Curriculum d’eccellenza, interdisciplinarierà, figure mediche a confronto con l’Osteopatia, tematiche specifichemain e di spessore affrontate da più punti di vista. Grazie a questi punti di forza Fascial Crossroads ha convinto tutti: il congresso internazionale al suo debutto ha registrato il soldout e ha dovuto promettere una nuova edizione.
È vinta la scommessa lanciata da Roberto Bonanzinga, Direttore Scientifico di Barral Institute Italia, ideando Fascial Crossroads. Tre anni di lavori per una due giorni romana che ha visto la partecipazione di più di duecento persone tra cui moltissimi giovani, che con la propria presenza hanno espresso più che mai soddisfazione per avere avuto la possibilità di partecipare, anche a prezzi agevolati, alle relazioni di professionisti di fama mondiale, riuniti per condividere le proprie ricerche intrecciate sempre più alla disciplina osteopatica.

“Tre anni fa, quando ho deciso di organizzare questo evento, non avrei potuto neanche immaginare una contestualizzazione così azzeccata del progetto culturale in questo preciso momento storico”, ha esordito nel discorso di benvenuto Bonanzinga, esperto in Manipolazione Viscerale, Craniale, Neuromeningea, Vascolare e Articolare, che insegna da vent’anni in diciotto Paesi, promuovendo ovunque la conoscenza del metodo osteopatico Barral. Lo abbiamo intervistato al termine dell’evento, strutturato tra letture frontali del mattino e workshop pratici nel pomeriggio.

“Sono molto soddisfatto – ha dichiarato il direttore scientifico del Barral Institute Italia – tutto è andato come volevo, all’altezza delle aspettative. Dal 2015 sono sotto stress perché molti sanno che era la mia ‘prima volta’ nell’organizzazione di un Congresso e non è semplice, sono partito subito con qualcosa di molto grande per me. Ho dovuto gestire tanti relatori internazionali e i focus di ciascuno in modo sistemico, ma alla fine l’interazione impeccabile tra tutte le figure coinvolte ha permesso di superare anche piccoli imprevisti”.

Ciò che ha impressionato di più è stato il livello altissimo di tutte le relazioni e la varietà dei workshop del pomeriggio, quattro il sabato e quattro la domenica, ciascuno su tematiche differenti. “Gli studenti sono entusiasti e intenzionati a iniziare il percorso di lavoro con noi e questo era l’obiettivo: offrire contenuti che fanno la differenza, far comprendere che la nostra modalità di sostegno della salute dicoloro che si affidano alle nostre mani ha una valenza molto importante”.



Stando ai dati forniti dai questionari finali, ha raccolto molto consenso il confronto con esempi concreti, utili a capire il modo in cui l’osteopata può intrecciarsi finemente a tutte le figure mediche. A suggerire questa apertura sono state coppie esemplari scelte, come quella costituita da Lorenzo Genitori e Tommaso Ferroni, che all’Ospedale Meyer di Firenze lavorano insieme unendo rispettivamente la Neurochirurgia all’Osteopatia.

Fanno lo stesso il chirurgo I.Nazarov e l’osteopata F.Guez al Centro Essentis di Barcellona, anch’essi presenti con appassionanti relazioni per raccontare la loro vita lavorativa in un team multidisciplinare. Un buon esito che fa sperare in una prossima volta. “Sicuramente sì – rassicura Bonanzinga, rispondendo al desiderio di una nuova edizione – non ho promesso nulla in chiusura di congresso ma certamente penseremo a un prossimo Fascial Crossroads d’aggiornamento, anche se non so dire quando sarà. Senza dubbio – come richiesto dai partecipanti, segno di grande interesse – in futuro verrà dato maggior spazio al dibattito con una tavola rotonda finale e domande al termine delle relazioni”.

Non è mancato chi ha chiesto un giorno in più per sperimentare molti workshop che meritavano e dunque si farà in modo di offrire classi più grandi favorendo la volontà di partecipazione.

“Alcune relazioni volano troppo alto rispetto al nostro specifico”, ha commentato qualcuno. È l’effetto che può fare la vision esistemica – dove tutto e tutti sono in connessione – a qualcuno che non abbia ancora tale mentalità. Per questo è ancora più importante l’intento ‘educativo’ sotteso alla proposta Barral Italia attraverso Fascial Crossroads. “Viaggio per lavoro in cinque continenti – conclude Bonanzinga – e inizio a percepire che nel mondo lo stile didattico italiano piace molto. Io dico sempre agli studenti ‘cerchiamo di essere semplici nella complessità del sistema’ e forse è ciò che viene apprezzato maggiormente, il valore che in casa Barral Italia si cerca di portare avanti con tutto questo lavoro e tanta passione”.

Per favorire la diffusione di livelli integrati di conoscenza e la ricchezza degli intrecci tra Osteopatia e Gastroenterologia, Immunologia, Neurobiologia e tutte le altre discipline mediche, il Barral Institute Italia ha già iniziato a pubblicare sulla pagina facebook Fascial Crossroads i migliori contenuti filmati durante congresso e workshop: mini-video interviste per non annoiare il pubblico on-line ma diffondere Sapere e qualità per chi voglia essere sempre migliore e aggiornato nel proprio lavoro.

A cura di Valentina Guzzardo