Si è tenuto ieri, nell’ospedale pediatrico fiorentino, l’incontro annuale con il Comitato Scientifico Internazionale del Meyer presieduto da tre luminari nel panorama medico scientifico mondiale: il prof. Lorenzo Moretta, direttore scientifico del “Gaslini” di Genova; l’americano Alan Flake del Children’s Hospital of Philadelphia e Giuseppe Pantaleo, direttore del servizio di Immunologia dell’università di Losanna.

Occasione di presentazione dei lavori scientifici condotti dai vari dipartimenti dell’ospedale, nonché del Progetto Giovani Ricercatori, realizzato attraverso la selezione – d’intesa con lo stesso Comitato Scientifico Internazionale – dei giovani più promettenti ricercatori del Meyer, l’incontro di ieri mattina ha riservato uno spazio importante all’Osteopatia, con la relazione del direttore dell’ambulatorio di osteopatia del Meyer, Tommaso Ferroni, sull’importante attività osteopatica svolta con successo in ospedale sin dal 2008, a stretto contatto col Direttore del Dipartimento Neurosensoriale, il dr. Lorenzo Genitori, grande sostenitore del progetto Osteopatia e Neuroscienze.

Team osteopati “Meyer”.
In ordine da sinistra; Marco Gori, Tommaso Ferroni, Barbara Vanoli, Florinda Fracchiolla.

“Trovarsi a parlare di Osteopatia con tre personaggi tanto illustri nel panorama medico scientifico mondiale è stato un momento emozionante – ci ha detto Tommaso Ferroni raggiunto al telefono subito dopo la riunione – tutti e tre sono apparsi interessati ed hanno animato una vivace discussione al termine della presentazione. Hanno chiesto chiarimenti sul progetto ‘osteopatia e neuroscienze’ che stiamo conducendo, grazie anche al sostegno del Credit Agricolè, CariParma”.
I dati raccolti finora sono incoraggianti: su oltre 1500 bambini trattati in neurochirurgia è stato confermato il dato apparso già dopo i primi 80 casi, ossia sulla riduzione dei tempi di degenza e del dolore percepito, mentre è ancora allo studio un metodo per poter rilevare le variazioni sull’utilizzo di farmaci antidolorifici, che in molti casi dopo il TMO non sono stati necessari.

“Questi numeri sono possibili grazie allo straordinario lavoro di squadra – ci tiene a sottolineare Ferroni – che coinvolge 4 osteopati impegnati nell’esercizio della professione osteopatica in ambulatorio e  in Neurochirurgia Pediatrica e Oncologica”.

Ad introdurre la conversazione, il chirurgo pediatrico e fetale del Children’s Hospital of Philadelphia, Alan Flake, il quale benché provenga da una realtà – quella americana – in cui l’Osteopatia è riconosciuta, ha palesato l’assenza negli USA di un modello così strutturato e integrato tra Osteopatia e il Sistema Sanitario.
Dello stesso parere anche il prof. Giuseppe Pantaleo, a testimonianza del fatto che anche in Svizzera, dove l’Osteopatia è pratica riconosciuta in diversi cantoni, non esistono – a suo dire – esempi di integrazione sul modello del Meyer di Firenze.
Grande interesse è stato mostrato anche da Lorenzo Moretta, Direttore Scientifico dell’Istituto pediatrico “Gaslini” di Genova e Presidente della Federazione Europea delle Società di Immunologia che, dopo aver chiesto delucidazioni in merito al trattamento osteopatico tipo su bambini e adulti, ha chiuso l’incontro con la battuta “I must study…” per approfondire il tema dell’Osteopatia e delle sue potenzialità.

Oltre alla classica domanda su cosa differenzi l’Osteopatia dalla Fisioterapia, ad interessare maggiormente il Comitato Scientifico Internazionale del Meyer è stata la specificità della pratica osteopatica, gli aspetti più propriamente meccanici della disciplina e il modus operandi dell’Osteopatia, nonché la specifica componente dell’integrazione corpo-mente propria del lavoro dell’osteopata.

Un incontro di grande rilievo, dunque, che apre sempre di più alla speranza che l’Osteopatia possa essere presente in contesti sempre più importanti nel panorama medico scientifico internazionale.

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