Sono oltre 11 milioni, pari al 18,5 dell’intera popolazione secondo il Rapporto Italia 2009 di EURISPES, e circa 150 milioni in Europa le persone che fanno ricorso alle Medicine Complementari. L’Osteopatia e chiropratica con 6,4 per cento,  rientra tra le più utilizzate secondo un’indagine ISTAT relativa agli anni 2003-2005. L’utilizzo di pratiche omeopatiche si attesta sul 7 per cento, la fitoterapia al 3,7 per cento e l’agopuntura all’1,8 per cento.

Su questi numeri significativi si è articolato il seminario dal titolo Viaggio nelle “Altre Medicine”: prospettive per una “Medicina Integrata” svoltosi di recente all’ISS e coordinato dalla Dott.ssa Francesca Mondello, del Dipartimento Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate. “Lo scopo – come si legge nella nota stampa diffusa dall’Istituto Superiore della Sanità – fare chiarezza sui percorsi intrapresi negli ultimi anni nei riguardi delle MNC in termini normativi, scientifici e di consumo che ormai dimostrano un effettivo cambiamento di mentalità”. Proprio come accade negli altri Paesi europei, come Gran Bretagna, Regno Unito, Francia, Austria e Germania dove le MNC sono oggi regolarmente interconnesse con la medicina ufficiale, integrate negli organi universitari e nei sistemi sanitari nazionali.

Il seminario ha aperto dunque uno spiraglio importante in questo senso, ponendo al centro della questione il sempre maggiore ricorso alle MNC da parte della popolazione, esprimendo di fatto l’auspicio che anche in Italia si giunga ad un riconoscimento di fatto di queste discipline, così come accade altrove.“In Italia – si legge infatti nel comunicato – manca ancora una legge quadro sulle Discipline Bio-Naturali che possono essere praticate anche da non medici e da personale non sanitario che regolamenti caratteristiche, percorso formativo e limiti degli operatori. La figura professionale dell’operatore delle Discipline Bio-Naturali attualmente non è giuridicamente riconosciuta”.



Sul fronte legislativo, infatti, al momento il DDL sulle professioni non regolamentate, tra cui l’Osteopatia, approvato alla Camera ad aprile 2012, è all’esame del Senato in 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo).

Sempre secondo l’ISTAT, la tendenza a ricorrere a tali terapie aumenta con il livello di istruzione e, in genere, ci si rivolge più spesso ad un unico tipo di terapia. Il livello di soddisfazione è elevato (sono considerate utili dal 95,4 per cento di chi le ha utilizzate) e il motivo principale è la minore tossicità (71 per cento). A conferma di ciò, una ricerca italiana condotta da ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e quelli dell’Università di Urbinoleggi l’articolo relativo su Tuttosteopatia.it – i quali, analizzando ben 100mila interviste Istat sul rapporto tra gli italiani e la loro salute hanno stimato che 15 per cento degli intervistati (per la precisione il 14,4 per cento) ricorre alla medicina complementare. Di questi, più della metà, il 7.6 per cento, ha dichiarato di affidarsi all’Osteopatia, disciplina che peraltro risulta avere la più alta percentuale di pazienti soddisfatti.