Pubblicato sulla rivista “Frontiers in Neuroscience” lo studio targato CIO volto ad Esplorare gli effetti del trattamento manipolativo osteopatico sulla funzione autonomica attraverso la lente della variabilità della frequenza cardiaca.

Condotto dai docenti del Collegio Italiano di Osteopatia Luca Carnevali, Luca Lombardi, Mauro Fornari e Andrea Sgoifo, la ricerca ha voluto indagare gli effetti del trattamento osteopatico sul sistema nervoso autonomo, proponendo una panoramica degli studi più recenti sul rapporto fra osteopatia e sistema nervoso autonomo, citando anche quelli effettuati dallo Stress Control Lab di CIO (effetti dell’osteopatia sulla risposta fisiologica di stress e sul recupero cardiovascolare post competizione in giocatori di rugby) e da gruppi di lavoro del CIO, come uno studio pilota sugli effetti dell’osteopatia su parametri autonomici e cardiovascolari in pazienti ipertesi.

Malgrado lo studio della relazione tra OMT e sistema nervoso autonomo (ANS) sia ancora agli inizi, l’analisi della variabilità della frequenza cardiaca (HRV) nelle indagini sperimentali su questo collegamento ha iniziato a fornire intuizioni preliminari sulla capacità del Trattamento Manipolativo Osteopatico di orientare l’equilibrio ANS verso una modulazione vagale cardiaca relativamente più ampia in soggetti sani.



Ciò che emerge, sulla base delle evidenze scientifiche, è che il trattamento manipolativo osteopatico favorisce una maggiore prevalenza della componente parasimpatica del sistema nervoso autonomo a livello cardiaco, e che tale influenza è misurabile tramite la variabilità della frequenza cardiaca (heart rate variability). Nonostante i limiti delle singole ricerche, l’articolo suggerisce come l’osteopatia possa avere effetti favorevoli in ottica preventiva e complementare in condizioni (cliniche e non solo) caratterizzate da uno squilibrio del sistema nervoso autonomo. In questo campo la ricerca è solo agli inizi, e gli autori forniscono consigli su come approcciare lo studio della relazione tra osteopatia e sistema nervoso autonomo nel prossimo futuro.

Qui lo studio completo su “Frontiers in Neuroscience”.