Autore: Carsten Pflüger
Estratto da: The Meaning of Tensegrity Principles for Osteopathic Medicine, ottobre 2008
Traduzione a cura di Fabìola Marelli, D.O.

Quattro dei sei esperti (GIRARDIN, HARRER, SIEMSE e VAN DUN) considerano il modello di Tensegrità significativo per l’osteopatia, uno (KLEIN) è molto critico rispetto all’applicazione del principio mentre l’altro (SOMMERFELD) trova insignificante l’applicazione del modello in ambito osteopatico.Quanto detto, tuttavia, è solo una sintesi a grandi linee, in quanto ciascuno degli esperti fonda la propria opinione su parametri molto diversi, come descriverò in seguito.

Se INGBER applica il modello di Tensegrità alla citologia, PATRICK VAN DUN lo considera un supporto teorico al primo principio dell’osteopatia e quindi ne sottolinea l’olismo.
“Quando si invia un impulso a una cellula, l’impulso, attraverso questo modello, si distribuisce in tutta la cellula. Se questo modello potesse essere applicato a tutti i livelli, sarebbe un supporto teorico dei principi dell’osteopatia, cioè olismo.” (VAN DUN 1/13-16)

Anche CLAUS SIEMSEN ritiene che i principi di base dell’osteopatia siano spiegati con l’applicazione del modello di Tensegrità: “Pensate ai predecessori, pensate a Still: sono osteopati che avevano veramente già coniato questo modello con il principio base della forma che determina la sua funzione” … “Ora possiamo comprendere che questa frase si basa sulla percezione teorica della Tensegrità e della meccanica. La forma determina la funzione. Lo si interiorizza quando si osserva un modello di Tensegrità nella tridimensionalità. Se si considera una cellula o un concatenamento di molte cellule, si focalizza un punto e se ne altera la tensione, tutto il modello cambia. In ogni punto, in ogni struttura abbiamo ottenuto una tensione diversa” … “La forma è il risultato di strutture che si muovono” -è anche uno dei principali enunciati di Still- e lo possiamo ritrovare in questo esempio. La funzione è responsabile di tutto ciò che è osservabile negli elementi strutturali.” (SIEMSEN 2/32-43)

SIEMSEN afferma che questo principio è applicabile in ogni ambito, compreso quello viscerale, ma nello stesso tempo puntualizza che non tutto può essere spiegato con la Tensegrità: “Se qualcuno andasse ben oltre e chiedesse in che modo tutto si colleghi – sicuramente la biochimica così come l’elettrofisica giocano un grande ruolo. Anche i meccanismi psicologici giocano un ruolo importante. Non so se si possa spiegare tutto con la Tensegrità – come alcuni fanno. Non voglio impegnarmi con questa affermazione.” (SIEMSEN 3/19-22)

MAX GIRARDIN guarda alla Tensegrità come a un principio fisico e non come a un modello. Secondo il suo parere si tratta di un principio base fondamentale e quindi importante per l’osteopatia: “In pratica, credo che la Tensegrità sia un principio fondamentale che si possa trovare in ogni dimensione misurabile dall’uomo. Per me è un principio importante tanto quanto gli altri principi di fisica o chimica, come ad esempio i principi di flusso o gli effetti piezoelettrici nei cristalli. Si tratta di principi fondamentali. Negli studi osteopatici si dovrebbe iniziare insegnando questo, perché è fondamentale.” (GIRADIN 1/27-31)



Per GIRARDIN, la Tensegrità svolge un ruolo importante nell’integrazione di tali principi secondo le modalità per cui un osteopata agisce e pensa. Ritiene che sia importante conoscere questi principi della natura:
“… Sono convinto che un osteopata nel vero senso del termine dovrebbe essere qualcuno che comprende i principi della natura, e la Tensegrità è uno di questi principi. Inoltre, egli dovrebbe avere conoscenze scientifiche della forma del corpo umano. Cos’è la forma? La struttura, cioè l’anatomia con l’embriologia, l’istologia e tutto ciò che ad essa è collegato come ad esempio il comportamento e la funzione, che significa fisiologia nel suo complesso. Se l’osteopata conosce i principi avrà basi abbastanza solide per analizzare la forma. E solo alla fine subentrerà il terzo aspetto con il quale riuscirà a riconoscere i principi della scienza e della forma del corpo umano. E’ su tale aspetto che lavoriamo nella clinica, ed è per questa ragione che reputo sia importante.” (GIRADIN 2/27-36)
Tuttavia GIRARDIN afferma anche che per la pratica clinica non sia così importante la conoscenza di questi concetti in quanto essi sono integrati nel sistema; quindi l’osteopata può praticare anche senza dovervi pensare. (GIRADIN 2/26-27)

GEORG HARRER, dall’altro canto, considera la Tensegrità in osteopatia soprattutto come un modello. Tale modello, o immagine, è pratico e utile soprattutto se l’osteopatia non viene considerata come metodo ma come scuola.
“A mio parere l’osteopatia non è né un metodo né un concetto teorico, come molti osteopati ritengono, e questo è il mio parere. L’osteopatia è una scuola. Un osteopata è qualcuno che si è laureato in una scuola di osteopatia, ed è così in tutto il mondo– per esempio anche in Germania. Una scuola può beneficiare di una coscienza espansa grazie al modello della Tensegrità, che crea un’immagine diversa degli esseri umani, delle interrelazioni, delle strutture. Per una scuola di osteopatia sarebbe una ricchezza mentre non credo lo sarebbe per la metodologia osteopatica, ma questo non importa perché la Tensegrità non è una metodica.” (HARRER 1/40-48)

E’ soprattutto l’immaginazione che HARRER cita più e più volte, considerandola importante. Nell’immaginare la Tensegrità è possibile visualizzare perfettamente la stabilità omnidirezionale del corpo umano.
“Potete espandere la vostra immaginazione quando osservate le strutture della Tensegrità e magari costruire qualcosa di simile. La prima cosa che ho fatto tornando dal congresso è stata quella di costruire un icosaedro della Tensegrità con fiammiferi di legno e filo chirurgico. Aveva delle qualità sorprendentemente tali che dopo quattro anni i miei figli ancor’oggi ci giocano. Non si rompe, anche se l’ho costruito velocemente in sala operatoria. Grazie alle qualità della Tensegrità è così forte che i miei figli non sono ancora riusciti a distruggerlo. E’ un’esperienza interessante, che rende l’idea della solidità del corpo umano e del perché sia così forte. La stabilità del corpo umano e le sue omnidirezionalità non possono essere spiegate con modelli convenzionali.” (HARRER 1/52-61)

PAUL KLEIN ritiene interessante l’idea del principio della Tensegrità. “Se si costruisce un modello di Tensegrità e si modifica la tensione in un solo elemento, ad esempio un elastico, questo cambiamento di tensione verrà trasferito a tutti gli altri elementi. E’ interessante. Se c’è troppa tensione in un muscolo e si può assumere che questo influenzi altri muscoli, legamenti e fasce. Potrebbe perciò essere interessante per l’osteopatia.” (KLEIN 1/28-31)
Tuttavia egli osserva che, secondo lo standard attuale delle conoscenze, non è possibile determinare se l’organismo utilizzi i principi della Tensegrità. Reputa pertanto l’esaminare il corpo umano come fosse un sistema di Tensegrità un errore epistemologico:
“Ipotizziamo che un muscolo sia ipertonico e che ciò influenzi altri elementi, anche se non ci è dato conoscere esattamente quale sia, in un paziente, l’influenza su elementi più lontani. In che modo è successo? Com’è avvenuto questo trasferimento? Non si sa. Si suppone che la tensione in un elemento influisca su altri elementi, ma non può essere spiegato. Nemmeno con la Tensegrità. Credo che ci si stia spingendo troppo oltre e troppo in fretta. Uno ha un bel modello teorico e cerca di far adattare in qualche modo la natura a questo modello. E’ un grosso rischio dal punto di vista epistemologico. E’ sbagliato. Sono i modelli che devono essere adattati alla natura e non viceversa. Questo è un errore epistemologico.” (KLEIN 1/35-44)

A questo proposito KLEIN afferma che non è una certezza il sostenere che trattando una parte del corpo gli effetti potrebbero ripercuotersi su tutto il sistema: “Okay, abbiamo qualche influenza sul corpo come osteopati. Ma prima di tutto c’è l’influenza della mente dell’osteopata: la sua immaginazione. Il paziente si sente meglio e l’osteopata pensa che con le sue tecniche abbia avuto influenza sull’insieme corporeo. Credo che si agisca troppo in fretta in osteopatia.” (KLEIN 1/55-58)

Anche se VAN DUN riconosce l’utilità del modello per l’osteopatia (VAN DUN 1/45), fa notare come la Tensegrità in osteopatia sia stata adottata prematuramente senza averne una conoscenza approfondita. “Temo che troppi osteopati provino ad utilizzarla in modo indiscriminato, la applicano,semplicemente perché vedono o sentono qualcosa, senza approfondire l’argomento e non conoscendone tutte le caratteristiche.” (VAN DUN 2/8-12)

SOMMERFELD non crede che nel corpo umano si possano applicare i principi della Tensegrità… “Beh, io non ci credo.” (SOMMERFELD 1/59)

CLAUS SIEMSEN non solo vede il modello della Tensegrità come una buona possibilità per spiegare la disfunzione somatica, ma anche per il suo trattamento. “La disfunzione somatica che ci interessa come terapeuti può essere dimostrata e spiegata con il modello per mezzo del quale siamo in grado di riportare, con le nostre mani, la funzione in un reset elastico posizionale.” (SIEMSEN 2/41-43)
Secondo SIEMSEN la disfunzione somatica influenza i movimenti di tutto il nostro corpo, dal livello cellulare fino alla macrostruttura. Egli descrive il possibile trattamento e si rivolge al modello della Tensegrità come supplemento meccanico per le attuali spiegazioni neurofisiologiche.
“Se esistono collegamenti, di fronte ad un sistema scompensato saremmo in grado, trattando una certa parte del corpo, di influenzare e riportare l’integrità al sistema. Ciò significa che potremmo produrre notevoli gradi di adattamento nei tessuti molli utilizzando tecniche di rilasciamento. Di conseguenza il modello di Tensegrità diviene un supplemento meccanico delle esistenti spiegazioni neurofisiologiche. UPLEDGER dice che cicatrici e microlesioni nel tessuto connettivo causano disfunzioni somatiche, disfunzioni durevoli che possono essere recuperate con le nostre mani. E’ molto affascinante. Questo modello meccanico di base potrebbe essere introdotto meglio e diventare per noi fonte di interesse.” (SIEMSEN 3/56-61 E 4/1-2)

GIRARDIN, tuttavia, non concorda assolutamente con questi modelli. Secondo lui la Tensegrità è, come descritto in precedenza, un principio fisico, e non un modello per spiegare ‘questo’ o ‘quello’.
“Credo che la Tensegrità sia un principio e non un modello. Nella mia mente un modello è quando si afferma che la disfunzione può essere spiegata con la Tensegrità e che è possibile spiegare le ragioni per cui la disfunzione si è instaurata. Questo è un modello.” (GIRADIN 3/39-41
Secondo GIRARDIN la disfunzione somatica non esiste e quindi non c’è bisogno di un modello per essa.
“Prima di tutto nel mio concetto osteopatico non esiste la disfunzione somatica, ma questa è un’altra questione. Esistono solo le funzioni. Il sistema si comporta nel modo migliore possibile. Questo non è disfunzione, ma funzione.” (GIRADIN 3/8-12)

GIRARDIN inoltre considera il comportamento del tessuto connettivo come non inserito nel sistema della Tensegrità, ma piuttosto nei sistemi di regolazione fisiologica, come ad esempio quello sviluppato da ALFRED PISCHINGER. “Se si vuole affermare che l’intero tessuto connettivo reagisce come un sistema sono completamente d’accordo, ma non quando si dice che lo fa attraverso il principio della Tensegrità. Il primo a descrivere questo fu PISCHINGER, con il suo sistema di bioregolazione; e io non vorrei attribuirgli un nome, ma penso che si possa ritrovare nella dimensione della comunicazione luminosa, ovvero dei biofotoni, oppure nell’elettricità.” (GIRADIN 3/11-18)

VAN DUN vede anche possibilità di spiegare lo sviluppo delle disfunzioni più sul piano della regolamentazione e della comunicazione. (VAN DUN 3/8-10)

Anche se con parametri diversi, quattro degli esperti ritengono certamente significativo il modello della Tensegrità applicato all’osteopatia (GIRARDIN, HARRER, SIEMSEN, VAN DUN), mentre due sono stati concordi nell’affermare che la Tensegrità probabilmente non rivestirà alcun ruolo nell’osteopatia (KLEIN, SOMMERFELD).