In viaggio con l’EBM. Questo il titolo della prima puntata del podcast “Osteopatia in Dialogo” ideato e realizzato da Chiara Arienti sul canale Spotify che parte con l’intervista all’epidemiologa Silvia Minozzi.

La pratica clinica basata sull’evidenza è il tema al centro di questa puntata, data a sua crescente importanza per la professione sanitaria dell’osteopatia, da sempre al centro del dibattito all’interno delle professioni sanitarie, e data l’esigenza empirica che anche in ambito osteopatico non solo la si conosca, ma la si sappia utilizzare nella pratica clinica quotidiana.

A spiegare la storia dell’EBM e la sua importanza anche per la professione sanitaria osteopatica è la dott.ssa Silvia Minozzi, epidemiologa, ricercatrice di fama internazionale nel mondo della ricerca clinica che da oltre trent’anni mette in pratica i princìpi della Medicina Basata sull’Evidenza. “È un approccio nato alla fine degli anni ’90 sulla rivista JAMA con articoli a firma di David Sackett, il padre dell’Evidence-based Medicine e autore di ‘Epidemiologia clinica’ – spiega Minozzi intervistata da Chiara Arienti – e che nel tempo si è diffusa in tutto il mondo portando alla nascita della Cochrane Collaboration, il più grande organismo internazionale che produce revisioni sistematiche della letteratura, basate su una metodologia rigorosa”.



L’EBM nasce dalla necessità di avvicinare il mondo della clinica a quello della ricerca scientifica portando così alla nascita di un approccio al problema clinico attraverso un processo che integra le migliori prove di efficacia clinica con l’esperienza, l’abilità del medico e i valori del singolo paziente o intere comunità. “L’EBM  – spiega Minozzi – è l’uso cosciente esplicito e giudizioso delle migliori prove di efficacia disponibili al momento al fine di prendere decisioni per l’assistenza sanitaria che prevedono l’integrazione delle informazioni che si ottengono dalla ricerca scientifica con la realtà del singolo paziente, i suoi bisogni, aspettative e l’esperienza clinica”.

“Oggi più che mai gli osteopati dovrebbero utilizzare l’EBM nella propria pratica clinica innanzitutto per favorire i pazienti e offrirgli la migliore terapia possibile, spiega la dott.ssa Minozzi, per superare il grado di soggettività che c’è nell’interpretazione dei risultati dell’applicazione di un trattamento da parte di singoli professionisti”.
Esistono poi molti trattamenti per i quali mancano evidenze perciò, suggerisce l’epidemiologa, “in un ambito come quello osteopatico in cui la produzione scientifica è ancora relativamente scarsa è importante promuovere la ricerca a partire per esempio dalle revisioni sistematiche della letteratura sui singoli tipi di trattamento o delle Scoping Review allo scopo di individuare dei ‘gap’ o delle aree da approfondire, con lo scopo di  migliorare la quantità della ricerca nell’ambito specifico della disciplina osteopatica fino a poter condurre studi primari comparativi, come lo studio randomizzato controllato che consente di poter trarre delle conclusioni circa la relazione causa-effetto tra il trattamento e i risultati osservati”.

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