Cosa succede al sistema nervoso autonomo di un paziente dopo un trattamento osteopatico?
Nell’Agosto del 2015 su Frontiers in Neuroscience viene pubblicato questo RCT che contribuisce a rispondere a questa domanda.

COME HANNO FATTO
▪Hanno randomizzato i partecipanti in 3 gruppi:
Gruppo trattato osteopaticamente
Gruppo trattato con placebo manuale
Gruppo non ha ricevuto alcun intervento
▪Le tecniche osteopatiche non erano predeterminate quindi l’operatore trattava le disfunzioni rinvenute dopo la valutazione
▪ Utilizzo del’HRV, un indice che misura l’attività delle due branche del sistema nervoso autonomo: l’ortosimpatico e il parasimpatico.

RISULTATI
Come si vede dall’immagine, il trattamento osteopatico:
⬆ aumenta l’attività parasmpatica
⬇ riduce l’attività ortosimpatica.

CONSIDERAZIONI
1) Durante un processo di guarigione è necessario che prevalga l’attività parasimpatica che è in grado di dirottare i substrati energetici verso i processi di guarigione. L’ortosimpatico, al contrario, deve acquietarsi altrimenti «sciuperebbe» i substrati energetici. Sembra che l’osteopatia favorisca proprio questo meccanismo.
2) Rispetto a studi precedenti dello stesso tipo in cui gli autori avevano preventivamente scelto delle tecniche in zona cervicale [Henley_2008] e sub-occipitale [Giles_2013] per avere una diretta influenza sul sistema nervoso autonomo, la particolarità di questo studio è che le tecniche non erano protocollate. Mi rendo conto che è non è di immediata comprensione, ma questo significa che la tecnica osteopatica non rimane locale ma viene integrata (probabilmente mediante l’afferenza interocettiva) quanto meno a livello della sostanza reticolare troncoencefalica da cui partirà l’outflow autonomico (tramite il vago e la colonna laterale del Laruelle) verso il cuore.

Vi consiglio la lettura dell’articolo originale (open access a questo link)
Se volete leggerlo in italiano qui , Silvia Clara Tuscano  lo ha tradotto per noi!