA RISPOSTA è stata avvertita da molti come PAURA, STORDIMENTO, DISOCCUPAZIONE, CONTROLLI e TERRORE, creando quindi un NON giustificato ALLARMISMO.
Possiamo, invece di creare allarmismo, pensare che quest’evento sarà determinante per lo sviluppo decoroso della nostra identità professionale?
Possiamo vedere la questione come segno positivo?
Dalle riunioni condotte nei giorni successivi al 19 marzo possiamo pensare di non allarmarci , cominciare un periodo nuovo e dare valore a ciò che siamo, questo perché accanto abbiamo i tecnici ed esperti in materia che possono aiutarci nel percorso;
La risposta, che se ne dica, è chiarissima, e da parte del Ministero è molto precisa.
Loro dicono (il ministero), il legislatore ci ha detto che la chiropratica è un’attività di ordine delle professioni sanitarie e che demanda ad un regolamento del ministero la sua istituzionalizzazione.
Secondo voi riguarda direttamente l’osteopatia?
Nella risposta si fa quasi fatica a trovare il termine osteopatia , tant’è che viene scritto “per quanto concerne" l’osteopatia questo ministero si è più volte espresso anche verso l’ente nazionale italiano” affermando che le attività svolte dall’osteopata rientrano nel campo delle attività riservate alle professioni sanitarie.
Secondo Voi, cosa poteva dire il ministero di diverso visto che c’e’ la legge finanziaria, che ti dice che il ministero ha il compito di emanare un regolamento di attuazione.
Per il ministero il chiropratico e l’osteopata, sono due attivita’ limitrofe, cosa poteva rispondere!
come si doveva regolare!
Paradossalmente si trova anche in difficolta’ ad affermare qualche cosa di contrario perché’ il legislatore gli ha parlato, quasi esclusivamente, di chiropratica.
Va tenuto conto che nell’interrogazione e nella risposta si parla delle attività dell’osteopataa svolte e riservate alle professioni sanitarie, facendo riferimento anche alla legge 4 del 2013, la quale ci fa capire che quello che non è da una parte organizzato, deve essere organizzato dall’altra;
Chiaramente di fronte a questa realtà confusa, cosa doveva rispondere il Ministero?
Giustamente quest’identità vanno regolamentate ed organizzate, gli Osteopati non sono organizzati nella legge 4;
a questo punto il Ministero , basandosi anche sulla finanziaria del 2007, dice sono professioni sanitarie!
Ad oggi un ufficiale di polizia giudiziaria come fa a fare una denuncia di abuso di professione medica?
Non facciamo dell’INUTILE ALLARMISMO
E’ l’opportunità per RINNOVARCI ED UNIRCI
GIUSVA GREGORI
Bhè allora non è chiaro.
Questo momento è molto importante stare uniti, non ci interessa la storia delle associazioni o le pubblicità commerciali, e non ci interessa se qualcuno ha avuto benefici o ha interessi particolari. Oggi la prima cosa è che l’osteopatia deve essere normata in pieno e senza perdere per questo l’anima, che un osteopata deve essere libero di fare il proprio lavoro e pensare alla propria vita, alla propria crescita. Un osteopata deve sentirsi tutelato non solo dalla associazione di cui fa parte ma in particolare da tutta la categoria. Oggi la chiarezza serve, ma in particolare serve ad andare avanti verso gli obiettivi propri dell’osteopatia italiana. Quanto è successo è grave e lo abbiamo ribadito subito, ma se veramente ci teniamo può ribaltarsi a favore dell’osteopatia, degli osteopati e dell’intera società. Mi spiace se qualcuno qui mi abbia definito un censore, ma si controbilancia dell’altra definizione e con significato opposto che mi è stata assegnata su un altro spazio. Ma la tensione di tutti noi non può in questo momento essere distratta. Ringrazio Massimo Lombardozzi , e considero che tutti noi possiamo avere un bel pezzo di verità ma se non mettiamo insieme questi pezzi, se non focaliziamo l’obiettivo, se non siamo tuti pronti a difendere ogni singolo collega se fosse necessario e con ogni mezzo adeguato, bhè allora è davvero tutto una perdita di tempo, chi non ha una laurea sanitaria si mettano insieme se facciano un accordo con qualche scuola e se ne comprano una così tutti saranno contenti.
Uniti e compatti si può fare tutto, il resto è ciccia.
Gaspare Sanfilippo (osteopata)
Gent.ma Dott.ssa Laffranchi
La ringrazio per la risposta.
Nel mio commento ho dato per scontato (forse avrei dovuto specificarlo) che le associazioni cui faccio riferimento sono quelle che stabiliscono dei criteri d’accesso sia per gli iscritti che per le scuole di riferimento, ovvero un curriculum formativo con un numero di ore minimo (non inferiore alle 1.500 per le scuole a tempo parziale e 4.500 per le scuole a tempo pieno) e un codice deontologico per gli iscritti.
Le altre associazioni, quelle cioè che permettono l’iscrizione a chiunque sia in possesso di un banale pezzo di carta rilasciato da chissà quale corso, non le prendo nemmeno in considerazione.
Per quanto riguarda la nascita di nuove associazioni, esse partono sempre da un dissenso rispetto ai registri già esistenti, altrimenti ci si iscriverebbe ad una delle medesime. Che poi il dissenso non parta sempre da un Direttore di Scuola di Osteopatia, sono d’accordo con Lei, ma in generale è così e il mio commento non faceva riferimento a nessuna scuola in particolare, ma sto nell’ambiente da un certo tempo ed ho visto nascere diverse sigle di associazioni osteopatiche, più o meno sempre per gli stessi motivi.
Riguardo al fatto di scegliere l’associazione più vicina alle proprie idee è ovvio che ciascuno ne ha il diritto e ci mancherebbe altro che non fosse così.
Tuttavia insisto nel dire che questo non è il momento di dividersi, ma di sedersi intorno ad un tavolo, cercare di creare una sigla unica e presentarsi al mondo politico come un unico interlocutore, altrimenti non otterremo nulla perché i politici sono sensibili soltanto ai numeri e nient’altro.
Personalmente ritengo che l’attuale Ministro appena incaricata, sollecitata da un’interrogazione parlamentare si sia preoccupata di fare bene i compiti cercando di dare ujna risposta il più possibile dentro i termini di legge. Senza però fare uno studio approfondito della situazione. COsÌ facendo ha sollevato un vespaio e creato la necessità per il legislatore, di mettere mano in un settore in cui il parlamento, per varie ragioni, non aveva nessuna intenzione di legiferare.
Dico così perché nella sua risposta il Ministro ha detto tutto e niente. Innanzitutto ha fatto riferimento all’ultima risposta del maggio scorso ma ha completamente ignorato quelle precedenti, in cui il Ministero si era espresso con parere totalmente opposto, inoltre non ha tenuto affatto in considerazione la giurisprudenza che in questo momento, in assenza di una legge specifica resta l’unico punto di riferimento.
Inoltre dichiarare che l’osteopatia è professione sanitaria senza specificare quali sono i profili professionali che possono attuarla di fatto non vuol dire nulla, senza contare che la nascita di una nuova professione sanitaria deve essere sancita da un decreto ministeriale o da una legge ordinaria e non può essere demandata ad una semplice risposta ad un’interrogazione.
La mia analisi dunque è che il Ministro abbia tentato semplicemente di essere diplomatico senza considerare che con la sua superficialitÀ ha creato la necessità di passi successivi che, vista la situazione, si sono resi inevitabili.
Quali saranno questi passi dipende anche da noi e dalla nostra capacità di presentarci al mondo politico nella forma di un unico interlocutore. Se ci presenteremo come abbiamo fatto finora con sigle separate che cercano ognuna di fare a gara a chi è più bravo, non otterremo nulla e avremo perso un’ottima occasione.
Scrivo per chiarire la mia posizione, perché forse non mi sono spiegato bene. Nel mio messaggio non c’era un’invocazione ad un accordo tra aifi e altre associazioni, ma ad un cambio di mentalità poiché, come si evince da questo forum, molti professionisti restano arroccati sulle loro posizioni, in maniera disfunzionale per sé stessi e per la loro categoria di appartenenza, e questo vale sia per i fisioterapisti che per gli osteopati.
Per quanto riguardo gli “allegri” postulati sul mondo della fisioterapia, sono emerse delle assurde scorrettezze, che gradirei chiarire: lo stipendio statale sicuro è qualcosa che risiede al di fuori di questa realtà. Ci tengo infatti a sottolineare, che ormai, chi più e chi meno, in una maniera o nell’altra, siamo tutti liberi professionisti, e come tali, siamo costantemente portati a specializzarci, formarci e investire su noi stessi, per offrire il massimo. Il posto fisso statale riguarda circa un fisioterapista su 5000/6000, cioè parliamo di fantascienza. Io personalmente ho conseguito la laurea triennale, la laurea magistrale e due master, cioè sette anni di università e sono naturalmente indotto a continuare a studiare per offrire sempre di più (d’altro canto sono molto affascinato dall’osteopatia, a cui ho avuto modo di avvicinarmi).
Ricordo a Riccardo Lunardi e a molte persone che si sono espresse nel forum che fisioterapia sta per terapia naturale ( fisio ), cioè non basata sulla farmacoterapia, e che il fisioterapista non esegue solo riabilitazione, ma anche cura e prevenzione. Tra le varie cose che egli può porre in essere, c’è anche la terapia manuale, quindi è normale, è ovvio, è scontato che un fisioterapista possa specializzarsi in osteopatia e praticarla, nulla glie lo vieta, è nelle sue competenze, non riesco a capire come vogliano fare tanti osteopati a dividere in maniera netta questi due mondi. Davvero infelice il paragone con il chirurgo ( la chirurgia utilizza tecniche invasive, ma che significa “anche il chirurgo usa le mani”???). Il punto è che oggi non si sta mettendo in discussione il fatto che il fisioterapista possa praticare l’osteopatia ( è chiaro, è evidente che può farlo, nel momento in cui si è formato ), ma il problema (VOSTRO), è che si sta dicendo che non può farlo l’osteopata senza una laurea sanitaria.
In tutto questo ancora molti osteopati preferiscono complicarsi la vita prendendo le distanze dal mondo della fisioterapia ( e non parlo di associazioni ). Io personalmente non stravedo per l’aifi, anzi… si sa benissimo che molto spesso i rappresentanti delle varie categorie, prima di fare l’interesse comune pensano al proprio, e credo che questo valga anche per i vostri rappresentanti, quindi non riesco a comprendere le posizioni assolutistiche prese dai singoli professionisti. Credo che in un periodo del genere le due categorie ( in particolare i professionisti più che i rappresentanti delle associazioni ) debbano essere più unite per individuare e raggiungere obbiettivi comuni, e non continuare ad innescare inutili lotte di classe.
Dott. Giovanni Villani
Dottore Magistrale in Scienze Riabilitative
Per rispondere a giovanni Villani, la questione che gli osteopati pongono in essere rispetto ai fisioterapisti, non riguarda il fatto che questi non possano praticare l’osteopatia, ci mancherebbe altro, la maggior parte degli osteopati che si formano nelle scuole italiane viene da un percorso di Laurea in fisioterapia.
La questione è un’altra e riguarda la scelta dell’osteopatia come unica professione e cioè il fatto che se si decide di fare gli osteopati si debba praticare "soltanto" l’osteopatia.
Come già ho avuto modo di commentare in questo forum, altri Paesi regolamentano le professioni imponendo l’obbligo della scelta, giustamente al fine di evitare la concorrenza sleale di chi, approfittando del fatto di essere iscritto a più registri (medico e osteopata per esempio) possa erogare una prestazione di un tipo e poi fatturarla sotto un altro profilo. Nel caso dell’osteopatia, non essendo esente da IVA e non essendo deducibile (e al momento sarebbe difficile modificarne il regime fiscale perché ciò aumenterebbe la spesa sanitaria) si creerebbe una condizione di concorrenza sleale da parte dei fisioterapisti che potrebbero essere tentati di erogare una prestazione osteopatica e fatturarla come trattamento fisioterapico esente da IVA e fiscalmente deducibile.
Questa sarebbe una pratica scorretta perché tra l’altro configurerebbe una falsa dichiarazione ai fini fiscali (faccio una cosa ma ne dichiaro un altra) al fine di ottenerne un vantaggio economico.
Sappiamo benissimo che i fisioterapisti "sono tutti onesti e non fanno questo tipo di cose", ma come si dice: la tentazione……
Quoto quanto scritto da Riccardo Lunardi, parole sacrosante.
Scusami se ripeto. Pensavo ad avere gia scritto sul questo forum, per la prima volta, ma si vede che ho scritto da qualche altra parte. Sono un osteopata da 20 anni in Italia, diplomata in Inghilterra, iscritto al GOsC, ROI e CA. Mi trovo d’avanti ad una situazione spiacevole in quanto 2 studi che sono convenzionati, non possono più permettermi di lavorare li. Ho 51 anni, devo rinunciare la partita IVA e fare la vita tranquilla o continuare di lottare con grande fatica ?
Caro Giovanni Villani, il fatto è che l’osteopatia non è una specializzazione di qualche altro percorso pregresso proprio perchè richiede una manualità specifica ben diversa da quella utilizzata nella fisioterapia e nella palpazione medica. Inoltre l’approccio al sintomo è completamente diverso. Un percorso pregresso può essere un’arricchimento personale e professionale nel senso che si può indirizzare ad altri percorsi qualora si renda utile l’integrazione con altri approcci. Ad ognuno le proprie competenze
Caro Giovanni Villani, il punto che io volevo sottolineare è la specificità dell’Osteopatia. In fisioterapia si parla di terapia manuale per l’osteopatia si parla di medicina manuale, questa è una differenza fondamentale. Massimo rispetto per la fisioterapia però bisogna capire e soprattutto creare un percorso formativo unico ed indipendente ( vedi formazione full time) a cui si accede tutti allo stesso modo. Poi si possono eventualmente riconoscere dei crediti formativi in funzione dei titoli pregressi. Al momento di praticare ci dev’essere l’obbligo di scegliere per chiunque se essere osteopata piuttosto che altro.
Ti dico questo perché arrivano in studio da me molte persone che sono state da osteopati/fisioterapisti e notano una differenza fondamentale. E questo perché mi è stata insegnata l’osteopatia che è cosa diversa dalla fisioterapia. Ciao e buon lavoro
Riccardo
Il fatto che il fisioterapista debba per forza scegliere se esercitare tale professione o quella di osteopata mi sembra una soluzione negativa, non solo per i fisioterapisti ma anche per gli osteopati. I medici possono avere tranquillamente più specializzazioni, non vedo perché le nostre categorie debbano lottare per indebolirsi a vicenda. Sinceramente io vedo di buon occhio un iter universitario unico che preveda una parte comune per entrambe le discipline e poi la possibilità di definire il curriculum in una maniera o nell’altra. Ovviamente si dovrebbe poi ricorrere ai riconoscimenti creditizi per chi ha già concluso il corso di studi ed anche in questo caso ci sarebbe un’occasione di arricchimento per entrambe le categorie, sia per i fisioterapisti che potrebbero avvicinarsi all’osteopatia in ambito accademico, sia per gli osteopati, che potrebbero completare il loro percorso di studi, con materie come statistica, diritto sanitario organizzazione dei servizi sanitari, ecc. ( ricordo che chi ambisce a divenire una professione sanitaria purtroppo deve conoscere i modelli concettuali e le dinamiche del sistema in cui dovrà agire ).
Qualcuno ha un po’ di confusione! Per favore… invito tutti i colleghi Osteopati a condividere un livello cognitivo comune ed anche a dare le giuste definizioni! Hanno le idee più chiare sull’Osteopatia al Ministero della Salute… Ma le nostre Scuole cosa hanno insegnato fino ad oggi? (sembro il solito "saccente" ma in realtà sto facendo autocritica)
La Fisioterapia è una Professione Sanitaria che si occupa di Riabilitazione e a questa professione sono collegate altre come: Podologo, Logopedista, Ortottista – assistente di oftalmologia, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, Tecnico della riabilitazione psichiatrica,Terapista occupazionale, Educatore professionale
… Qualifica più alta che raggiungono queste Professioni Sanitarie già normate è EQF6
L’Osteopatia non è nata, non è evoluta ed attualmente non centra assolutamente nulla con la Riabilitazione… bensì è una Professione Sanitaria che si approccia mediante palpazione percettiva manuale (EQF7 e succesivi) ai meccanismi fondamentali di mantenimento della salute tessutale locale segmentaria e globale, in riferimento ad alcuni Modelli di relazione Struttura-Funzione codificati dall’OMS (Biomeccanico-Posturale, Neurologico, Energetico-Metaboico, Circolatorio-Respiratorio, Biopsicosociale-Comportamentale) ed in riferimento all’omeostasi preservata dai ritmi biologici involontari.
Solo la parola "biomeccanico" ed anche la parola "manuale" ricorda un po’ la Fisioterapia. Ma tutto il resto cosa c’entra?
Eppure è chiaro ed evidente in letteratura che l’Osteopatia è un altra cosa, non va inventata, esiste, vive di vita propria, si inserisce nel tessuto sociale (prima) e poi sanitario (poi) di ogni nazione che può dirsi avanzata.
Certo che un Fisioterapista può essere anche un Osteopata, come anche un Impiegato può pubblicare su Riviste di Matematica Avanzata (un tale Albert Einstein…), ma non per questo tutti gli Impiegati diventano dei Matematici!
Siamo ormai dentro un PROGETTO (più grande di noi) in cui l’Osteopatia è pronta a divenire Professione Sanitaria Autonoma e per queto progetto dobbiamo lavorare tutti insieme (Direttivi, Presidenti, Direttori, singoli Professionsiti volenti o nolenti) e tutti gli Osteopati (ISEF, Fisio, Medici, Scuola Media Superiore…) che già lavorano e che NOI abbiamo formato e stiamo formando con orgoglio e qualità, dovranno essere tutelati e portati ad un riconoscimento!
Grazie ai Forum ed ai Social che aiutano a condividere e diffondere le idee! Ci aspetta un trimestre di grande impegno (e poi forse un quinquennio per l’attuazione) ma soprattutto dobbiamo orientarci ad essere UNITI. Ed anche ad isolare chi ci vuole dividere.
Condivido e sottoscrivo Paolo, aggiungo che questa situazione è causata da scuole che hanno voluto far numeri e riempirsi le tasche a scapito della formazione. Altrimenti perchè saremmo in questa situazione. Guardate che un osteopata in Francia non fatturerebbe mai come fisioterapista. Un osteopata in Francia è orgoglioso di esserlo e sa bene qual’è la differenza con un Fisio. Bisogna pensare a corsi di filosofia e medicina Osteopatica tenuti da insegnanti del ROI o del CSdO in modo che si crei un’uniformità nella formazione in quelle materie relative in cui si insegna che cos’è e come funzione l’osteopatia, per dirla in modo spiccio!!!
giusto Paolo, mi sembra che sia veramente giunto il tempo di tirare fuori la testa dal carapace!
ugo
Concordo pienamente con Paolo Zavarella che è riuscito a spiegare meglio di chiunque altro la situazione.
Il problema è che il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma comporterebbe per lo Stato una serie di costi che in questo momento sarebbe difficile sostenere, tra cui la spesa per l’apertura di nuove facoltà universitarie e l’inserimento delle prestazioni osteopatiche tra quelle offerte dal SSN con relativo aumento della spesa sanitaria.
Il rischio è che il Ministero possa dichiarare l’osteopatia come specialità della fisioterapia e della medicina, come già avvenuto in alcuni Paesi, dove ad esempio è ammessa la figura del fisioterapista specializzato in osteopatia (questa specializzazione in tali Paesi può essere acquisita con un corso post graduate di un solo anno)indipendentemente da quanto dichiarato dall’OMS, perché alla fine ciascun Governo in casa propria fa ciò che vuole.
Di fatto molti fisioterapisti già effettuano prestazioni osteopatiche fatturandole come trattamenti fisioterapici, quindi in questo caso, da un punto di vista della spesa sanitaria, i costi per lo Stato non aumenterebbero molto.
Questa soluzione a buon mercato è il rischio maggiore sia per i professionisti che non hanno conseguito una laurea di tipo sanitario, quanto per l’osteopatia in generale che scenderebbe drasticamente di qualità.
Inutile dire che una strada del genere farebbe comodo all’associazione dei fisioterapisti che si vedrebbero riconosciuto il diritto di esercizio dell’osteopatia in condizioni di quasi monopolio e per di più con l’abbassamento del percorso formativo da cinque anni (come previsto attualmente dai principali registri osteopatici esistenti in Italia) ad un solo anno o due al massimo.
Questa ovviamente è soltanto un’ ipotesi, non è detto che il Ministero voglia seguire questa linea, tuttavia è la peggiore che possa verificarsi e al tempo stesso la meno costosa per lo Stato, pertanto non si può escludere che alla fine sia quella prescelta. Come ho precedentemente ricordato esistono già esempi in altri Paesi.
E’ necessario dunque che i diversi registri osteopatici esistenti in Italia si incontrino e riuscendo a superare le divergenze e trovando trovino una linea comune da presentare al Ministero della Salute affinché l’steopatia venga riconosciuta come disciplina autonoma.
HO APPENA SCRITTO SUL SITO ROI QUANTO SEGUE. ESORTO A FARLO TUTTI IN MODO DA FARE ALMENO PRESSIONE E FAR CAPIRE CHE NON SIAMO AMORFI.
Sul sito avete scritto che sarà vostra premura informare sugli sviluppi della famosa interrogazione parlamentare.
Vi rendete o no conto che questo silenzio alimenta le più disparate opinioni. Non credo che sia più il tempo degli arrocchi politici e delle convenienze. Ora o si dialoga con la base gabbata(gli osteopati D.O. e gli studenti) o casca il Roi assieme ai sui forzati accoliti.
Studente del 5° anno molto arrabbiato , deluso e disorientato.
La posizione di riconoscimento della professione come figura sanitaria è da tutti condivisa da sempre. Ora bisogna "solo" fare in modo che le cose si facciano senza deviazioni eccentriche. Questo sarà unico compito che ci siamo posti.
Scusate… Ma qualcuno mi sa dire se nelle ricevute nel frattempo bisogna ancora inserire gli estremi della legge 4/2013?
Siamo tutti d’accordo sul fatto che l’osteopatia debba essere una professione sanitaria, ma dobbiamo essere uniti nel pretendere che venga organizzata come professione indipendente. Mi permetto di dissentire dal commento postato da Francesco Fisio, il fatto che in molte (non tutte) le facoltà di Fisioterapia venga seguito un approccio olistico al corpo umano non fa di un fisioterapista un osteopata. L’osteopatia non è l’unica disciplina a seguire questo approccio e nessuno ha mai affermato ciò, l’omeopatia e l’agopuntura ad esempio, si basano entrambe su una visione olistica ma questo non fa di un omeopata un agopuntore o viceversa, ne’ un omeopata può pretendere sconti sul programma di studi se intende specializzarsi in agopuntura o viceversa, perché ciascun approccio è originale e ha delle basi completamente differenti, lo stesso vale per l’osteopatia. Per quanto riguarda il commento di Giovanni Villani, da come scrive si deduce che abbia conseguito la sua Laurea Magistrale da poco tempo e sembra esserne particolarmente orgoglioso, grazie ad essa potrà anche fare il dirigente di struttura, tuttavia tra i super poteri che tale titolo di studio gli conferisce, non c’è purtroppo quello di fare l’osteopata. L’osteopatia prevede un percorso di studi specifico che non può essere colmato con qualche esame integrativo. Provate a chiedere ad un fisioterapista che dopo la laurea si è fatto sei anni di osteopatia e ha speso circa 30.000 Euro tra corso e libri, se ritiene giusto che un fisioterapista con laurea triennale possa essere abilitato a praticare l’osteopatia facendo un corsetto specializzazione di due anni di . Il rischio che corriamo infatti è questo, è già successo in altri Paesi ed è chiaro che l’A.I.F.I. prema in tale direzione, anche perché se l’osteopatia fosse riconosciuta come specializzazione della fisioterapia, le facoltà di fisioterapia assumerebbero le competenze sull’organizzazioned ei corsi, e questo significherebbe più cattedre per i fisioterapisti. Affinché ciò non avvenga dobbiamo essere uniti e presentare una linea comune ai soggetti politici che si sono interessati (per ovvi motivi elettorali) al nostro problema. Il disegno di legge dell’allora On. Scillipoti, presentato nel 2011 mi sembra quello che meglio di ogni altra proposta sia stato in grado di riunire le istanze di tutti gli osteopati, prevedendo un percorso di studi indipendente e stabilendol delle norme transitorie per il conseguimento dell’abilitazione da parte di colori che già esercitano la professione da tempo. Se tutti siamo d’accordo su questa proposta potremmo chiedere al direttivo del ROI e degli altri registri che venga presentata questa proposta.
Da tempo, perlomeno da quando è scoppiato il panico per le dichiarazioni della Binetti, stiamo scrivendo sul medesimo blog di unirci e farci sentire. Ma allora cosa aspettiamo? Il Roi? I politici? I politicanti?
A tal proposito: ma dalla riunione del Roi del 17/4 a cosa è servita? Sul sito non c’è nulla e trovo deprimente che neanche nell’area riservata ci sia traccia di tale giornata. Boh.
È giunta l’ora di darci appuntamento, senza che qualcuno lo faccia per noi, e buttare giù un qualcosa di sensato che scateni la sensibilità dei media e del governo. Rivendichiamo i diritti della nostra professione e tuteliamo i nostri pazienti, senza che questi vengano abbindolati da finti osteopati con master post laurea di due anni.
La risposta a Leonardo è si.
Daniele e Massimo siamo in linea ma ora dobbiamo concretizzare e subito.
Uno storico candidato del registro sulla Voce: "IO posso solo dirti che ci sono oggi e ci sarò anche dopo il 23 di maggio….ho capito il messaggio che portate e mi farò garante nei confronti nel prossimo consiglio direttivo se ne farò parte, comunque sarà composto…."
Bene era ora. Allora andiamo avanti e vediamo che succede
Grazie mille Gaspare…!!
Si, io condivido appieno i 4 punti. Il mio è il parere di uno studente del 5 anno ( ma ne ho 48 quindi credo di essere in grado di intendere e volere).
Quella illustrata è semplicemente la cosa più logica e coerente da chiedere e lottare per avere, le altre sono bizantinismi, italianate per cercare di surfare l’onda senza dare troppo nell’occhio. Al contrario abbiamo dignità e deontologia da vendere per essere ben visibili, orgoglio e sapienza per esigerlo. Avanti ragazzi, ditemi cosa possono fare gli studenti.
Due cose Due…!
1) Ceino e Valente (per quanto si possano di certo criticare i modi burberi dell’uno o dissacranti dell’altro) sono certamente colleghi che hanno reso possibile una distribuzione di conoscenza e di informazione necessaria e senza filtri, proprio quando da anni il ROI ha SOPPRESSO il Forum nel sito ufficiale e le informative sono state NULLE o CONFUSE. Credo davvero che in Assemblea (SOVRANA) del 23 debba essere presentata una mozione per ritirare o rivedere la presa di posizione dei Probiviri. Si possono raccogliere le firme su questo progetto
2) Alcuni del vecchio Direttivo (escludendo Paola Sciomachen e Davide Granchelli) con le mani continuano a fare danno all’Osteopatia remando contro la presa di posizione del Ministero e consegnando il ROI di fatto alle idee di Furlan e Berloffa (lo si è visto il 17 aprile), o peggio all’AIFI, mentre con la faccia sorridono ed ammiccano al "nuovo che avanza"…
Solo Paola Sciomachen ha compiuto azioni importanti per sostenere gli sforzi di un cambiamento di rotta del ROI, che io approvo senza dubbi.
1) Comunicazioni libere, aperte ed accessibili,
2) Professione Sanitaria,
3) Sanatoria del pregresso per TUTTI i Diplomati D.O.,
4) conservazione della qualità nell’insegnamento e pratica dell’Osteopatia attraverso una federazione delle Scuole
E mentre il Direttivo faceva chiudere le Candidature 6 mesi prima delle elezioni, Paola ha intrapreso un’azione legale per farle riaprire, fino al 8 maggio. Ed i Probiviri le hanno dato ragione.
E mentre il Direttivo ha inviato Berloffa (incredibile) a parlare con il Ministero ed il SSN e minacciare di sospendere il lavoro sul Profilo Sanitario e lasciare in piedi il business CNA-FAC-UNI, Paola (con l’aiuto di Chiara e di altri) ha coinvolto i vertici del SSN ed ha favorito i colloqui informali per presentare una NOSTRA proposta di Profilo Sanitario e conseguente classe di Laurea… di cui speriamo di avere notizie il 9 a Milano e di vedere presto risultati.
Attenti tutti coloro che voteranno il 23 Maggio a non farvi imbambolare da promesse ed ammiccamenti.
La realtà è che porsi contro il Profilo Sanitario OGGI (vero obiettivo di chi mette anora al primo posto CNA-FAC-UNI) vuol dire lasciare all’AIFI il potere di pressione sul Ministero… e agli Osteopati l’impossibiità di sanarsi (senza una Laurea in Fisioterapia).
Spero davvero che saremo in grado di riflettere bene e ESSERCI in MOLTI il 23 Maggio!!
Buon 1° Maggio a tutti noi!
PZ
Ci stiamo tutti confrontando prevalentemente in due spazi:
1. Gruppo fb La Voce dell’Osteopata e dell’Osteopatia (aperto dal Gianluca Ceino)
2. Sito e forum di tuttosteopatia.it (diretto dal collega Massimo Valenti)
Tutti e due i colleghi sono stati deferiti ai probiviri del Registro degli Osteopati d’Italia. Qualcosa non va o è da spiegare meglio ?
Chiederemo anche questi chiarimenti il 23 maggio. In questo momento così particolare e delicato per l’osteopatia e per gli osteopati, chi ha voluto questi atti deve essere accaduto qualcosa di veramente grave …. Da quello che ho letto non ho visto alcun motivo valido e opportuno, anzi forse degli elogi da fare: sicuramente ci saranno chiarimenti.
Concordo con Paolo Zavarella. Il cambiamento dipende da noi…..adesso bisogna prendere l’onda ed è quella giusta. Partiamo da un rinnovamento ROI.
credo che sia importante davvero essere numerosi all’assemblea del 23 maggio. condivido la posizione di Paola Sciomachen. il riconoscimento come professione sanitaria è l’unica strada chiara e giusta.
Credo che abbiamo davanti una grande opportunità. La risposta del Ministro all’interrogazione dell’On. Binetti prelude ad um passo in avanti, noi dobbiamo contribuire a definirne la direzione. Non credo che il legislatore abbia alcun interesse a cancellare dal mercato 10.000 professionisti che, com sucesso, esercitano la loro attività da anni, per ovvi motivi, sia elettorali che fiscal; è ragionevole pensare che abbiano voglia di confrontarsi ed ascoltare le istanze di tutti. Come ho già detto il pericolo maggiore da scongiurare è l’osteopatia come specializzazione della fisioterapia, sarebbe la fine dell’osteopatia e degli osteopati, conosco bene la realtà di Paesi che hanno adottato questa soluzione, è un continuo proliferare di corsi di specializzazione in terapia manuale e osteopatia di uno o due anni, organizzati senza molti scrupoli, da istituzioni universitarie a caccia di matricole, nulla che possa paragonarsi ad un corso su modello europeo e posso affermare che, a parte qualche eccezione, sarebbe meglio andare da un macellaio che mettersi in mano ad uno di quei profesionisti.
Credo che i 4 punti avanzati da Paola Sciomachen siano realmente condivisi da tutti. Mi auguro che, a parte il ROI anche gli altri registri si facciano portatori di queste istanze che sono davvero nell’interesse di tutti noi. Non so a chi si riferisca Paolo quando parla di coloro che stanno dietro le quinte a tutelare interessi particolari, per dirlo evidentemente há le sue buone ragioni. Spero che com la forza dei numeri sapremo isolare questi individui. In molti hanno scritto su questo blog, sarebbe utile se coloro che sono d’accordo con i 4 punti citati da Paolo Zavarella si facessero vivi per manifestare il loro appoggio.
Ricordo:
Comunicazione libera ed aperta
Osteopatia professione sanitária
Sanatoria dei pregressi per tutti i D.O.
Federazione dele scuole per garantire la qualità dell’insegnamento e della pratica osteopatica.
Chi ci sta si faccia avanti.
Gaspare,
Io portroppo non ero presente alla riunione del17/4 perché mi trovo all’estero, si è giunti a qualche conclusione? Cosa pensi di fare? Potremmo approfittare del blog per promuovere una sottoscrizione online: chi è d’accordo nel presentare ai politici un disegno di legge che contenga il testo della prpoposta presentata dall’On. Scillipoti il 30/03/2011 ?
Precisiamo, sottolineamolo.
RINNOVAMENTO VERO. NON I SOLITI NOTI O SOLO REFERENTI DELLE SCUOLE COME SEMPRE.
Il nuovo Roi deve portare la somma dell’Esperienza e della Novità, della Storia e del Rinnovamento, delle Scuole certo, perchè no, ma senza escludere i PROFESSIONISTI, altrimenti cambiano FORSE le facce ma non i meccanismi.
Ora tutti deveno metterci la faccia, tutti possiamo avere qualcosa da perdere: gli Osteopati possono perdere il loro lavoro e il loro sacrifici. Non accadrà e non dovrà accadere. Basta con i nascondigli di comodo, la trasparenza oggi merita rispetto. Tutti GLI AMMINISTRATORI DI SCUOLE E LORO REFERENTI e Docenti devono portarsi avanti ed esporre apertamente la loro posizione condivisibile o meno che sia. Dovete uscire fuori anche Voi per dare chiarezza, trasparenza e remare insieme.
Noi lo abbiamo fatto, altri, pochi, lo stanno facendo. In modo diverso ma stiamo spingendo il Roi a fare un passo avanti, per costruire sul passato un nuovo VERO futuro e verso una direzione condivisa e di tutela di tutti. Non più solo Noi poveri ingenui ad esporci ma TUTTI dobbiamo fare il nostro e farlo con chiarezza e trasparenza. Pochissimi i dirigenti di scuole di Osteopatia a farlo, condivisi o no, di sicuro il rispetto per il coraggio. Una diversa forma è comprensibile, ma stare dietro le quinte perchè? Per saltare sul carro del vincitore? Vincitore di cosa? Per tutelare i propri interessi? Ma quale Interessi, i tempi sono cambiati: vincitore sarà chi si espone e da il suo contributo. Tutelare i propri interessi ora è aprirsi e mostrare cosa si vuole veramente. Tutelare i propri interessi deve coincidere nella tutela di tutta la categoria.
Il Vento è cambiato, dobbiamo evitare di essere spazzati via.
Ciao Paolo ero anch’io presente a Roma il 17, quando dici" il 9 a Milano" a cosa ti riferisci?
Ciao Riccardo
RINNOVAMENTO VERO. NON I SOLITI NOTI O SOLO REFERENTI DELLE SCUOLE COME SEMPRE.
Il nuovo Roi deve portare la somma dell’esperienza e della novità, della storia e del rinnovamento, altrimenti cambiano FORSE le facce ma non i meccanismi.
Ora tutti deveno metterci la faccia, tutti possiamo avere qualcosa da perdere: gli osteopatia possono perdere il loro lavoro. Non accadrà e non dovrà accadere. Basta con i nascondigli di comodo, la trasparenza oggi merita rispetto. Tutti GLI AMMINISTRATORI DI SCUOLE E LORO REFERENTI e docenti devono portarsi avanti ed esporre apertamente la loro posizione condivisibile o meno che sia. Dovete uscire fuori anche Voi per dare chiarezza, trasparenza e remare insieme.
Presente.
d’accordo completamente con i 4 punti.
E da tempo che continuo a dire di aggregarsi e spingere questi punti chiave.
Giusva Gregori
Noi lo abbiamo fatto, altri, pochi, lo stanno facendo. In modo diverso ma stiamo spingendo il Roi a fare un passo avanti, per costruire sul passato un nuovo VERO futuro. Non più solo Noi poveri ingenui ad esporsi ma TUTTI dobbiamo fare il nostro e farlo con chiarezza e trasparenza. Una diversa forma è comprensibile, ma stare dietro le quinte perchè? Per saltare sul carro del vincitore? Vincitore di cosa? Per tutelare i propri interessi? Ma quale Interessi, i tempi sono cambiati: vincitore sarà chi si espone e da il suo contributo, tutelare i propri interessi ora è aprirsi e mostrare cosa si vuole veramente. Il Vento è cambiato, dobbiamo evitare di essere spazzati via.
Sig. Lombardozzi
Mi baso su quello che vedo abito a Torino e qui chi non riesce ad entrare a fisioterapia o si dirige verso scienze motorie per poi fare osteopatia dopo o si iscrive direttamente ad una delle 10 scuole di osteropatia (ognuna auto-accreditata in maniera diversa!!).
La pensiamo diversamente per me non ha senso creare mille professionalità che finiscono per pestarsi i piedi da soli. Il Ft ha tra le sue competenze la terapia manuale, l osteopatia è una terapia manuale. Creare una nuova figura sanitaria come sostengono i suoi colleghi a mio avviso porterà solo a maggiori problemi e più disoccupazionne per tutti non che il vostro sistema formativo parauniversitario non ne stia già creando molta.
Cordialmente la saluto e le auguro di formare professionisti diversi da quelli incontrati da me fino ad ora.
G.M.
Gentile Sig. Marcinnò
La ringrazio per la risposta.
Capisco perfettamente le sue ragioni ed il timore che una nuova figura professionale possa creare disoccupazione e disagi.
Mi permetta soltanto di fare un chiarimento, non per Lei, ma per tutti coloro che guardano all’osteopatia con curiosità o anche soltanto con diffidenza.
In realtà l’osteopatia nasce come medicina manuale, finalizzata a curare l’individuo a partire dal principio (detto in modo molto riduttivo) che la restituzione della mobilità a delle strutture possa favorirne la funzione e viceversa, stimolando il potenziale di autoguarigione dell’individuo. Il suo creatore A.T.Still, medico del 19° secolo,raccomandava l’uso delle sole mani per guarire l’individuo, "nothing from the outside" niente dall’esterno, cioè nessun farmaco o altri interventi se non quello manuale, era il suo motto.
L’osteopatia dunque, si è sviluppata come disciplina indipendente, che poco ha a che vedere con la fisioterapia, se non per il fatto che entrambi i professionisti usano le mani, ma con finalità diverse.
L’osteopatia dunque sta alla terapia manuale come un Boeing 747 sta ad una bicicletta.
Paragonare la terapia manuale all’osteopatia è come dire che per essere un buon giocatore di scacchi sia sufficiente conoscere tutti i pezzi della scacchiera. A poco serve se non sai le regole del gioco e le strategie.
Esistono molte metodiche di terapia manuale come, solo per citarne alcune, Maitland, Mulligan e molte altre, si tratta di ottime tecniche che i fisioterapisti applicano normalmente per liberare e normalizzare delle strutture alleviando i sintomi dei loro pazienti.
L’osteopatia è una cosa diversa, si liberano delle strutture per ottenere una modificazione a livello meccanico, neurologico e fluidico non soltanto locale, ma anche e sopratutto a distanza, ad esempio, normalizzando un’articolazione a livello del piede, posso ottenere un effetto sulla mobilità del peritoneo e facilitare il transito a livello duodenale, migliorando i sintomi di una gastralgia. Questa è osteopatia.
Spesso la confusione nasce dal fatto che l’osteopatia, non è ancora una disciplina profondamente conosciuta nelle sue modalità e nelle sue reali applicazioni.
Sono pienamente d’accordo sul fatto che la formazione parauniversitaria debba terminare per lasciare spazio ad un corso di Laurea in osteopatia, e ritengo che in questo percorso, i fisioterapisti debbano vedersi riconosciuti i loro crediti formativi nelle materie che già hanno frequentato, qualora desiderino prendere una seconda laurea.
Non concordo con l’opinione di molti, sul fatto che l’osteopatia debba essere una specializzazione della fisioterapia, ne ho esperienza diretta in Brasile dove le cose funzionano in questo modo, la formazione non è completa, due anni di specializzazione o master sono troppo pochi per assorbire tanti concetti e soprattutto per sviluppare una sensibilità manuale che richiede anni e anni di affinamento.
Alla fine della formazione ne viene fuori un minestrone con pochi ingredienti e mal cucinato. Posso dire senza timore di essere smentito che i fisioterapisti specialisti in osteopatia che ho conosciuto in Brasile, a parte quelli che si formano nelle poche scuole con programma europeo (cinque anni dopo la laurea), sono i meno preparati che abbia mai visto all’opera.
Mi auguro di aver suscitato la sua curiosità e percependo la sua energia (positiva) le suggerisco "sinceramente" e in buona fede, di avvicinarsi ad una scuola di osteopatia (una buona, è chiaro, in Italia ce ne sono diverse) e iniziare una formazione completa, si ritroverà insieme a molti colleghi fisioterapisti che dopo la laurea hanno deciso di intraprendere un cammino di conoscenza unico ed affascinante che cambierà la sua vita professionale e personale. In ogni caso Le auguro un ottimo successo professionale, sperando di poter tornare ad avere in futuro altri scambi di opinioni interessanti come questo.
Cordialmente
Roberta Filipazzi Lei è sicura di poter ritenere di uguale caratura la "prova motivazionale" a cui vengono sottoposti gli aspiranti osteopati al test d ingresso di fisioterapia? Per risponderle non sono a conoscenza di ragazzi che ad un percorso universitario preferiscono un corso che abilita ad una professione che in Italia di per se non esiste pagando 7800 per frequentarlo… Però se lo dice Lei mi fido. In compenso conosco svariati ragazzi che dopo il diploma e dopo il fallimento al test d’ingresso si sono rifugiati all’interno di un’ onerosa scuola di osteopatia.
Saluti
….riguardo al fatto poi che l’approccio sia "limitato" all’uso delle sole mani, è una questione di scelte, se una persona decide di voler fare l’osteopata e di voler approcciare la cura della persona in questa maniera è libero di farlo, l’importante è che non invada il terreno altrui mettendosi ad applicare macchinari o usare pratiche che niente hanno a che vedere con l’osteopatia….
Siete tutti degli abusivi!!! Volete essere considerati professioni sanitarie? Allora passate un test d ingresso con selezione di uno su venti dimostrate di non essere solo dei ricchi tira ossa che pagano 6000 euro all’anno per l’incapacità di superare la selezione dell’istruzione pubblica
….l’osteopata non è una specialità della fisioterapia, ma una disciplina a se’ stante.
Concordo con lei, sul fatto che chi la pratica debba essere un operatore sanitario, ma che provenga da un percorso di formazione in osteopatia, come avviene nella maggior parte dei Paesi dove essa è regolamentata….
Davvero si tratta di un ottimo articolo. Grazie per averlo condiviso 🙂
La formazione in osteopatia e’ altamente specialistica perche’ e’ in linea con gli standard europei….ma la formazione in fisioterapia e’ in linea con gli standard europei????? NO.
Gent.mo Sig. Marcinnò
Io non soltanto sono laureato, ma impartisco formazione in quattro Paesi diversi (Italia, Spagna, Brasile e Portogallo) nell’ambito dell’osteopatia e le assicuro che il fatto di essere un laureato in fisioterapia non aggiunge alcun valore alla formazione. Ne ho visti passare a decine, di fisioterapisti che mon avevano alcuna qualità per essere osteopati.
Ottimo materiale, seguo il blog
l’osteopatia è una metodica che messa in mano ad un operatore sanitario qual è il fisioterapista assume una certa validità quindi tutto il rispetto per i fisioterapisti osteopati. Ma la conoscenza di una tecnica non fa il professionista: semplicemente l osteopata è limitato nel suo approccio al paziente perchè può e sa intervenire solo con l osteopatia.
Poi la faccenda è semplice per intervenire sulla patologia devi essere un operatore della Sanità quindi il semplice osteopata si appropria di una professione non sua. L’osteopatia può essere utile se in buone mani se volete dimostrare di essere Voi quelle buone mani LAUREATEVI!.. Accetta l’invito signor Lombardozzi?
Il Sig. MArcinnò ignora che tra gli osteopati ce ne sono molti che dopo essersi laureati in Fisioterapia ed aver passato la "famigerata" selezione cui lui fa riferimento, hanno comunque scelto di studiare osteopatia in una delle scuole italiane dove non ti viene regalato nulla. Sarei curioso di vedere queso signore alle prese con una delle prove di valutazione in anatomia o biomeccanica o embriologia.
Vorrei invitarlo a partecipare ad una delle giornate aperte ai fisioterapisti, che si tengono in alcune scuole di osteopatia, si tratta di lezioni aperte in cui i fisioterapisti possono frequentare alcuni corsi e approfondire alcuni aspetti della loro professione, senza impegno e a costo zero.
Un modo per abbandonare la diffidenza e creare un clima di maggior conoscenza reciproca e collaborazione.
Che fa accetta l’invito?
Probabilmente l’aggressività irrazionale o tendenziosa rende precarie alcune capacità di verifica o volutamente ignote alcune prassi consolidate. Se così non fosse, ci si sarebbe accorgerebbe senza difficoltà che anche diverse scuole di osteopatia praticano il numero chiuso, benchè non vi sia ancora in Italia alcuna normativa a renderlo obbligatorio. Si tratta di selezioni in chiave europea, realizzate spontaneamente sulla falsariga delle medesime prove attuate il Francia per l’accesso alla formazione riconosciuta.
Quanto alla presunta incapacità degli studenti osteopati, riferiamo che in numerose scuole di osteopatia italiane vi sono vari studenti che, pur avendo superato un test di ammissione dell’università, hanno considerato più attuale la formazione in osteopatia e quindi scelto di conseguenza.
Alcune provocazioni non meritano certo di essere raccolte, se non fosse per doverosa e pubblica rettifica.
Cordialmente,
Roberta Filipazzi
…..allo stesso modo i fisioterapisti, se vogliono praticare l’osteopatia DEVONO prima ricevere una formazione completa, perché, e non mi stancherò mai di ripeterlo, si tratta DI UNA DISCIPLINA DIVERSA benché complementare. Altrimenti continuino a fare i fisioterapisti.
Che poi la scelta di fare osteopatia sia un ripiego per quelli che non hanno passato il test all’università, me lo conceda, lei sembra che non abbia le idee ben chiare su cosa sia l’osteopatia
Un collega su " La Voce dell’Osteopata e dell’Osteopatia" di fb : "(così nessuno andrà più in giro a raccontare favole, un esempio? la più grossa bufala…..che il ministero ci ha offerto la professione sanitaria) ".
Qualcuno vuole commentare e chiarire?
Ieri il Senato ha approvato il testo di legge per l’inasprimento delle sanzioni per coloro che esercitano illegittimamente le professionisanitarie.
Non si fa riferimento diretto all’osteopatia ma è chiara la volontà del legislatore di dare un giro di vite, tracciando una linea di demarcazione ben definita nell’ambito dell’esercizio di attività che hanno a che vedere con la salute.
Il testo non è ancora passato alla Camera, ma se dovesse accadere sarà inevitabile un passo successivo nel senso della regolamentazione definitiva dell’Osteopatia.
Siamo dunque ad una fase delicata in cui è importante rimaere uniti e presentarci al mondo politico con le idee chiare e in modo compatto.
La cosa più auspicabile è che l’osteopatia venga dichiarata come professione sanitaria autonoma e venga definito il percorso formativo per onttenerne l’abilitazione all’esercizio.
La tentazione del legislatore, al fine di ridurre al minimo gli oneri per lo Stato, potrebbe essere quella di dichiarare l’osteopatia come una specialità della Medicina e della Fisioterapia, come avviene per esempio in Brasile, dove qualunque medico o fisioterapista può appendere davanti alla porta dello studio una targa da osteopata, senza aver seguito alcun percorso formativo specifico esenza averne la minima competenza.
Questa sarebbe una soluzione a buon mercato che non costerebbe allo Stato nemmeno un centesimo, non dovendosi assumere l’onore di creare dei corsi di laurea e nascerebbero corsini e corsetti di Osteopatia di durata variabile come sta accadendo appunto in Brasile, dove esistono corsi di Osteopatia anche di un solo anno e vi sono soltanto tre scuole in tutto il Paese che prevedono una formazione sul modello europeo con un minimo di 1.500 ore (per laureati).
Per assurdo in Brasile, in questo momento, sta avvenendo una battaglia alla rovescia, e cioè i fisioterapisti che si sono formati in Osteopatia seguendo un corso sul modello europeo, si stanno battendo per il riconoscimento di un corso di laurea indipendente, al fine di combattere "labusivismo dei fisioterapisti non osteopati" che si vendono sul mercato come tali senza averne la specifica competenza.
Pe inciso il livello dell’osteopatia brasiliana, in questo momento, non si può certo dire eccellente, basta saper fare qualche manipolazione per dirsi osteopati e nessuno può farci niente, perché il CREFITO, il consiglio federale dei fisioterapisti Brasiliani, ha già assunto l’osteopatia come specialità e secondo la Costituzione nessuno gliela può togliere, e considerando che all’interno delle facoltà di Fisioterapia la formazione in terapia manuale prevede soltanto poche ore, possiamo tutti immaginare cosa significhi mettersi nelle mani di uno di questi "professionisti".
Se ciò accadesse anche da noi (il che è possibile) sarebbe la fine dell’osteopatia in Italia.
Più che mai dunque è importante in questo momento che i responsabili delle diverse sigle osteopatiche si riuniscano e trovino una linea comune da presentare al mondo politico, al fine di ottenere una legge che attribuisca defenitivamente all’osteopatia la dignità di una professione indipendente, con un suo percorso formativo ed un suo ordine professionale autonomo.
Rispondo a Giovanni Villani
Mi sono reso conto dopo aver letto tre volte la Sua risposta che il paragone con Einstein da me fatto poteva essere interpretato in modo dietrologico… Non intendevo assolutamente dire che l’Osteopata è Einstein ed il Fisioterapista un semplice impiegato! La Riabiitazione, la Cura e la Prevenzione proprie della professione del Fisioterapista sono una cosa meravigliosa! Utile, preziosa e necessaria in una miriade di casi e di bisogni della popolazione.
L’Osteopatia però ha altre metodologie, altri obiettivi, altri metodi palpatori, altri test, altri modelli… ed è difficile trovare una uguaglianza o similitudine tra i due approcci e le due Professioni! Insistere su questo vuol dire non conoscere appieno i due Profili Professionali.
Certamente se l’obiettivo rimane il benessere e la salute della popolazione, un Fisioterapista ed un Ostepata che si rispettano reciprocamente e che lavorano insieme od in collaborazione sullo stesso paziente/persona, non può che portare a risultati straordinari!
Mentre va perseguito un Osteopata che fa Fisioterapia e, facendo chiarezza, porre le basi perchè sia vero anche il contrario.
Contribuiamo, rendendo conosciuto il Profilo Professionale dell’Osteopata (che esiste, è reso esplicito a livello mondiale a cura dell’OMS, del OIA, del CEN, del FORE…) a fare chiarezza!
Non c’è niente di più forte… della chiarezza e della verità!
Caro Marco,
sono perfettamente d’accordo con Lei sul fatto che non siamo d’accordo su niente.
In primo luogo io non ho paura che l’osteopatia finisca in mano alle Università, anzi auspico che il corso di osteopatia diventi un corso di Laurea Universitario, e su questo punto mi pare di essere stato ben chiaro fin dall’inizio. Ciò che temo è che un corso che dovrebbe essere basato su una formazione di almeno cinque anni con una carca oraria di almeno 4500 ore (così funziona nelle cuole a tempo pieno all’estero) diventi un post graduate o peggio, come è successo in altri Paesi, in cui basta fare un corso di un anno per chiamarsi osteopati ed essere abilitati per legge all’esercizio di questa disciplina.
Secondo punto, no! Un corso di 2.000 ore fatto in due anni non può sostituire un corso in cinque o sei (anche se con un a carica oraria simile), perché manca il tempo per affinare al sensibilità della mano e sviluppare capacità e principi di ragionamento che richiedono anni di pratica.
Di fatto poi con l’istituzione del corso di Laurea, le scuole a tempo parziale sparirebbero e si andrebbe verso una formazione a tempo pieno.
Non sono d’accordo neanche sul terzo punto, il fatto che la formazione in Italia sia relativamente eterogenea non significa che non si possano riconoscere i titoli pregressi e se necessario colmare i crediti mancanti, le norme transitorie servono proprio a questo come ha ben chiarito Paolo Zavarella e le commissioni sapranno ben giudicare chi ha titoli sufficienti e chi no; d’altronde se Lei da piena fiducia ad un esame di STATO che abiliti alla pratica della disciplina perché dovrebbe dubitare di una commissione di valutazione dei crediti pregressi, sempre istituita a livello nazionale? Non capisco perché sulla questione della fiducia usa due pesi e due misure.
Infine non sono d’accordo neanche sul quarto punto, il disegno di legge presentato da Scillipoti rispecchia in pieno i principi di autonomia della professione osteopatica e ne sancisce le modalità di formazione in un corso di laurea specifico, permettendo tra l’atro una sanatoria a coloro che possono dipostrare di possedere un certo curriculum. Io non so quanti osteopati di cartapesta ci siano in giro in Italia, so che il 95% delle persone che si rivolgono ad un’osteopata nel nostro paese sono soddisfatte del servizio che ricevono e mi creda, conosco abbastanza bene la realtà di altri Paesi per poter dire che l’osteopatia Italiana sta qualche gradino avanti rispetto a molte altre realtà. Detto questo, io sono pragmatico e non mi metto a fare questioni ideoologiche, il disegno di legge Scillipoti rispecchia quasi al 100% le nostre esigenze, per me se anche l’avesse scritto Jack lo squartatore andrebbe bene comunque, non guardo la persona ma il contenuto.
Inoltre se Lei è contro l’eterogeneità di formazione e la confusione di qualifiche perché è contro una federazione delle scuole che garantisca la qualità della formazione? Questo secondo me è molto più contraddittorio e bizzarro che presentare il testo di legge Scillipoti.
Cordiali saluti
Massimo Lombardozzi
se qualcuno di chi scrive su questo blog fosse stato presente ieri sera all’incontro con Paola Sciomachen e il direttore Leonardi, vorrei chiedergli se potesse dirci, a noi che non siamo riusciti ad essere presenti, quali sono le novità, orientamenti e soprattutto posizione del ministero. In attesa vi ringrazio
Riccardo
Ho appena letto velocemente il documento, nell’indicazione 3 dei punti Chiave Strategici da condividere con ogni aggregazione di Osteopati interna ed esterna al ROI emerge un punto non chiaro queCategoria C) Riconversione e Riconoscimento per Osteopati DO non sanitari (i.e. Scienze Motorie o
Lauree Sanitarie non Riabilitazione), con titolo di studio ottenuto presso le Scuole di Osteopatia “a
Tempo Parziale” qualificate (120 Crediti equivalenti)llo c)"
Come DO non sanitari?!
I laureati in profrssioni sanitarie non riabilitazione?!!..non riabilitative! e comunque sono sanitarie!
Idee ancora confuse!?
Ok eviterò di fare post e commenti dal BlackBerry.
Salve, mi rivolgo al grande Valente.
Sarebbe possibile unificare gli interventi dei vari forum-blog che parlano dello stesso argomento? avremmo una panoramica migliore di tutte le idee.
Grazie.
Approvo e sostengo il programma di Paola. Se siamo uniti tutto sarà molto semplice. Basta non essere impreparati ed avere dei rappresentanti degni di tale nome.
Forza colleghi!!!
Devo chiamare questo post:
Quando l’opportunismo diventa arte!
Rossi consegna il documento della Commissione Strategica a Ceino… Facciamo un po’ di storia… La Commissione Strategica é stata nominata a seguito di una accesa discussione in Commissione Didattica del 31 marzo, presente Rossi. La motivazione era elaborare una risposta DIVERSA dopo l’assurdo comunicato del Presidente ROI sul sito a seguito della storia Binetti/Ministero.
In maniera del tutto OPPOSTA alla linea del Presidente che insisteva sulla UNI-FAC-CNA, la CD ha nominato Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi, Furlan e Di Sarsina x elaborare un documento sulle priorità dell"Osteopatia Italiana.
Alle Riunioni gli unici presenti ed operativi Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi, consultandoci con Paola Sciomachen (che aveva già dichiarato la sua grave opposizione alla linea del Presidente) abbiamo elaborato questo documento, rimarcando la necessità di riattivare un contatto positivo con il Ministero ed accettando il cambio di prospettiva.
Il cambio di visione degli scriventi (Castagna, Petracca, Zavarella, Zanardi… tutti dichiaratamente pro Paola Sciomachen x le elezioni del 23) é sostanziale rispetto alle idee del Presidente espresse in tutte le sedi (Commissione del 31 marzo, Riunione con Berloffa del 17 aprile, incontri vari…) fino al 5 maggio…
Il 5 maggio in Commissione Didattica di emergenza, viene letto il documento (già approvato a maggioranza) e votato quasi all’unanimità dalla Commissione Didattica.
Il 5 maggio avviene il miracolo: Rossi si converte! Gli appunti presi dagli interventi di Paola, dalle critiche rivolte da molti Direttori, dai dubbi espressi, dai temi sollevati CONTRO tutta la gestione precedente unipersonale (o meglio buona parte degli ultimi 2 o 3 anni, la questione Berloffa UNI-FAC-CNA e Presidente ombra del ROI…) … Tutto questo diventa miracolosamente IL PROGRAMMA DI ROSSI!!!
E il documento (che era "segretato" fino alla agognata pubblicazione nel sito del ROI) ora viene brandito come un successo del Presidente… è consegnato a Ceino x la pubblicazione (con autorizzazione espressa di Rossi).
Io non ho parole… Ma solo complimenti per il miracolo a cui ho assistito e x la capacità di blandire anche se stesso del nostro Presidente uscente (spero… anche x lui: dopo 20 anni avrà cose più belle da fare!!!)
Quando l’opportunismo diventa ARTE!!!
TUTTI UNITI X IL CAMBIAMENTO.
Paolo Zavarella, assumendomi la responsabilità di quanto detto e sperando in un futuro diverso, sincero, riuniti… ma battaglieri e con la nostra identità rafforzata.
VENITE A VOTARE IL 23 MAGGIO!!! BASTA DELEGHE!!!
Paolo se è come dici, penso che sia una dimostrazione di intelligenza e non di opportunismo per presidente Rossi. Saper cogliere motivazioni e sollecitazioni provenienti dai soci stessi e comprenderne il valore e soprattutto essere in grado di modificare le proprie idee è segno di intelligenza. Sarebbe preoccupante il contrario. Ad ogni modo, essendo nuovo del roi e non conoscendo personalmente le dinamiche interne, il 23 saró presente ed ascolteró le varie posizioni e voteró in coscienza la linea che più mi sembrerà logica seguire per il bene della nostra professione (non necessariamente quella corrispondente ai miei "sogni"). Aggiungo un mio parere sulla sanatoria di tutti gli osteopati. Personalmente non sono affatto d’accordo. È vero che la differenza la si fa sul campo, ma è anche vero che se io, nuovo osteopata quale solo riesco a lavorare è proprio grazie a chi mi ha preceduto che, con la propria professionalità, ha fatto si che ora l’osteopatia sia piuttosto ben vista. Un caro saluto a tutti
IN BOCCA AL LUPO A PAOLA E CHIARA per stasera!
caro Paolo, credo che più che opportunismo, l’atteggiamento del presidente Rossi denoti intelligenza.
Un leader che sia in grado di modificare in parte la propria visione personale in base alle sollecitazione provenienti da altri collaboratori, è un buon leader e ciò denota appunto grande intelligenza. Ridurre tutto a feudalismo mi pare poco costruttivo.
Sono piuttosto nuovo del ROI quindi non conosco sicuramente tante cose, ma il 23 sarò presente ed il mio atteggiamento sarà quello di ascoltare e votare in coscienza quello che riterrò essere il percorso più logico e più utile al bene dell’osteopatia (non necessariamente quello corrispondente ai miei sogni). Cordialmente
ANCH’IO APPROVO IL PROGRAMMA E LA CANDIDATURA DI PAOLA. ORA TUTTI GLI ISCRITTI AL ROI SI IMPEGNINO. E DOPO SPERIAMO CHE ALTRI SI ISCRIVINO AL ROI O ALTRE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL CSDO
Paolo Zavarella, penso che per "Base" ti riferisce in particolare (ma non solo, direi)alla Voce. Noi che rappresentiamo una vera moltitudine di voci, e quindi in fondo una formazione molto liquida abbiamo le idee chiare. Sul piano teorico il programma della Sciomachen è sottoscrivibile in pieno, anzi non dovrebbe nemmeno esistere visto chè quello che tutti gli osteopatia vogliono; da sempre le parole d’ordine sono state: riconoscimento, tutele, professionalità, servizi ai soci e agli osteopati. Concordo ancora con Te con la ricerca di unità, dove se non è possibile averla di tutti almeno di coloro che dicono di voler remare nella stessa direzione. Una bella tirata amichevole e affettuosa ad alcuni candidati che forse hanno confuso le elezione politiche Europee con quelle del Roi, e qualche moderazione da tutte le parti potrebbe essere opportuna? Quando? Qualcuno/a è Troppo ambizioso/a? Ma di che cosa? Ancora apprezzo che dopo Gianluca Ceino, io stesso, Massimo e pochi altri tutti coloro che ci hanno messo la faccia e non solo quella. Tu Paolo, condiviso o meno sei stato in questo spazio almeno uno di questi. Dove sono gli altri Direttori? E i docenti? Sappiamo che i candidati più favoriti (quasi unici)che influenzeranno sul destino del Roi stesso e quindi di tutti noi godono del sostegno delle scuole. Ma questo può continuare in questa direzione in una struttura definita democratica? Non è opportuno iniziare a inserire facce non logorate da incarichi e reincarichi, da persone che vengono dalla professione e non solo dalle scuole? Io sogno un Roi che ha nella sua forza gente con esperienza affiancata da altre che hanno entusiasmo, da gente che rappresenti le scuole affiancate da altri che vivono l’osteopatia tutti i giorni perchè è di questo che vivono, di osteopatia. Si facciano avanti tutti, in trasparenza. Occorre un rinnovamento VERO, e non solo di facciata. I toni che noi della "Base" usiamo avvolte sono aspri ma nulla è paragonabili di certi toni usati al telefono verso alcuni di noi. I Nostri toni sono AVVOLTE e da alcuni duri, e allora? Si vuole togliere anche la rabbia di quanto è successo, e la paura di vedere infranti sacrifici, sogni e lavoro con cui manteniamo le nostre famiglie? Siamo a questo punto! Occorre fare chiarezza e far conoscere i diversi aspetti a tutti coloro che li vogliono conoscere e ne hanno il diritto. Occorre far capire che gli Osteopati siamo Noi. Occorre far capire che Osteopati e Scuole possono e dovrebbero essere alleati a difesa e tutela dell’osteopatia. Questo scontro di "falso" potere ora deve finire per dare spazio a trasparenza, comunicazione, ETICA, determinazione verso obiettivi che sono ovvi e non sono ne miei ne di Schomachen ne di altri ma degli OSTEOPATI e della società stessa. Il Roi deve rinnovarsi vestendosi di rispetto verso gli associati oggi più di qualunque altro momento. Rinnovarsi rappresentato tutti i soggetti dell’Osteopatia italiana e prima e più di tutti dei professionisti. Vedere in questi giorni le composizioni delle trame di possesso del Roi sdegna sempre più. Il Roi non può non avere un contatto con i suoi iscritti e con quella che tu giustamente chiami "BASE". Già la Base, ma che possibilità ha la Base di essere rappresentata? Che possibilità ha di sentirsi tutelata e di essere presente la dove si decide il suo destino ? COSA è il Roi senza la BASE ? La Base è il Fondamento dell’itera impalcatura, oggi sembra essersi svegliata come mai, se le fondamenta si disperdono cade l’intero castello. Bastano le deleghe in mano a pochi per definire il nostro destino, e per un direttore di scuola è facile averle, oggi. Lo Statuto vuole che un direttore non può essere candidato per evitare conflitti. Ma se i candidati sono in alcuni casi dei delegati delle scuole? Il Roi a quel punto rappresenta gli Osteopati d’Italia o le scuole? Vedete questo è solo uno dei tanti nei che alberga nel cuore di tanti della Base. Deve essere chiarito. Hai avuto coraggio rispetto a tanti e questo merita rispetto. Noi faremo il nostro, senza politichese, rimettendoci del nostro come abbiamo sempre fatto. Noi vogliamo la fine delle mezze misure e delle ipocrisi sul nostro lavoro, vogliamo che l’osteopatia sia rispettata e non violentata in un corsetto per fisioterapisti, noi vogliamo conoscere ciò che avviene nella NOSTRA associazione, e dopo e solo dopo i servizi che qualunque associato di una qualunque associazione spetta. Il ROI deve essere rinnovato e DEVE rappresentare gli OSTEOPATI d’ITALIA. Noi ci saremo, rispettosi ma determinatissimi a tutelare gli osteopati e a tenerli informati, Voi volete essere con NOI ?
Buongiorno
Sono ben felice che dopo tutti questi anni, finalmente vi siete accorti che ciò che HO SEMPRE DETTO E RIBADITO è LA VERITA’ CHE AVETE SCOPERTO OGGI.
FINALMENTE.
( potete cercare sui formum di non solo fitness, su tuttosteopatia e potete chiedere, per chi non mi conosce, quante volte ho contrastato quest’agire del ROI che non riconosco come rappresentante dell’osteopatia ITALIANA), quando dico ROI intendo ciò che afferma Paolo Zavarella e tutti voi che state scrivendo e soprattutto tutti coloro che non scrivono ma parlano. L’Associazione di categoria è cosa SANA e GIUSTA, il nome ROI potrebbe anche essere OK, ma va rifatto e vestito a nuovo, se si vuole ottenere qualcosa. Le associazioni professionali devono rappresentare i professionisti e NON LE SCUOLE, devono tutelare proteggere e qualificare, cosa che in questi anni non è mai stato fatto. L’autoreferenzialismo ed il delirio di onnipotenza da parte del DIRETTIVO deve essere cancellato. Personalmente non sono iscritto al ROI, ma se lo fossi voterei per il rinnovo totale, annullando ogni forma di nepotismo o preferenzialismo, deve essere tutto nuovo, anzi deve essere una vera associazione, utile e proiettata ad un obiettvo comune di tutti i suoi iscritti.
Inizialmente la mia scuola era nel ROI, ma poi ho spinto per uscire appena mi sono accorto circa da 10 anni a questa parte delle cose che state dicendo tutti oggi, non è una critica ma anzi è la voglia di fare che mi spinge ad essere con tutti voi, ORA E’ IL mOMENTO DI CAMBIARE IDENTITA’, ripulirla e renderla UNA VERA IDENTITA’ ASSOCIATIVA TECNICA E DI RAPPRESENTANZA.
NON posso votare, ma confido in tutti voi, a nome di tutti coloro che non sono iscritti al ROI per i motivi soprariportati da tutti, e sono certo che se le cose CAMBIANO il nuovo ROI diventerà più forte e numeroso e quindi potrà veramente fare il gruppo di pressioe utile all’ottenimento del riconiscimento.
GIUSVA GREGORI
com’è andato l’incontro di Milano? ci sono delle novità soprattutto dal versante del ministero (Leonardi)?
Grazie Ciao Riccardo
Pubblicato in zona Cesarini il programma di Rossi. Alcuni commenti:
Strappalacrime: solo 20 anni a capo del ROI per produrre 2 paginette di storia e di battaglie… Ci aspettavamo di più! Magari qualche risultato politico vero, o un riconoscimento in europa. Le vere battaglie le hanno fatte sul campo i Professionisti facendosi strada da soli con i loro lettini e le loro mani, spesso lasciati soli, dal ROI (360€ e poi?) ed in alcuni casi anche dalle Scuole… Oppure le hanno fatte e le stanno vincendo quelli che fanno ricerca e fanno Congressi ed attirano interesse di Istituzioni e Scienziati del mondo intero sull’Osteopatia. In 20 anni ha fatto più cultura e condivisione Tuttosteopatia ed ora gli altri forum…
Vittimista: "chi si presenta come alternativa mi tradisce"…? Un po’ di sana alternanza no? Altri 15 anni con lo stesso cappello dobbiamo stare? Incredibile che si viva il ROI come proprietà personale da non pensare nemmeno di poter essere attaccato e di poter perdere o ritirarsi… Il ROI NON É IL DIRETTIVO!! É la casa di tutti noi: chi viene eletto, ogni 15-20 anni almeno… si serve, si aiuta e ci si fa aiutate e poi si va a casa… Funziona così!
Illegale: lo statuto recita solennemente "non più di due mandati" ma questo non vale x tutti… Perché c’è sempre qualcuno più uguale degli altri…
Populista: da ragione un po’ qua è un po’ la… A tutto ed al suo contrario… Con la UNI si va a parlare con il Ministro… Come portare al diavolo l’acqua santa (o viceversa). Speriamo che l’intelligenza di chi gestisce i social non si faccia comprare per un (presunto) posto al sole… Visto che chi prima di una certa telefonata inveiva contro il Regime ed ora scrive della "grande esperienza del nostro Presidente Rossi"
Irreale: aumentiamo i Consiglieri… Aumentiamo i delegati regionali… Ma senza dire che questo aumenta i costi e quindi la quota di iscrizione a che cifra arriverà? L’iscrizione all’Ordine dei Medici costa 150€… E non ROI ci dico i servizi… Ci sono Consiglieri ROI (3 o 4) che in questa legislatura venivano in Consiglio solo al bisogno di voto. Facciamo invece un Consiglio RIDOTTO di gente che lavora davvero e creiamo dei Dipartimenti Tecnici ed Esperti esterni che funzionano davvero a progetto.
COPIATO: gli appunti presi da QUALCUNO in Commissione Didattica (il 5 maggio), frutto delle critiche, dei problemi sollevati e delle risposte di PAOLA SCIOMACHEN sono diventati il programma di Rossi… Fantastico!!! Con un po’ di idee copiate dalle sollecitazioni di alcuni direttori (FAD, corsi di aggiornamento gratuiti, forum e condivisione di informazioni) ed altre dalla base (democrazia, delegati regionali…).
Lontano: questo Direttivo (viene da dire ROI, MA NO! É solo il Direttivo…) ha diviso più di quanto avrebbe dovuto unire. Mi é stato detto: "con le tue parole vuoi dividere il ROI!". É il Direttivo e le sue scelte che hanno diviso il ROI! UNI CONTRO MINISTERO… BERLOFFA CONTRO IL SENTIRE DI MOLTI DI NOI (se non tutti). Mettendo un pifferaio magico del CNA-UNI-FAC a capofila dei nostri interessi… Si é diffusa l’idea che ci siano Scuole contro Osteopati, la lobby dei ricconi e quella dei plebei. E da questa divisione (creata ad arte) ne giova solo lo status quo.
Le Scuole sono state (per lo più) il baluardo della qualità osteopatica in Italia (ed in europa o in USA ce le invidiano). Le Scuole i soldi li hanno TIRATI FUORI ed investiti, come gli Osteopati hanno investito del loro… Il Direttivo non lo so… se li é trovati a centinaia di migliaia di euro che una vera lobby x smuovere le cose metà basta (invece i soldi finiscono miracolosamente ogni anno, a botte di 300€ al giorno di diaria x stare così oggi, tutti divisi, incazzati, dubbiosi…?)
CHE SI CAMBI PAGINA X FAVORE!
SI RITORNI o si cominci A LAVORARE INSIEME, in un Direttivo TOTALMENTE RINNOVATO e un Progetto semplice e ambizioso: IDENTITÀ’ e RIUNIONE e poi Profilo, Riconoscimento, Sanatoria senza lucro, Cultura Sociale dell’Osteopatia!
Io mi fido di Paola (che non tradisce nessuno e non butta via niente di quanto é stato fatto… solo vede un po’ più lontano della cricca) e del gruppo che si sta creando attorno a Lei.
Mi fido anche delle Voci che si alzano e prendono coscienza, e spero si possa lavorare insieme.
TUTTI A VOTARE IL 23 MAGGIO!!! E che il GRANDE D.O. CI METTA LA MANO SULLA TESTA!
Ciao Riccardo,
non so cosa sia stato detto alla riunione di venerdì, io mi trovo all’estero da diverso tempo e sarò in Itália solo a fine maggio, quindi dovrò dare la mia delega a qualcuno per le elezioni del ROI. Chiedo gentilmente a chi era presente, se è possibile fare uma sintesi di cosa è stato detto.
Buongiorno
personalmente credo utile in questo momento, REALMENTE POSITIVO E DI SLANCIO per l’Osteopatia, comprendere quanto è stato fatto e soprattutto in che modo è stato fatto, valutare seriamente il concetto Aggregazione ( concetto poco chiaro ancora per molti) Procedere con l’aggregazione è il passaggio obbligato difficile, ma non impossibile.
Lo spirito di promozione e l’ atteggiamento mentale nel promuovere aggregazione non andrà a creare contrasti tra NOI, perché non ci saranno poltrone traballanti , ma collaborazione e progettualità degli intenti.
L’invito è alla calma, allo studio, all’analisi, all’aggregazione fra scuole, studenti, associazioni e alla progettazione tecnica fatta da esperti in materia giuridica, formativa e professionale per un futuro prossimo di un’ Osteopatia riconosciuta dallo Stato e dal Popolo come scienza, arte e filosofia che lavora per la promozione di Salute nell’individuo e quindi come PROFESSIONE SANITARIA.
Giusva Gregori
Salve, io come studente del V a. , proveniente da studi ISEF , sono molto scoraggiato. Come è noto siamo e sono stati in molti ad aver scelto di specializzarsi in Osteopatia dopo gli studi in scienze motorie. Chi pensa che lo abbiamo fatto per esercitare la fisioterapia non tiene conto che l’investimento medio per un fuori sede è di circa € 40000 per completare i sei anni di Osteopatia e sarebbe quanto meno sciocco considerare questa una scorciatoia!
Mi si obbietta che sapevamo (da contratto della scuola) che questo percorso non dava garanzie di "ufficialità" ma non avrei mai pensato di arrivare al punto che possa essere vanificato tutto il lavoro fatto. Nella mia testa e nelle mie mani ciò che ho imparato non può essere cassato da una interrogazione parlamentare ma si può fattivamente , de jure, impedire a quelli come me di esercitare in futuro chiamandosi Osteopati. Già adesso chi è da anni D.O. deve chiudere lo studio o "darsi alla carboneria".
Stanti così le cose penso anch’io che questa arte debbe essere sanitaria non fosse altro perchè noi , tramite un intervento manuale di varia natura, agiamo sui sistemi autoregolativi dell’organismo altrui. Se è vero che funziona si presuppone che si debba sapere bene su cosa si agisce e perchè e se non viene fatto con "scienza e coscienza" può anche nuocere, come tutte le cose.
Detto questo è chiaro che lo stato Italiano non avvierà troppo presto dei corsi di laurea statali o esami di stato né per noi né per i chiropratici in quanto le risorse sono sempre di meno. Basterebbe che fossero stabiliti i campi di intervento (in realtà infiniti) dell’Osteopatia e la possibilità di agire sulla persona da parte dell’Osteopata con le regole deontologiche che già ci sono da tempo. L’ingresso nel pubblico potrebbe essere fatto con progetti tipo quello avviato dall’ospedale Mejer di Firenze non necessariamente reso obbligatorio come presenza nelle Asl .
Si siamo tutti d’accordo con il discorso dell’osteopatia come professione sanitaria, ma siamo sicuri sia una strada praticabile? Non so se avete sentito i tagli che stanno facendo in ambito sanitario, secondo voi si riuscirà ad inserire l’osteopatia in ambito sanitario? L’ipotesi che questa strada possa ritorcersi contro in questo momento è molto più che un’ipotesi purtroppo e questa cosa va valutata seriamente. Cosa ne pensate?
Colleghi al momento questo spazio offertoci da tuttosteopatia in forma riservata e il Gruppo "la voce degli Osteopati e dell’Osteopatia" di fb sono i due unici punti di incontro. Per il resto ci stiamo attrezzando. Non scoraggiatevi, tutto andrà bene se saremo uniti e determinati.
Ancora buona sera a tutti, e ancora, scusate, non mi è chiara la strada da percorrere insieme, tutti i D.O. e i D.O.M. R.O.I.
1) capire bene la strategia politica del direttivo ROI
2) in seguito informare tutti dico tutti gli osteopati d’italia e sapere se sono d’accordo o meno sulla strategia da intraprendere per essere riconosciuti, e se ci sono suggerimenti in proposito.
3) interpellare varie forze politiche, possibilmente che contano e portare il progetto di legge, cercando di persuaderli il più possibile visto che potrebbero contare su un certo numero di voti politici, cioè di tutti gli osteopati certificati-diplomati-riconosciuti o che dir si voglia, e credo che dovremmo essere circa un milione , credo. Magari se non altro noi faremmo gola a qualcuno, in vista di una votazione politica….in cambio di qualcosa…purtroppo!!
Secondo me è cosi che possiamo nuotare tutti dall’altra parte della rete per romperla e non farsi pescare. ( pesciolino Nemo)
Condivido appieno il "programma di Paola" !!!
Per quanto riguarda il commento del collega Marco chi? Chi interviene nel forum ed espone i suoi pensieri dovrebbe avere in coraggio di firmarsi con nome e cognome …..
Tranquillo a giudicare un vero Osteopata ci pensano i Pazienti ormai preparatissimi, i ciarlatani hanno vita breve come Osteopati è solo questione di tempo e …
Salve a tutti! Vi espongo un mio pensiero semplice semplice… si leggono nei social delle cose incredibili e si lanciano delle accuse reciproche da far paura… secondo me è giunta l’ora di farla finita con la contrapposizione tra "Direttivo delle Scuole", "Direttivo della Base", Direttivo di su e di giù!!! Non esistono distinzioni tra Scuole, Professionisti e ROI! Chi insiste su questo finisce per dividere e non per unirci! TUTTI stiamo reimparando (dopo anni di distanza e lasciar correre…) che solo insieme si può raggiungere qualche risultato! Allora, concentriamoci sul PROGRAMMA da svolgere e sugli OBIETTIVI da raggiungere! Io scelgo il Programma di PAOLA, a cui do tanta fiducia e che riassume le 4-5 cose che DOBBIAMO FARE INSIEME! Le novità che provengono dalla Base, dalla Voce, da Tuttosteopatia DEVONO essere prese in carico: Democrazia, Comunicazione, Partecipazione, Mandato Rinnovato, mediante "consenso informato" dopo OGNI RIUNIONE decisionale (del Direttivo, della Commissione Didattica…)…! Secondo me, in questo senso la "BASE" HA GIA’ VINTO! Se si vuole davvero coinvolgere le Scuole… si faccia una mozione (un consiglio per il Programma di Gaspare! Credo che Paola ha già pensato di introdurre qualcosa del genere nel suo) per ottenere che nel momento in cui il Ministero indicherà le procedure di SANATORIA per raggiungere i Crediti mancanti alla RIconversione del Titolo, se le Scuole saranno abilitate a questo, NON SIA FATTO LUCRO sulla Sanatoria! Siamo tutti figli dello stesso padre… e responsabili gli uni degli altri! Facciamo vedere cosa ci ha insegnato di etico la pratica dell’Osteopatia! Tutti i MIEI Diplomati che forse si dovranno sanare (cominciando da me) mediante un Corso di Riconversione, lo dovranno poter fare con un solo contributo alle spese, senza margine di guadagno per le SCUOLE… QUESTA è una battaglia GIUSTA che la BASE (e non un bastardo Direttore di Scuola come me…) può e deve fare! Io sottoscrivo anche questa mozione (se qualcuno la presenterà)! E sottoscrivo il programma di Paola Sciomachen: UNITI per il CAMBIAMENTO!
Secondo me il mondo della fisioterapia e dell’osteopatia sono più fusi di quanto gli osteopati "puristi" vogliano far credere. Quando vi riferite ai fisioterapisti o ai medici ve li immaginate e ne parlate come gli stereotipi di queste figure 20 anni fa. Da parte mia che ho frequentato fino all’anno scorso la facoltà, posso dire che ormai il concetto olistico del corpo umano, un corpo dove tutti i sistemi sono integrati fra loro, dove ogni danno o disfunzione locale ha effetti su tutto il corpo, dove le stesse emozioni e la psiche influenzano pesantemente.. sono concetti ormai assodati anche in medicina "moderna". I professori che ho avuto (2 dei quali osteopati ROI oltre che fisio) non facevano altro che formarci attraverso questi concetti. Ci hanno fatto fare biomeccanica globale del corpo umano o materie come psicologia, neuropsichiatria,endocrinologia apposta per darci un percorso che ci permettesse di vedere la persona come summa di un corpo mente spirito. Altrimenti tanto valeva farci fare tutta anatomia muscoloscheletrica e non so, qualche concetto sul processo infiammatorio e su come funzionano le terapie fisiche! Da come parlate sembra che il fisio faccia solo questo, e scusatemi ma offendete me e tanti colleghi che si sono laureati questi anni (di cui la maggior parte sta attualmente proseguendo il percorso di studi). Per me bisogna avvicinare le 2 figure, più vi autoescludete e vi sentite parte di una elite in cui solo voi potete vedere la persona nel suo intero e meno avrete forza per vincere la vostra battaglia.
Il 9 Maggio a Milano c’è un incontro importante organizzato da Chiara Arienti e Paola Sciomachen (https://www.facebook.com/chiara.arienti.79?fref=ts) con la presenza di Giovanni Leonardi, Direttore del Dipartimento delle Professioni Sanitarie (che sta elaborando per il Ministro il Profilo dell’Osteopata…). Un incontro importante, da non perdere!
Chiara scrive:
"Se volete chiarezza venite il 9 maggio 2014 presso la Villa San Carlo Borromeo a Senago dalle 19 in poi…lì faremo chiarezza dal vivo…!"
Gentile Lombardozzi,
non mi ritrovo quasi affatto nelle sue parole,nelle sue conclusioni e a dire il vero giudico alcune di esse molto utopiche.
Lei parla di riconoscimento di 10.000 professionisti dimenticando che alcuni di questi hanno ricevuto sicuramente una formazione valida e certificata ma con criteri diversi da scuola a scuola e con il passare degli anni in base ai vari adeguamenti formativi, ma altrettanti provengono da realtà ben diverse (seminari da 2 giorni, per 6 volte all’anno)…una disparità di formazione immensa tra scuola e scuola.
Lei pensa veramente che lo Stato italiano in un momento di ristrettezza economica e continui tagli in ambito sanitario getti un colpo di spugna verso la nostra categoria dove non esistono standard indiscutibili e inoppugnabili di formazione e dove molte scuole pensano alla commercializzazione dei corsi, dove attirittura l’università si sta inserendo sempre di più con master per attirare tutti quegli studenti già laureati spaventati dal vuoto normativo in cui viviamo attirandoli con un pezzo di carta non abilitante quanto quello di qualsiasi scuola ma almeno proveniente da un ateneo universitario e non da un S.R.L., per non parlare poi del disgusto che provo ogni volta che leggo su un bigliettino da visita o sui vari siti di quelle persone che hanno frequentato i sempre più famigerati e presenti corsi di tecniche manuali ostoepatiche e che si spacciano, giocando e storpiando le parole, come Tecnico Osteopata – Osteopata (t.co Osteopata) gettando fumo negli occhi ai pazienti e prendendosi gioco di tutti i 10.000 che aspettando il "condono" ministeriale.
Perchè in tutta la propaganda che si legge nelle ultime settimane su queste pagine non si parla dei veri problemi della nostra categoria e non si cerca di definire qualcosa che possa essere veramente messo su un tavolo di discussione ministeriale?
Finchè ci sarà disinformazione, confusione sulle qualifiche, eterogeneità di formazione e di rappresentanza di categoria, non si avrà mai del vero peso professionale e politico: questo i soliti noti lo sanno e lo sfruttano per prendere il sopravvento sulla nostra categoria.
Un’altra cosa che traspare velatamente in queste centinaia di messaggi è il timore che hanno moltissime scuole che l’osteopatia finisca in mano alle università, qualcuno si chiede se ci sia realmente dietro il bene dell’osteopatia o il business creatosi attorno ?
E non celiamoci dietro al solito luogo comune che un ipotetico futuro master o una specialistica universitaria con esame ABILITANTE DI STATO, magari veramente ben strutturato/a di due anni e 1500-2000 ore di lezione con tirocinio pratico obbligatorio e certificato non possa sostituire un corso di 6 anni di 7-8 seminari all’anno di 3 giorni l’uno….
Un’ultima considerazione ironica per richiamare un’altra cosa che ritengo personalmente bizzarra e di cui non si legge nemmeno una critica: io da ostepata italiano mi vergognerei a essere rappresentato e a nominare ancora la proposta di legge scaturita da un individuo facente parte di una tristissima pagina della politica italiana da cui non mi sento e non mi sono mai sentito minimamente rappresentato.
Un saluto a tutti i colleghi e un ringraziamento a tutti coloro che stanno intervenendo in questa pagina.
Cara Laffranchi, io da Infermiere e successivamente diplomato in Osteopata ho scelto per ora di continuare a fare esclusivamente l’infermiere, proprio perchè non ritengo giusto mascherare il lavoro da Osteopata sotto altra professione; non lo ritengo gisto! ne per l’Osteopatia! ne per le scienze Infermieristiche.
Amo l’Osteopatia e desidererei applicare quotidianamente questa branca in maniera esclusiva,non lo farei mai in uno studio Infermieristico che maschera un attività Osteopatica. Lo stallo e la legge 4/2013 non mi hanno mai convito pertanto ho continuato a percorrere la strada della mia vecchia professione.
Quello che comunque voglio evidenziare è che il mio Albo Inferieristico non mi avrebbe mai permesso (giustamente) di fare altra professione mascherandola da attività inferieristica.
Questo senso di identità non c’e in altre associazioni professionali che vogliono accaparrarsi l’Osteopatia.
LA SOLUZIONE non è nemmeno in una Associazione in più nel panorama Osteopatico che viene evidenziata in un sito.
Parlate tra associazioni osteopatiche,litigate tra di voi,ma trovate una linea più o meno condivisa da portare avanti al ministero, ai politici, al Governo, ne va il bene dell’Osteopatia, altrimenti verrà snaturata in altro.
Quanta gente pensa di sfruttare la situazione ….. per esaltare la propria purezza …. gente che quasi non risponde al telefono …. che non si è mai o quasi mai vista in un forum o a confrotarsi ….
Chissà magari anche questo è un passo avanti …. Più Osteopatia e meno arrivismo. Gli osteopati ne usciranno più forti da tutto questo fragore e molti dovranno ridimensionarsi nella loro opulenza. Questo non è il tempo di Dividersi, o di avere direttori di scuola che si fanno paladini (Fino ad ora dove sono stati?), l’Osteopatia è degli osteopati e della società. Ognuno faccia la sua parte e il suo RUOLO per unire, chiarire e ottenenere risultati: osteopatia agli osteopati, nessun collega deve essere licenziato
Grazie per il tempestivo inserimento dell’Associazione professionale salla voce "Registri" del Vostro sito web.
Rispondo a Peta
Credo sia il caso di differenziare tra la situazione attuale e quella prevista a medio lungo termine.
É indubbio che nell’ultimo periodo vi é una maggiore attenzione verso quei professionisti che esercitano l’osteoptia senza un titolo sanitario e piú in generale un inasprimento dei controlli e pene per l’esercizio abusivo delle professioni medica e sanitarie; ma é anche vero che la posizione del ministero della salute esprime solo un parere, seppur autorevole, su chi debba esercitare l’osteopatia. Quindi se é vero che professionisti che come Peta (e attualmente in Italia ce ne sono tante) praticano l’osteopatia senza titolo sanitario sono a rischio, é anche vero che possono in qualche modo difendersi in controversie legali dimostrando di possedere una "specifica formazione" in osteopatia (professione non ancora normata come professione sanitaria – vedi precedenti sentenze favorevoli).
Nei prossimi mesi o anni l’osteopatia sarà regolamentata come professione sanitaria e sarebbe meglio che ROI altre associazioni di categoria e Direttori delle scuole se ne rendano conto intervenendo ai tavoli di trattativa prima che qualcun altro facciamprevalere altri iter parlamentari, che indipendentemente da posizioni corporative, snaturerebbero l’essenza stessa dell’osteopatia (e so quello che dico). Bisogna infatti puntare sul riconoscimento dell’osteopatia cone professione sanitaria indipendente (Laurea Magistrale a ciclo unico di 5 anni) senza sconti per nessuno e mettendo in conto le fisiologiche conseguenze.
Una volta riconosciuta ci saranno delle norme transitorie che permetteranno ai professionisti possessori di titoli di osteopatia pregressi, anche esteri, di poterli "sfruttare" facendoli valutare alle apposite commissioni che normalmente vengono attivate quando si regolarizzano nuove professioni (le cosiddette sanatorie dei periodi di transizione). Dipenderá quindi da come sará stata strutturata la figura dell’osteopata se il titolo pregresso (sommato ad eventuali altri titoli) andrá giá bene o lo si dovrá integrare con corsi che saranno istituiti ad hoc.
Quindi mi sentirei di tranquillizzare Peta e invitarla a seguire le vicende che sicuramente evolveranno nei prossimi mesi… sperando che ROI e direttori delle scuole si SVEGLINO!!!
Mauro
Quella di Paolo Z. È la migliore esposizione del concetto Osteopatico e del percorso che noi tutti dobbiamo perseguire. Quindi insieme per ottenere un’osteopatia come professione sanitaria primaria ed Autonoma.
Buona sera a tutti e buona pasqua!
avrei piacere di sapere cosa ne pensate della riunione che si è tenuta oggi 17 aprile a Roma presso il CNA.
La linea da seguire per coalizzarci, le direttive ROI, i vari personaggi che promettono di darci una mano ( siamo sotto le elezioni e non credo a nessuno, figurarsi dell’ordine dei farmacisti, che noi col nostro lavoro, in farmacia i pazienti non ci vanno proprio!) Abbiamo bisogno di un altro portale? il the journal of Italian Osteopathic Research ? Non lo so ditemelo voi!!
IO personalmente sono molto arrabbiata, per tanti motivi…
Concordo con Paolo Zavarella e Massimo Lombardozzi. Dobbiamo avere la stessa direzione rimanendo uniti. Osteopati, Scuole e Associazioni sono l’osteopatia italiana.
La prova di ammissione propria alcune scuole di osteopatia italiane a tempo pieno, tra cui la nostra in Genova, si svolge con modalità internazionali autorizzate. Qui viene valutata l’attitudine e la motivazione verso l’Osteopatia, intesa non solo come "terapia manuale" tout court, ma come arte e tecnica della cura riferita all’individuo nella sua globalità psico-fisica. Per tale ragione, si ritiene questo tipo d’esame migliore rispetto alle altre prove di ammissione, improntate al nozionismo più che alla verifica di potenziale talento. Infatti, chi può afferrmare con certezza che i tradizionali esami a numero chiuso consentano la selezione dei migliori, futuri professionisti? In molti ne dibattono e noi abbiamo dato una risposta guardando ai migliori esempi esteri. Il costo della retta delle scuole di osteopatia è alto per molte ragioni: non solo l’assenza di finanziamenti dello Stato, ma soprattutto l’esigenza di una formazione accurata, dove la pratica quotidiana, il tirocinio e la didattica tutoriale in gruppi di massimo 30 studenti, 4800 ore di lezioni frontali in aula, etc.,rappresentano caratteristiche di qualità ed eccellenza unanimemente condivise. Forse anche per questa ragione gli studenti scelgono i nostri corsi, anzichè considerare gli stessi come una fuga dall’insuccesso, come ingenerosamente riferito.
Le migliori scuole di Osteopatia europee non sono un rifugio perchè tutti sanno che il percorso pedagogico di 5 anni è complesso, non consente il "fuori corso" e comporta esami rigorosi con alto livello di approfondimento. Non conosciamo altre raltà, ma non accettiamo critiche pregiudiziali tendenti a fare di tutta l’erba un fascio!
E chiediamoci anche se la disoccupazione non dipenda dall’inconsistenza di alcune formazioni e dalle promozioni facili, piuttosto che dalla concorrenza degli Istituti più seri di formazione in Osteopatia.
Quanto al ruolo sanitario dell’Osteopatia questo viene definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, così come le modalità formative più idonee.
Pare abbastanza per fugare ogni contestazione di parte, motivata da paura e da considerazioni autoreferenziali.
Cari colleghi, personalmente credo che come già molti hanno ribadito, dobbiamo essere uniti, ma come? A mio avviso occorre fare prima di tutto una considerazione: nei confronti delle istituzioni contano solo i numeri e la compattezza. Solo se una categoria è corposa e compatta ha la "forza" di combattere. Basta guardare quello che è avvenuto per altre categorie in passato. Penso quindi sia utile essere uniti sotto un’unica associazione e non spezzettarci in tante. Come avviene in ogni società democratica di grandi numeri, è ovvio, che non tutte le scelte possono essere condivise da tutti i soci, ma quando tanti soci la pensano diversamente dal direttivo, si può proporre un cambio di rotta interno. Al contrario questo è impensabile. Seppur più semplice, non è utile al bene comune, uscire e crearsi una nuova associazione.
Personalmente sono d’accordo con molte affermazioni fatte dagli amici dell’associazione osteopati, circa l’orientamento verso la professione sanitaria e non verso quella intrapresa dal ROI, anche se ne comprendo le ragioni, ma perché non far valere eventuali dissensi di orientamento dall’INTERNO, attraverso il confronto ed il convincimento del maggior numero di soci possibile su un eventuale cambio di rotta. Credo che il ROI abbia dei grandi meriti, in primis quello di "garantire", concedetemi il termine, che la formazione osteopatica rispetti certi standard qualitativi, aspetto questo fondamentale se vogliamo essere sempre più credibili nei confronti delle istituzioni. Che ne pensate? la considerazione è sbagliata?
Giulio Altadonna D.O. m. ROI
Mi domando? Chi avrebbe da perderci se lo stato rende l’osteopatia "professione sanitaria" ?
I fisioterapisti temono la concorrenza ma ormai due su tre sono anche osteopati o hanno fatto corsi di "pezzi d’Osteopatia " o sono studenti di una scuola d’Osteopatia.
Osteopatia professione sanitaria = Laurea Sanitaria = Ministero della salute ed Università
Io credo che alcune scuole abbiano paura che lo stato dica chiaramente chi, dove e come può diventare Ostepata.
Tante scuole rischiano di non avere i requisiti ed il ministero della salute potrebbe introdurre il numero chiuso (come avviene nelle altre professioni sanitarie).
Aifi potrebbe continuare a spingere sul master o specialistica con accesso ai soli fisioterapisti.
Credo che il 60% degli studenti delle scuole d’Osteopatia non sia in possesso di una laurea sanitaria.
In tutto ciò pensate quanti soldi non entrerebbero più nelle casse di tante scuole…è sotto gli occhi di tutti il boom della formazione in osteopatia negli ultimi 10-15 anni..scuole e studenti quintuplicati,decuplicati!
Ho paura che qualche "associazione o registro" preferisca che non sia lo stato a dettare le regole sull’Osteopatia ..
La mia più sincera stima va a tutte le scuole e le associazioni che lotteranno per ottenere la "professione sanitaria"!
Maria L. sono pienamente d’accordo con te e col fairplay della IEMO. Bisogna chiedere al Direttivo ROI perché’ hanno fatto certe scelte che, a mio avviso, come a vedere dai commenti, c’hanno solo allontanato dal nostro obiettivo…ma deve essere un dialogo costruttivo. Soprattutto perché nel momento in cui il ministero ci chiederà delle linee guida sicuramente si seguirà il modello della normativa CEN, ma il ministero dovra’ prendere in considerazione tutte le realtà e voci osteopatiche e, con queste, il ROI, il quale rappresenta ancora una buona fetta dell’osteopatia. E saremo presi in considerazione solo se ci mostreremo uniti (non intendo solo fra registri e associazioni, ma anche e soprattutto fra scuole, cosa che in parte ci manca ancora). Bosognera’ dialogare in modo costruttivo e preventivamente per presentarci come realtà sanitaria forte, competente e coesa.
siamo delle studentessa Di un corso full time roi, e questo ci ha spaventato tanto. ma quindi noi non potremmo mai esercitare ? o dovremmo avere una laurea sanitaria? ( in questo vale anche mcb?) vi saremo grati se ci risponderete con chiarezza
Fisio, innanzitutto identificati. Io ci metto nome e cognome, tu?
Solo un ignorante che non sa e non può sapere la fatica di 6 anni di studio e di sudore, può darci del coglione. Vai a informarti: il gap in termini di letteratura scientifica si sta colmando, se non lo sai. E poi per validare la nostra pratica basta verificare quante persone fanno ricorso all’osteopatia e quanto questo numero cresca di anno in anno. possiamo dare risposte che altre figure non sono in grado di dare, e questo da fastidio, e anche parecchio, soprattutto a gente come te
Grazie Maria Teresa, condivido tutto soprattutto quando tu parli di " meccanismo economico dal quale ora chi lo ha innescato faticherà a tornare indietro". Si perchè forse in questi anni si sono tutelati troppo gli interessi delle scuole ( sempre più iscritti) e non abbastanta la qualità ( vedi corsi partime). Aver aderito alla legge 4/2013, non so se come diretta conseguenza delle considerazioni mie di cui sopra, ha costituito forse l’unico modo per ottenere in tempi brevi un quadro normativo a tutela dell’osteopatia, per continuare poi a perseguire il riconoscimento come figura sanitaria indipendente. A fisio rispondo: quando tu probabilmente ti facevi ancora soffiare il naso dalla tua mamma molti, tra cui il sottoscritto, andavano all’estero a studiare osteopatia in scuole fulltime, tornavano in Italia e insegnavano a gente come te, e forse qui è il problema vero, che neanche hai il coraggio di firmare i tuoi insulti. Prima di essere fisioterapisti o osteopati bisogna essere uomini, e un uomo si firma quando vuole insultare. A Luigi rispondo che sono daccordo con lui, difatti nelle scuole fulltime la formazione medica di base prende un ruolo quasi preponderante. Un pò come l’odontoiatra non necessita di frequentare la facoltà di medicina e chirurgia per svolgere la sua attività di odontoiatra.
Saluti a tutti.
Riccardo Lunardi DO
A beneficio della categoria, vorremmo elencare alcune risposte che non ci piacerebbe ascoltare dal Presidente del ROI sulle questioni emerse a seguito del suo suo attacco al Ministro della Salute dalle pagine della carta stampata, nel presumibile tentativo di distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità.
Speriamo che egli non ci dica che la legge 4/2013 sia stata da lui considerata una tappa nel percorso per il riconoscimento dell’osteopatia sanitaria: spiegandoci cioè che per ottenere un risultato occorra affermare il suo contrario!
Ci auguriamo che non si ribadirà che la certificazione FAC del professionista come operatore del benessere sia necessaria per ambire al riconoscimento dell’osteopatia.
In effetti, se la norma di riferimento esclude il ruolo sanitario dell’osteopatia, non esponiamo così gli operatori al rischio di una contraddizione di fatto, con conseguenti contestazioni?
Inoltre, non si configurerebbe anche un incoraggiamento surrettizio per quelle scuole di osteopatia che consigliano o organizzano per i propri studenti corsi di massoterapia, operatore termale o simili? E quindi, un invito ad esercitare l’Osteopatia dichiarando altro? Reato anche a norma della legge 4/2013, a quanto pare.
Speriamo che egli, con l’ausilio dei consulenti della sua Associazione, non si limiti a ribadire che la giurisprudenza italiana non considera l’osteopatia come esercizio abusivo(certamente non per merito suo – ndr).
Perché l’intervento del Ministero da un’anno a questa parte e il perseverare del ROI a difesa della non pertinente legge 4/2013, rischia di scatenare un’altra raffica di denunce ai danni degli osteopati italiani.
Non vorrei che, come il suo collega Berloffa, ci dica che in Europa l’Osteopatia non ha un ruolo sanitario. Oltre a non essere vero, tale assurdità contraddice le Strategie OMS sulle Medicine tradizionali: prima fra tutte l’Osteopatia. Lo stesso concetto di "osteopatia-professione della salute" viene chiaramente espresso nella norma europea CEN che contraddice palesamente la norma italiana UNI sostenuta dal ROI e da altre associazioni alleate.
Per inciso, il nostro Istituto ha già formalizzato il suo voto di lunedì, favorevole alla norma CEN e al ruolo sanitario dell’Osteopatia, presso la Commissione nazionale in Milano. E, in tempi non sospetti, ha indicato sul proprio sito web la propria distanza dalla norma UNI per le ragioni qui accennate (cfr:www.iemo.info/professione).
Auspichiamo che non sia l’ingiuria ai danni di chi non la pensa allo stesso modo, una risposta ai problemi qui sollevati con buon senso e pacatezza.
Non ci piacerebbe neppure vedere, come spesso accade quando la barca affonda, che le responsabilità ricadano su una persona sola, capro espiatorio per più disinvolti collaboratori che probabilmente hanno già cominciato a prendere le distanze dal "capo".
La vera dignità della professione osteopatica, ben descritta nel recente libro italiano di Silvia Tuscano, dovrebbe spingerci a recuperare le reali e più alte motivazioni professionali per correggere gli errori fatti e ripartire da capo.
Apprezzabile appare in tal senso il tentativo della nuova Associazione professionale degli Osteopati.
Ripartire però con una nuova squadra per una più adeguata, coesa e competente rappresentanza, come giustamente viene qui indicato da molti colleghi.
Sempre disponibili per i nostri diplomati, per i nostri studenti e per chiunque voglia condividere le nostre iniziative, ringraziamo per l’attenzione.
Caro triste FISIO,
A parte la tua maleducazione e ignoranza in merito alla questione osteopatia, ti invito a documentarti meglio sulla nostra pratica e forse anche sulla tua. È già la tua: pratica composta di protocolli d’intervento, magnetismi e semplici mobilizzazione articolari. Pensa a fare tecar terapia per una lombalgia e decontrarre il quadrato dei lombi, tanto l’etiologia di tale sintomo è quella…no? Visto che sei così intelligente, ti faccio notare che hai mancato di rispetto a tanti tuoi colleghi che dopo, la scarna formazione in fisioterapia, hanno fatto altri sei anni di Osteopatia.
Per quanto riguarda la letteratura scientifica, ti rammento che per validare il funzionamento della correzione di una disfunzione somatica, la scienza non ha strumenti; visto che è così possiamo parlare di casistica. Che dici? Quante persone si rivolgono dall’osteopata dopo essere state magnetizzate con le vostre terapie fisiche? Vieni nel mio studio, ti invito a intervistare tutte le persone che sono in sala d’attesa e quelle che escono. Ora, per cortesia, chiedi scusa a tutti noi è ai tuoi colleghi e cerca di informarti prima di scrivere.
Ps. Se hai a che fare con sistemi complessi, come l’uomo, cerca di non essere così arrogante, assolutista e prima donna. La medicina deve essere integrata a 360 gradi con le altre figure professionalii. Quindi non ti credere il PADRE ETERNO può essere pericoloso…per gli altri.
Concordo pienamente con Roberta Filippazzi, dobbiamo essere uniti.
Uniti come Osteopati, professionisti di una disciplina che ha tutti i diritti per far parte delle professioni Sanitarie, e nulla da spartire con la legge 4/2013.
Nascondersi dietro ad altre professioni per fatturate senza IVA è una truffa nei confronti dello Stato, e visto che lo Stato rappresenta i cittadini, in ultima analisi è una truffa nei confronti dei pazienti. L’erogare prestazioni Osteopatiche sotto mentite spoglie è una truffa nei confronti di tutta la categoria.
Per questi motivi ho scelto l’Associazione Professionale degli Osteopati, in quanto Associazione di Professionisti dell’Osteopatia, tutti con la volontà di svolgere la propria professione autonomamente, nel pieno rispetto delle leggi e nella ferma convinzione di non essere alternativi a nessuno, bensì complementari a tutti.
Federico C. Franscini D.O.
Sono fisioterapista da 33 anni e osteopata da 20, non mi sono mai iscritto all’aifi perchè gestita da fisioterapisti ospedalieri frustrati e con una sudditanza psicologica e patologica nei confronti dei medici. ora con questa minilaurea pensano di essere dei minimedici e come tali venire a sindacare sulla professione dell’osteopata per avere qualcuno sotto. L’osteopatia è un’altra professione senz’altro sanitaria e come tale va regolamentata anche per tutelare tutti quegli studenti che hanno intrapreso con entusiasmo la formazione a tempo pieno
Ma chi non è fisioterapista,ma solo osteopata deve ancora scrivere nelle fatture "professione esercitabile ai sensi della legge 4/2013?" sono veramente infastidita da tutto ciò è non mi sento rappresentata nè tutelata dal Roi anche se regolarmente iscritta, perché pur di avere un minimo riconoscimento il ROI ha fatto si che l’osteopatia si impantanasse in una posizione che non è consona a professionisti come noi ..poi vorrei dire a quel tipo che si firma con "fisio" di informarsi bene prima di dire certe stupidate e di evitare di offendere una categoria anni luce lontana dai fisioterapisti per il lavoro svolto,ma non per questo lontana da una collaborazione!
Io mi domando perché i cari colleghi fisioterapisti iscritti all’aifi o i carissimi colleghi medici durante il mio periodo di formazione non si siano mai ribellati alla situazione! Nella mia scuola vi erano allievi di tutte le estrazioni e tutti seguivamo le lezioni e affrontavamo lo studio la pratica e gli esami con lo stesso spirito e dedizione senza pensare io sono quello tu sei quell’altro!
Mi viene da pensare che l’interesse economico e di esclusività sia legato a queste proteste adesso che l’osteopatia inizia ad entrare nel tessuto sociale grazie agli ottimi risultati che riesce ad ottenere!
Si parla di scorciatoie in molti commenti ma secondo me protestare adesso per l’ennesima volta e cercare di rivendicare solo per se una cosa che fino adesso era una libera scelta con i suoi rischi e le sue incertezze rappresenta il mezzo più infimo e scorretto di arrivare ad un obiettivo!
il Collega Luigi Ciullo così apertamente su fb:
Dovremo forse cominciare a capire che il ROI da solo non rappresenta l’Osteopatia italiana, bensì alcune scuole e molti professionisti dalle più disparate modalità di esercizio. Gli osteopati insieme possono smettere di affidare deleghe in bianco, possono rinnovarsi e uniformare le proprie attività prima di alzare i toni. Guardiamoci attorno e scopriremo modi migliori per valorizzare la nostra professione ed acquisire diritto e credibilità. Soprattutto se non possiamo e non vogliamo essere "operatori del benessere" ma, alla stregua dei nostri colleghi stranieri, operatori sanitari. Solo a partire da una migliore consapevolezza può nascere quello spirito unitario necessario per decidere del nostro futuro, prima che gli altri decidano per noi. Infatti, visti gli eventi recenti, questa prospettiva non può rassicurarci.
1) In data 21.12.2012 il Direttore Generale UNI richiese al Direttore Generale delle Professioni Sanitarie se le figure dei CHINESIOLOGI, dei NATUROPATI e degli OSTEOPATI potessero essere soggette a regolamentazione pubblica in qualità di professioni sanitarie. Egli stesso rendendosi disponibile a tenere nella dovuta considerazione le indicazioni provenienti da Ministero;
2) Le indicazioni del Ministero all’UNI arrivarono il 5 febbraio 2013. In queste sia afferma con chiarezza che le figure dei CHINESIOLOGI, dei NATUROPATI e degli OSTEOPATI rientrano nel campo delle attività riservate alle PROFESSIONI SANITARIE;
3) Come se non bastasse, il Ministro Balduzzi diramò l’11 febbraio 2013 un COMUNICATO STAMPA dal titolo "APPROFONDIRE PER MAGGIOR SICUREZZA A CITTADINI E OPERATORI. Nello stesso si afferma che "dalla legge 4 del 14.01.2013 restano fuori le attività riservate per legge alle professioni sanitarie". Vedi allegato
foto di Iemo Scuola Osteopatia.
4) Con una successiva nota del 7 maggio 2013, il Ministero della Salute dettagliò all’UNI le ragioni per cui le attività peculiari delle medesime figure "rientrano a pieno titolo nell’ambito delle attività sanitarie, in quanto specificamente caratterizzate da finalità e metodologie rivolte al mantenimento dello stato di salute mediante attività di prevenzione, diagnosi, cura di soggetti umani" , riferendosi anche alle definizioni della stessa norma UNI. In tal senso ribadendo ancora una volta la non pertinenza della legge 4/2013 con la regolamentazione delle medesime figure.
Questi documenti sono stati immediatamente consegnati dallUNI ai membri del Gruppo di Lavoro GL 3 in riferimento alla regolamentazione dell’Osteopatia. Tra questi, il sottoscritto e i più autorevoli rappresentanti del Vostro Registro ROI. Credo che questi ultimi non avranno alcuna difficoltà a motivarvi le ragioni per cui, malgrado le citate comunicazioni, hanno perseverato nel progetto "Osteopatia/Legge 4/2013 per le professioni non sanitarie".
Noi tutti del GL 3 UNI saremo chiamati domani ( lunedì 24.03.2014 – ndr) a votare la norma europea CEN, già condivisa da tutti i Paesi europei, a definizione sanitaria dell’Osteopatia. Lo scrivente, Direttore gen. IEMO, ha già comunicato il suo voto a favore e documentato le ragioni dell’incompatibilità tra questa norma e la norma italiana UNI. Non conosciamo le intenzioni di voto dei Vostri rappresentanti nè possiamo prevedere se la stessa rappresentanza italiana andrà ancora contro corrente rispetto al resto d’Europa. Potreste provare a interrogare i Vostri referenti con la stessa determinazione con cui avete domandato a noi i dati qui tempestivamente forniti. Cordiali saluti a tutti e buon lavoro.
A Diego Paltera rispondiamo che la nostra scuola non è affiliata ad alcuna associazione professionale e che i nostri diolomati sono liberi di associarsi ovunque desiderino, compresa l’Associazione professionale degli Osteopati, le cui caratteristiche peculiari sono riscontrbili all’omonimo sito web. Tra queste: Nessuna scuola affiliata; Entra solo chi esercita e dichiara formalmente l’esercizio dell’osteopatia (cfr)."
Il problema ora è che sembra che Il ROI ci possa evere preso in giro sia nella sua strateggia sia nelle reali finalità. Sarebbe gravissimo.
Maria L concordo con te
GIUSVA: grande…!!!
MRIA GRAZIA: perchè regali i soldi?
FISIO: te sei malato…!!! hai gravi problemi….se posso consigliarti, un bel trattamento somato-emozionale non ti farebbe poi così male….impara ad essere + umile…prima di giudicare e sparare sentenze a caso, confrontati, prova, avvicinati a ciò che non conosci….a me + che altro sembri spaventato……si disprezza quando si ha paura di ciò che non si conosce…..!!!
buon lavoro comunque…!!!
Concordo pienamente con Roberta Filippazzi, dobbiamo essere uniti.
Uniti come Osteopati, professionisti di una disciplina che ha tutti i diritti per far parte delle professioni Sanitarie, e nulla da spartire con la legge 4/2013.
Nascondersi dietro ad altre professioni per fatturate senza IVA è una truffa nei confronti dello Stato, e visto che lo Stato rappresenta i cittadini, in ultima analisi è una truffa nei confronti dei pazienti. L’erogare prestazioni Osteopatiche sotto mentite spoglie è una truffa nei confronti di tutta la categoria.
Per questi motivi ho scelto l’Associazione Professionale degli Osteopati, in quanto Associazione di Professionisti dell’Osteopatia, tutti con la volontà di svolgere la propria professione autonomamente, nel pieno rispetto delle leggi e nella ferma convinzione di non essere alternativi a nessuno, bensì complementari a tutti.
Quanta confusione ha creato questa risposta, e non poteva essere diversamente perche con troppa semplicità e’ stato detto che l’osteopatia e’ una professione sanitaria! Il mio e’ il punto di vista di un avvocato che da molto tempo segue la vostra "vicenda normativa". Per me tutto il male in questo caso non viene per nuocere ma ora chi è’ stato così categorico nel dire che l’osteopatia e’ una professione sanitaria ( e io personalmente penso che la vostra disciplina meriti questa consacrazione) dovrà prendersi la responsabilità di chiarire molte cose che voi dovrete chiedere. Perché la presunzione di questa risposta sembra poter dire che i medici e i laureati in una professione sanitaria per ciò solo possono fare le tecniche osteopatiche. Questa bestialità NON DOVETE farla passare. Ora chi ha speso una riga per rivoluzionare la vita di molti professionisti dovrà prendersi la responsabilità di regolamentare l’osteopatia da ora in poi e stabilire l’equipollenza per chi ha frequentato quelle scuole serie (e ce ne sono) che hanno il corretto percorso previsto a livello europeo per diventare osteopati. Forza ragazzi, ora unitevi e siate determinati e pronti a una battaglia strutturata e non confusa. Sono con voi!
Ringrazio Paolo Tozzi, Paolo Zavarella, Giuseppe Totaro e Maria Teresa oltre a tutti Voi che scrivete, anche Fisio (le critiche fanno responsabilizzare).
Non posso attaccare il ROI perché l ho fatto per anni e ora nn è il momento. Una cosa è la lotta interna sul come fare formazione e una cosa e la Professione.
Credo utile organizzare una riunione a breve per procedere in seguito con una giusta e seria richiesta, ovvero un Osteopata che fa un Interrogazione parlamentare fondata sulle richieste scelte da tutti gli osteopati e tutorial da avvocati esemplari. Insomma la voce della nostra professione. Fondamentale è l’alleanza…poi i giochi divertenti di litigi e critiche varie tra scuole, direttori e alunni le riprenderemo in seguito perché creano divertimento, ora tutti insieme.
Tutti coloro che hanno è stanno facendo una formazione che rispetta i canoni indicati dall’OMS e dal FORE, tutti coloro che si stanno sacrificando nello studio sia in termini di tempo e denaro, tutti coloro che credono che l’ Osteopata è un Professionista, tutti coloro che hanno scelto di fare Osteopatia sapendo che sarebbe venuto il momento per essere UNITI sorto la stessa bandiera….tutti Insieme…SIAMO UNA PROFESSIONE e vogliamo la giusta DIGNITA’. Non è questo il momento di andare contro l uno contro l altro e nemmeno dobbiamo dare peso a coloro che ci attaccano, Noi dobbiamo essere Responsabili e quindi rispondere in modo ABILE al MINISTRO , facendo chiarezza sulla formazione, sulla professione e sulla netta differenza tra professione, formazione, altre professioni e specializzazione. Tutti i discenti diplomati di scuola media superiore che si stanno formando e quelli già formati , conducono un percorso di oltre 4 000 ore con oltre 1000 ore di tirocinio dove conoscenze e abilità si incontrano per formare il professionista competente , esattamente come dice la Comunità Europea. Uniti uniti…per lavorare da professionisti quali siamo.
GIUSVA GREGORI
Se in passato vi sono state associazioni che hanno perpetrato false battaglie deontologiche sotto la bandiera del riconoscimento sanitario, dovranno prendersi le loro responsabilità di fronte ai propri iscritti e a tutta la categoria. Con la finalità di mantenere il livello della discussione al di sopra di sterili polemiche di appartenenza a registri vari, invito tutti i colleghi che non ne avessero ancora presa visione, a leggere i documenti dell’OMS riguardanti le medicine non convenzionali (WHO Traditional Medicine Strategy 2014-2023): prendere piena coscienza di ciò che sta succedendo a livello internazionale nel settore delle medicine non convenzionali, allarga la visione per il nostro futuro professionali al di là di stagnanti provincialismi
Gaspare, ho visto che hai citato le informazioni del collega Ciullo. Forse, per correttezza, avresti dovuto anche aggiungere quanto segue, da lui stesso affermato:
"La supposizione riguardante un nostro presunto tentativo di screditare qualcuno, oltre ad essere infondata, risulta tendenziosa. Ciò è dimostrato anche dal nostro invito a rivolgervi ai vostri rappresentanti che hanno il diritto di dare spiegazioni ai soci, non solo il dovere di rendere conto delle proprie azioni". Trovo queste parole molto opportune e sagge non solo per scongiurare il rischio di inutili attacchi personali, ma soprattutto perchè fanno riferimento a un etica matura di chi rispetta i propri interlocutori anche se non la pensano allo stesso modo. Chiedere al Direttivo del ROI le spiegazioni dovute, prima di recuperare queste all’esterno della stessa associazione è doveroso da parte nostra. Non solo per non essere accusati di complotti, ma soprattutto per inchiodare alle proprie responsabilità gli artefici di questo pasticcio senza fornire a loro alcun alibi. Troppo facile sarebbe consentire loro di accusare Ministri e colleghi per non dare giustificazioni. A ognuno le proprie responsabilità, specialmente quando gli errori commessi sono ormai palesi.
Grazie Francesco della condivisione. Non penso che il Ministero sia tenuto a prendere in considerazione tutte le categoria per quanto più o meno rappresentative. Al contrario, credo che esso intenda elaborare una norma, tenendo conto delle leggi nazionali e internazionali in materia. Dipende da noi la possibilità di interloquire con credibilità istituzionale e requisiti congruenti. Se il ROI, come pare, mantiene posizioni contrapposte al Ministero della Salute, penso proprio che ne consegua la sua rinuncia al dialogo. Ma, per fortuna, non c’è solo il ROI! Al proposito, vorrei richiedere alla scuola IEMO di pubblicare sul suo sito web la Norma euroea CEN sull’Osteopatia alla voce http://www.univerosteo.it/it/contesto-giuridico, dove compaiono altri utili approfondimenti. Avendo IEMO votato a favore della stessa, spero che non avrà alcuna difficoltà a renderla nota a tutti noi. Certo, sarebbe stato doveroso da parte del ROI divulgare lui stesso tali informazioni ai sui soci. Ma, vista la resistenza dimostrata all’ indirizzo sanitario dell’osteopatia, dubito che intenda discutere troppo dell’argomento. Alla faccia della trasparenza e dei doveri verso i soci!
Contiamo quindi su IEMO e sull’Associazione professionale degli Osteopati per avere lumi. Sapremo certamente ricordarcene quando si tratterà di scegliere l’Associazione di nostra rappresentanza o l’eventuale rinnovo delle attuali iscrizioni.
Concordo con il collega Carlo Pedrini circa i provincialismi di un registro rispetto ad un altro. Non si tratta certo di seguire una squadra di calcio. Credo però sia oggettivo pensare che condurre una battaglia uniti sotto in un unico registro sia ben diverso che condurla divisi in più registri/associazioni. Pensate che questo sia impossibile da ottenere?
Buongiorno a TUTTI.
Finalmente una domanda che fa chiarezza. Ringrazio Miriam Sommese.
Ad oggi la risposta del ministero della salute è stata chiarissima, anche se generica e poco responsabile nei confronti della nostra disciplina e dei professionisti.
Credo che il timore è giustificato, ma potrebbe questo timore diventare la forza di NOI tutti per adempiere finalmente ai nostri doveri di UNIONE PROFESSIONALE per il giusto riconoscimento dell’Osteopatia. l’MCB non è PROFESSIONE SANITARIA, ma arte ausiliaria delle professioni sanitarie, quindi non rientra in quelle definite dal ministero della salute a riguardo della risposta parlamentare, sicuramente l’MCB è un ottimo professionista, però non facendo un ‘iter universitario e non facendo l’esame di stato per l’abilitazione professionale non rientra nelle professioni sanitarie "Primarie" quindi il titolo di MCB in questo caso serve per poter utilizzare la meccanoterapia ovvero tecniche di manipolazione e mobilizzazione, ma se analiziamo la risposta del ministero della salute non attribuisce la qualifica di osteopata , quindi l’MCB non è anche OSTEOPATA, ( sempre secondo la risposta all’interrogazione parlamentare e sempre dico ciò dopo aver interrogato i giusti professionisti in materia). L’MCB è MCB e nn può qualificasi come osteopata. Ad oggi , sempre in risposta alla domanda fatta da Sommese, rispondo dicendo che un’interrogazione parlamentare e la risposta del ministero NON E’ LEGGE, ma certamente è MEZZO con il quale in questo periodo si possono far valere controlli maggiori a tutela dei pazienti esaltando la professione sanitaria come unica professione che può utilizzare la scienza osteopatica, quindi chi non è un prfessionista sanitario non può fregiarsi col titolo di Osteopata ( sempre in relazione alla risposta del ministero della salute). Controlli significa che comunque un NON professionista sanitario può essere soggetto a iter giuridico e situazioni spiacevoli ( cosa che non accade se sei professionista sanitario) – utile l’intervento di un’avvocato per specificare i rschi –
Riporto la risposta messa sull’ANSA:
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2014/03/19/Osteopatia-attivita-sanitaria-abusivo-esercitare-senza-laura_10256786.html
Come continuo a ripetere, va fatta una netta separazione tra formazione e professione.
la formazione in osteopatia, oggi segue i criteri dell’OMS e i consigli europei per la formazione, certamente nelle scuole si fa formazione di qualità e quantità, sicuramente si acquisiscono competenze eccellenti, vedi concetto EQF, molte scuole hanno delle partnership con enti magistrali per dei diplomi che qualificano le competenze e le abilità apprese, però questo certamente da modo di LAVORARE anche in modo eccellente ma non si può dire OGGI che un diplomato di scuola media superiore che ha condotto eccellentemente la formazione in OSTEOPATIA oggi può qualificarsi OSTEOPATA dal punto di visa professionale. Formazione è una cosa, certificazioni per lavorare sono una cosa, qualifica di Osteopata professionista è un altra.
NOI dobbiamo lottare per far si che chi studia osteopatia diplomato o professionista che sia, ha sceto di essere osteopata e deve essere riconosciuto come tale
Pensiamo a porre NOI un’interrogazione parlamentare, provvediamo noi alla lotta contro l’abusivismo in osteopatia ( coloro che nn hanno studiato osteopatia e si fanno chiamare osteopati), proponiamo noi un esame di stato noi, NOI ORAn per tutti dobbiamo creare una forza vera.
sempre per il discorso TIMORI e PAura nell’esercitare, consiglio per ora ai diplomati in osteopatia che NON sono professionisti sanitari di non qualificarsi come osteopati , ma esercitare secondo le competenze acquisite , sentendo comunque un avvocato.
Sono certo che ce la faremo, se tutti INSIEME
..trovo una paura
ancestrale..in tutti..ma anche un coraggio di riscatto dell’uomo che ha lottato.. di voi tutti .. pieni di sentimenti di amore per svolgere professione ..la più grande malattia di questa gente ..è non poter fare una diagnosi..non so se sono uomini o coglioni.ma so che ci aiutano ad essere più uniti e decisi ..ad essere LIBERI…non sono i titoli importanti ma il percorso che ognuno fà..che rende l’uomo ..capace di comprendere la vita ..!! ma perchè non liberano la coscienza di altruismo di lealtà e di onestà ..in fondo che cosa chiediamo ..di essere unicamente OSTEOPATI…ma questa dimensione artistica è solo nostra appartiene solo a noi..!!! ..forza non abbiate paura dell’uomo AIFI o delle sentenze o delle denunce o delle stupide e ebete affermazioni di gente che ha solo l’interesse di commercializzare ..la nostra unicità…! NON CAPITE CHE SI STA’ GIOCANDO SULLA NOSTRA PELLE …
….VI DICHIARO LIBERI DI ESERCITARE LA VOSTRA PROFESSIONE!
Non si tratta di "provincialismi" tipo squadra di calcio, ma di contentuti divergenti tra categorie, cari colleghi!
Fin tanto che un’associazione si batte per l’osteopatia come professione sanitaria e l’altra come "terapia del benessere" (ROI)come prendete che si possa trovare unità e collaborazione?
Fin tanto che una scuola di osteopatia segue modelli di eccellenza internazionali, mentre l’altra insegna l’"mcb", quale credibilità pensate si possa trovare nel proporsi allo Stato?
Perchè un Registro di professionisti deve affiliare anche le scuole, complicando e rendendo meno trasparenti le proprie finalità?
Occorre scegliere nella vita e assumersi le responsabilità delle proprie scelte, a partire dalle risposte a queste domande.
E, anche se non penso proprio che per difinirsi "Osteopati" in Italia occorra "sentire l’avvocato", penso che la lotta per crescere insieme non possa prescindere dalla ricerca dell’ unità degli intenti.Per trovare questa, dovreste essere capaci di cambiare il vostro Registro invece di esprimere facili giudizi.
Inserto del roi.
http://www.registro-osteopati-italia.com/riunione-uni-240314-commento-della-vicepresidente-sciomachen/
interessante analisi:
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com/2014/03/25/analisi-concreta-della-risposta-del-ministro-e-distorsione-dellinformazione/
dateci un occhio!
http://osteopatiaprofessionesanitaria.wordpress.com
Caro signor Paolo Zavarella,
le faccio presente che avevo utilizzato dei toni molto cordiali nel momento in cui ho cominciato a scrivere in questo forum, mostrando sempre rispetto per la sua professione, di solito le buone maniere impongono di mantenere lo stesso livello di conversazione, ma forse questa cosa non le interessa.
In ogni caso visto che lei parla in maniera così fantasiosa di livelli di qualifica, le ricordo che un fisioterapista con laurea magistrale può diventare dirigente di struttura, di dipartimento, ecc. un osteopata senza una laurea sanitaria potrebbe rischiare di essere denunciato. Il fisioterapista ( ripeto ancora) non fa solo riabilitazione ma anche cura e prevenzione, può fare attività di studio ( queste cose le dice il ministero della salute ma credo che le sapete tutti ) trattando le disfunzioni e le patologie presenti nelle aeree della motricità, delle funzioni corticali e viscerali, quindi ha le competenza per praticare l’osteopatia. Il paragone di Einstein quindi è completamente fuori luogo.
Vi faccio un grosso in bocca al lupo a tutti il futuro
L’assurdo è che mai nessuno ha definito la fisioterapia in modo da svalutarla nella sua funzione e professionalità senza rischiare di essere ricoverato alla neuro, e tutti noi collaboriamo con i fisioterapisti tutti i giorni. Ma Questa guerra santa deve finire una volta per tutti: una guerra che va in tutte le direzioni possibili con supponenza e fagocitando tutto e tutti. I fisioterapisti hanno vinto tante battaglie su cui non torniamo, sono professionisti fondamentali e con cui si collabora ripeto tutti i giorni, con cui si scambia e si cresce nelle pur notevoli diferenze …. ma ora di questi gruppi organizzati siamo stufi. Si ai fisioterapisti e alla fisioterapia senza se e senza ma. Ma Basta gruppi organizzati di attacco e corrosione. La fisioterapia non può trasformarsi in osteopatia con un corsettino di 2 o 3 anni, questa è illusione o volontà a uccindere una scienza e un professione che appartiene alla società.
GIUSTO PAOLO E GASPARE
Gentili Riccardo e Gaspare,
forse non avete ancora capito che il Ministro non ha mai considerato l’osteopatia compatibile con la legge 4/2013.
Perché? Perché il Ministero della Salute, l’O.M.S., le legislazioni dei Paesi europei ed extraeuropei, il FORE, il SOPE ed ogni osteoapata con un minimo di senso etico e professionale, considerano l’Osteopatia una PROFESSIONE SANITARIA.
La legge 4/2013 NO!Chiaro?
Forse, compreso questo semplice concetto, potrete partecipare alla riunione del ROI e chiedere qualche spiegazione e, perché no, un cambio di strategia.
Non dimenticate, però, che le persone che rappresentano le strategie devono essere credibili. E chi ha portato il vostro Registro a questa palese contraddizione, non potrà da un giorno all’altro sostenere l’esatto contrario di quanto ha predicato fino a oggi.
A proposito? Scrivete ancora nelle fatture "professione esercitabile ai sensi della Legge 4/2013"?
Buon lavoro ragazzi!
Caro Riccardo l’affermazione del ministero e’ in palese contraddizione con la legge 4/2013, ma se devo esprimere un’opinione io non ho visto fin da subito questa legge come una benedizione e non l’avrei sposata come categoria di osteopati.. va bene (con modifiche) per altre categorie, ma non per voi…oltre non vado su un blog. Concordo anche con mariella e mi sentirei di dire che forse e’ stato messo in atto un meccanismo economico dal quale ora chi lo ha innescato faticherà a tornare indietro.. la battaglia degli osteopati dovrebbe avere come priorità la dignità della vostra professione e non altro. Ovviamente tutto parte dalla mia opinione primaria che la vostra professione ha dignità di professione sanitaria e se avessi dovuto fare una battaglia per voi io l’avrei fatta in tal senso..ora è tutto più complicato da ricomporre ma non impossibile..con calma..
Cosa ha veramente chiesto la Binetti?
Cosa ha veramente risposto il Ministero?
L’Osteopatia è una Professione che opera sulla Salute delle persone…
Quindi la Binetti auspica un percorso di riconoscimento positivo nell’ambito delle Professioni Sanitarie.
GIUSTO!
Il Ministro dice che l’Osteopatia va esercitata da Professionisti Sanitari.
GIUSTO ANCHE QUESTO!
Ma cosa vuole dire il Ministro (o cosa abbiamo capito noi… travisando esattamente come ha fatto l’aifi – ma aifi chi?):
1) vuole dire per caso che il Fisioterapista può esercitare l’Osteopatia?
2) vuole dire per caso che l’Odontoiatra può esercitare l’Osteopatia?
3) vuole dire per caso che l’Infermiere può esercitare l’Osteopatia?
NON LO HA DETTO ! o almeno non ancora…
Qual è il Professionista Sanitario che può esercitare l’Osteopatia?
L’OSTEOPATA!
A mio parere, questa è l’azione da fare e la notizia che deve passare, dopo l’interrogazione di Binetti e la risposta del Ministero! E sono d’accordo con Giusva (!) che ORA c’è bisogno di UNIRCI e condurre un’interrogazione parlamentare sulla definizione di chi è un osteopata, chi può esercitare come tale e che formazione deve aver seguito….di certo, l’ultima cosa da fare è calarsi le braghe e dichiarare che il dado è tratto per un colpo da ministro….qui c’è da condurre un iter che è caldo ORA e bisogna battere finchè è caldo! Altro che arresa!
L’osteopatia esiste ed è’ una disciplina primaria, autonoma e sanitaria e come tale dobbiamo rivendicare il nostro percorso formativo indipendente dalle altre figure esistenti !
L’UNI è stato un modo di muovere le acque, ma non è il futuro dell’Osteopatia in Italia come non lo è stato per l’Europa.
Si aprono le danze per una nuova fase: Osteopatia Professione Sanitaria autonoma, libera, con formazione specifica mediante Laurea magistrale.
La Disfunzione Somatica esiste nei codici sanitari nazionali ed europei: non è Diagnosi Medica, non è Diagnosi Funzionale Fisioterapica… è oggetto della Diagnosi Osteopatica.
Siamo pronti ad intraprendere una battaglia su questi fronti?
http://www.registro-osteopati-italia.com/riunione-uni-240314-commento-della-vicepresidente-sciomachen/
Il grosso problema del nostro bel paese è che si fa sempre scaricabarile. cosa significa cio che voglio dire?
signiica che è verissimo ciò che dice Carlo Pedrini a riguardo dei nuovi documenti OMS, i quali in sunto si basano su tre fondamentali target , come portare a conoscenza per mezzo di una politicadi naziolare i traguardi delle medicine tradizionali e non convenzionali, come la regolamentazione di queste per rafforzare la sicurezza, la qualità e l’efficacia dlle medicine non convenzionali e come il riconoscimento di queste nel SSN anche come mezzo di auto-cura. Verissimi sono anche i principi dettati dall’OMS per la formazione. Quindi tutto vero, c è solo un piccolo problema ITALIANO, ovvero l’OMS dice tutte queste verità, però poi in Italia diventano relative, come ormai siamo abituati ed è per questo che si creano poi questi PROBLEMI. Per relative intendo ( versione semplicistica) IO OMS cdico a te Italia queste cose, poi IO italia dico per me si può fare oppure non si può fare, o comunque si si può fare ma solo alcuni, e a volte addirittura si arriva al punto che l’italia chiede alle regioni e le regioni dicono IO si , IO no e ci troviamo di fronte a regioni che agiscono, secondo i principi di autonomia sanitaria, l’una in maniera diversa dall’altra e poi per effetto osmotico tutti possono fare tutto e tutti non possono fare nulla.
Detto ciò, il Concetto chiave è sempre che i panni sporchi si lavano in casa propria , quindi UNIAMO le forze e spero presto in una grande riuonione di tutti i direttori insieme a delle persone competenti in materia per ottenere il giusto incontro parlamentare che meritiamo. Sicuramente ciò che dice l’OMS è fondata verità, allora dobbiamo valorizzarla e allo stesso tempo dobbiamo valorizzarci. gli asti e i problemi tra associazioni e registri vari ora sono e devono essere posti in terzo piano, neanche secondo.
Giusva Gregori
Ragazzi, non capisco il commento della vicepresidente. Si evince che si sono riuniti e che l’Aifi non si è presentato. Quindi? Cosa vuol dire che l’UNI SOSPENDE LA NORMA?