“Valutazione del grado di efficacia del Test di Zink quale indicatore del livello di stress percepito nella popolazione generale”: questo il lavoro di tesi condotto da Francesco Senigagliesi della scuola AbeOS nell’anno didattico 2018/2019, aggiudicandosi il titolo di “Miglior Tesi” da parte della scuola, dunque del relatore, nonché direttore AbeOS Marcello Luca Marasco.

In ambito osteopatico, alcuni autori hanno proposto l’utilizzo del test di Zink come indicatore della funzionalità dei processi allostatici individuali, in quanto indice della capacità di adattamento del corpo in risposta a stressors aspecifici.
“L’obiettivo dello studio – spiega l’autore – è stato quindi quello di valutare l’eventuale associazione tra i pattern compensati o scompensati del test di Zink e il livello di stress e associato carico allostatico nel paziente, utilizzando come strumento di valutazione il questionario PSS-10 di Cohen relativo allo stress percepito”.

Alcuni risultati sono stati coerenti con quelli attesi.

Su un totale di 5 soggetti con scompenso di 3° grado al test di Zink (totale non alternanza tra le aree di transizione), 4 di loro hanno evidenziato un livello di stress percepito medio/alto o alto, mentre l’ultimo presentava uno stress percepito di grado medio. Pertanto, nessuno dei soggetti con Zink scompensato ha presentato livelli ridotti di stress.



Tra i soggetti con stress percepito di livello basso, nessuno ha presentato un pattern fasciale scompensato di 3° grado (grado severo).

Il 70% dei soggetti con stress percepito medio hanno evidenziato al test di Zink uno schema fasciale moderatamente scompensato (2° grado).
L’84% dei soggetti con stress percepito medio/alto presentavano uno scompenso fasciale moderato (1° o 2° grado).

Nonostante questi risultati, la valutazione statistica ha evidenziato una mancanza di significatività tra i pattern fasciali del test di Zink e il grado di stress percepito dal paziente.

Conclusioni dello studio

In base ai risultati dello studio, il test di Zink non risulterebbe affidabile nella valutazione del livello di stress del paziente, perlomeno per ciò che riguarda la componente psico-emotiva associata alla percezione individuale del proprio grado di stress. Ciò rappresenta un’informazione utile per poter comprendere realmente quello che è il significato e l’utilità in ambito osteopatico del test di Zink, relativamente al quale la letteratura scientifica risulta particolarmente scarsa.

In ogni caso, i risultati non escludono una possibile utilità del test di Zink nella valutazione del grado di adattabilità del paziente relativamente ai modelli osteopatici circolatorio-respiratorio e biomeccanico-posturale. Secondo questa ipotesi, il test di Zink potrebbe fornire un’indicazione del grado di adattabilità del paziente limitatamente ai sistemi posturale e circolatorio-respiratorio, escludendo invece la componente psico-emotiva associata alla percezione individuale dello stress.

Qui l’abstract della Tesi

Miglior Tesi Abeos 2019
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