G.I.S.R.I.F Gruppo Internazionale di Studio e Ricerca sulla Fascia
C.O.N.P.Centro di Osteopatia Ostetrica Neonatale e Pediatrica

E’ durante i nove mesi della vita intrauterina che il bambino (nascituro) immagazzina la maggior parte delle esperienze che poi condizioneranno il suo percorso esistenziale (A. Tomatis).
Infatti, già all’interno dell’utero, l’embrione incomincia a percepire e a raccogliere informazioni, le inscrive nel suo sistema nervoso e le fa proprie.
Alcune nostre esperienze, definite “reviviscenza”, rappresentano una sorta di ritorno alla vita intrauterina che, più che  regressione potrebbero essere definite risveglio delle risposte sensitivo-motorie.
In altre parole l’Osteopata va alla ricerca dell’esperienza vissuta dal bambino fino al momento della nascita per entrare in contatto con quel vissuto corporeo (fasciale) che rappresenta la più alta forma di salute, appagamento, benessere che si possa ottenere.
Il feto percepisce perfettamente, grazie ai suoi sistemi sensoriali, di cui il sistema fasciale è parte, il carattere costante, ripetitivo, dei ritmi fisiologici che scandiscono la vita neurovegetativa della madre (pulsazioni cardiache, flussi e riflussi respiratori, ecc…).
Sulla base di questa relazione primordiale si stabilisce la fusione della madre e del suo bambino, a tal punto che l’Osteopata arriva a considerare madre e figlio come un’ unica entità funzionale, investigare e intervenire per mantenere o ripristinare lo stato di benessere di questo unico, complesso essere.

L’Osteopatia Biodinamica e le tecniche basate sull’Impulso Fasciale Ritmico (IFR ©) tendono a instaurare una comunicazione del tutto interno col tutto esterno e viceversa, come pure del tutto interno con se stesso.

Citando il Dott. A. Tomatis, Otorinolaringoiatra di fama: …la vita non è altro che la risonanza della certezza dell’essere che vive in noi in profondità … così, con l’orecchio teso verso questa vibrazione interna, l’essere si scopre e lascia cadere l’ultimo velo, quello che ancora gli nasconde l’anima che, fremente del soffio della vita, è là dove ci sarà soltanto una modulazione dell’essere stesso.




Non vi è nulla di immobile in ciò che è vivo

Un organo che vive rivela la sua esistenza mediante la funzione, come il cuore si manifesta per mezzo delle sue pulsazioni.
Un organo che soffre vedrà alterati i suoi ritmi vitali: le frequenze del tremore sono più rapide delle contrazioni abituali ed evidenziano un disordine che può portare al cedimento dell’organo stesso.
Il “rumore della vita”, chiamato anche “suono inudibile” anima di vita tutte le cellule, i tessuti, gli organi del corpo e tende ad affievolirsi, a perdersi quasi, dopo la nascita, quando l’uomo entra nella dinamica costrittiva dell’esistenza.

Compito dell’Osteopatia è quello di ritrovare questa vibrazione primordiale nel complesso madre-bambino, prima, e nel neonato in seguito, come pure nell’adulto sia pure con approccio diverso, per ricreare la “consonanza” che crea ed esegue la “melodia” vibratoria, indice del benessere ritrovato.
Ogni stato di riposo, di calma, di serenità si accompagna a questo primario canto modulato (A. Tomatis) e questa modulazione percepita, con le mani o con l’orecchio, sotto forma di suono inudibile, sorgente primaria di una vibrazione iniziale, afferma in noi la manifestazione sensoriale di una vita che scorre, una sensazione propriocettiva di strana intensità per chi sa percepire la vita che canta.
Potremmo, a questo punto, parlare del “silenzio che canta”, all’interno del quale va ricercato il “vuoto” informazionale per permettere la completa rivelazione dell’essere che è in noi.
Ancora, il Dott. Tomatis dice che eliminando le risonanze della vita, la vita stessa vibrerà esclusivamente ai suoi accenti, quelli delle sue preoccupazioni, del suo vissuto, delle sue costrizioni. L’uomo non avrà pace fino a quando non avrà trovato questa nozione primaria, precedente a ogni altra impronta.
L’esperienza del trattamento osteopatico sulla gestante, sulla madre e sul bambino racchiude e lascia trasparire la possibilità di aiutare questi esseri a manifestare la propria energia vitale con la migliore qualità possibile, con tecniche dolci ma estremamente profonde e significanti, un’ esperienza, in altri termini, “che lascia il segno”.