“Ora l’osteopatia dà una mano ai neonati prematuri”. Così titolava il Corriere della Sera il 23 giugno scorso nell’articolo a cura di Lucia Cordero sulla presenza di ben 10 osteopati nel reparto di Neonatologia, Terapia Intensiva Neonatale e Pediatria del Verbano dell’Ospedale Filippo del Ponte a Varese, grazie all’idea del dottor Luca Vismara, osteopata, docente e ricercatore, e del dottor Massimo Agosti, neonatologo e pediatra, Direttore del reparto.
Partito dall’evidenza scientifica messa a punto negli ultimi anni sull’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico sui prematiri (qui un elenco di ricerche scientifiche italiane su osteopatia e nati prematuri), l’obiettivo di questo lavoro – spiega al Corriere Luca Vismara – “è monitorare la crescita del bambino a breve e a lungo termine, cioè fino ai 3 anni, così da capire se il trattamento manipolativo osteopatico, con la sua stimolazione “intelligente”, influenzi positivamente l’apparato digerente, respiratorio, motorio, neurologico, insomma il benessere del piccolo“.
Una seduta osteopatica a settimana è la frequenza di trattamento di questi 147 piccoli nati nell’ospedale Filippo del Ponte facenti parte del progetto, sui quali gli osteopati del team di lavoro intervengono “nel tentativo di garantire loro una perfetta funzionalità – spiega Vismara –cioè respirare meglio, mangiare di più, diventare autonomi, stare a contatto con la mamma, punto nodale nella fase di crescita, essere dimessi prima”.
Sull’efficacia dell’Osteopatia in ambito neonatale sono diversi i gruppi di ricerca italiani impegnati in questi anni a studiarne l’incidenza, e la relazione tra Osteopatia e riduzione dei tempi di degenza in ospedale e il dolore. Sugli effetti del trattamento manipolativo osteopatico sulla durata di degenza in ospedale dei nati pretermine si è occupato il gruppo di ricerca dell’AIOT di Pescara in uno studio randomizzato controllato pubblicato su BMC Pediatrics nel 2013 e, 2 anni prima, sulla rivista Chiropratic & Manual Therapies.