Oltre ad essere tra i farmaci più prescritti in Europa, gli antibiotici sono anche oggetto di un sovra utilizzo ingiustificato tanto che è ormai risaputo, anche a seguito di numerosi allarmi lanciati dall’OMS, che l’utilizzo eccessivo e inappropriato degli antibiotici è il fattore determinante del vasto e rapido sviluppo di ceppi di batteri resistenti a questa classe di farmaci, che rende difficile il trattamento di una gamma sempre più ampia di infezioni abbastanza comuni e facili da contrarre.

Il crescente sviluppo della resistenza antimicrobica da parte dei più comuni agenti patogeni rappresenta oggi una minaccia reale per la salute pubblica a livello globale. A fronte di questo crescente problema, arriva dagli Stati Uniti la clamorosa scoperta del trapianto di microbiota fecale per la cura dell’infezione da Clostridium Difficile (CDI), spesso causata proprio dall’uso inappropriato di antibiotici somministrati per altre cause.

Per avere un’idea dell’incidenza negli Stati Uniti dell’infezione da Clostridium difficile infections a causa delle prescrizioni mediche di antibiotici, il Center for Disease Control and Prevention ne offre una stima precisa: 250.000 infezioni in pazienti ricoverati e 14.000 decessi ogni anno tra i bambini e adulti.

Messa a punto dal Massachusetts General Hospital di Boston su 20 pazienti tra 7 e 90 anni con almeno 3 episodi di lieve o moderata infezione CDI, la ricerca ha trovato nel trapianto del microbiota fecale la soluzione ad una delle principali cause di morbilità e mortalità, con un recente aumento del numero di pazienti adulti e pediatrici a livello globale. Quando si assumono antibiotici, i batteri benefici presenti nel colon, che proteggono contro le infezioni, possono essere alterati o eliminati per diverse settimane o mesi, consentendo così ai batteri “pericolosi”, come il Clostridium D., di moltiplicarsi senza controllo.

La metodologia studiata consiste nel purificare campioni di feci di donatori in buona salute, in modo da aumentare la concentrazione di batteri buoni, incapsulare i campioni e congelare le capsule col fine di ricostruire la normale flora intestinale.



Ed è così che nel 2012 nasce vicino Boston OpenBiome, una banca dati di feci creata da un’associazione no-profit. Nato da un’idea del MIT – Massachusetts Institute of Technology, OpenBiome raccoglie, testa e fornisce campioni di feci da utilizzare per il trapianto microbiota fecale, e ad oggi – stando a quanto scrive il Washington post – sono circa 2000 i trattamenti spediti a 185 ospedali in tutto il Paese. I donatori volontari, che vengono sottoposti ad attenti screening fecali e del sangue ogni 60 giorni, ne guadagnano 40 dollari a donazione.

Sul sito www.openbiome.org tutte le informazioni utili sui trapianti di Microbiota fecale e sul sistema innovativo della banca dati delle feci basata sul sistema di donazione di OpenBiome.

“Mentre i grandi ospedali ed i sistemi sanitari hanno le loro banche di feci – spiega l’ideatore dell’OpenBiome Mark Smith in un’intervista al boston.com molti medici e ospedali indipendenti spesso non lo fanno. È qui che entra in gioco OpenBiome, vendendo loro feci a $ 250 per campione”.

Malgrado barriere pratiche e problemi di sicurezza abbiano impedito la diffusione del Fecal microbiota transplantation (FMT) sperimentato negli Stati Uniti, la ricerca ha mostrato effetti positivi della cura -consistente nella somministrazione di 15 capsule su 2 giorni consecutivi – con risoluzione clinica della diarrea senza ricaduta a 8 settimane (18 pazienti su 20). I risultati secondari hanno incluso inoltre un miglioramento del benessere soggettivo dei pazienti.

In Italia il Policlinico Gemelli è attualmente l’unico centro – ed uno dei pochi centri al mondo – a praticare di routine questa terapia (info in questa pagina del sito www.policlinicogemelli.it) per i pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridium difficile.
Proprio al Gemelli si è concluso un trial randomizzato e controllato che ha confrontato l’efficacia del trapianto di microbiota intestinale rispetto alla terapia antibiotica standard con vancomicina nei pazienti affetti da colite da Clostridium difficile recidivante. “Streopitosi” i risultati del trial – si legge sul sito dell’ospedale – che coordinato dal Professor Giovanni Cammarota nell’UOC di Medicina Interna e Gastroenterologia del Gemelli, ha rilevato un’eradicazione della malattia nell’89 per cento dei pazienti sottoposti a trapianto di microbiota.

“Utilizzando campioni congelati – spiega Ilan Youngster, uno degli autori dello studio –  è possibile selezionare in maniera accurata i donatori prima del tempo e istituire una ‘banca delle feci’ pronta all’uso immediatamente e senza preavviso”. Questo consentirebbe di trattare potenzialmente molte altre patologie gastrointestinali in cui il microbiota sia compromesso e non funzioni correttamente.

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