Osteopatia in ospedale è possibile. Lo conferma la straordinaria esperienza nell’Ospedale Pediatrico “Meyer” di Firenze dove, dal 2009, l’osteopata Tommaso Ferroni collabora nel reparto di Neurochirurgia a stretto contatto col Direttore del Dipartimento Neurosensoriale, il dr. Lorenzo Genitori, con cui ha realizzato lo studio prospettico Approccio osteopatico in un Reparto di Neurochirurgia, presentato al Congresso Internazionale di Osteopatia a Firenze.

Sul ruolo dell’osteopatia in ospedale è lo stesso dr. Genitori ad approvarne l’approccio olistico e a riconoscere la sua utilità. “Non si tratta di un approccio ‘per patologia’ – ha infatti dichiarato il primario a Tuttosteopatia.it – ma l’osteopata Ferroni tratta quasi tutti i bambini ricoverati in neurochirurgia con un approccio olistico che tende alla salute del bimbo a prescindere dalla patologia”. Considerazioni incoraggianti anche sulla reale possibilità di integrazione fra medicina tradizionale e osteopatia, “certamente possibile” secondo Genitori che chiosa sull’importante ruolo dell’Osteopatia sull’”accorciamento dei tempi di degenza ed aumento della qualità percepita delle cure”.

L’osteopata Tommaso Ferroni ci ha raccontato della sua collaborazione osteopatica nell’ospedale Meyer di Firenze.

Com’è iniziata la sua collaborazione al Meyer di Firenze?
Anni fa una mia paziente, Marta Turrini, Nutrizionista del Meyer, mi suggerì di andare a conoscere il dottor Lorenzo Genitori, neurochirurgo e direttore del Dipartimento Neurosensoriale. A lui raccontai le motivazioni che mi avevano spinto a diventare Osteopata e i miei sogni. Mi ascoltò e mi chiese di raccontare a lui e ai suoi colleghi qualcosa sull’osteopatia in ambito craniale. Poi cominciai a vedere qualche bambino con plagiocefalia posizionale e nel 2009 valutammo i primi dati in un evento organizzato al Meyer. L’interesse suscitato fu un importante impulso verso una collaborazione più strutturata. Dopo circa un anno, di riunioni, incontri e relazioni, iniziai a frequentare il Reparto di Neurochirurgia del Meyer.

Da quest’anno ha un contratto libero professionale assegnato all’U.O. Neurochirurgia Pediatrica del nosocomio fiorentino. Cosa significa per lei?
E’ una grande soddisfazione, dopo tanti anni di studio era il mio obiettivo! Quest’anno dovrò dimostrare di essere utile al reparto, all’ospedale, ai bambini altrimenti allo scadere del contratto potrebbe concludersi anche questa mia avventura, su cui sto investendo tanta energia.

Qual è il valore aggiunto di un osteopata in ospedale?
Ci sono alcuni momenti importanti nella mia giornata in ospedale: l’interazione con il personale sanitario per la scelta dei bambini da trattare; l’approccio con le famiglie alle quali spiego il senso del mio trattamento; la negoziazione del contatto con il bambino. Parlo con loro, spiego anche ai più piccoli quello che vorrei fare e, quando scelgono di proseguire, inizio il trattamento. Non vedo nessun bambino “malato” cerco la salute in loro. Questo è il valore aggiunto.



Lei è anche fisioterapista. Com’è strutturato/organizzato il lavoro dell’osteopata in ospedale e quanto è subordinato alla figura del fisioterapista?
Non ho nessun rapporto di subordinazione con la Fisioterapia. Il mio lavoro in ospedale è stato organizzato in accordo con il dottor Genitori e la Direzione Sanitaria con cui abbiamo stabilito tempi, modi e criteri di esclusione. Quando possibile cerco di essere presente in sala operatoria per comprendere al meglio le patologie con cui dovrò confrontarmi.

Nel progetto di studio nella U.O. di Neurochirurgia, i pazienti e i genitori dei bambini hanno accettato di buon grado di sottoporsi al lavoro di ricerca?
L’Osteopatia non è conosciuta da tutti i genitori dei bambini che tratto, ogni volta spiego che sono lì per sostenere il bambino nel suo percorso e che grazie a questo “sostegno” non invasivo potrebbero anche alleviarsi dei sintomi. Quindi “si” i genitori accettano con speranza ed attenzione.

I medici come considerano l’osteopatia?
In Reparto si respira una piacevole aria di collaborazione, non solo i medici, ma anche gli infermieri, sono interessati e partecipi. In ospedale c’è interesse e curiosità verso l’Osteopatia e si stanno sviluppando ipotesi di collaborazione con altri reparti.

Qual è il suo auspicio per il futuro di questa professione?
Spero che l’Osteopatia continui a crescere, senza perdere di vista gli insegnamenti dei primi Maestri, e che possano nascere tante altre realtà come questa di Firenze.

Cosa vorrebbe dire ai più reticenti rispetto al ruolo dell’Osteopatia per aiutare i bambini e non solo?
Ai più reticenti posso solo dire di provare a entrare un po’ nella materia prima di rifiutarla.