Capita a volte di leggere notizie a cui quasi non ci si può credere, per poi scoprire che in realtà è la ricerca scientifica a superare la fantasia!
L’odore di flatulenza, normalmente aborrito dai più, pare invece abbia addirittura benefici per la salute grazie proprio ad una delle sue componenti essenziali, il solfuro di idrogeno, che benché sia il responsabile dell’odore sgradevole, offre potenziali benefici per la salute in una serie di ambiti: dal diabete a ictus, attacchi di cuore e la demenza.

A dirlo i ricercatori dell’Università di Exeter, Inghilterra (qui la notizia sul sito dell’Università www.exeter.ac.uk) che hanno progettato e realizzato il composto AP39 con solfuro di idrogeno che protegge i mitocondri, la “centrale elettrica” delle cellule, che guidano la produzione di energia nelle cellule dei vasi sanguigni.

“Quando le cellule sono stressate a causa di una malattia – spiega Il professor Matt Whiteman, della Università di Exeter Medical School – utilizzano gli enzimi per produrre piccole quantità di acido solfidrico il quale è deputato a mantenere un buon funzionamento dei mitocondri e delle cellule. Se non venisse prodotto, le cellule morirebbero senza poter controllare le infiammazioni”.

Il composto AP39 messo a punto in questo studio scientifico, sfruttando questo processo naturale, servirebbe proprio a trasportare lentamente piccole quantità di questo gas specificatamente ai mitocondri.
“I nostri risultati – chiarisce Whiteman – indicano che se le cellule stressate sono trattate con AP39, i mitocondri sono protetti e le cellule rimangono in vita”.



A chiarire la portata di questo gas prodotto naturalmente dall’organismo è il dott. Mark Wood, chimico organico dell’Università di Exeter, che aggiunge: “anche se l’idrogeno solforato è ben noto come un gas maleodorante e flatulenze, esso è prodotto naturalmente nel corpo e potrebbe in realtà essere un eroe in ambito sanitario con implicazioni significative per future terapie per una varietà di malattie”.

Pubblicato ad aprile 2014 sulla rivista Medicinal Chemistry Communications (qui l’abstract), lo studio è stato condotto in diversi modelli di malattia, consegnando risultati pre-clinici promettenti. In modelli di malattia cardiovascolare, ad esempio, la ricerca mostra che con la somministrazione del composto AP39, oltre l’80 per cento della centrale elettrica delle cellule mitocondriali sopravvive in condizioni altrimenti altamente distruttive. Al momento i Professori Whiteman e Wood stanno lavorando per far progredire la ricerca per una fase in cui si possa testare sugli esseri umani.

Nel frattempo però, ricordiamoci di ringraziare chiunque faccia delle scoregge davanti a noi, perché lo sta facendo per la nostra salute!