Mai nella storia dell’osteopatia italiana ci siamo trovati in un momento così difficile, che ovviamente non riguarda solo noi, ma tantissime categorie e aziende fra cui molte già in uno stato di difficoltà e che, se si dovesse continuare a non lavorare, falliranno. Compresa la società editrice di Tuttosteopatia.it.
Ma torniamo alla nostra categoria che nel suo piccolo vive un grosso momento di crisi, non solo dovuta al coronavirus, ma a una serie di concause che si sono sommate.
La causa principale di tutte le emozioni negative, cioè quella che è in fondo a tutte le emozioni, è la paura di morire che può portare a situazioni estreme.
Per farvi capire quanto questa cosa sia vera vi faccio un esempio limite: può succedere, ed è successo, che a seguito di un raschio alla macchina, il proprietario possa uccidere il responsabile dell’atto; questo succede perché c’è chi tende a considerare la macchina parte di sé e il raschio come una lesione fisica a se stessi, per cui la reazione è una sorta di atto di sopravvivenza generato dalla parte arcaica del nostro cervello.
Per fortuna la maggior parte di noi ha una buona attivazione della corteccia prefrontale che media questi istinti. Sappiamo anche, purtroppo, che questa parte si sviluppa con l’età, per cui gli adolescenti ce l’hanno in fase di formazione, tuttavia tantissima gente non ha avuto la possibilità di svilupparla a pieno.
Ciononostante nei momenti di crisi la corteccia prefrontale potrebbe non avere strumenti a sufficienza per sopperire alla situazione perché, come in questo periodo, i segnali che sopraggiungono a minare la nostra sopravvivenza sono tali da attivare meccanismi di difesa.
Ecco alcuni dei “problemi” che hanno colpito la nostra categoria:
– c’è una parte dentro di noi che ha paura di morire di coronavirus che si è impregnata dei messaggi mediatici e che non conosce il funzionamento del suo sistema immunitario, a partire dall’efficienza del suo microbioma intestinale;
– la chiusura forzata degli studi e quindi degli introiti per tutti noi è un buon motivo per aver paura di “morire di fame” per noi e per le nostre famiglie (soprattutto per chi ha figli);
– la difficile fase del riconoscimento crea una ulteriore paura per chi non sa se potrà continuare a esercitare la professione;
– il sempre più elevato numero di colleghi mette in difficoltà chi aveva raggiunto una certa sicurezza in un determinato territorio.
Detto questo, cosa possiamo fare? L’unica cosa che ci può e che ci deve aiutare è lavorare su di noi in tutte le forme possibili.
Come prima cosa dobbiamo partire dal guardare oggettivamente la realtà.
L’osteopata è una di quelle poche professioni che non ha bisogno di nulla per lavorare e che può farlo in tutto il mondo in qualsiasi condizione (non abbiamo bisogno di macchinari di nessun tipo, fasce, taping o infiltrazioni di sorta). Colgo l’occasione però per ricordare a tutti una delle più belle frasi di Still che diceva “ogni volta che metti nel trattamento qualcosa che non è osteopatia devi levare un pezzo di osteopatia”.
È pure vero però che la sua efficacia è strettamente legata alle sue conoscenze, che non sono dipendenti solo allo studio dei libri ma anche alla fortuna di aver avuto dei veri Maestri con dei background esperienziali e una visione corretta dell’osteopatia. Questa parte tutti noi possiamo ampiamente recuperarla mettendo in discussione le conoscenze che abbiamo e cercando nuovi maestri.
Ma il lavoro che ci può dare nell’immediato grandi benefici è quello che ci può portare a far crescere in noi l’amore incondizionato, che magari si scoprirà un giorno essere la vera fonte di salute (aspettiamo gli studi sul placebo).
Non vi sembri una parola pericolosa, è una cosa che qualunque osteopata ha provato almeno una volta nella sua vita ed è quella cosa che si prova dopo aver aiutato un paziente e ricevuto il feedback positivo da loro. Approfitto per riferirvi uno degli insegnamenti più belli che ho avuto da Rosenberg che diceva che “l’unica vera fonte di felicità è nell’aiutare gli altri”.
Cosa serve per fare ciò? Serve
Cosa serve per fare ciò? Serve “andare verso l’unità”, come dice il mio Maestro Mauro Scardovelli, o “identificarsi con l’anima” per usare invece le parole di Salvatore Brizzi.
Queste tematiche non si possono certamente sviscerare in poche righe, anche perché gli autori di tutti i continenti si sono occupati solo di questo nella storia dell’umanità a partire da un libro noto certamente a tutti i voi come la Bibbia, però approfitto per darvi dei suggerimenti facili:
– vedere gratuitamente uno qualsiasi delle migliaia di video di Mauro Scardovelli su youtube o acquistare qualcuno dei suoi libri su Tuttosteopatia.it.
– leggere questo libro di Brizzi: “Officina Alkemica”
Per chi volesse, resto a disposizione per confronti su queste tematiche.
Consiglio questa lettura: “La morte è la mia preziosa sorella“