Osteopati di Same Hands ETS al carcere di San Vittore per promuovere il benessere fisico e psichico dei detenuti
Vi abbiamo già parlato di Same Hands ETS il progetto di volontariato osteopatico promosso da Federico Tieghi sin dal 2011, con l’obiettivo di fare formazione e sostegno terapeutico gratuito per bambini, ragazzi, orfani, disabili e famiglie in stato di necessità in un centro per bimbi disabili chiamato “Mama Kevina Hope Center” a Same, Tanzania nord-occidentale. Il progetto si evolve e “tocca” nuovi contesti sensibili in cui prestare aiuto in un’ottica di solidarietà tipica dell’ambizioso progetto che, grazie all’impegno del suo fondatore Tieghi e del team di volontari osteopati, dal 2021 – ben 10 anni dopo l’esordio in Africa – è approdato anche nel carcere di San Vittore. Obiettivo, quello di offrire sostegno osteopatico ai detenuti, con la collaborazione della direzione sanitaria del carcere che decide, in base alle necessità, i detenuti da sottoporre ai trattamenti.
È stato proprio in occasione di un evento dedicato all’Africa che Tieghi ha incontrato il direttore sanitario dell’Istituto Penitenziario di San Vittore, nonché vice presidente di Medici Senza Frontiere Italia, dott. Ruggero Giuliani, e il direttore del carcere, dott. Giacinto Siciliano, dando così vita al progetto, oggi giunto al terzo anno.
Osteopatia nel carcere milanese di San Vittore
Sono circa 10 i detenuti che un giorno a settimana possono usufruire di trattamenti osteopatici gratuiti volti ad alleviare sintomatologie prevalentemente legate a traumi fisici diretti come fratture o traumi cervicali e lombari, peggiorate dalle precarie condizioni di vita dovute al sovraffollamento, alla sedentarietà e a condizioni psicologiche di grande stress che non di rado sfociano in atti di autolesionismo.
“Il criterio di selezione dei pazienti da trattare è molto legato non solo alla condizione fisica ma anche all’aspetto psicologico – spiega Federico Tieghi – su cui abbiamo visto gli effetti positivi della manipolazione osteopatica nel riequilibrio a livello neurovegetativo, quindi nel favorire una condizione di calma e agio che in ambienti come quelli carcerari caratterizzati da disordini all’ordine del giorno, non è un aspetto da sottovalutare”.
Le richieste di partecipazione al progetto da parte dei neo-diplomati in Osteopatia sono in aumento, attratti dall’opportunità di entrare in un contesto sociale complesso e di acquisire un’esperienza significativa, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano. “Ad oggi, coordino una decina di volontari che operano nei diversi reparti di San Vittore, sia nel penitenziario femminile che in quello per giovani adulti”, spiega l’osteopata Federico Tieghi.
A seguito del successo del progetto, è stato aperto anche un ambulatorio osteopatico all’interno del carcere, che offre servizi a prezzi agevolati – non più gratuiti – per i dipendenti dell’istituto, in particolare gli agenti della Polizia Penitenziaria.
Un aspetto particolarmente significativo di questo progetto è l’interesse crescente manifestato dai detenuti verso l’Osteopatia. “Nell’ultimo anno, molti di loro ci hanno chiesto di essere formati in osteopatia, un segno di grande apertura e desiderio di apprendimento. Stiamo quindi strutturando un corso di formazione in manipolazione rivolto a chi dimostri interesse”, aggiunge Tieghi.
Osteopatia in carcere: il modello San Vittore può essere replicabile
L’osteopatia in carcere non si limita a trattare i disturbi fisici, ma si rivela anche un potente strumento di supporto psicologico per i detenuti. Questo è uno dei punti di forza del progetto, che ha tutte le potenzialità per diventare un modello replicabile anche in altri istituti penitenziari.
“Nonostante le difficoltà burocratiche – aggiunge Tieghi – l’esperienza ha dimostrato che con determinazione e pazienza è possibile organizzare attività all’interno del carcere”.
Unisciti al team di volontari
Gli osteopati interessati a entrare a far parte del team di volontari possono scrivere a missionsamehands@gmail.com
>> Guarda il servizio RaiNews “Osteopatia in carcere: per curare muscoli, ossa e anima”