Presentata oggi dal ROI a Milano nel corso di una conferenza stampa, la proposta di competenze caratterizzanti la professione di osteopata in Italia.

Presenti, oltre alla presidente del ROI, Paola Sciomachem, anche la Senatrice Emilia De Biasi, il Presidente della SIPeM Fabrizio Consorti, Antonella Lotti, membro del Consiglio Direttivo della SIPeM. È intervenuta con una lettera, invece, la ministra Lorenzin, che ha rivolto il suo ringraziamento per il lavoro svolto e – si legge nella missiva – “per l’impegno profuso dal ROI nelle iniziative intraprese ai fini del riconoscimento del profilo professionale dell’osteopata in ambito sanitario”.

Risale al 22 dicembre scorso, infatti, l’approvazione definitiva da parte del Senato del Ddl Lorenzin che identifica la professione sanitaria di osteopatia. La legge prevede che entro i prossimi sei mesi vengano definite le competenze, il percorso formativo e le equipollenze per l’esercizio della professione sanitaria di osteopatia.

Ed è a seguito di questo passaggio importante che il ROI, l’Associazione di categoria più rappresentativa in Italia con circa 3mila iscritti, a supporto del processo di individuazione delle competenze, ha elaborato con il coordinamento della Società di Pedagogia Medica, una Proposta di “core competence” dell’osteopatia, presentata quest’oggi a MIlano. La metodologia è la stessa utilizzata per classificare le competenze di infermieri, fisioterapisti e dietisti italiani.



Con questo documento sulle competenze vogliamo essere propositivi – ha commentato la Presidente del ROI Paola Sciomachenstimolare il dialogo con le Istituzioni nel percorso di riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria ed essere un interlocutore serio ed affidabile per la definizione del ruolo dell’osteopata nel contesto delle professioni sanitarie in Italia”.

Da marzo a ottobre 2017 un gruppo di lavoro composto da otto osteopati con una comprovata esperienza nella pratica clinica, nella formazione e nella ricerca scientifica e da due esperti della Società di Pedagogia Medica (SIPeM), ha individuato le funzioni e le attività che caratterizzano la professione di osteopata. La metodologia scelta per determinare le competenze dell’osteopata e inquadrarle nel sistema sanitario italiano è il modello di Gilbert, uno schema di progettazione top-down che individua prima le funzioni del professionista in risposta ai bisogni prioritari di salute e poi le declina in specifiche attività. Prima della stesura del Core Competence dell’Osteopata il gruppo di lavoro ha analizzato i modelli di riferimento utilizzati nei Paesi in cui l’osteopatia è già regolamentata.

La metodologia utilizzata, il modello di Gilbert, presentato nella Guida Pedagogica per il personale sanitario dell’OMS, è quella già utilizzata per la definizione delle core competence di infermieri, fisioterapisti, educatori professionali e dietisti italiani. La proposta è stata condivisa con la comunità di partica e gli esperti di formazione attraverso una web-based opinion survey.

Sulla base dei principi osteopatici, della letteratura scientifica, delle leggi italiane e dei bisogni di salute della popolazione sono state individuate sette funzioni: la Promozione della salute e Prevenzione, la Cura osteopatica, l’Educazione Terapeutica, la Ricerca, la Formazione, l’Autoformazione e, infine, la Gestione e qualità (delle attività professionali). Le sette funzioni sono state poi declinate nelle rispettive attività professionali, distinte in trasversali (comuni a tutti i professionisti della salute), interprofessionali (da sviluppare in team interdisciplinari con modalità differenti e integrate) e caratterizzanti (caratteristiche della professione di osteopata).

La funzione “Cura Osteopatica”

È  la funzione Cura Osteopatica quella che raccoglie la maggior parte delle attività caratterizzanti. L’osteopata deve essere in grado di eseguire una valutazione osteopatica, che parte dal ragionamento clinico, basato sui principi e i modelli osteopatici.

La valutazione del paziente inizia con l’acquisizione di tutte le informazioni utili circa la sua storia clinica, i referti medici e di chi lo ha in carico, per decidere se c’è l’indicazione al trattamento osteopatico. Dati, documenti e informazioni inerenti lo stato di salute devono essere registrati nella Cartella Osteopatica. Dopo avere fatto questa prima attenta valutazione, l’osteopata deve arrivare a una diagnosi osteopatica basata sull’analisi posturale statica e dinamica, attraverso test attivi e passivi, utilizzando la palpazione percettiva, rilevando alterazioni funzionali legate al sovraccarico allostatico (ossia all’eccessiva o insufficiente attivazione dei meccanismi di adattamento e stabilizzazione dell’organismo agli stimoli esterni) o l’eventuale presenza di disfunzioni somatiche (ossia di alterazioni dei meccanismi che permettono il mantenimento dello stato di salute a seguito di “insulti” stressanti).
Dopodiché pianifica il trattamento e lo esegue con le tecniche manipolative selezionate. Infine l’osteopata registra i trattamenti eseguiti nella Cartella osteopatica e valuta gli esiti del trattamento, con test osteopatici e riscontri clinici, condividendo con il paziente la sua eventuale prosecuzione.

“L’osteopatia è una professione radicata e apprezzata in Italia. La nostra missione è sempre stata quella di garantire la qualità dei professionisti iscritti. E anche il lavoro sulle core competence osteopatiche va in questa direzione, con l’individuazione di uno spazio proprio che non si sovrappone a quello delle altre professioni sanitarie, ma che risponde ai bisogni del malato fragile e delle sue esigenze di cura complesse, attraverso una gestione condivisa fra tutti i professionisti della salute. Un lavoro impegnativo, che ci auguriamo possa essere un valido supporto nel processo di regolamentazione della nostra professione in Italia”, ha commentato la Presidente del ROI Paola Sciomachen.