Ancora una volta l’Italia, nonostante il difficile periodo che sta attraversando per il dibattuto riconoscimento dell’identità professionale, diventa una nazione di eccellenza per lo scambio socio-culturale tra Oriente ed Occidente. Come fece già molti anni prima Marco Polo (veneziano in Cina, cinese a Venezia) che dalla Serenissima partì per il viaggio che lo rese famoso contribuendo ad arricchire la nostra conoscenza, oggi un gruppo di osteopati Italiani è stato chiamato al compito di portare in Cina una “nuova conoscenza”: i nobili principi della filosofia e della pratica osteopatica.

Si tratta di Davide Dariva, docente del gruppo Educam-Cromon, che insieme ad altri amici e colleghi tra cui Massimiliano Mancini, Alessandro Aquino, Alessandro Chittolini e Alessandro Garlinzoni, conducono questa missione da circa quattro anni, quando per la prima volta insieme alla scuola milanese TICIO (adesso fuori dal progetto) ed all’azienda bergamasca Tecnobody specializzata nell’ambito di strumenti riabilitativi e rieducativi, hanno dato il via a questo affascinate e al contempo arduo progetto che li vede impegnati in Cina tutti i mesi per 15 giorni, cercando di dividersi come possibile alternando la propria presenza ogni due mesi circa.

“In contrasto con la tendenza dei nostri tempi – spiega Dariva – a causa dello smarrimento nei pregiudizi delle categorie Tecnobody, in collaborazione con Endomedica, una compagnia che si occupa di chirurgia e elettromedicali, leader nella produzione di terapia vibrazionale meccano-acustica, ha creduto fortemente nella nostra categoria di professionisti, così come nei princìpi dell’Osteopatia”.

È così che è nata la prima scuola di osteopatia cinese, la Tecnobody Accademy China Osteopathy, che ad oggi opera come progetto pilota che prevede l’insegnamento dell’osteopatia base (strutturale e viscerale e craniale) e tirocinio con i pazienti direttamente in ospedale. Alla fine di ogni anno gli studenti sostengono un esame teorico-pratico che riguarda gli argomenti svolti, scegliendo solo in un secondo momento se accedere ai moduli facoltativi integrativi monotematici caratterizzati da una maggiore integrazione delle tecniche osteopatiche e della strumentazione in generale.

Avviata inizialmente nella città di Lianyungang, nella provincia dello Jiangsu, il fascino e l’incredibile interesse che ha suscitato questa realtà ha imposto in pochi anni l’incremento di nuovi corsi raggiungendo anche il numero di 50-60 studenti e l’apertura di una nuova scuola in un’altra città della Cina, Changsha, capoluogo dell’Hunan, provincia della Cina centro-meridionale.



“La curiosità degli studenti è impressionante – ci racconta Davide Dariva – continuamente pongono e si fanno domande, trovano analogie con il loro ‘modus operandi’ figlio della loro cultura; mi ha emozionato molto vedere questa crescita e questo interesse tanto da farmi pensare a quello che può essere avvenuto a Kirksville, nel Missouri, quando fu inaugurata la prima scuola di Osteopatia nel mondo. Quando racconto in Italia dei miei viaggi in Cina – continua –  spesso molti mi dicono che vado in Oriente perché credono che la nostra splendida professione abbia preso i natali in questi luoghi e rimangono sconcertati quando gli parlo delle vere origini dell’osteopatia. Al contempo ho riscontrato in questi luoghi un’attitudine fortemente percettiva alla filosofia di Still basata sul principio fondamentale Find it, fix it and leave alone, Nature will do the rest, forse favorita dalla cultura millenaria molto attenta alla natura e alla sua ‘sapienza’, parte fondamentale nella medicina tradizionale cinese”.

In quest’ottica si può leggere l’arte del Tuina, un particolare massaggio cinese nel quale viene sviluppata l’abilità manuale percettiva e di cui la principale caratteristica è la visione del paziente dotato di una sua “energia interiore”. “In questa antica disciplina la malattia viene concepita come una ‘mancanza di equilibrio nelle energie – spiega l’osteopata – che nella tradizione trova le cause in ‘fattori esterni’ come ambiente e fattori climatici, ‘fattori interni’ psicologici ed emotivi e ‘fattori né interni né esterni’, come alimentazione e stile di vita. Principi, questi, che credo possano essere vicini al modo di pensare di noi osteopati”.

L’esperienza osteopatica italiana in Cina si inserisce in un momento storico di particolare apertura della cultura orientale all’Occidente, in un contesto caratterizzato sempre più dalla coesistenza della medicina tradizionale cinese e quella occidentale nelle strutture ospedaliere e nelle cliniche.
“Non sempre però questa coesistenza è un aiuto della realtà sanitaria cinese – chiarisce Dariva – tanto che non è raro durante i miei viaggi nelle varie città cinesi, che mi capiti di osservare confusione e smarrimento nel mescolare queste due culture, con la conseguenza di un ibrido approccio terapeutico non più rafforzato dalle sue diverse radici. Avviene quindi che sempre più persone ‘dis-Orientate’ abbandonino le loro radici e si dichiarino, spesso senza capirla a pieno, alla medicina occidentale. Questo credo sia un peccato. Personalmente non ritengo che esista una superiorità di una rispetto all’altra, ma che la giusta condivisione possa essere l’una l’arricchimento dell’altra”.

Intanto sono già 20 gli osteopati “made in china” che hanno conseguito il diploma l’anno scorso. Altri 30 studenti sosterranno l’esame quest’anno cosicché in uno Stato enorme quale quello cinese, con una popolazione che supera 1,375 miliardi di persone, entro la fine del 2016 ci saranno 50 osteopati. E viste le premesse il numero potrebbe essere destinato ad aumentare nei prossimi anni.

“È meraviglioso essere ‘indegno servitore’ di questa esperienza – ci confida Davide Dariva – che mi colpisce profondamente nell’animo e allo stesso tempo mi stimola continuamente a cercare di perfezionare le mie conoscenze e le mie abilità nella disciplina osteopatica. E come dice un altro detto cinese: ‘Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; Insegnali a pescare e lo nutrirai per tutta la vita’. Mi auguro che saranno molti in futuro gli osteopati che, specialmente dall’Italia, saranno chiamati ad insegnare in Cina, a pescare nelle acque cristalline dell’osteopatia”.

E ce lo auguriamo anche noi.