In Italia si usa più del 30 per cento di tutti i pesticidi d’Europa. Secondo i dati forniti da Ispra, Arpa, Agrisole e ripresi dal prof. Giuseppe Altieri, in prima fila da anni nella “battaglia” a favore del cibo vero, non transgenico, sono 118 le varietà di questi pesticidi presenti nelle acque potabili.

Il motivo di queste cifre esagerate è, secondo l’agroecologo Altieri, intervistato nel 2009 da Giovanni Favia per la listabeppegrillo.it, “la politica dissennata dei pagamenti agro ambientali”. “Invece di finanziare l’agricoltura biologica – denuncia Altieri – si finanzia l’agricoltura integrata basata sull’uso dei pesticidi e non sulla sostituzione dei pesticidi stessi”. Vedi l’intervista
In Italia solo l’8 per cento dei terreni agricoli sono destinati ad agricoltura biologica, benché le Regioni, secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura, dispongano dal 2007 al 2013, di 20 miliardi di euro di cui, ad oggi, è stato speso solo il 26 per cento.

Alcuni numeri

In Italia ci sono 19 milioni di bovini, ne basterebbero 3 in regime biologico (perché ciascun italiano abbia 500 gr di carne a settimana a testa), non si importerebbero tonnellate di mangimi geneticamente modificati (Ogm).
Sempre in Italia, secondo i dati AIRTUM, Associazione Italiana Registri Tumori forniti nel Rapporto 2008 sui tumori infantili, questi aumentano del 3,2 per cento nei primi 12 mesi di vita. Il cancro è trasmesso ai neonati dalle madri (Fonte Isde, associazione medici per l’ambiente). Oltre ai tumori, l’inquinamento ambientale e delle catene alimentari sono solo alcuni degli effetti dannosi dell’utilizzo di queste sostanze.

E’ proprio il prof. Altieri, anche insegnante di Fitopatologia, Entomologia e Agroecologia all’istituto Agrario di Todi, a spiegare la gravità della situazione italiana sul blog del Giornale.it dello scorso 28 luglio. “Le Regioni – spiega – potrebbero disporre da 600 a 900 euro a ettaro (fondi Ue) per trasformare le attuali coltivazioni – intrise di pesticidi – in agricoltura biologica. In più sui prodotti ortofrutticoli che assorbono la maggior parte dei pesticidi su superfici contenute si può arrivare anche a 2.000 euro a ettaro (come ha fatto l’Austria per gli ortaggi).  Ma non lo fanno!  (ci sarebbero anche 500 euro a bovino per rendere bio gli allevamenti!)”.

Tanti, invece, sono i soldi spesi per i diserbanti, i pesticidi e tutte le sostanze chimiche di sintesi utilizzate per uccidere le piante dannose. “A questi – ha detto Altieri nella sopra citata intervista – c’è la moda di utilizzare i disseccanti totali, come quello prodotto dalla Monsanto, il Roundup, che mette insieme sostanze chimiche pericolose con altre sostanze co-formulanti che inquinano potentemente il territorio”.

È sempre l’agroecologo, nella stessa intervista, a parlare di una “strategia basata su una grande bugia”, quella adottata dalle multinazionali che producono organismi transgenici. In sostanza gli ogm sono creati inserendo uno o più geni che li rendano resistenti agli erbicidi.  “In più – chiosa l’agroecologo – le multinazionali hanno creato delle piante modificate geneticamente resistenti al disseccante. Per cui il disseccante distrugge le piante, tranne quelle prodotte da queste multinazionali e geneticamente modificate per resistervi. E’ il caso della pianta della soia, un mostro transgenico che produce proteine incognite, nuove sostanze e che modifica nel tempo il suo DNA”.

OGM e stato dei fatti in Italia

L’Italia sino ad oggi non consente nessuna presenza di OGM nei semi anche se, paradossalmente, non esiste una legge che ne vieti l’importazioni.
Un segnale positivo arriva però dal Parlamento europeo che, con il voto del 5 luglio scorso, ha fatto un passo avanti verso un’Europa libera dagli OGM. Il Parlamento ha infatti deciso di rafforzare la proposta della Commissione UE per dare agli Stati Membri il diritto di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio. Una scelta che riconosce l’importanza delle valutazioni ambientali come base per i bandi nazionali contro gli OGM e permette alle Regioni di vietarne la coltivazione in ottemperanza al principio di precauzione ai diritti costituzionali di salute, di ambiente inviolabili.
La dott.ssa Malatesta, infatti, sin dal 2002 ha attestato che ci sono modificazioni sugli organi genitali e sul fegato dei topi che mangiano OGM. I dubbi sono stati rilevati da uno studio svolto dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione sui topi che ha lasciato aperte molte incognite. L’assunzione da parte di questi animali di mais geneticamente modificato, ha infatti provocato alterazioni sul sistema immunitario sia intestinale sia periferico che, secondo i ricercatori, “potrebbero rappresentare un campanello d’allarme, anche se rimane da verificare se queste alterazioni siano associate a disfunzioni del sistema immunitario”.